02/09/2014
2 recensioni— Non c'è bisogno che mi ringrazi. —
— Aline. —
— Mh? —
— Guarda che non sei costretta a venire con me a Wrangel, se non vuoi. —
L'altra non rispose, solo un lungo sospiro. Le due ragazze erano nella dimora dei Penhallow, a Idris. Aline stava ripiegando alcune t-shirt, cercando di infilarle a forza nella valigia rossa, che stava praticamente per scoppiare; Helen, invece, era seduta a gambe incrociate sul letto della sua fidanzata, stringendo tra le mani un cuscino dalla fodera patchwork e guardandolo come fosse la cosa più interessante del mondo. Sapeva che, se avesse solo fatto un minimo cenno col capo, sarebbe scoppiata a piangere. Ne era sicura.
— Dico sul serio. —
Aline roteò gli occhi, giocherellando con una ciocca di capelli.
— Ci siamo appena fidanzate, come potrei rimanere qui? E sono arrabbiata con mia madre. —
— Se è per questo, guarda che non è colpa sua. —
— In ogni caso, credi davvero che ti lascerei andare da sola? Anch'io ho diciotto anni. Anch'io devo studiare. Tanto vale farlo con la persona che amo. —
Helen sorrise. Amava quella ragazza, e il solo pensiero di separarsi da lei a 'tempo indeterminato' le faceva accapponare la pelle. Come potevano essere così crudeli? Come potevano costringerla ad allontanarsi dalle persone che amava? Ma soprattutto, cosa sarebbe successo ai suoi fratelli? Un brivido le attraversò la schiena.
Aline si avvicinò e si sedette accanto a lei, come se le avesse letto nel pensiero. Poi le sorrise. Non era un sorriso felice, però; era quasi come se volesse rassicurarla che non era ancora finita.
— I tuoi fratelli se la caveranno. Tuo zio sembra una brava persona e Julian è un ragazzino piuttosto responsabile per la sua età. E poi ci sarà anche Emma! Lei non è che se la passi meglio... —
— Julian ha soli dodici anni. Credo che ne rimarrà segnato, ed ho paura che arrivi a chiudersi in sé stesso. Sono preoccupatissima, Aline. E poi c'è Mark... — Helen s'interruppe, chiaramente non voleva parlarne. Aline le carezzò la guancia destra, la mano affusolata calda contro la guancia dell'altra.
— Mi dispiace — disse semplicemente, forse perché in questi casi non c'erano altre parole da dire. — Capisco le tue preoccupazioni, ed è proprio per aiutarti a superarle che verrò con te. Non lascerò che tu ti rovina così. —
— Grazie — rispose, e poi chiuse gli occhi. Sentiva le lacrime rigarle le guance, proprio com'era successo un'ora e mezza prima, appena finito il Consiglio. —Grazie. —
Sul volto dell'asiatica comparve un mezzo sorriso. Le sarebbero mancate le pareti azzurrine della sua camera da letto, il parquet scheggiato in alcuni punti, i mobili in legno pesante. A Wrangel il clima era pessimo quasi tutto l'anno e avrebbe dovuto dire addio alle giornate soleggiate, i caldi raggi dorati sulla sua pelle delicata. I negozi, le piccole botteghe, le stradine così familiari e tutti i luoghi della sua infanzia. Ma non poteva abbandonare Helen. Non. Poteva.
— Non c'è neanche bisogno che ringrazi. —
#NdA
hola! Questa è la mia prima fanfiction nel fandom, nonché mia prima shojo-ai. So che non è granché, al contrario, ma ho voluto comunque pubblicarla. Mi farebbe molto piacere se commentaste, perché ho paura di essere andata ooc e di aver 'divagato' troppo. Fatemi sapere, neh, ed aspettatevi di vedermi spesso che i Blackthorn mi ispirano.
Goodnight,
Anis.