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Autore: elfin emrys    02/09/2014    6 recensioni
[AU!Scolastico, GerIta]
Ludwig, si chiamava. Forse era un nome dal suono troppo rude per le sensazioni che provocava in lui, ma andava bene.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Germania/Ludwig, Giappone/Kiku Honda, Nord Italia/Feliciano Vargas
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Cortile

 

Quando l'aveva visto la prima volta, nel cortile, gli era sembrato un dio.

Aveva sentito il proprio cuore saltare forse ben più di un battito, per un secondo aveva sentito la testa leggera, come spenta, offuscata.

Poi l'aveva guardato meglio. Era bellissimo e, sebbene i suoi passi fossero pesanti, sembrava provenire da un altro mondo. Chiaro, ma non scolorito, distante, ma non estraneo. Neanche sembrò accorgersi della presenza di Feliciano, si girò, sentendosi chiamato, e si allontanò.

Ma, nonostante tutto, Feliciano non riusciva più a toglierselo dalla testa.

Ludwig, si chiamava. Forse era un nome dal suono troppo rude per le sensazioni che provocava in lui, ma andava bene.

Aveva scoperto che giocava a calcio. Era bravo. Ogni tanto, in segreto, lo andava a vedere, anche se guardare degli allenamenti nascosto sotto le panchine degli spalti non era decisamente l'ideale. Poi, aveva sentito delle ragazze dire che i campi sportivi si vedevano benissimo dall'aula di chimica e, visto che spesso era vuota, Feliciano si trovò lì molti pomeriggi, alla finestra. Guardandolo.

Alla prima partita, potè vedere Ludwig più da vicino. Nella squadra giocava Lovino (aveva deciso all'ultimo secondo di unirsi a loro), quindi poteva venire senza dare troppo dell'occhio. Il fratello detestava Ludwig, a quanto pareva. Non gli passava mai il pallone e, quando poteva, agli allenamenti ne approfittava per tentare di colpirlo più forte possibile. Occasionalmente, tentava anche di umiliarlo poiché era evidente, tutto sommato, che Lovino fosse più bravo di Ludwig.

Dal giorno in cui l'aveva notato nel cortile, in ogni caso, lo vedeva ovunque. Come era possibile che gli fosse sfuggito tutto quel tempo? Era luminoso, come il sole, e potente come una fortezza. Forse, gli metteva un po' di paura. Non aveva il coraggio di avvicinarglisi.

Feliciano non aveva mai avuto problemi ad attaccare bottone: era una persona allegra, spensierata, e per questo riusciva a farsi apprezzare quasi da subito. Tuttavia, forse l'amore, forse l'emozione, non riusciva a trovare un modo per conoscere Ludwig senza correre il rischio di insospettirlo. A volte, pensava che era meglio non conoscerlo proprio. Feliciano sapeva che non poteva essere innamorato di lui quanto dell'idea che si era fatto di lui.

Però si sentiva come se l'avesse aspettato per una vita.

Considerò anche l'ipotesi che la sua fosse un interesse puramente artistico, ma non riusciva a ritrarlo, né a metterlo su carta o tela in alcuna maniera. Per la prima volta, non riusciva a esprimere quello che provava, né col disegno né con le parole.

Non poteva riprodurre quello che pensava in nessuna maniera.

-Ehm... Feliciano-kun?

Il ragazzo si riscosse, alzando leggermente la schiena dalle colonne del portico che circondava il cortile.

-Ve, scusa, mi sono perso!

Kiku sorrise incrociando le braccia sul tavolo.

-Stavo dicendo che pensavo di fare un giornalino scolastico. Ho già chiesto al direttore e mi ha dato il permesso.

-Un giornalino? Ve, che bello!

-Già. Spero che l'idea faccia successo. Visto che stanno iniziando i tornei sportivi della scuola, credo che andrò a intervistare qualcuno dei giocatori. Tennis, golf, basket, rugby. E quelli di calcio, ovviamente.

Feliciano chiuse la mano a pugno. Kiku sarebbe andato a intervistare qualcuno dei giocatori. Avrebbe conosciuto qualcuno dei giocatori. Forse, anche Ludwig!

Feliciano sorrise: era la sua occasione. Kiku non poteva rifiutarlo come assistente, non poteva fargli questo! Avrebbe capito, sì, doveva capire che lui doveva assolutamente entrare nel suo club di giornalismo.

-Ve, Kiku, hai degli assistenti?

Il ragazzo rimase un attimo sorpreso dalla domanda, quasi urlata sotto a quel portico.

-Ancora no, ma pensavo che tu avresti potuto darmi una mano, se non ti è di troppo disturbo.

-Io? Sì! Sì, accetto! Ve, che bello, abbiamo avuto la stessa idea! Dove devo scrivere il mio nome?

Kiku sorrise, tirando fuori dallo zaino un foglio. Feliciano sperò solo che non si sarebbero iscritti in troppi, altrimenti avrebbe anche potuto perdere il posto nel club, se non si fosse dimostrato capace. Doveva semplicemente mantenerlo fino a quando non avrebbero fatto l'articolo sportivo, dopo l'amico l'avrebbe anche potuto cacciare.

In realtà, in poco tempo Feliciano capì, con gioia per sé, ma con dispiacere per Kiku, che a molti interessava leggere un giornalino, ma a pochi interessava produrlo e contribuire alla sua riuscita. Kiku si preoccupava della mole di lavoro che avrebbero dovuto compiere in due persone, però cercava di non turbare troppo l'altro, che sembrava entusiasta del suo compito. Quell'entusiasmo, quell'allegria, erano decisamente ispiranti: spronavano il ragazzo a lavorare più duramente di quanto avrebbe voluto. Era sempre bellissimo avere un progetto da seguire con i propri amici e Kiku sapeva che anche Feliciano percepiva la sua gioia, sebbene cercasse di tenerla a freno per non apparire troppo sfacciato.

-Ve, sei felice di fare il giornale della scuola con me?

-Certo, Feliciano-kun, non potevo desiderare aiutante migliore.

Feliciano sorrise. Era orgoglioso del lavoro che stavano facendo. Forse, si sentiva un po' in colpa per aver inizialmente accettato solo per conoscere Ludwig. Ma un po' di giorni erano passati e l'italiano si poteva dire davvero contento di lavorare con Kiku, anche se senza alcun compenso di nessun genere.

Era bello stare un po' da soli, insieme.

Si stavano occupando di iniziare a ordinare i loro primissimi articoli, a correggerli. Per l'impostazione e la grafica c'era tempo, prima dovevano avere il materiale. Tuttavia, Feliciano aveva notato che Kiku non era molto presente mentalmente. A volte fermava la frase a mezzaria senza completarla: era come se stesse pensando a qualcosa.

Feliciano era a volte superficiale, ma non era sciocco e capiva i sentimenti altrui.

-Kiku?

-Feliciano-kun?

-C'è... ve, ho la sensazione che tu mi voglia dire qualcosa.

L'altro arrossì lievemente, annuendo.

-Sì... Hai ragione, effettivamente è così. Non sapevo bene come iniziare il discorso e quindi ho rimandato il momento della notizia. Non è una brutta notizia, non ti devi preoccupare per questo, anzi! Feliciano-kun, sono davvero mortificato di non averti riferito subito quello che ti dovevo dire. Però, insomma, ti vedevo così felice di lavorare con me da solo, quindi non ero sicuro di come avresti preso l'aggiunta di un nuovo membro del club. Dovrebbe arrivare oggi.

Feliciano inclinò il capo.

-Un nuovo membro, ve?

-Sì. E' un ragazzo davvero molto riservato e molto professionale, non so se...

Toc toc

Kiku guardò verso la porta. Feliciano sorrise.

-Ve, sarà lui?

-Sì, credo di sì. Avanti.

La porta si aprì lentamente.

-E' qui il club di giornalismo?

Kiku si alzò, sorridendo garbatamente.

-Sì. Benvenuto, grazie per esserti iscritto! Siamo davvero felici che qualcuno ci sia venuto ad aiutare. Lui è Feliciano Vargas, il mio primo membro: spero che andiate d'accordo.

L'altro si avvicinò, allungando la mano verso l'italiano. Lo guardava dritto in viso, con un'espressione indecifrabile. Pareva sorpreso, o forse era nervoso. Molto più probabilmente, non provava seplicemente nulla.

-Ludwig Beilschmidt.

Feliciano allungò la mano tremante. Era sicuro di essere arrossito. Aveva caldo, molto caldo, sentiva gli occhi bruciargli. Si sedette bruscamente: se fosse stato un secondo di più in piedi le gambe non avrebbero retto.

Dopo un primo momento di imbarazzo, cominciò presto a fare lo sciocco. Era troppo nervoso per parlare e agire normalmente. Sapeva di apparire folle e sicuramente tuttaltro che attraente, ma che doveva fare? Aveva iniziato a parlare e parlare, non riusciva a fermarsi.

Ludwig appariva disorientato, severo. Non capiva, non poteva capire.

Kiku... forse faceva finta di nulla. Normalmente avrebbe tentato di placare Feliciano. Allora perchè non stava facendo niente?

Le riunioni successive furono un pochino meglio. Ludwig pareva farsi sempre meno altero e più dolce. Feliciano era contento. Il tedesco non era solo bellissimo, ma sembrava fosse esattamente come l'aveva immaginato. Gentile, ordinato, duro con se stesso, ma non con gli altri. Non con lui. E Feliciano si sentì vicino a Ludwig, sentì di capirlo, di aver trovato qualcuno che, in fondo, gli assomigliava. Che aveva bisogno che lui lo amasse.

Dopo una settimana e mezza, quando ormai avevano terminato tutte le interviste, a Feliciano pareva ormai impossibile che l'altro non si fosse reso conto dell'affetto che provava per lui. Gli sembrava impossibile che non l'avesse percepito, che non gli fosse arrivato.

Incominciò a rattristarsi. Se lo aveva capito e non gli diceva nulla, probabilmente non gli piaceva. Forse, Luddi preferiva le ragazze. Non tutti erano come Feliciano o come Lovino -che tutta la scuola sapeva che stava con uno spagnolo di un anno più grande.

Strano come gli fosse sembrato impossibile all'inizio. E come ancora in quel momento, in cuor suo, gli era parsa un'idea ridicola.

Un sentimento che stava crescendo così grande non poteva non coinvolgere anche l'altro.

Ludwig forse aveva un cuore più freddo e una mente più razionale di quello che Feliciano pensava di sapere. Ma non per questo l'italiano aveva intenzione di arrendersi.

Amarlo in segreto sarebbe andato bene.

Essergli un grande amico l'avrebbe gratificato abbastanza, in quel momento.

Abbastanza...

 

 

Riprova tutti questi ricordi e questi sentimenti, Feliciano, in questo preciso istante.

Gli mette le mani intorno al viso, lo accarezza, sentendo un po' di barba pungergli le punta delle dita.

Lo bacia ancora.

Sente il petto caldo.

Apre gli occhi, guardando il viso rosso imbarazzato e gli occhi azzurri umidi di Ludwig. Qualche ciuffo di capelli gli ricade sulla fronte, arrivando a sfiorare un sopracciglio.

Le sue mani scivolano dal viso sul suo petto.

Feliciano sorride, facendo finta di non essere in un angolo del cortile, a baciarsi, lontano, strano a dirsi, da sguardi indiscreti.

Così visibili e ovvi da essere quasi imbarazzanti.

 

Ludwig si copre la bocca, sorridendo come non ha mai fatto in vita sua.

Sbircia Feliciano che lo guarda affettuoso, pieno di amore.

Alla fine, ce l'ha fatta, anche se non era suo piano dichiararsi nel cortile della scuola.

Eppure, nessuno sembra far caso a loro.

Non riesce a trattenersi, si china, baciandolo ancora.

Arrossisce, guardandosi intorno e vedendo Kiku qualche metro più in là. Lo fissa qualche secondo, lo vede fargli l'occhiolino.

Quel giapponese aveva capito tutto: peggio del diavolo, era.

Ludwig aveva amato Feliciano, fin da quando l'aveva visto alla sua entrata nel club.

L'amava, quando l'aveva visto alla partita.

Lo stava amando quando lo vedeva sotto le panchine.

E lo ama.

Da quando l'ha notato in quel grande, immenso cortile.

 

 

 

Note di Elfin:

Un po' di sana GerIta non fa mai male :D Era da tempo che avevo in mente questa One-shot ed è stata sostanzialmente un calvario perchè sono una persona che si dilunga e si dilunga e si dilunga, invece questa one-shot volevo farla abbastanza breve (non la solita dozzina di pagine, cavolo!). Ma alla fine ce l'ho fatta :) Non è venuta bene come volevo, anche se alcuni pezzi, tipo piccole frasi, mi garbano abbastanza... Spero che almeno non vi siate annoiate ;)

Lasciate una recensione -va bene anche negativa!- per una povera autrice depressa (?)

Kiss

   
 
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