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Autore: Evil_Queen2291    04/09/2014    5 recensioni
Swan Queen Week! Tema: Siero della verità. Traduzione dall'originale di Alaska829Snow
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Henry Mills, Regina Mills
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Swan Queen Week Estate 2014'
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Nota: Questa storia è una traduzione, pubblicata con il consenso dell'autrice, Alaska829Snow. 
Per chi volesse leggere i suoi lavori in originale: 
https://www.fanfiction.net/u/4441703/Alaska829Snow
Thank you, Alaska, for your amazing stories ;) 


Henry è un impiccione. Lo era sempre stato e probabilmente sarebbe rimasto tale per tutto il resto della sua vita. E questa è la ragione per cui non può accettare l’idea che le sue mamme, che finalmente avevano cominciato a piacersi a vicenda, siano arrivate a non parlarsi per qualche stupida e ridicola ragione che non aveva nessun senso, se solo qualcuno si fosse fermato a pensarci con attenzione.
 
“Questa è una stronzata!” Urla, non riuscendo a trattenersi dallo scaricare la sua rabbia verso sua madre. Il litigio in corso era partito quando lo aveva informato che non avrebbe voluto mangiare da Granny semplicemente perché Emma avrebbe potuto essere lì.
 
Razionalmente parlando, Henry sapeva che tutta questa situazione non era colpa di sua madre. Ma lei neppure stava aiutando. Ed è talmente stufo della situazione che non può sopportarla un istante in più.
 
“Henry Mills,” Regina lo rimprovera nel momento stesso in cui le parole gli escono dalla bocca. “Questo è più che troppo. E sicuramente non è il modo di parlare a tua madre. Non ti ho cresciuto per sentirti parlare in modo così scurrile. Non ho idea di cosa tu abbia imparato a New York, ma non ho intenzione di permetterlo in questa casa. Sono stata chiara?”
 
“No, Mamma, sono io che non capisco te”, ribatte con autentica frustrazione. “Perché io ero proprio lì quando hai preso Emma per mano e le hai letteralmente detto che le avresti dato un lieto fine e che ti fidavi del fatto che sarebbe stata in grado di prendersi cura per quello che allora pensavi fosse per sempre.”
 
“Il mio estremo disprezzo per la signorina Swan non ha nulla a che vedere con le sue capacità di essere un genitore. Il fatto che nella maggior parte delle situazioni sia una totale idiota non le impedisce di esser in qualche modo una madre decente. E se ti ricordi, non avevo molte altre alternative in quel momento. Non potevo permetterti di subire la maledizione di Pan. Ti voglio bene, Henry. Ti voglio bene più di qualsiasi altra cosa”
 
“No, no no,” Henry protesta. Perché lei sta cambiando argomento e cerca di distrarlo dicendogli quanto gli vuol bene e lui non ha intenzione di permetterle di cavarsela così. “Lo so – ma questo non significa – comunque tu non eri obbligata…”
 
Non ha idea di come tradurre in parole quello che sente. Ma prova qualcosa che non può semplicemente ignorare.
 
Ha capito che sua madre doveva mandarlo via con Emma per salvarli. Ma sa che, da qualche parte, nel profondo, c’era dell’altro. Aveva visto l’espressione negli occhi di entrambe – le lacrime e la fiducia inespressa. Sa che le sue madri sono importanti l’una per l’altra.
 
Per questo non aveva intenzione di starsene lì seduto a guardarle tornare a come si comportavano prima della maledizione. Perché Henry è un impiccione. E magari ha anche ereditato l’intuito viscerale di Emma – ed in quel momento quell’intuito gli sta dicendo che in questa storia c’è molto più di quel che sembra.
 
“C’è qualcos’altro sotto ed il fatto che non ti fidi abbastanza di me per dirmelo…” vorrebbe aggiungere è seriamente una fottuta stronzata ma ha la sensazione che non sarebbe stato preso bene “…fa schifo, ok? Dopo tutto quello che tu ed Emma avete passato… dopo tutto quello che noi tre abbiamo passato… Avevo pensato che le cose sarebbero state diverse ora che si è calmato tutto.”
 
“Sei arrabbiato con me” ipotizza Regina, mentre la sua voce si ammorbidisce. E lui si sente un po’ in colpa per quanto appaia turbata – ma alla fine lo stava facendo per il suo bene. Perché l’amicizia stessa con Emma è per il suo bene, anche se sua madre ancora non lo sa.
 
“Sono arrabbiato perché non credo neppure lontanamente che tutto questo abbia a che vedere con Robin o Marian.”
 
“Con cosa credi che abbia a che vedere allora?”
 
“Non lo so,” Henry ammette. “Ma sono il figlio delle due donne più potenti al mondo. Il che significa che sono abbastanza intelligente per riuscire a capirlo in qualche modo, anche se tu non vuoi.”
 
“Henry – “
 
E più gli parla, più si arrabbia. Perché sua madre sa che lui odia le bugie più di qualsiasi altra cosa ed ora gli sta palesemente mentendo un’altra volta.
 
“Non hai ancora capito che riesco comunque a capire quel che voglio anche se cerchi di impedirmelo?”
 
Questo è troppo; lo sa nel momento stesso in cui lo dice. Ma è troppo tardi. Lo ha già detto e non po’ rimangiarselo. Così gira i tacchi e marcia fuori dalla cucina e fuori dalla porta principale.
 
 
 
“C’è qualcosa che non va con lei” Henry dice ad Emma a cena da Granny. Come al solito, sua madre vien presto fuori come argomento di conversazione.
 
“Ha avuto il cuore spezzato, ragazzino” gli risponde Emma, mentre morde il suo hamburger. “Ed il cuore spezzato fa davvero schifo…lo capirai un giorno. Se ha bisogno di sfogarsi su di me per un po’, a me sta bene. È il minimo che possa fare, davvero.”
 
“No,” ribatte Henry, perché lei non sta cogliendo il punto della situazione. Nessuno sta cogliendo il punto della situazione. “Ascoltami, Robin neppure le piaceva più di tanto.”
 
“Sei sicuro? Sai, il fatto che abbia smesso di parlarmi completamente sembra suggerire che fosse piuttosto coinvolta in quella relazione…”
 
Henry non capisce come sia possibile che solo lui si sia accorto della cosa ed è terribilmente frustrante. Forse lui è l’unico che conosce sua madre abbastanza bene per capire le espressioni sul suo viso o per riuscire a vedere attraverso le maschere che indossa. Di solito anche Emma riesce a farlo. E questa per questa ragione che non capisce come mai questa volta sia così diverso.
 
“Neppure si piacevano quando erano nella Foresta Incantata. E poi, all’improvviso, stanno insieme per qualche giorno ed ora lei si comporta come se tutto il suo mondo sia caduto a pezzi perché lui è stato ricongiunto con sua moglie quasi-morta? Non puoi crederci sul serio.”
 
“Henry – Non so che dirti,” Emma sospira. È evidente che vuol cambiare argomento ma lui non ha intenzione di permetterlo. “Non sono affari miei, davvero.”
 
“Si, Ma, sono affari tuoi.”
 
“Perché?”
 
“Perché so che lei ti sta a cuore,” Henry ribatte ed è felice quando Emma annuisce. “Questo significa che ti deve star a cuore anche il fatto che ci sia qualcosa che non va in lei. E devi sapere che dobbiamo andare al fondo di questa cosa, quale che sia.”
 
“Sento che sta venendo fuori una ‘operazione’, ma questa è davvero troppo pericolosa,” lo avvisa Emma. “Questo non è il momento giusto per metterci ad incasinare tua madre o i suoi sentimenti. Davvero, non è il caso.”
 
“Quindi non hai intenzione di aiutarmi a capire perché è arrabbiata con te?”
 
“So già perché è arrabbiata con me”
 
“No, non lo sai. E le cose andavano molto meglio quando vuoi due andavate d’accordo.”
 
“Già, lo so,” Emma si acciglia e lui percepisce una genuina e sincera tristezza nella sua voce. “Andavano meglio per davvero.”
 
Ed eccola di nuovo lì, Henry pensa, quell’incessante sensazione nello stomaco.
 
“Il problema è questo, ragazzino: se Regina non ci sta dicendo la verità su quello che prova, non possiamo forzarla a fare diversamente.”
 
Questo, Henry considera, è tecnicamente vero.
 
Ma non è detto, perché quella è Storybrooke. Ed è piuttosto sicuro che, con un po’ di magia, possa costringere sua madre a fare diversamente.
 
Ed anche se Emma gli ha appena detto di lasciar le cose come stanno, ha già deciso di fare l’esatto opposto.
 
 
 
È un po’ triste quanto velocemente Gold gli abbia dato l’incantesimo. E lo è ancora di più il fatto che l’Oscuro gli abbia chiesto davvero poco riguardo le sue intenzioni. Gli basta mormorare qualcosa riguardo al fatto che serva ad Emma come Sceriffo per una indagine super importante. Henry probabilmente non dovrebbe usare la carta mia mamma è la Salvatrice così spesso. Ma non ha il tempo di pensare anche a questo mentre è nel bel mezzo di una questione di così vitale importanza.
 
Torna a Mifflin Street, entra in casa e velocemente si fa strada in cucina. Prepara una tazza del thè preferito di sua madre ed aggiunge un po’ di latte e zucchero, esattamente come piace a lei. L’ultima cosa che aggiunge – il siero della verità – è completamente trasparente e, presumibilmente, insapore. Secondo Gold, l’incantesimo ha bisogno di circa sei ore per avere effetto, quindi Henry sa che deve farglielo bere quella sera.
 
“Mamma?” Finge di cercarla per casa, ma sa già dov’è: indubbiamente seduta nello studio, accanto al camino. È sempre lì che va quando vuole star da sola e pensare. O piangere.
 
“Sei tornato” commenta silenziosamente, mentre lui entra nella stanza.
 
“Ovvio che son tornato. Vivo qui.”
 
“Quando ti aggrada.”
 
È una frecciata relativamente piccola e probabilmente meritata per il fatto di aver tirato in ballo la maledizione prima. È davvero difficile non accovacciarsi accanto a lei e dirle quanto le vuole bene e che tutto quello che sta facendo le renderà la vita migliore. Sa che deve concentrarsi e non farsi distrarre dal bisogno di abbracciarla.
 
“Mi spiace di aver esagerato,” le dice mentre si avvicina al divano. “È solo… Sento tutte queste storie su come tu ed Emma abbiate lavorato insieme nell’Isola Che Non C’È ed io non ho avuto la possibilità di vederlo. Poi andavate davvero d’accordo ma io non avevo i miei ricordi, quindi non ha significato molto per me. E mi piacerebbe che le cose andassero di nuovo così anche ora.”
 
“Mi dispiace, Herny” lei alza lo sguardo verso di lui, le lacrime che si rifiuta di far scorrere ben evidenti nei suoi occhi. “Piacerebbe anche a me che le cose fossero diverse. Ma alle volte – la maggior parte delle volte, a dirla tutta – la vita non va come vorremmo. “
 
È l’esatto opposto di quello che, invece, gli dicono i suoi nonni. Lui viene da una famiglia in cui un ramo si aspetta sempre il meglio, mentre l’altro ramo si aspetta quanto di peggio sia possibile. È questo che lo rende quello che lui stesso definisce un ottimista estremamente cauto e la cosa gli sembra una combinazione accettabile.
 
“Ti ho preparato del the,” le offre la tazza come delle scuse, sapendo perfettamente che avrebbe abboccato all’amo.
 
“Grazie, tesoro. Hai già mangiato?”
 
Lui l’ha ferita in passato e probabilmente la ferirà di nuovo in futuro, ma sa che gli vorrà bene sempre e si assicurerà sempre che abbia mangiato, indipendentemente da quanto sia turbata.
 
“Sì. Vado a fare i compiti e mi metto a letto.”
 
“Ok, buonanotte” lo avvicina a sé per un bacio sulla fronte. “Ti voglio bene.”
 
“Ti voglio bene anch’io”
 
Va via – ma non prima di aggiungere un’ultima cosa. “Oh, Emma ti saluta.”
 
Sua madre rabbrividisce fisicamente. Ma lui fa finta di nulla. Perché sa che risolverà la cosa una volta per tutte la mattina dopo.
 
 
 
Quando Henry si sveglia la mattina dopo, sua madre è già uscita per andare a lavoro, cosa che non aveva affatto previsto. Questo significa due cose. Uno, è decisamente ancora turbata e non vuole vederlo. Due, è in giro per Storybrook completamente impossibilitata a dire qualcosa che non sia la verità.
 
E, bene…cazzo. Il suo piano sta già andando a rotoli. Voleva parlarle a colazione, trovare il vero motivo per cui è così arrabbiata con Emma e poi usare l’antisiero che Gold gli ha dato per eliminare l’incantesimo immediatamente. Ma adesso…
 
Henry riesce a sentire il rumore dell’autobus di scuola che percorre la strada per via della finestra aperta e sa di essere in guai seri. Perché se non va a scuola, entrambe le sue madri riceverebbero una telefonata nel giro di qualche secondo (ci sono decisamente dei lati negativi nell’esser il figlio delle due donne più famigerate della città). Ma se non raggiunge sua madre IMMEDIATAMENTE chi sa cosa diavolo potrebbe succedere.
 
Ugh, mugugna. Perché deve sempre essere un tale impiccione?
 
 
 
Regina raggiunge la tavola calda di Granny come fa tutte le mattine prima di andare a lavoro. È il momento migliore per intrufolarsi nel posto più famoso di Storybrook, perché sa che lo Sceriffo è già a lavoro e lei non dovrà avere a che fare con incontri casuali non desiderati.
 
“Ciao Regina,” la saluta Archie mentre esce dal locale, tenendole la porta aperta. “Come stai oggi?”
 
“Infelice” gli risponde.
 
“Come?” È preso alla sprovvista perché è evidente che stesse solo cercando di far conversazione; non si aspettava una risposta così sincera e, onestamente, lei non aveva intenzione di dargliene una. “Perché cosa c’è che non va?”
 
Emma.
 
Regina non ha idea del perché il nome le sia sfuggito dalle labbra, anche se tecnicamente è la verità. Comincia a pensare di aver preso qualche altra pillola al posto delle sue vitamine. Tuttavia si accorge che non c’è nulla, a casa sua, più forte del Motrin.
 
“Vuoi parlarne? Sai che la mia porta è sempre aperta…”
 
“No,” gli risponde fermamente. Perché lei non vuole parlare con lui o con nessun altro di questa storia. Vuole solo che sparisca tutto.
 
Così si allontana a forza da lui ed entra nel locale. Prende velocemente posto e solleva il menù -  facendo finta di leggerne il contenuto, sebbene lo abbia imparato a memoria da tempo – sperando che basti a tener lontana qualsiasi compagnia indesiderata.
 
Ma avrebbe dovuto immaginare che la sua fortuna non glielo avrebbe permesso.
 
“Giorno!” riconosce la voce fin-troppo-allegra della sua ex-nemica senza neppure alzare gli occhi. E prima che Regina possa fare qualcosa per impedirlo, Snow si siede di fronte a lei con il bambino addormentato nelle sue braccia. Un adorabile neonato che le ricorda così tanto Henry da piccolo da farle male e scaldarle il cuore contemporaneamente.
 
“È il bambino più dannatamente adorabile che abbia mai visto, Snow.”
 
Ma che diavolo? Decisamente non aveva intenzione di dire una cosa del genere.
 
“Grazie” la donna sembra sorpresa ma non troppo da quel complimento, mentre rivolge un ampio sorriso al neonato. “Lo adoro terribilmente. È assolutamente perfetto.”
 
“Sono così felice per te.”
 
Ed è questo il momento in cui Regina sa per certo che c’è qualcosa che non va. Perché questo – la ridicola frase che ha appena pronunciato – è un pensiero che difficilmente riesce ad ammettere a se stessa e non qualcosa che potrebbe, neppure in un milione di anni o di altri universi, anche solo sognare di dire ad alta voce.
 
A pensarci bene, le sembra di non esser più in grado di controllare quello che dice.
 
“Caffè, signore?” Granny è accanto al loro tavolo, una caraffa fumante tra le mani.
 
“No, grazie,” Regina rifiuta prima di aggiungere, “Tutti bevono il tuo caffè perché non abbiamo alternative migliori in questa città, ma è davvero orribile. Il mio più grande rimpianto è non essere riuscita ad inserire uno Starbucks nella maledizione.”
 
Granny la guarda e sembra sul punto di prendere la balestra che nasconde sotto il bancone, mentre Snow si lascia sfuggire una piccola risatina, probabilmente perché potrebbe esser d’accordo con le sue brusche affermazioni.
 
“Con permesso,” Regina si alza. Perché questo non è da lei. Oddio, è da lei. Ma c’è decisamente troppo di lei davanti agli occhi di tutti. E sa che c’è di mezzo la magia. Non c’è nessun’altra spiegazione razionale. “Devo andare.”
 
 
 
Quando Emma va a prendere Henry a scuola, lui prova a dirle che ha bisogno di prender qualcosa da casa sua. Ma Emma è stanca e scorbutica ed insiste che vuole solo andare a casa e possono prendere qualsiasi cosa gli serva dopo cena.
 
Henry ha quasi il bisogno di vomitare. Perché ancora non ha sentito sua madre ed ha bisogno disperatamente di andare da lei prima che il suo piano gli si rivolti contro. Certo, sempre che non sia già successo.
 
Il Maggiolino accosta fuori dall’appartamento dei Charming ed entrambi escono dalla macchina. Ma non appena lo fanno, Henry vede sua madre correre verso di loro – e sembra un tornado in tacchi alti che è pronto a distruggere qualsiasi cosa si trovi sul suo cammino.
 
“Henry Mills!” Henry sa immediatamente lei sa e che lui è sul punto di esser nel peggior guaio della sua vita. “Che cosa mi hai fatto?”
 
“Whoa, whoa, Regina” Emma cerca di calmarla come sa far solo lei. “Che succede? Stai bene?”
 
“Ha usato la magia su di me!” le risponde freneticamente Regina. Henry non riesce a capire se sia arrabbiata o sul punto di scoppiare in lacrime per il suo tradimento, ma probabilmente si tratta di una combinazione di entrambi. “Gold mi ha detto che sei andato da lui per un incantesimo, dicendo che ne aveva bisogno Emma. Mi hai dato del siero della verità, vero? Lo hai messo nel thè ieri sera?”
 
“Ma che diamine, ragazzino?” Emma lo guarda con espressione interrogativa e di disappunto. “Sei stato tu?”
 
“Avevo bisogno di sapere la verità,” cerca di ragionare, il suo sguardo che guizza tra le sue mamma, sempre più arrabbiate. “Non avevo altra scelta.”
 
“Gesù Cristo,” Emma sbotta verso di lui. “Se qualcuno non vuole parlare di qualcosa, devi fartene una ragione! Se tua madre non vuole parlare di qualcosa, devi davvero fartene una ragione. Questa è la peggior mancanza di rispetto che tu abbia mai fatto. Sei in punizione, terribilmente in punizione. Per – diciamo – praticamente per sempre.”
 
“Mi dispiace” mormora, anche se non è affatto dispiaciuto. Neanche un po’.
 
“Davvero, Regina, stai bene? Non ho davvero idea di cosa…”
 
“Dov’è l’antisiero, Henry?” ordina sua madre, ignorando totalmente Emma. “Gold ha detto che lo hai tu.”
 
“No” mente, perché, a differenza sua, lui può ancora farlo. “Non ce l’ho.”
 
“Ragazzino, stai dicendo una cazzata. Dai a Regina quel che serve per risolvere la cosa!”
 
“Non ce l’ho.”
 
“Molto bene. Troverò un modo per produrlo io stessa,” gli dice sua madre, fingendo di rimanere indifferente di fronte al suo rifiuto. “Signorina Swan, conto sul fatto che sia in grado di gestire la sua punizione, dal momento che è il suo giorno con lui.”
 
“Aspetta” Henry le urla non appena Regina comincia ad andar via. Se davvero deve esser in punizione fino a quando dovrà andare al college, almeno deve cercare di dimostrare di aver ragione. “Perché sei arrabbiata con Emma?”
 
“Perché ha riportato Marian dal passato.”
 
Emma rotea gli occhi verso di lui, come a dirgli Te lo avevo detto, idiota di un figlio ma lui non ha finito. Non ancora. Può anche essere la verità, ma non è tutta la verità.
 
“Quindi stai dicendo che sei arrabbiata perché questo ti impedisce di stare con Robin?”
 
“No. Non sono arrabbiata perché non posso stare con Robin. Non volevo stare con lui da principio.”
 
“…Aspetta, cosa?” le chiede Emma, corrugando le sopracciglia mentre metabolizza le sue parole. Ed Henry sa che, anche se è in un sacco di guai, adesso ha ufficialmente tutta l’attenzione di sua madre, quella bionda.
 
Lui lo sapeva. Lo sapeva e nessuno gli ha creduto. Ma è vero. Ed il fatto che avesse ragione lo spinge ad insistere sull’argomento.
 
“Allora perché sei così arrabbiata che Marian sia qui?”
 
“Perché questo ha rovinato la sola vendetta che mi era rimasta su cui potessi aggrapparmi”
 
“Quale vendetta?” le chiede Henry, ed ora è decisamente un po’ nervoso. È storicamente dimostrato come sua madre e la vendetta siano una combinazione pericolosa. Lei è cambiata ora, certo – lui lo sa. Ma è ugualmente preoccupato dalla piega che la situazione sta prendendo.
 
“Avevo bisogno di mostrare ad Emma che se avesse continuato a preferire quell’inutile pirata senza una mano a me… bene, anch’io potevo stare a quel gioco.”
 
Nel momento in cui sua madre parla, sembra che voglia strapparsi la bocca per averla tradita così brutalmente. Si morde il labbro inferiore così forte che Henry pensa stia probabilmente sanguinando.
 
“Aspetta – quale gioco?” le chiede – pensava di controllare questa conversazione, ma non ha la più pallida idea di cosa significhi. Non riesce a seguirne la logica. “Stai dicendo che non ti piace Hook? Perché?”
 
“Henry, smettila” lo prega Emma. Ora le lacrime scorrono dagli occhi di sua madre ed il suo viso è di dieci sfumature diverse di rosso mentre stringe i pugni con forza. “Devi smetterla.”
 
Ma è troppo tardi. La domanda è già stata fatta. E l’incantesimo fa in modo che sua madre debba rispondere.
 
“Perché sono innamorata di Emma,” singhiozza. “E lo sono da così tanto tempo che neppure ricordo cosa significhi non sentire questo costante e totalizzante attaccamento per lei al punto che son piuttosto sicura che sia sul punto di uccidermi.”
 
Henry davvero non ha idea di cosa diamine abbia combinato, ma è così stordito che si chiede se sia sul punto di svenire. Questo non era affatto quello che si aspettava. Ed è piuttosto sicuro di aver appena distrutto totalmente il suo universo per mandarlo direttamente all’inferno.
 
Emma cerca di correre verso sua madre nel momento stesso in cui le viene estorta la confessione, ma lei si smaterializza così velocemente che nessuno dei due ha la possibilità di fermarla.
 
“Per tutto questo tempo, tu sapevi?” Emma si gira verso di lui, tremando di rabbia. “Sapevi quello che provava e le hai fatto questo?”
 
“No, non ne avevo idea. Ho solo pensato…” riesce a parlare appena, ma ci prova, perché Emma deve capire che non aveva intenzione di far accadere nulla del genere. Lui aveva ragione, ma aveva anche terribilmente torto. E vuole tornare indietro nel tempo, ma la zia che poteva riuscirci è già morta, quindi non è un’opzione praticabile. “Mi dispiace… Avevo solo la sensazione che fosse di più in questa storia.”
 
Questa era evidentemente la peggior decisione che avesse mai preso. Includendo anche la volta in cui si era strappato il cuore dal petto per darlo al suo bisnonno cattivo Peter Pan.
 
“Bene, spero che tu sia felice” sbotta Emma. “Sembra proprio che tu avessi ragione.”
 
 
 
Emma non può far altro che raccontare quel che è successo ai suoi genitori. È un po’ impossibile mentire dopo che l’hanno vista trascinare Henry nell’appartamento, portarlo di peso nella sua stanza e sbattere violentemente la porta.
 
Quindi Emma racconta a Snow e Charming – parola per parola – esattamente quello che è accaduto. Aveva pensato che sarebbero rimasti scioccati, magari anche un po’ disgustati. Invece si rannicchiano insieme come due ragazzine che spettegolano nella stanza degli armadietti.
 
“Oh, oh, oh, oh!” dice Snow. Ed è tutto quello che riesce a dire in due minuti. Finalmente aggiunge altre vere parole. “Adesso sì che tutto quadra.”
 
“L’innesco, L’Isola Che Non C’È, la loro magia, quanto sgarbata è stata Regina con Robin mentre eravamo nella Foresta Incantata” David elenca tutto, perfettamente d’accordo. “Decisamente quadra tutto.”
 
“Non soffriva solo per Henry quando si è tolta il cuore, ma anche per Emma. Poi finalmente riesce a ritrovarli – nonostante fosse impossibile – ed Hook corteggia Emma… David, siamo stati così ciechi.”
 
“Um, hey, già,” Emma si intromette perché si stanno comportando come se lei non fosse lì e la cosa è decisamente irritante. “C’è la possibilità che possa essere inclusa in questa conversazione?”
 
“Scusa” Snow si gira verso di lei. “Questo è…wow
 
“Già, fidati, sono perfettamente consapevole che sia ‘wow’. Non ho bisogno di nessun memorandum”
 
“Emma, tesoro, se non sei interessata, devi gestire questa situazione con estrema delicatezza. Regina ha appena cominciato a rimettersi in sesto …”
 
Emma rimane assorta nei suoi pensieri, riflettendo su quanto sarebbe stato decisamente molto più semplice gestire la situazione se non fosse stata interessata. Avrebbe potuto semplicemente mandare a Regina una cartolina Grazie, ma no ed evitarla per tutto il resto della sua vita. Sarebbe stato imbarazzante ed orribile, ma decisamente più facile che affrontare faccia a faccia la verità.
 
“Chi dice che non sono interessata?”
 
“Oh” Snow squittisce anche di più e, per di più, accenna a saltellare. “Oh, oh, oh!”
 
“Ugh,” Emma grugnisce, poggiando la fronte sul bancone della cucina. “Non di nuovo.”
 
Ma succede di nuovo – ci ricascano nel giro di qualche secondo.
 
“Emma è sempre stata la prima ad esser dalla sua parte,” dice suo padre. “Ed a proteggerla.”
 
“Ed a credere in lei e ad incoraggiarla ad essere migliore non solo per il bene di Henry, ma…”
 
“Basta!” Emma urla prima che possano continuare ad elencare tutte le ragioni per le quali avrebbero dovuto accorgersene da tempo. “Mi siete decisamente inutili in questo momento ed io ho disperatamente bisogno di un consiglio vero.”
 
“Scusa,” ripete Snow per la seconda volta in 5 minuti. “Cosa pensi di fare?”
 
“Non lo so, perché Regina è sparita,” spiega, avvertendo un dolore allo stomaco al solo pensiero. “Henry ha fatto davvero un casino ed avrei dovuto impedirgli di far domande da principio. Son rimasta sopraffatta quando ha cominciato a parlare. È una terribile violazione della fiducia ed anche se un’ora fa era innamorata di me, son piuttosto sicura che ora abbia tutte le ragioni per odiarmi.”
 
“L’hai cercata nei posti più ovvi?” le chiede David.
 
“Sì, l’ho fatto. E non ho nessuna intenzione di darle il tempo di starsene seduta lì a pensare ce io non la am…”
 
Emma vuole finire la frase ma non ci riesce, perché i suoi genitori la guardando come se fosse appena tornata a casa da scuola con un 10 e lode.
 
“Dio, potete smetterla di sghignazzare? Questa è la conversazione meno utile che abbia mai avuto!”
 
Ma continuano a sghignazzare.
 
Ed Emma deve davvero cercare di trovare da sé una soluzione.
 
 
 
Emma ha un piano. E pensa davvero che non sia un brutto piano. Ma il problema più grande rimane che non ha idea di dove sia regina. Perché il piano funzioni, ha bisogno di trovarla abbastanza velocemente.
 
“Henry, dammi quel maledetto antisiero” gli ordina mentre entra nella sua camera e lo trova immusonito sul letto. “So che ce l’hai”.
 
Senza dire nulla, Henry lo tira fuori dal suo zaino e glielo dà.
 
“Quello che hai fatto è sbagliato sotto decine di punti di vista. Son terribilmente arrabbiata con te e non so nemmeno cosa tu possa fare per cominciare a riguadagnare la fiducia di tua madre.”
 
“Lo so,” le risponde solennemente. “Mi dispiace davvero.”
 
Il problema, con Henry, è che è davvero un bravo ragazzo con buone intenzioni ma che spesso non ha idea di come farne buon uso. È prevedibile, del resto, considerando chi sono le sue mamme. Emma sa che sia lei che Regina sono animate dalle migliori intenzioni, ma incasinano tutto costantemente. Il fatto che lui stia seguendo così precisamente le loro orme non dovrebbe sorprendere nessuno.
 
“Dove credi che sia tua madre?” gli chiede, perché nessuno conosce Regina meglio di Henry, motivo per cui si trovavano in questo casino. “Ho bisogno di trovarla.”
 
“Hai cercato nella sua cripta? C’è una porta segreta da qualche parte nel retro.”
 
“Se c’è una porta segreta, come pensi che io possa trovarla?”
 
“Puoi usare la magia?”
 
“Pensi che possa arrivare lì con la magia?” sbuffa. “Son piuttosto sicura che non possa funzionare quando non so nemmeno dove sia ‘lì’.”
 
“Oh, giusto.”
 
Ma in quel momento Emma pensa a quando Regina le disse che possedeva un incredibile potenziale, anche se grezzo. Se Regina crede in lei, e pensa che sia inarrestabile, allora forse….
 
“Ma presumo che valga la pena fare un tentativo.”
 
“Cosa le dirai quando la trovi?”
 
“Non lo so ancora.”
 
Quella parte del piano? Emma non l’ha esattamente pianificata del tutto.
 
“Come pensi di dirle che non sei innamorata di lei?” Loro figlio guarda verso di lei, la paura chiaramente espressa sul suo viso. “Per favore, non voglio che diventi cattiva di nuovo. Non voglio perderla di nuovo.”
 
“Ragazzino, sai una cosa? Sei davvero intelligente, ma sei anche davvero, davvero stupido.”
 
“Perché?”


“Perché non sto per dirle che non sono innamorata di lei.”
 
“Vuoi mentirle? Ma...”
 
“No.”
 
La guarda come se si fosse finalmente accesa la lampadina. “Sei innamorata di mia madre?”
 
“Sì” ammette. Ed è stranamente piacevole dirlo ad alta voce dopo 365 giorni in New York durante i quali non riusciva a capire perché una voce nella sua testa le stesse dicendo che c’era qualcosa di davvero importante che avrebbe dovuto fare – come trovare il modo per tornare a casa dalla sua famiglia e dalla donna che le aveva dato tutto quello che aveva sempre sognato.
 
“Ma hai baciato Hook.”
 
“Sì, e tua madre ha baciato Robin. Ma il siero della verità non mente, giusto?”
 
“Non capisco”
 
È ovvio che non capisca. Come potrebbe. È solo un ragazzino. E la relazione tra lei e Regina è la più complicata di tutta la sua vita.
 
“Fidati, a mala pena capisco me stessa.”
 
Henry si aspetta che lei abbia tutte le risposte, perché è la Salvatrice. Ma se c’è una cosa che Emma ha imparato da Regina (ok, ha imparato un sacco di cose da lei) è che la vita non è semplice e sicuramente non è sempre tutto bianco o nero.
 
“Ascolta” Emma si abbassa per raggiungere la linea del suo sguardo e toccargli il meno, proprio come fa sempre Regina. “Alle volte le persone prendono delle decisioni davvero stupide quando sono spaventate, o cariche di emozioni o ferite – come baciare la persona sbagliata solo per distrarsi da quello che davvero provano.”
 
Un piccolo e vittorioso sorriso curva le labbra di Henry – uno di quelli che lo fa somigliare fin troppo ai suoi nonni.
 
“Non farmi quella faccia,” lo avvisa. “Non importa come andrà a finire, tu rimani in punizione per sempre.”
 
 
 
Emma arriva al nascondiglio segreto di Regina con una tale facilità da esserne disorientata. La stanza in cui si ritrova è sontuosa, fantastica e così terribilmente Regina. Ma Emma non ha il tempo di pensare ai vestiti da Regina Cattiva o al gigantesco quadro di un cavallo appeso alla parete. Non quando la donna che cerca è rannicchiata sul divano, addormentata, le tracce delle lacrime ancora evidenti sulle sue guance ed il mascara sbavato sotto gli occhi.
 
“Regina” Emma si abbassa, accanto al divano, e gentilmente le scuote la spalla, sperando di svegliarla senza spaventarla. Il tentativo è un fallimento e Regina sobbalza al suo tocco nel momento stesso in cui realizza a chi appartiene.
 
“Come diavolo hai fatto ad arrivare qui?” Non c’è veleno nelle sue parole, solo sincera confusione. La bruna si mette seduta, guardandola con soggezione e decisamente un po’ di imbarazzo.
 
“Ho fatto poof con la magia” le spiega Emma. “Hey, come si chiama davvero?”
 
“Che io sappia non ha un nome ufficiale.”
 
E questo va bene, pensa Emma. Regina le parla, il che è più di quanto si aspettasse, considerando gli eventi della giornata.
 
“TI ho portato qualcosa,” le dice, mostrandole la boccetta. “Antisiero, nel caso non abbia ancora fatto il tuo.”
 
Regina prende silenziosamente l’oggetto, tenendolo in mano. “Sei sicura che non vuoi approfittarti ancora del mio stato attuale?”
 
“Non approfitterei mai di te” Emma poggia entrambe le mani appena sopra le ginocchia di regina. È un rischio, ma si dimostra la scelta giusta perché Regina non la spinge via né le dà fuoco alle mani. “Non avevo idea di cosa stesse pianificando Henry. Mi dispiace terribilmente che alle volte nostro figlio sia un tale stronzo. Sembra che creda che, dal momento che aveva ragione sulla maledizione, abbia automaticamente ragione su qualsiasi cosa.”
 
Regina prende un sorso dell’antisiero ed Emma nota il sollievo che le si riversa addosso immediatamente. “Aveva ragione anche su questo, no?”
 
E sì, tecnicamente Henry aveva ragione. Nulla di tutto ciò aveva a che fare con Robin Hood ed Emma è davvero arrabbiata con se stessa per non averlo visto. Ma non è per quello che è lì e sicuramente non ha intenzione di rinfacciare nulla a Regina. Anzi, odia il fatto che Regina pensi che possa farle una cosa del genere.
 
“Ho portato qualcos’altro” dice Emma. Tira fuori una seconda boccetta, quella che ha avuto da Gold quel pomeriggio. “È altro siero della verità. Lo berrò e può chiedermi qualsiasi cosa, così saremo pari, ok?”
 
“No,” Regina respinge l’idea immediatamente. “Due cose sbagliate non ne fanno una giusta. Non è questo il motto dei Charming? Porgi l’altra guancia o qualche altra scemenza?”
 
“Tu ed io, Regina?” Emma le dice con una leggera risata spensierata. “Siamo decisamente due cose sbagliate. Ma credo anche che insieme ne facciamo una giusta.”
 
Emma butta il liquido giù per la gola prima che Regina possa dire qualsiasi altra cosa. “Chiedimi cosa provo per te.” le ordina.
 
“No.”
 
Ovviamente, quella testarda di una donna doveva rifiutarsi. Regina cerca di tener stretta qualsiasi forma di apparente controllo le sia rimasto della situazione. “OK.” Emma lo accetta, perché non vuole insistere troppo. “Chiedimi almeno cosa ho imparato dal mio viaggio nel passato.”
 
“Perché questo dovrebbe avere importanza?”
 
“Perché ho bisogno che tu capisca.”
 
“Va bene.” Regina cede. “Cosa hai imparato dal tuo viaggio nel passato che ritieni sia così importante che io sappia?”
 
“Quando ti ho incontrata lì – la parte Regina Cattiva – ti ho chiamata ‘Regina’. Sebbene tu non avessi idea di chi fossi e nonostante Gold avesse usato un incantesimo per darmi un aspetto completamente differente. Ma ugualmente ho pensato che potessi farmi capire da te. Ed ho capito che non predo decisioni razionali quando sono con te. Non ne sono neppure capace.”
 
“Oh?”
 
“Già, pensaci – è uno schema ricorrente,” prosegue Emma. “Non è stato razionale che ti spingessi fuori dalla portata del portale e finissi nella Foresta Incantata. Non è stato razionale che abbia marciato direttamente verso un innesco mortale con la speranza di avere una dannata possibilità di disattivarlo. Non è stato razionale che abbia baciato Hook quando avrei ovviamente dovuto baciare te.”
 
Le ultime parole fanno annaspare Regina, per lo shock o per il sollievo o magari un po’ pe entrambi.
 
“L’anno che ho passato a New York? Eri ovunque. Non avevo memoria di te, ma eri con me. Quando son tornata qui e ti ho vista di nuovo, non avevo idea di cosa diamine fare. Soprattutto quando mi hanno detto che il tuo Vero Amore era arrivato davanti a te, servito su di un piatto d’argento. Mi son detta che dovevo lasciare che tu fossi felice e che quello che c’era tra di noi fosse solo frutto della mia immaginazione. Quindi sì, mi sono distratta con Hook. E sono davvero, davvero dispiaciuta per questo. Ma ad esser onesti, a quanto pare stavi facendo la stessa cosa a me.”
 
“Hai cominciato tu!”
 
Ed Emma pensa che la risposta infantile di Regina sia così tipicamente nel loro stile. Perché tutto questo è così terribilmente infantile. Emma non avrebbe baciato Hook se avesse pensato che Regina fosse anche solo lontanamente interessata a lei e l’unica cosa che aveva spinto Regina a stare con Robin era il fatto che Emma sembrasse interessata ad Hook.
 
“Regina, andiamo. Io ti – “
 
“Fermati!”
 
Il modo in cui Regina tronca la sua frase urlando la spiazza. Ma in quel momento la bruna le prende le mani, tirandola su, così da poter esser sedute sul divano, una accanto all’altra, le cosce che si sfiorano.
 
“Bevi” le dice Regina, passandole quel che è rimasto dell’antisiero. Emma non riesce a capire il gesto neppure lontanamente.
 
“Ma…non vuoi sapere che sto dicendo la verità mentre te lo dico?”
 
“No, cara” la punta delle dita di Regina segue dolcemente il contorno della sua mascella. “Ti crederò”
 
 
 
Regina è immersa, sopraffatta dal conforto, nelle braccia di Emma e non ha idea di come la sua giornata abbia potuto cominciare in quel modo per poi concludersi così differentemente. Ed anche se non è ancora riuscita a superare del tutto il fatto che il figlio, cui vuole terribilmente bene, l’abbia manipolata, non riesce ad essere arrabbiata mentre sente riccioli biondi che le accarezzano gli zigomi.
 
“Ti ho quasi detto che ti amo durante l’appostamento” le dice Emma, quasi come stesse pensando ad alta voce. “Quando mi hai chiesto perché sia tornata indietro da New York… Ero quasi sul punto di dirtelo.”
 
Regina ricorda bene quella notte e quanto doloroso sia stato esser così vicina ad Emma, ma contemporaneamente così lontana. Nell’auto c’era l’odore di Emma e di Henry: Regina aveva sperato di poter rimanere in quello strano e claustrofobico abitacolo per sempre.
 
“Te l’ho quasi detto durante la nostra lezione di magia, quando sei tornata indietro verso di me, volando sui resti del ponte.”
 
“Aspetta, aspetta…è per questo che stavi facendo domande su Hook quel giorno?”
 
“Sì”
 
“Prima hai detto che mi ami da molto tempo” le ricorda Emma. “Quando l’hai capito per la prima volta?”
 
Regina prende in considerazione l’idea che abbia sempre amato Emma in qualche modo.
 
“Ironicamente, ho capito che tenevo a te nel momento in cui la maledizione si è spezzata e mi hai salvata. Ma non avevo capito di esser innamorata di te fino a quando non sei saltata come un’idiota giù dalla nave, nel tragitto verso L’Isola Che Non C’È. Il pensiero di perdere te ed Henry in 24 ore è stato abbastanza per farmi realizzare…”
 
“Non avevo capito di essere innamorata di te fino a quando eravamo al confine della città ed era troppo tardi.”
 
“Invece non lo è” le ricorda Regina – per una volta nella loro vita non avevano rovinato tutto al punto di distruggere qualsiasi cosa in modo totale ed irreversibile. “Troppo tardi, intendo.”
 
“No, non lo è”
 
“Ad ogni modo, sei consapevole che l’ego di nostro figlio sta per triplicarsi, vero?”
 
Emma ride – ma si ferma e le dice, “Magari dovremmo dargli una lezione.”
 
 
 
Emma rientra nella stanza di Henry e lo ritrova nello stesso punto in cui l’aveva lasciato. “Cos’è successo?” le chiede. “L’hai trovata? Come è andata?”
 
“Malissimo” lei si acciglia mentre si siede sul suo letto, cercando di metter su uno sguardo devastato sufficientemente convincente. “Ragazzino, non credo che possiamo rimanere in città. Penso che dovremmo tornare a New York…”
 
“Cosa? Ma hai detto che questa è casa nostra e che saremmo rimasti! Non puoi cambiare idea!”
 
“Questo era prima che decidessi di ficcare il naso negli affari di tua madre. Ora Regina mi odia e non credo che possiamo realisticamente continuare a vivere a Storybrooke.”
 
“NO! Non è giusto” stava facendo i capricci come un bambino viziato in un negozio di giocattoli e, se non se lo fosse meritato, Emma probabilmente lo avrebbe trovato meno divertente. “L’obiettivo del mio piano era quello di avervi entrambe nella mia vita. New York è troppo lontana per mia mamma. Ti prego, voglio stare con lei. Non puoi portarmi via da lei. Non vengo.”
 
Ed è in quel momento che Regina entra elegantemente nella stanza, un sorriso smagliante dipinto sul viso. “Oh, salve.”
 
“Che succede?” chiede loro figlio.
 
“Puoi aspettare un secondo, ragazzino?” gli chiede Emma con nonchalance. “Devo parlare con la mia ragazza.”
 
Henry capisce al volo e salta giù dal letto, direttamente tra le braccia di Regina. Emma è leggermente preoccupata che possa travolgerla e finiscano per schiantarsi entrambi sul pavimento di legno. Dopotutto, lui è un adolescente in crescita e Regina è più minuta di quel che sembra. È una cosa che Emma sa con certezza dopo aver avuto l’incredibile privilegio di stringerla tra le braccia.
 
“Mi dispiace, Mamma. Mi dispiace tanto” le ripete Henry all’infinito, mentre lei lo tranquillizza nel modo in cui solo la donna che lo ha cresciuto può fare. “Non volevo ferirti.”
 
“Lo so, tesoro. Va tutto bene. Ti perdono.”
 
“Ti prometto che non mi intrometterò mai, mai più”
 
Il rilevatore di bugie di Emma suona a sirene spiegate. Sa che stava mentendo spudoratamente. Si sarebbe impicciato probabilmente domani stesso. Non poteva semplicemente farne a meno.
 
Ma tra tutti i ridicoli piani che Henry aveva messo su da quando lo conosceva, questo qui le rendeva un po’ difficile lamentarsi. 



Nota 2: L'idea originale è quella di tradurre altre fanfiction di quest'autrice, con una frequenza (più o meno) settimanale. 
   
 
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