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Autore: Neverland98    02/09/2014    5 recensioni
*rullo di tamburi*
ed ecco qui, a grande richiesta, il seguito di DARK NIGHTS!
Spero che vi piaccia come il precedente e, soprattutto, mi scuso con le persone che hanno recensito l'ultimo capitolo: purtroppo mi è mancato il tempo per rispondere (ero troppo impegnata a pensare alla trama), ma ho letto tutti i vostri commenti e mi sono commossa!
Siete state fantastiche!
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Ooookay! Sono in straritardissimo, e imploro perdono, ma sono stata in vacanza fino a ieri mattina lol.
Non odiatemi, please!
Comunque mi siete mancate tantissimo, non vedo l'ora di rileggere le vostre recensioni; e, mi raccomando, fatemi sapere come avete passato l'estate! <3 <3
A sotto :*


21. FUGA


Domani è un altro giorno
E quando la notte sarà svanita
Tu sarai il mio ragazzo
Ma per ora dobbiamo scappare
Dobbiamo scappare
(Woodkid - Run Boy Run)



 
Il buio è tutto ciò che percepisco, tutto ciò che mi circonda.
Quando lentamente apro gli occhi, sono stesa sul divano di stoffa verde di casa mia; Arden è seduto accanto a me, la mia testa sulle sue ginocchia.
Per un istante – per un debole istante – mi avvolge la speranza che si sia trattato solo di un sogno, che le cose orribili che sono successe nelle ultime ore siano solo frutto della mia immaginazione.
C’è solo un modo per accertarsene.
-Mamma … - chiamo debolmente, Arden gira immediatamente la testa, posando lo sguardo su di me.
-Buongiorno, Lia.- accenna un sorriso e evita il mio sguardo.
-Mamma … - ripeto, questa volta provando ad alzare la voce, ma il risultato non è molto diverso. –Dov’è?- guardo Arden intensamente.-E’ uscita?-
Gli occhi mi si riempiono di lacrime. Mi aggrappo alla speranza che sia tutto finto, che mamma stia bene e che tra poco tornerà e mi abbraccerà e mi dirà di correre a fare i compiti anziché fare la scema con Arden.
Già, a proposito, che ci fa lui qui? Non ci eravamo lasciati? Se davvero è stato tutto un sogno – un incubo – allora non è cambiato niente.
Ma decido che gli chiederò spiegazioni a riguardo più tardi, ora la mia priorità è sapere dov’è mia madre.
-Lia, ascolta- la sua voce è fredda e distaccata, ma si percepisce un tremolio. Forse è solo la mia immaginazione. Scruto i suoi occhi azzurri, ma come sempre è impossibile leggere dentro Arden, indovinare quali siano le sue intenzioni o i suoi pensieri. E’ un libro chiuso sotto ogni punto di vista.
E’ la mia roccia, il mio punto d’appoggio. Lui è incrollabile, a differenza di me, e mi va bene, perché un salvagente è proprio quello di cui ho bisogno nell’oceano in cui sto sprofondando.
-Dov’è mamma?- ripeto,tirandomi su a sedere. Mi fa male la testa, come quando mi faccio la coda di cavallo troppo stretta e per troppo tempo, e una volta sciolta sento la testa pulsarmi.
Ho la nausea, e le lacrime mi appannano la vista. Ho il terrore che quanto accaduto nelle ultime ore non sia affatto frutto della mia immaginazione.
-E’ morta, Lia- mi comunica, gli occhi incatenati ai miei.
Sento crollarmi il mondo addosso. Tutto diventa buio. Ho a malapena la forza per voltarmi prima di vomitare davanti a Arden. Un altro ragazzo – un ragazzo normale – si sarebbe disgustato e sarebbe scappato via per raccontare agli amici della sfigata che si è messa a vomitare davanti a lui.
Ma Arden non è così.
E se – al contrario, come farebbe Alex, - neppure si avvicina a tenermi i capelli e ad abbracciarmi, è perché sa – e ha ragione – che in questo momento ho solo bisogno di essere lasciata sola con il mio dolore e con il mio odio, che sento crescere come una tempesta implacabile al centro del petto. Mi tengo la pancia e vomito diverse volte. Suppongo di aver esaurito le lacrime – visto che i miei occhi sono ormai asciutti come un deserto – ma non per questo di essermi sfogata del tutto.
Alla fine, sul pavimento ai miei piedi, vedo allargarsi una pozza densa e grigiastra e maleodorante, e per poco non vomito un’altra volta.
Nonostante tutto, la mia prima preoccupazione è come fare per coprire lo schifo che ho davanti, prima che lo veda Arden.
-Dobbiamo andarcene- dice lui a un certo punto, glaciale.
Per l’ennesima volta ho la conferma di essere fortunata ad averlo con me, perché almeno lui riesce ancora a ragionare lucidamente. Io no. Mi sono persino dimenticata perché “dobbiamo andarcene”.
Non mi volto a guardarlo. Ho paura di essere sporca di vomito.
-Tuo padre è a casa mia, e anche se legato per bene, sospetto che presto troverà un modo per liberarsi. Per allora, noi dovremo essere già lontani- dice, pratico.
E per la prima volta decido di infischiarmene del mio aspetto. Mi giro e lo fisso, consapevole del lampo di odio nei miei occhi.-Puoi farmi un favore, Arden? Evita di chiamarlo “mio padre”.-
Lui mi guarda e annuisce.-D’accordo- poi riprende.-Scappare di casa non è un problema, così come non sarà difficile procurarci un paio di biglietti aerei. Tu hai dei documenti vero? A me li ha fatti fare tutti Collins quando sono venuto qui. Ma tu? Hai un passaporto? E una carta d’identità?-
Lo guardo e cerco di seguire il suo ragionamento – davvero! – ma non ci riesco. Lo sento, ma non ascolto quello che dice. La mia mente è ancora incatenata al ricordo del corpo di mia madre per terra.
Al rumore del proiettile, all’urlo, a lei che cadeva come una bambola di pezza e al modo in cui i suoi occhi guardavano nei miei un’ultima volta…
-Lia? Mi stai ascoltando? E’ importante-
-Scusa.- lo so che è importante! Ma lo è anche la morte di mia madre! –Cosa hai detto?-
-Hai un passaporto?-
Faccio segno di no con la testa.-Non sono mai andata all’estero- spiego.
Mamma non ne ha mai avuto il tempo, anche se ogni tanto diceva che per i miei diciotto anni mi avrebbe regalato una crociera. Solo io e lei.
Adesso è chiaro che non succederà mai.
Dovrei piangere, ma ormai ho consumato tutte le lacrime, e i ricordi taglienti come lame vanno solo a scavare un ulteriore cratere nel mio cuore esanime.
-Mmm… questo rende tutto più complicato. E una carta d’identità? Ce l’hai?-
Ci penso su.-Sì, ce l’ho.-
-Bene. Anche se il passaporto è un vero problema, considerato che dobbiamo andare in Africa.-
Non faccio niente. Nemmeno mi importa il perché dobbiamo andare proprio in Africa per sfuggire a Collins.
-Aspetta!- esclama a un certo punto. Si gira e fruga nella tracolla grigia di cui mi accorgo solo ora. Estrae un sacchetto di  velluto azzurro e lo apre, rovesciandone il contenuto sul divano. –Qui ci sono tutti i documenti miei e di Collins. Li tenevamo insieme, perché si presupponeva che fossimo complici e che quindi saremmo dovuti scappare insieme in caso di emergenza. Se avessimo tenuto nello stesso sacchetto  i nostri documenti, sarebbe stato più facile raccoglierli in un momento di fretta.- mi spiega. –Ecco! Lo sapevo! Guarda qua – mi allunga un libricino che riconosco come passaporto. E sopra c’è il mio nome.
Nonostante io non chieda spiegazioni, perché non me ne importa assolutamente niente, Arden parla lo stesso.-Nei piani di Collins c’era quello di portarti con noi in Africa. Si era già procurato tutti i tuoi documenti. Pare che per una volta abbia fatto una cosa buona, visto che adesso invece lui non ne ha nemmeno uno e viaggiare gli richiederà molto più tempo- sorride soddisfatto.-Forza, però. Prendi una borsa e mettici lo stretto indispensabile. Fai il più in fretta possibile.-
Annuisco e schizzo al piano di sopra. Più si allenta il dolore, più aumenta l’odio. E l’odio mi accende. Mi è bastato risentire il nome di Collins per farmi venire voglia di dare fuoco all’intera città. Afferro lo zaino che usavo per scuola e ci metto un paio di jeans, una maglietta a maniche corte e una felpa pesante e le scarpe da ginnastica. Rompo il salvadanaio e getto i pochi soldi che conteneva in una tasca interna allo zaino, poi ci aggiungo il cellulare e il carica batterie. Infine mi ricordo dello spazzolino e del dentifricio. Cosa manca? Penso niente.
Torno in cucina e verso dell’acqua ghiacciata in un contenitore termico in grado di conservarla fresca. Infine porto con me i biscotti al cioccolato che usavo per colazione – nonché l’unica cosa rimasta in dispensa. La spesa è stata l’ultima priorità.
-Ho fatto- annuncio, presentandomi davanti ad Arden. E’ in piedi e sembra allarmato che io sia tornata così presto. Che volesse nascondermi qualcosa?
Guardo a terra e capisco.
Ha pulito il vomito; in quel punto adesso il pavimento è bagnato. L’ha fatto di nascosto perché non voleva umiliarmi o mettermi in imbarazzo. Non voglio fargli capire di essermene accorta, e lui adagia lo straccio nel lavandino con noncuranza.-Bene, allora. Andiamo.-
Usciamo, e io lancio un’ultima occhiata alla casa in cui sono cresciuta, la casa in cui ho mosso i miei primi passi, la casa in cui ho vissuto i momenti più belli della mia vita. La guardo per l’ultima volta.
 

 
 

Questo è l’ultimo capitolo, poi ci sarà l’epilogo e se ne riparlerà a settembre/ottobre con il terzo e ultimo seguito.
Un bacione a tutti :*

 
   
 
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