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Autore: Ino chan    03/09/2014    3 recensioni
-Non pensavo…-
Molly arrotonda le sopracciglia da dietro la tazza che stringe fra le mani - Che cosa?- gli chiede.
-Che la felicità comprendesse scheletri di pipistrello, divani usati in maniera poco corretta e regali di compleanno provenienti da scene del crimine.-
Molly ride forte -La felicità è strana.-
John annuisce -Davvero.-
-John…Cosa ti ha regalato Sherlock da una scena del crimine?-
pairing: [John/Sherlock]
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Mary Morstan, Sherlock Holmes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Mano.
Spalla.
Testa.
Quando si ha il corpo ridotto ad una somma di dolori è impossibile fare la conta dei danni.
Gambe. Le sento le gambe?
John muove piano le dita dei piedi all’interno delle scarpe. Ottimo.
Dovrebbe alzarsi o quanto meno provare a strisciare verso il mobile telefono, ma il solo pensiero di girarsi bocconi e fare forza lo riempie d’orrore. Inspira ed espira profondamente, il sapore del suo sangue sotto la lingua e dentro la gola.
In tre anni è diventato quello che mai si sarebbe aspettato.
È diventato un uomo incapace di proteggere la sua famiglia.

John ricorda perfettamente l’espressione con la quale Mary lo sta fissando. È la faccia della colpa e John vorrebbe avere abbastanza forza in corpo per chiudere entrambe le mani attorno alla sua gola e scrollarla forte.
È colpa tua? Le chiede con lo sguardo e Mary volta la testa increspando le labbra.
Il medico in fondo al letto continua a ripetere che è una fortuna che sia ancora vivo, e quando John prova ad alzarsi, lo afferra per le spalle e lo spinge di nuovo contro il materasso.
-MI LASCI, HANNO RAPITO LA MIA BAMBINA!- urla e sbraccia John, prima che una fitta al collo lo paralizzi per qualche secondo e l’effetto dell’anestetico gli intorpidisca i sensi.
John crolla in un sonno dove Shirley è seduta sulle sue ginocchia e gli sorride.

Dopo una settimana di ospedale il dolore è diventato parte integrante nella vita di John.
Ha la faccia ridotta ad un hamburger crudo, cammina sciancato aggrappato al suo vecchio bastone e per mettere assieme due parole,  sbava come un vecchio.
John è certo che nessuno nelle sue condizioni abbia mai varcato le porte del Diogenes Club, quindi non si sorprende quando il tizio che gli è venuto subito incontro lo stia guardando con lo stesso piglio che lui riserverebbe ad un mostro a tre teste.
-Cerco Mycroft Holmes.-
-Il signore l’attende?-
-Gli dica che è John Watson a volerlo vedere.-
John non è assolutamente sicuro che semplicemente il suo nome possa convincere Mycroft a riceverlo, l’ultima volta non si sono lasciati troppo bene e per un millesimo di secondo, John ha avuto la sensazione che Mycroft stesse immaginando di sodomizzarlo con il suo amato ombrello.
-Il signore è disposto a riceverla. Prego mi segua signor Watson.-

Mycroft non sembra felice di vederlo,  però non sembra nemmeno irritato.
In realtà John non è mai riuscito a capire molto della mimica facciale del maggiore degli Holmes, visto che nei momenti di buona, al massimo, è espressivo come un bambolotto con gli occhietti a apri e chiudi.
John rimane sulla porta della piccola sala identica a tre anni fa mentre Mycroft si versa due dita di liquore in un massiccio bicchiere di vetro - Sono passati tre anni dall’ultima volta che ci siamo visti John.-
John cerca di annuire, ma una fitta alla nuca  lo trattiene dal farlo. Strizza gli occhi e sibila un -Sì.- sofferente.
-Ho saputo che è successo a tua figlia, mi dispiace molto, ma credo che sia l’inconveniente di scegliere di passare la vita con una spia dell’ex Unione Sovietica.-
-Ho bisogno del tuo aiuto Mycroft.-
Mycroft inarca un sopracciglio mentre preme il bordo del bicchiere contro il labbro inferiore.
-Per favore.-
John è pronto a tutto, ma non a quello sguardo di puro disprezzo e a quel ghigno contorto sulle labbra -Perché dovrei aiutarti John? Dopo che per colpa tua mio fratello è…-
-Ti prego… La mia bambina…-
Un padre non conosce orgoglio personale, John lascia il bastone e lentamente piega le ginocchia. Mycroft quasi non lascia cadere il bicchiere mentre le sue mani toccano terra e lui si piega in avanti fino a sfiorare il pavimento con la fronte.
-Ti aiuterò, per tua figlia.-

Sherlock è appena venuto a conoscenza della portata della sua punizione, ma nonostante tutto però sembra sereno.
John lo guarda incredulo mentre prepara i bagagli sotto la sorveglianza degli uomini di Mycroft -Non avresti dovuto fare questo per me.-
-Non avrei dovuto?-
-Ora appartieni a Mycroft. Ti tiene letteralmente per le palle.-
Sherlock chiude il borsone in cui ha infilato uno dei suoi cari cappotti - Sapevo che sarebbe stato questo il prezzo da pagare.-
-Perché?-
John non fa che chiederselo da quando ha visto il corpo di Magnussen accartocciarsi a terra come un sacco svuotato.
-Perché cosa?-
-Non c’era bisogno di ucciderlo.-
-Invece sì.-
-No,invece!-
Sherlock lo affronta dall’altro lato del letto, le labbra increspate e le sopracciglia aggrottate - E invece sì, non ti avrebbe mai lasciato in pace. Era l’unico modo per tenerti al sicuro.-
Il cervello di John ha un piccolo scatto. Sherlock ha usato il singolare nel parlare.
-L’hai fatto per me. Solo per me.-
Non per Mary. Non per la bambina in arrivo. Per lui.
-Ogni cosa è sempre stata per te.-

-È colpa tua.-
Gli occhi azzurri di Mary sono spalancati e pieni di qualcosa che John non riesce a decifrare . È la prima volta in una settimana che dice ad alta voce quello che pensa, che quegli uomini volevano lei e che si sono presi Shirley per convincerla a fare chissà che cosa.
-È colpa tua, dillo.-
-È colpa mia. Mi hanno rintracciata, volevano …- John, piano, sfila la fede dal dito e l’appoggia sul tavolo -Avevi detto che i problemi del mio presente sarebbero stati un tuo privilegio…- sussurra Mary osservando quel cerchietto d’oro su cui John ha basato gli ultimi anni della sua vita.
-I problemi del tuo presente... Non  altre bugie e sulla vita della mia bambina.-

John stringe fra le mani il biglietto del contatto di Mycroft  specializzato in mafia russa mentre arranca verso il 221b. Ha lasciato alla signora Hudson la custodia della sua vecchia pistola e delle munizioni.
Lo sguardo della donna è di puro sconcerto quando gli apre la porta. Evidentemente Mary è stata piuttosto vaga nel descrivere le sue condizioni a chi si è informato chiamando a casa senza venire in ospedale come Molly e Lestrade.
-Signora Hudson…Avrei bisogno di…-
Lo sguardo della donna scatta da lui alle scale e piano si fa di lato.
-John caro, dovresti entrare.-

Il 221b è rimasto come John lo ricordava.  
John sente il cuore mancare un battito ... E' davvero Sherlock Holmes quello che vede o il suo , disperato, bisogno di un eroe lo ha fatto impazzire tutto in una volta?
-Sherlock?- biascica con il cuore in gola.
-Mycroft mi ha detto che è successo alla tua bambina. Sono tornato ieri in città.-
Sherlock è cambiato, come lui del resto. Sono in due a navigare nel mare di quello che non dovrebbe essere una vita. Eppure John, forse proprio per spirito di fratellanza, non riesce a trattenere quel moto di emozione che lo spinge a mollare il bastone e ad avvicinarsi a lui barcollando.
Sherlock sussulta per la sorpresa mentre le mani di John si aggrappano al suo collo e lui poggia la fronte contro la sua spalla.
-Mi dispiace di non averlo mai capito.-

Il ceffone di Molly brucia sulla guancia di John.
-È sempre stato innamorato di te, possibile che tu non l’abbia mai capito?-
John si sente  un emerito coglione di fronte a quella deliziosa donna che lo  ha appena preso ripetutamente a sberle.
-No.-
-Ancora adesso non lo capisci.-
John annuisce piano mentre Molly sospira  -Darei tutto per essere al tuo posto John.-

 

Lo sguardo di Sherlock è cupo mentre osserva  il grafico che ha raccolto grazie alle informazioni del contatto di Mycroft e dei suoi vari informatori in giro per la città.
-È stato Sebastian Moran a prendere Shirley.-
Sherlock preme un dito contro la foto di un uomo massiccio e dallo sguardo glaciale - È uno dei luogotenenti di Moriarty, il più fedele, pensavo che fosse morto in Brasile e invece...-
-Che può volere da Mary un uomo di Moriarty?-
Lo sguardo di Sherlock, nello spazio di un battito di ciglia, muta a sorpreso per poi tornare normale -Non te l’ha detto ?-
-Cosa?-
-Era stata assoldata da Moriarty per tenerti sott’occhio. Solo che si è ribellata.-
John si lascia cadere seduto sulla poltrona dietro di lui - E tu, lo sapevi?-
-Da quando mi ha sparato.-
-E perché non me l’hai detto?-
-Eri felice con lei. Avevo quello che desideravi più o meno. Una vita tranquilla, una famiglia, perché rovinarti il bel sogno?-
-Il bel sogno si è tramutato in un incubo.-

È la prima volta che Sherlock non fa storie per bene una tazza da tea preparata da lui. Lo sorseggia assorto mentre segue con lo sguardo le linee dello schema che ha appuntato alla parete.

John è seduto in poltrona alla sua destra e anche lui sta osservando lo schema, ma oltre che pezzi di foglie attaccati con puntine e nastro adesivo non riesce a vedere.


...E non sa perché sta sorridendo.

L’appuntamento con Moran è in un vecchio magazzino nella zona portuale di Londra.
Sherlock è riuscito ad ottenerlo troppo facilmente, John ha provato a farlo presente, ma Sherlock ha liquidato i suoi timori con una scrollata di spalle.
John è ancora uno storpio appoggiato al suo bastone quando fa il suo ingresso  al seguito di Sherlock. Come nei migliori film, Moran è sotto l’unica luce e sorride affilato alla loro volta.
John ricorda la sua corporatura da taglialegna su di lui con quella spranga di ferro in mano e automaticamente stringe la presa al pomolo del bastone.
-Sherlock Holmes, sapevo che saresti arrivato a salvare la donzella in pericolo.-
-Tira fuori la bambina dalla cassa.-
John solleva le sopracciglia sorpreso e Moran sposta il coperchio di una cassa di legno a cui era appoggiato con una mano e tira fuori Shirley. È immobile, inerme con una bambola e  ha ancora indosso il pigiamino con il quale è stata rapita dal suo letto .
John non riesce a trattenere un ringhio di rabbia mentre Moran si  mette la bambina a sedere su un braccio facendola appoggiare la testa sulla sua spalla. Non è violento  nel manovrarla, ma John prova lo stesso il desiderio di strappargli gli occhi e farglieli ingoiare.
-Non ti preoccupare dottore, sta solo dormendo.-
-Che cosa vuoi?- s’intromette Sherlock prima che John possa vomitare ogni insulto presente nel suo vocabolario.
-Te .-

-Devi uccidere tuo fratello Mycroft.-
Sherlock arriccia gli angoli delle labbra -E poi suicidarmi immagino.-
-O ucciderò la bambina.-
-È per portare a termine il piano di Moriarty? È per quello che lo fai, giusto?-
Moran è impassibile di fronte a Sherlock.
-È sempre stato Mycroft il suo obbiettivo, io ero solo un passatempo lungo la strada.-
Le labbra di Moran si tendono in un sorriso - Più un fastidio direi.-
Non è solo uno scagnozzo, pensa John, Non è solo uno scagnozzo.
-Ora però è morto, perché segui ancora i suoi piani?-
-Hai visto anche me morire Sherlock Holmes, cosa ti dice che lui non sia ancora vivo?-
-Perché sono tre anni che lo cerco e non si è ancora fatto trovare per continuare il nostro gioco.-
-È finito il tempo dei giochi mister Holmes.-
Sherlock si avvicina a grandi passi e John vorrebbe urlargli che non può fare così con sua figlia fra le braccia di un assassino, ma non riesce a spiccicare parola -Io direi proprio di no.-
Moran non ha il tempo di ribattere. Sgrana gli occhi mentre sobbalza  e cade in ginocchio. Dall’ombra alle sue spalle, spunta Mary armata  e con lo sguardo di una tigre a cui hanno appena rubato il cucciolo.
-Ubludok!*- urla.

Moran si gira a guardarla da sopra una spalla mentre Sherlock si china a raccogliere Shirley da terra e si tira indietro con lei.
 Moran non sembra sorpreso di vedere che è Mary la persona che gli ha appena sparato e John ha la prova che si conoscono davvero -Non fare la santarellina Andrea*. Tu hai fatto molto di peggio nella tua vita che rapire una bambina dal proprio letto.-

-Ot'ebis'*!- ringhia Mary serrando la mascella .
-Uccidimi pure Andrea, non sei migliore di me . Tu non sei la moglie devota del dottore, sei solo una suka* che mi sono scopato non so quante volte e che ha ucciso assieme…-
Mary spara per zittirlo e poi non riesce più a smettere.
Testa, spalle,  petto e poi di nuovo la testa. Lo riduce letteralmente ad un colabrodo e sta ancora premendo istericamente il dito sul grilletto quando John le afferra la mano al polso e le toglie la pistola .
Mary lo guarda costernata, prima di andare a raccogliere Shirley dalle braccia di Sherlock.
John la guarda baciare le guancie della loro bambina, accarezzare i suoi bei riccioli biondi arricciata su di lei.
-L’hai avvisata tu che saremmo venuti qui?-
-No, ma mi sono accorto che ci stava seguendo da quando siamo usciti di casa.-

Sherlock osserva la macchina che lo attende alle sue spalle per poi tornare a John.
-Direi che è ora di andare.-
John annuisce mentre Shirley, accanto a lui, lo saluta aprendo e chiudendo un pugnetto. Per un momento si era illuso, che tutto sarebbe tornato come prima, ma il passato non torna mai indietro.
Sherlock allunga una mano verso la bambina e John sente lo stupore montare mentre lo guarda toccare incerto i capelli di sua figlia.
-È la prima carezza che fai a qualcuno?-
Sherlock non conferma, ma neanche smentisce.
-Sono contento che tu l’abbia fatto a mia figlia.-
-Anchio.-

Il giorno dopo John trova nella cassetta delle lettere del 221b i documenti necessari per ottenere il divorzio e un biglietto:

“Sei l’uomo migliore che ho mai incontrato, amarti è stato inevitabile.
Andrea.”

John sente il cuore accartocciarsi mentre osserva per l’ultima volta il nome di Mary accanto al suo. Chiude nella busta la richiesta di divorzio e esce dalla sua  camera da letto.
-Sherlock?-
Sherlock è sul pianerottolo, di fronte alla porta aperta dell’appartamento.
-Che succede?-
John è fermo a metà rampa di scale con la busta con i documenti del divorzio in mano e Sherlock lo fissa come se fosse un apparizione.
-Vorrei tornare a stare qui.-
John solleva entrambe le sopracciglia.
-Posso?-
John lascia cadere la busta, la calpesta scendendo gli ultimi gradini. Sherlock lo guarda, per una volta, anzi per la prima volta, confuso mentre John lo afferra per il cappotto e lo spinge in casa. Chiude la porta con un colpo di tacco e Sherlock sussurra un -Cos…?- prima che John si alzi sulle punte e prema le labbra contro le sue.
John ricorda di  non essere mai stato baciato con tanto entusiasmo. Si ritrova subito senza fiato, mentre Sherlock gli tiene ferma la testa con le mani.
John afferra il viso di Sherlock ricopiando la stretta del detective e deve fare forza per allontanarsi e riprendere aria. Sherlock lo segue per qualche centimetro prima di incontrare il suo sguardo e bloccarsi -Puoi restare, basta che non insegni a mia figlia qualcosa di strano o di macabro.-

 

-Che diavolo stai facendo?-
Shirley ha le manine chiuse attorno a quello che sembra proprio uno scheletro di pipistrello mentre Sherlock lavora al bancone accanto a lei.
-L’ha voluto vedere.-
-Non potevi allungarle la sua bambola?-
-È un concetto maschilista costringere una bambina a giocare per forza con le bambole.-
-Dada guarda!- cinguetta Shirley agitando il suo nuovo amico
-Sì, ma … Non puoi farla giocare con uno scheletro di un topo volante!-
-Veramente i pipistrelli non sono…-
-SHERLOCK!-

-Che diavolo state facendo?-
-Io penso.-
-E lei?-
Sherlock guarda la bambina che, come lui, ha le gambe sulla seduta del cuscino e la schiena poggiata a terra - Anche,credo.- risponde dopo qualche secondo - Dovresti provare, questa posizione fa affluire tutto il sangue al cervello e … John?-
John si è chiuso la porta alle spalle con un tonfo lasciandolo solo con Shirley.
-A cosa stai pensando?- chiede alla bambina.
-Volio* un cioccolatino.-
Sherlock raddrizza la testa - Anch’io.-

-Allora come va?-
John non sa cosa rispondere e Molly arrotonda le sopracciglia perplessa -Cosa?- gli chiede.
John si chiude nelle spalle mentre mescola meditabondo il suo caffè -Non pensavo…-
Molly arriccia gli angoli delle labbra da dietro la tazza che stringe fra le mani - Che cosa?- gli chiede.
-Che la felicità comprendesse scheletri di pipistrello, divani usati in maniera poco corretta e regali di compleanno provenienti da scene del crimine.-
Molly ride forte -La felicità è strana.-
John annuisce -Davvero.-


-John…Cosa ti ha regalato Sherlock da una scena del crimine?-




 

Non amo per nulla Mary, ma cerco sempre di essere obbiettiva con lei.
Se vi va, fatemi sapere che ve ne pare di questa  storiella.
 Ino chan.

NOTE E DISCLAMERS

*russo_bastardo.
*vero nome di Mary nel mio headcannon
*russo_fottiti
*russo_ puttana
*volutamente scritto sbagliato per imitare il linguaggio dei bambini.

 

 



 

   
 
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