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Autore: JoeyTre    03/09/2014    0 recensioni
In fondo l’hai sempre saputo che un giorno avresti ricordato e che anche se non vuoi ammetterlo, è stata la primavera più lunga della tua vita.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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“Non hai via di scampo, okay? Deve andare così, devi fartene una ragione e una volta per tutte.”

Ti sussurro queste parole con tono deciso e so che ti faranno male, ma ti servono. Osservo attentamente la tua reazione ma tu rimani immobile, un po’ accigliata, mentre ti scuoti dal freddo invernale e stringi ancora di più il biglietto che hai in mano.

Mi stai ignorando ancora una volta.

“Uffa, sei proprio testarda” mi addolcisco e sulla tua bocca c’è un accenno di sorriso.

Sappiamo entrambe che ormai è solo un riflesso incondizionato, una forma di difesa da tutti quei “Vedrai che andrà meglio” stupidi e inutili.

Abbiamo costruito un alibi perfetto, allenandoci instancabilmente e ora nessuno può più mettere in dubbio il nostro sorriso. E’ rassicurante e ci tiene sempre alla larga dai guai.

Pensi soddisfatta a questo piccolo progresso e sospiri.

Il tabellone delle partenze si staglia enorme sulla tua testa.

Sapevi che sarebbe arrivato questo momento, con il passato è sempre una battaglia persa in partenza.

Ti chiedi all’improvviso perché tutti gli eventi più importanti della tua vita si siano sempre svolti su un vagone e un paio di rotaie: la tua partenza per l’Università, i tuoi ritorni a casa, i tuoi viaggi segreti per lui.

Lui.

“E’ solo un altro viaggio” ti ripeto e so che hai bisogno di tutta la mia razionalità in questo momento.

“Non è per lui” aggiungo. Non più.

Senti una leggera fitta al centro del petto, come se qualcuno fosse arrivato alle tue spalle e ti avesse conficcato un piccolo spillo, uno di quelli che usava la nonna quando cuciva i vestiti per te.

Fa male, ma sei abituata.

Raccogli le forze e ti avvii decisa verso i binari. Non hai bisogno di controllare il tuo perché sai esattamente qual è.

C’è stato un tempo in cui invece lo facevi di continuo: restavi lì davanti il tabellone e ti mordevi le labbra impaziente, saltellando da un piede all’altro e ripetendo a mente tutti gli orari delle coincidenze.

Eri entusiasta e davvero ingenua.

Questo pensiero ti fa sorridere mentre senti il fischio del treno che arriva, quel fischio che un tempo era per te il momento di dire addio a tutto e pensare finalmente alla tua desiderata meta.

Eri euforica come una bambina viziata il giorno di Natale.

So già che cosa farai: il tuo posto preferito è lì che ti aspetta e sembra proprio che da quel giorno non l’abbia occupato più nessuno. Ti rendi conto immediatamente dell’assurdità di questo pensiero, eppure sai che questo piccolo e unico sedile alla fine del corridoio è speciale.

E’ dove tua madre ti ha chiamato quel giorno.

“Tesoro, tutto bene?”

“No mamma” singhiozzavi, sperando che nessuno si accorgesse di te.

“Oh piccola, devi essere forte.” La sua voce dolce ti ha cullato e tu hai desiderato per un attimo di essere ancora bambina, fra le sue braccia.

C’è stato un tempo in cui erano solo le ginocchia sbucciate o i giocattoli rotti a farti piangere: lo rimpiangi un po’, ora che è stato il tuo cuore a non avere più scampo.

Sai a memoria tutte le fermate e questo ti rende nervosa. Hai una buona memoria, così buona che improvvisamente ti ricordi di un giorno lontano, quando tu e lui eravate ancora felici.

No, ti prego, non ricordare” ti imploro.

Ma è troppo tardi, tu e lui siete davanti ai tuoi occhi stanchi.

Siete seduti vicini e sorridete mentre il treno sfreccia rumoroso.

C’è un sacco di gente perché è lunedì mattina ma questo non vi preoccupa affatto.

“Sarà dura oggi” ti dice con una piccola smorfia.

Avete passato un week end fantastico e proprio non hai voglia di pensare che presto vi lascerete: lui scenderà dal treno tre fermate prima di te.

“Dura...senza di te” ammetti in un sussurro, cercando il suo sguardo che d'un tratto si accende.

Ti sorride ed è un colpo dritto al cuore: deglutisci a fatica mentre il classico rossore invade le tue guance, prepotente come al solito.

“Mi mancherai” ti mima con le labbra e tu distogli lo sguardo imbarazzata.

Fuori dal finestrino c’è la primavera più dolce che tu abbia mai visto: sembra che tutto sia pronto per rinascere e tu, dentro quella piccola scatolina di metallo hai un intero Universo che esplode di colori, profumi, sensazioni.

E’ così piacevole che non riesci più a ricordare te stessa prima di lui e la possibilità che tutto questo possa sparire da un momento all’altro ti inquieta così tanto che decidi di non pensarci.

“Non qui, non oggi” hai pensato scoccando un altro sorriso verso di lui, “Voglio essere felice”.

La vostra perfezione è interrotta solo dal suono freddo e metallico del treno.

“E’ la mia fermata” ti dice lui con una leggera ombra di tristezza negli occhi.

“Buon lavoro” riesci a dire solo questo perché lui ti interrompe con un bacio che sa davvero coglierti di sorpresa. Ridete.

“A presto” ti dice e si avvia a grandi passi verso l’uscita.

Scende dal treno e il tuo sguardo lo segue mentre si allontana, i suoi occhi nei tuoi, avidi e innamorati.

Ti imponi di non perderlo di vista nonostante la folla e lo vedi salutare un suo collega che a sua volta agita la mano e pronuncia il suo nome.

“Andrea” fanno le sue labbra.

Andrea.

 

“Tutto bene?” la voce del controllore ti riporta ai giorni reali.

Temi che la tua espressione abbia attirato l’uomo in divisa che adesso ti squadra perplesso, perciò ti ricomponi immediatamente, annuendo con un flebile sorriso. Lui sorride e se ne va.

In fondo l’hai sempre saputo che un giorno avresti ricordato e che anche se non vuoi ammetterlo, è stata la primavera più lunga della tua vita.

Senti ancora quello spillo fastidioso al centro del petto quando scendi dal treno e ti lasci avvolgere dalla vista familiare della stazione.

Ti chiedi come può tutto questo appartenerti così tanto eppure essere ormai così distante.

Ti chiedi come puoi non aver ancora trovato un modo per uscirne adesso che la vita è quella vera, quella tosta che non guarda in faccia a nessuno, quella fatta di assenze, di rancori, di giorni lunghissimi e sempre uguali.

Ti chiedi come puoi ricordare ancora, ora che lui è solo lui ormai e tu devi andare avanti e con tutte le tue forze.

“Questo è un viaggio che sai dimenticare” sussurri piano a te stessa inspirando profondamente. Non devi esitare mai più, così decidi di promettertelo perché questa volta vuoi fare sul serio.

Guardi distratta la neve che dorme sui rami secchi degli alberi ai lati della strada.

Non ci sono i colori. Non ci sono gli odori.

Vorresti che quel nodo che senti in gola non fosse così stretto e che quel dannato spillo smettesse di torturarti, eppure sai che dopotutto non sei stata ancora sconfitta, che sei ancora qui anche se ti trascini con il tuo cuore pesante dove un tempo volavi.

“Sarà l’inverno più lungo che tu abbia mai visto”.

La cosa non è affatto ridicola eppure ancora una volta, d’istinto, sorridi.

 

 

   
 
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