Film > The Avengers
Ricorda la storia  |      
Autore: fireslight    02/09/2014    3 recensioni
Clint osserva il cielo di San Pietroburgo, l’arco stretto dalle sue dita sul punto di congelamento.
«L’ultima non l’avevi mai cantata. Cos'era?»
«Non sapevo di ricordarla, in realtà.»
Natasha si volta, gli occhi persi in lontani ricordi, ricordi dolorosi, tristi.
«Era un’antica canzone di Novembre.» sussurra, − solo un’antica, vecchia, dimenticata canzone di Novembre, da ricordare nelle notti più tenebrose −.

{Clint/Natasha♥}
Genere: Guerra, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clint Barton/Occhio di Falco, Natasha Romanoff/Vedova Nera
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


Un'antica canzone di Novembre.
 
 


Gli ultimi giorni di Novembre trascorrono sotto una cortina di nubi scure, premonitrici di nevi.
Clint osserva il cielo di San Pietroburgo, il freddo che penetra nelle ossa nonostante la pesante tuta termica indossata, nonostante abbia sentito più freddo in altre occasioni, mentre l’arco è stretto dalle sue dita sul punto di congelamento.
Il tetto del vecchio edificio abbandonato in quel tratto di periferia è scuro, i residui di neve grigiastra ai margini dei cornicioni gli ricordano qualcosa che aveva dimenticato, − o perlomeno credeva di aver dimenticato − ormai da tempo.
C’è un ombra scura al margine del suo campo visivo, un’ombra di cui saprebbe descrivere ogni particolare anche da quella distanza, trova la forze di sorridere, in quel perenne gelo che è la Russia in quei mesi.
Il paesaggio è pregno dell’oscurità di quartieri malfamati, nubi cariche di pioggia, − no, neve − si addensano ad un orizzonte che vorrebbe non guardare.
La sua già vigile attenzione viene catturata da alcune interferenze di suono nell’auricolare.
«Dovete rientrare.»
Alza gli occhi verso il cielo grigio, ed oltre una spessa nuvola nera, a tre isolati di distanza, vede il profilo di un jet dello SHIELD.
«Stiamo lavorando, Coulson.» Monocorde, la sua voce potrebbe tranquillamente provenire dagli inferi.
«Alta priorità.»
Una seconda interferenza, meno fastidiosa della prima, gli fa desiderare ardentemente di togliersi quei maledetti auricolari dalle orecchie, ma non lo fa.
«Ti raggiungo sul tetto.»
«Sbrigati, Romanoff.» Può addirittura sentirla sorridere, dall’altra parte del minuscolo apparecchio. Del resto, i suoi sorrisi sono così rari, che non osa chiederne il motivo.
 
«Hai sorriso, per caso?»
Natasha ti fissa con occhi insolenti, ribelli. «E anche se fosse?»
«Dev’esserci stato un motivo.»
C’è silenzio, sul jet, eppure quando li avevano recuperati poche ore prima, aveva visto così tante persone che gli era venuta la nausea. Perché è questo ciò di cui hanno bisogno, dopo una missione durata mesi, in perenne copertura.
Lui vuoi silenzio, pace, tranquillità. E Natasha, la conosce così bene che..
«Nat, cos’era?» Interrompe di scatto ciò che sta facendo, come se l’avesse sorpresa a rubare biscotti al cioccolato − i suoi preferiti − dalla dispensa segreta nell’ufficio di Fury.
Fury ha una dispensa segreta di biscotti al cioccolato nel suo ufficio? Potreste sempre indagare, pensa tra sé.
Natasha non risponde, ma gli volta le spalle, poggiandosi alla parete d’acciaio del jet. Chiude gli occhi, il silenzio regna per qualche minuto, finchè quel motivetto di pochi attimi prima, ritorna prepotentemente, quasi lo stesse urlando, invece che canticchiando a bassa voce.
Non la interrompe, si lascia cullare da quelle note che hanno qualcosa di familiare, qualcosa che non riesce a individuare del tutto.
«Non lo riconosci?» Quella volta si interrompe di propria volontà, guardandolo in maniera ironica, divertita, serena.
Così, lui comincia ad elencarli.
«Mh, vediamo. Čajkovskij..» Il suo viso pare illuminarsi, ma solo per un istante, soddisfatta del fatto che per una volta, abbia saputo non far confusione con Prokof'ev.
«E poi?» Natasha inarca un sopracciglio, in attesa che gli snoccioli con precisione i nomi dei compositori e delle loro opere più famose.
Clint alza gli occhi al cielo − tecnicamente il tetto del jet −.
«Avanti, come puoi pretendere che li riconosca tutti?» Il tono di voce è esasperato, quasi infantile, e lei lo trova infinitamente divertente, qualcosa da rinfacciargli nei momenti di apparente sconfitta.
«L’ultima non l’avevi mai cantata.»
«Non sapevo di ricordarla, in realtà.»
Lo guarda, gli occhi adesso seri, imperscrutabili.
Clint intuisce che non vuole parlarne. «Cos’era? Non mi sembra di nessun compositore, più una ballata popolare.»
Natasha si volta, gli occhi persi in lontani ricordi, ricordi dolorosi, tristi.
 

Dasha che la prendeva per mano, nella notte fatta di neve e spari, al sicuro in un rifugio sotterraneo.
‘Balla, Natashenka’, sussurrava, mentre fuori gli uomini morivano e il canto voleva sembrare qualcosa di magico, qualcosa di mistico con il quale nascondere gli orrori, le urla, il sangue.
Odiava l’inverno, odiava Novembre, odiava la neve, eppure era tutto ciò che aveva, tutto ciò che poteva nasconderla da loro.
Mentre l’aria gelida dell’Unione Sovietica entrava dalle grate arrugginite, la paura affiorava dai muri come una nebbia velenosa, mentre tutto ciò che ricordava veniva cancellato, continuava a sentire quell’unica voce, un sussurro perso nel vento gelido.
‘Balla, Natashenka, balla e non ti troveranno’, mormorava Dasha e il suo sangue macchiava le sue mani sottili, a soli sette anni, quando ancora non capiva, ma le urla, le urla non poteva non sentirle, e il sangue, c’era sangue ovunque.
 

«Natasha?» Clint le sfiora il braccio, mentre lei si riscuote come caduta in un sonno traditore.
«Era un’antica canzone di Novembre.» dice, e lui sa che ogni conflitto, ogni guerra − i tuoi incubi, i suoi incubi, le torture, il sangue, ogni orrore, − non li lasceranno mai.
Solo un’antica, vecchia, dimenticata canzone di Novembre, da ricordare nelle notti più tenebrose.







Note dell'autrice.
Vada per un'altra Clint/Natasha perchè mi andava, (aw, quanto posso amarli, quanto?) e anche perchè si.
Dunque, non ho idea di quando questa missione a San Pietroburgo possa essere collocata, ma ho un amore viscerale per Russia&Co, il che suona molto come azienda di viaggi ma okay, e quindi perchè no. Piccola delucidazione: la conversazione fra Barton e Coulson è la stessa fra la Romanoff e Coulson in TheAvengers, ma l'avrete notato; inoltre, il flashback in corsivo volevo che risalisse al periodo in cui Natasha era ancora una bambina che lavorava per la Red Room, e quindi okay, anche questo.
Ringrazio davvero chi ha letto gli scleri su questa mia OTP, e un ringraziamento a quanti vorranno lasciarmi un pensiero, un'opinione, o anche condividere solo i suoi feels.
Alla prossima, tornerò,

fireslight.
 

 
 
 
  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > The Avengers / Vai alla pagina dell'autore: fireslight