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Autore: RubyTuesday    04/09/2014    0 recensioni
Dal cap. 2
Perfetto, ora il quadro inizia a delinearsi sempre meglio, vero?
Vediamo, a questo punto di me sapete che sono un’infermiera, avrete immaginato che sono più o meno sulla trentina, che ho subito un grave lutto, che sono suppergiù depressa e adesso sapete anche che soffro di disordini alimentari. Ah, e che sono sola come un cane, ovvio.
Patetica? Abbastanza.
Ma non ho iniziato questo racconto con il puro scopo di lamentarmi, giuro.
Ho davvero una storia da raccontarvi, tra poco avrà inizio, promesso.
È che sto cercando di rimettere insieme tutti i pezzi, ma si sta rivelando più faticoso del previsto. Evidentemente il casino che negli ultimi anni ho accantonato e cercato di dimenticare è più restio di quanto pensassi a farsi collocare in un ordine prestabilito.
Ma cominciamo, e questa volta sul serio.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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PREMESSA
 
Dopo anni mi trovo a scrivere di questa storia, come se fosse cominciato tutto ieri e non secoli fa come in realtà è successo.
Scrivo senza nemmeno controllare a video i caratteri che compongono le mie veloci mani, per il timore di, leggendo in diretta le parole che scaturiscono rapide dalla mia testa, rendere vani gli sforzi che sto compiendo per tirare fuori i pensieri e tramutarli in vocaboli e punteggiatura, dotati di senso e filo logico.
 
Ma, andiamo in ordine.
 
Fu uno psicologo, anni fa, a consigliarmi di iniziare a scrivere. Non che io sia in analisi, sia ben chiaro. Non ci sono mai andata, anche se decisamente, in determinati momenti della mia vita, mi avrebbe fatto bene. In fondo, non mi sono mai piaciuti gli psicologi; ma a me non piace quasi nessuno.
Il fatto è che sono giunta ormai ad un punto in cui, l’unico modo per chiarire determinati avvenimenti e sviluppi, è quello di metterli nero su bianco.
E comunque, questa cosa dello scrivere, mi fu consigliata almeno dieci anni fa, forse di più. Quando ancora non conoscevo lui. E nemmeno quell’altro.
Mi disse, questo psicologo da cui mi avevano spedito i miei per un colloquio, che scrivere, recitare, danzare, erano forme di espressione che mi avrebbero aiutata a tirare fuori le mie emozioni e bla bla bla. Beh, dallo psicologo ci andai altre due volte e poi basta. In compenso cominciai a recitare. E mi divertii anche tanto.
A scrivere comincio ora, quasi quindici anni dopo e con una vita di avvenimenti in mezzo. Danzare me lo riservo per la vecchiaia.
 
Questa storia, la mia storia, parlerà di quando non ero felice, e poi invece si.
Che poi non so nemmeno se ora sono felice. E forse non è nemmeno giusto dire che prima non lo fossi. Insomma, anche prima mi è capitato di essere felice, ne sono sicura. Fatico a ricordare il come e il perché, ma di sicuro lo sono stata ogni tanto, felice intendo. Che poi, prima dell’accaduto ero davvero felice, o, almeno voglio ricordarmi così.
Ecco, forse sarebbe più corretto dire che questa storia parlerà di quando ero inqueta, e adesso no. Oddio, non è giusto nemmeno dire che ora non sono più inquieta.
O forse, sarebbe ancor meglio cominciare senza ingannarmi ed ingannarvi con inutili premesse e promesse che tanto so già che non manterrò.
 
  
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