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Autore: miatersicore23    04/09/2014    4 recensioni
Alternative Universe/ Tutti umani.
Damon ed Elena si conoscono da una vita. Sono cresciuti insieme, si sono amati e si sono fidanzati. Poi, come molte storie, tutto finisce, ma a sei mesi dalla loro rottura, un incidente cambierà completamente le loro vite.
Dal secondo capitolo:
Elena. Collego quel nome alla frase “è caduta tra le scale” e mi preoccupo terribilmente. Spintono circa una decina di ragazzi per ritrovarmi in prima fila nel semicerchio che circonda la fine della scale e che circonda il corpo privo di sensi di Elena. Caroline è accucciata e le accarezza preoccupata il volto. Dietro di lei, mio fratello è al telefono per chiamare il pronto soccorso.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline Forbes, Damon Salvatore, Elena Gilbert, Isobel Flemming, Vicki Donovan | Coppie: Damon/Elena
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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 Immagine di M Ɩ ƝЄ Ɠяαρħłc



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La fine di Damon ed Elena

 

Assaporo lentamente il sapore della cioccolata calda. Sono al caldo, tra le coperte di lana del mio letto con l’influenza. Il meglio di essere malata? Avere le persone che mi amano prendersi cura di me. Specialmente una persona. Starnutisco un’altra volta e impreco la persona che ha inventato il raffreddore. Basta, sono stanca! Voglio dormire.

Metto la tazza sul comodino accanto la mia parte del letto e mi stendo sotterrandomi sotto le coperte e il piumone. Chiudo gli occhi, ma appena due secondi dopo (o forse non sono due secondi, ma la stanchezza fa brutti scherzi) una dolce voce mi risveglia.

-Amore… ehi… amore svegliati.

Quando apro gli occhi, incontro quelli azzurri di Damon che mi osservano dolcemente. Eccolo qui, il mio angelo custode.

-Mmh. Lasciami dormire.

Lo invito ad andarsene. Invece lui, fregandosene del possibile contagio, si abbassa per abbracciami e mi bacia delicatamente sulle labbra. Sanno di cioccolata! Ah no, forse è il sapore della bevanda che mi è rimasto in bocca. Sarà l’influenza, ma lo stordimento mi ha fatto quasi completamente dimenticare il sapore delle sue labbra. Ragion per cui avvolgo le braccia attorno al suo collo e cerco di approfondire il bacio, ma lui mi impedisce di proseguire, staccandosi di poco.

-Tua madre è qui.

Mi avvisa e questo mi convince ad allontanarmi totalmente da lui. So bene quanto mia madre, Isobel, non approvi a pieno la mia relazione con Damon, ma ormai ci ha fatto l’abitudine e adesso, per fortuna, lei e il mio ragazzo non si azzannano a vicenda come una volta, ma questo non mi è mai importato. Damon mi è sempre piaciuto, fin dai tempi del liceo, e quando finalmente il giorno del suo diploma, mi sono dichiarata a lui, mi soprese il fatto di essere ricambiata. Io e Damon eravamo amici, prima. Buoni amici. Poi ci siamo messi insieme e posso dire di essere felice ormai da anni. Soprattutto da quando ci siamo trasferiti da Oakland a Berkeley per frequentare il college.

-Gesù!

-No, ho detto tua madre non Gesù.

No, non capisce. Ogni volta che da piccola mi sono ammalata, mia madre è stata sempre lì. Ma proprio sempre. Giorno e notte accanto al mio letto a chiedermi continuamente come sto, che sintomi ho, che cosa ho fatto per ammalarmi così. La mia cara, vecchia e assillante mamma. Non che la detesti, intendiamoci, ma a volte la vorrei meno affettuosa. Lei è così affettuosa che non appena ha saputo della mia influenza ha abbandonato il suo appartamento a Oakland per venire qui da me. È disposta a sopportare Damon per un paio di giorni pur per accertarsi che io guarisca completamente. Forse questo comportamento è dovuto specialmente dalla morte di mio padre. Ucciso durante una rapina al supermercato proprio mentre era andato a fare la spesa. Non a caso Oakland è al quinto posto tra le città degli Stati Uniti con il più alto tasso di criminalità. Ero piccola. Avrò avuto sì e no cinque anni.

-Sta salendo?

-Tra poco. Ha deciso di prepararti prima la sua zuppa speciale.

-No, la zuppa speciale no!

-Sì, la zuppa speciale, sì.

Mi dice ammiccante. Lui sa quanto sia orribile quella zuppa con… non so nemmeno che cosa, non me lo ha mai voluto dire.

Perdo qualsiasi contatto con la realtà e qualsiasi preoccupazione per la zuppa disgustosa e puzzolente di mia madre, non appena Damon ritorna a baciarmi, facendomi aderire completamente al nostro letto. Dio, come lo amo. Lo amo, lo amo, lo amo.

Già io amo ancora Damon. Dovrei dire lo amavo, ma è più forte di me. Non l’ho dimenticato.

-Elena mi stai ascoltando?

I miei pensieri vengono interrotti dalla voce di Caroline. Purtroppo il ricordo di quando io e Damon stavamo insieme mi è venuto in mente non appena ho ordinato la cioccolata calda nel bar universitario. E bene sì, io e Damon ci siamo lasciati circa sei mesi fa. Non voglio approfondire il motivo della nostra rottura, dico soltanto che qualcosa negli ultimi mesi non è andata per il verso giusto. Anzi, è andata per il verso opposto. Il punto è che Damon mi manca terribilmente. Mi manca tanto e non passa giorno senza che io non riesca a smettere di pensare a lui.

-Scusa.

-Ti prego, dimmi che non stavi pensando a lui. – Abbasso lo sguardo colpevole. – Elena sono passati sei mesi e lui ha voltato pagina. Tu invece sei ancora rimasta a quel giorno, quando se ne è andato da casa tua…

-Casa nostra. – La correggo. – Era casa nostra. L’abbiamo comprata insieme quando ho finito il liceo.

-Sì, ma adesso lui non c’è più e si anche messo con un’altra, per giunta.

-Devi per forza ricordarmelo?

Purtroppo due mesi dopo la nostra rottura, Damon è stato avvistato passeggiare nei pressi della facoltà di legge dell’università di Berkeley con Vicki Donovan. Proprio lei? È reputata una sciacquetta da tutte le ragazze e una bomba del senso da tutti i ragazzi. Praticamente nel suo letto sono passati così tanti maschi da poter formare un torneo di football. Eppure dopo Damon, sembra non esserci stato nessun altro. Solo lui. Lui che era mio e di nessun’altra. Lui che diceva di amarmi e alla fine mi ha lasciata da sola.

Lupus in fabula! Proprio adesso che abbiamo tirato fuori l’argomento più delicato al mondo, i due piccioncini entrano nel bar per ordinare da bere. Io abbasso lo sguardo con la speranza che lui non noti la mia presenza. Ci siamo parlati raramente in questi ultimi tempi e questo grazie anche alla sua nuova possessiva fidanzata che non lo lascia mai andare e quando ci sono io in giro le cose non migliorano.

Non resisto più. Alzo lo sguardo e per un attimo quando mi scontro con le sue iridi azzurrine mi sento mancare l’aria. Poi tutto cambia. Inizio a sentirmi a casa. I suoi occhi sono sempre stati la mia casa.

Vorrei corrergli tra le braccia e baciarlo. Vorrei esplodere. Vorrei dirgli che mi è mancato per poi piangere. Vorrei sentire la sua voce che mi tranquillizza. Ma non funziona così la vita. Lui mi ha già dimenticata. Io no. Io non so come andrò avanti. Non so nemmeno se riuscirò ad avere un altro ragazzo. Per adesso sono bloccata in un limbo, in una zona che non mi permette di andare avanti.

Il nostro contatto visivo cessa non appena Vicki nota la mia presenza. Prende a forza il bavero della giacca del suo ragazzo e lo bacia davanti a tutti. Stronza.

-Vieni, andiamo via da qui. – Caroline mi distrae. – Stefan ci aspetta.

Già Stefan. Chi è Stefan? Stefan è il ragazzo di Caroline. Stefan è il mio migliore amico. Stefan è il fratello di Damon. Stefan è uno delle persone più importanti della mia vita e mi è stato molto vicino quando io e Damon ci siamo lasciati. Stefan è dolcissimo. Forse sarebbe stato meglio se al liceo mi fossi messa con lui.

Usciamo da quel maledettissimo bar e ci dirigiamo verso i dormitori. Stefan studia psicologia e ce lo vedo come psicologo. Oh no, di certo non ce lo vedo come fa Caroline, che essendo la sua ragazza, ha l’autorizzazione di sognare di entrare all’improvviso nel suo studio e di farlo sdraiare sul lettino, strappandogli la camicia e… be’, insomma, ci siamo capiti. Stefan è uno di quelli che capisce le persone al volo. È empatico e se qualcuno ha un problema, fa di tutto per aiutarli. Ha aderito anche alla campagna di Caroline “salviamo il Delena” (così ha sempre chiamato me e Damon la mia amica bionda) per farci rimettere insieme, appena dopo la nostra rottura. Stefan è speciale e io gli voglio bene.

-Elena aspetta!

Sento la sua voce dietro di me e mi blocco. Forse farei meglio a dire che mi congelo. Lui si porta di fronte a me e mi guarda imbarazzato.

-Scusami, per il comportamento di Vicki. Io non volevo.

-Lascia perdere. Quello che fai tu non mi riguarda più.

Faccio per andarmene, ma lui mi blocca con le mani sulle spalle. Rabbrividisco a quel contatto. Baciami, Damon. Ti prego baciami. Mi mancano le tue labbra, mi manca la tua voce. Damon fregatene di Vicki e baciami. Ti prometto che dimenticherò quello che è successo sei mesi fa, ma tu, Damon, mi manchi e sto morendo un po’ alla volta, lontana da te.

-No, ascolta invece. Tu ed io adesso non stiamo più insieme, questo è vero, ma lo siamo stati e per tanti, tantissimi anni, quindi non è giusto. Ho chiesto a Vicki di non farlo mai più. Mi dispiace.

-Hai finito?

-Sì.

-Bene. Allora ciao.

Lo lascio andare. Sono furiosa perché l’unico modo per farsi perdonare sarebbe ritornare da me. Lui ha sbagliato, ma io non lo volevo mandare via. Io non lo volevo lasciare. Ha fatto tutto da solo e ha decisamente sbagliato.
Ignoro i suoi richiami e raggiungo Caroline che si è fermata qualche metro più avanti a me.

Quando arriviamo da Stefan decidiamo di prepararci per la festa di stasera. È una di quelle solite feste date dalle confraternite. Io in realtà non sarei dell’umore adatto per una festa, ma Caroline mi ci ha costretto.

Scendiamo le scale dell’appartamento di Stefan e Caroline. Io indosso un vestito corto e nero con una fantasia astratta bianca e appena sopra la vita un fiocco di raso nero, abbinato ad un paio di scarpe con il tacco bianche e munite ovviamente di cinturino e dei pendenti brillanti messi in risalto da un chignon basso.

Caroline indossa un abito corto e aderente color rosa perlato. Sullo scollo a cuore ci sono una serie di brillanti che mette in risalto il decolté e la gonna è a tulipano. Le scarpe sono dei semplici sandali con il tacco argentati mentre i capelli sono una luminosa chioma bionda e ondulata lasciata sciolta e libera.

Stefan ci aspetta ai piedi della rampa e devo ammettere di essere soddisfatta quasi quanto Caroline del risultato e dalla reazione ottenuti.

La festa è anonima, è come tutte le altre festa. C’è chi si diverte, c’è chi balla e beve, c’è balla, beve e si spoglia senza inibizioni e c’è chi, come me, rimane seduto sui divanetti ad osservare la gente intorno a me a fare compagnia alle coppiette che si sono sedute per sbaciucchiarsi. Per non parlare del fatto che alla festa si sono presentati Damon e Vicki. Per fortuna lui non si è accorto di me e sono spariti quasi subito al piano superiore a fare quello che facevo io con lui un tempo. Soltanto che io davvero non riesco ad immaginarlo con un’altra ragazza. Non riesco ad immaginare i suoi occhi che guardano incantati il corpo nudo di Vicki. Non riesco ad immaginare la sua bocca che dice “ti amo” a lei. È più forte di me. Non riesco a smettere di pensare a lui. Ho avuto anche l’impulso di correre al piano superiore e interromperli. Perché non sono rimasti a casa loro se sono venuti per fare sesso?

Uno strano impulso mi spinge verso le scale, ma non appena la smetto di percorrerle, si riaccende il lume della ragione e opto per correre in bagno e schiarirmi le idee.

Non appena chiudo la porta, i suoni si fanno tutti più ovattati e già mi sento meglio. Mi appoggio sul lavandino di granito, ma non basta per sorreggermi. Decido di sedermi a terra e l’istinto mi dice di comportarmi da bambina, rannicchiandomi e chiudendomi completamente in me stessa. Avevo ragione, non dovevo venire. O forse no, non cambierà mai la situazione in cui mi trovo. In ogni luogo io penserò sempre e costantemente a Damon Salvatore. È così. E do ragione a Caroline quando mi ha praticamente tirato uno schiaffo quando è entrata in casa mia di mattina presto e mi ha vista addormentata, avvolta in una felpa verde scuro della Berkeley che un tempo apparteneva a Damon. L’avevo fatto solo per sentirlo più vicino.

-Devi dimenticarlo, Elena. Ormai lui se ne è andato.

Mi aveva detto in quel periodo e continua a ripetermelo anche adesso, perché davvero non riesco a dimenticarmelo. Sento freddo, ma non credo che sia il marmo del pavimento. Mi rialzo in piedi e mi guardo allo specchio. Non sono l’Elena di un tempo. L’Elena di più di sei mesi fa sorrideva davanti ad uno specchio e si sentiva bellissima. Quell’Elena sorrideva quando da dietro sbucava il suo ragazzo e la faceva voltare per baciarla e a volte la trascina sul letto per fare l’amore. Quella era l’Elena che apparteneva a Damon. Adesso di fronte a me c’è soltanto un corpo che tenta di vivere al meglio, ma Damon non lo sapeva. Damon non sapeva che la mia anima si era legata alla sua nel corso di questi ultimi anni. Così quando se ne è andato via, me l’ha strappata lasciandola a metà. Lui non se ne è reso conto, ma io ho sentito il rumore. Come un foglio strappato in due.

Dopo un buon quarto d’ora esco dal bagno e con chi sbatto? Proprio contro Vicki. Damon non è nei paraggi. Meglio così.

-Scusami. Io non volevo.

-Di che cosa volevi scusarti? Del fatto che mi sei venuta incontro adesso o dell’aver fatto gli occhi dolci stamattina al mio ragazzo?

Mi chiede quasi rabbiosa.

-Io non ho fatto gli occhi dolci a…

-Senti, Elena. So benissimo che tu e Damon avete avuto una storia molto importante, ma adesso lui sta con me e io so benissimo quello che ho visto.

Io, davvero, non avevo intenzione di fare gli occhi dolci a Damon. Al massimo sono stati occhi che imploravano. Ma chi è Vicki per dirmi cosa devo o non devo fare?

-Va bene. Non ti nasconderò di essere ancora innamorata di lui, ma non ho intenzione di rovinare quello che avete voi. Qualunque cosa sia. Non sono una che rovina le coppie.

-A me non sembra. Stamattina ci stavi riuscendo.

-A fare cosa?

-Davvero non hai visto come ti guardava? Sappi che non ti permetterò di portarmelo via.

Come mi guardava Damon? Possibile che non mi abbia nemmeno lui dimenticato? Non voglio illudermi di ciò che lei mi sta dicendo, soprattutto perché lei è un tipo molto possessivo e chi è possessivo tende ad essere paranoico. Quindi Vicki può anche essersi inventata tutto. Mi giro verso le scale, ignorandola completamente. Non voglio sentire storie e sinceramente sono così stanca psicologicamente che non ho la forza per ascoltarla.

Ma appena sfioro il primo gradino, sento un paio di mani spingermi. Tento di aggrapparmi alla ringhiera, ma i tacchi mi fanno perdere completamente l’equilibrio (sento uno di essi spezzarsi). Rotolo un paio di volte finché non raggiungo il pavimento in parquet. Sbatto la testa.

Un dolore lancinante. Poi… più niente.




Note finali:
Salve a tutti. Questa è la mia nuova storia sul Delena. È programmata per essere una long, ma non si sa mai. Potrei perdere improvvisamente la vena inspiratoria e farla lunga meno di dieci capitoli. Chi lo sa, si vedrà in futuro. Quindi con la conclusione della mia precedente storia, Inspiegabilmente sei tu (manca solo l’epilogo!), inauguro quest’altra con la speranza che anch’essa sia buona.
Attendo con ansia le vostre recensioni. E intanto vorrei ringraziare
M Ɩ ƝЄ Ɠяαρħłc per aver creato l’immagine.

A presto,
Mia.

P.s. questo primo capitolo è più un prologo, infatti è anche un po’ cortino…
 




 
   
 
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