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Autore: LittleSun    04/09/2014    7 recensioni
Friendzone: deprimente termine che si usa per intendere una relazione dove una delle due parti prova dei sentimenti verso l'altra parte che invece prova solo un grande senso di amicizia e ignora totalmente cosa prova l'altra persona. Insomma, una cosa complicata da spiegare e ancora più complicata da vivere, cosa deve fare una povera ragazza quando è innamorata del suo migliore amico e questo ignora totalmente questi sentimenti? E se poi la ragazza è anche totalmente incapace di approciarsi in una maniera che non sia "Ehi fratello, facciamoci un giro!" e ogni volta che parla con lui lo sciame di farfalle che ha nello stomaco le vola in testa e la confonde completamente? Aggiungiamo anche una sorella che potrebbe vendere fascino all'emisfero sinistro del pianeta senza intaccare un minimo il suo sex appeal, una sorellastra che passa le sue giornate a sminuirti e il migliore amico del tuo migliore amico che sembra improvvisamente diventare una parte fondamentale del tuo piano di conquista. Non dimentichiamo poi delle amiche scapestrate, dei genitori incasinati e il liceo che di suo è già una maledizione di Tutankhamon.
E il seno... perchè diavolo non ho più seno? Dov'ero io quando distruibuivano le tette?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Capitolo 1
Prologo

“Sei la mia migliore amica Nim, ti chiamerò e ci vedremo spesso in estate, non ti libererai tanto facilmente di me”
Puah! Cretina io che gli avevo creduto, ancora più cretina solo perché lo avevo cercato più volte e sempre più cretina solo perché avevo creduto alle sue scuse.
Migliore amica di questo paio di palle, tre mesi di vacanze estive e non c’era stata traccia del “migliore amico”, belle le sue parole peccato che i fatti parlavano chiaro, anzi urlavano proprio di mandarlo definitivamente a fanculo e andare avanti.
“Se continui ancora a guardare con odio il mare farai piangere i bambini, sei spaventosa Nim, sembri quasi uno spettro” dice la mia adorabile migliore amica sedendosi accanto a me sotto l’ombrellone poiché dato che è l’orario di punta  il sole potrebbe cucinare in maniera deleteria la mia delicatissima pelle, avete presente gli albini? Ok, no, forse gli albini no; però avete presente i neonati, quei piccoli esserini con la pelle delicata e bianca come il latte che a mare li vedete sotto l’ombrello a giocare ancora più bianchi a causa della crema con cui le madri prontamente li cospargono? Bene, io sono come quei neonati, la mia pelle si scotta anche nei boschi in pieno inverno se mi espongo più del dovuto al sole, a mare divento quasi uno spettro, sto perlopiù all’ombra, faccio il bagno solo in orari non troppo caldi e ogni ora mi cospargo della mia crema 50+ che mi da la sensazione di avere un secondo strato di pelle. In questo preciso istante è mezzogiorno e io mi sono rintanata ormai da un’ora sotto l’ombrello, mi sono messa il mio leggero vestito bianco (si, non ha senso imbiancarmi ancora ma era l’ultimo rimasto) e sono rimasta a osservare il mare dopo essermi messa un nuovo stato di crema protettiva, la mia migliore amica, Claudia,  mi ha beccato nell’esatto istante in cui miei pensieri stavano volando sulla persona che riusciva a scatenare dentro di me milioni di emozioni contrastanti, le prime due tra tutte: odio incondizionato ed affetto incondizionato.
“Ah ah come mi fai ridere, scusami se mi sto rompendo un po’ le balle a stare qui come una sfigata sola da un’ora ormai” borbotto io dandole una lieve spallata, la maledetta che ho vicino ha la pelle scurita dal sole notevolmente e i capelli castano scuro la fanno sembrare una splendida indiana, vicine sembriamo un patetico ringo.
“Sai che non ci credo minimamente, vero?” ridacchia lei facendomi mettere il broncio.
“Senti è da un mese che siamo in vacanze insieme e almeno quattro ore al giorno, diluite nella giornata, ti ritrovo imbronciata che fissi con odio qualsiasi cosa hai a tiro. So benissimo che fai così per Andrea ma smettila, ti stai rovinando le vacanze” ha ragione, ormai facciamo una volta al giorno questo discorso, ma proprio non mi può pace che lui si sia dimenticato così di me. Siamo stati tutto il precedente anno scolastico ad aiutarci a vicenda, a scherzare, a litigare e fare pace, mi aveva promesso che non ci saremmo persi e invece si è totalmente dimenticato di me, ci siamo sentiti a stento i primi giorni di giugno.
“Ma come faccio a non pensarci? Non posso sopportare di essere stata presa in giro così da lui” ripeto ormai il mio copione, purtroppo però è sempre lo stesso dubbio a impensierirmi, non smetterò di ripeterlo fino a quando non troverò una risposta.
“Ma sai come sono i ragazzi, finchè ci hanno sotto gli occhi si ricordano che esistiamo ma appena non siamo dritto davanti a loro si dimenticano, vedrai che appena torniamo a  scuola puoi tornare ad andargli dietro come fai ormai da tre anni” ha un modo originale di consolarmi lo ammetto, però a volte funziona con me, infatti sorrido anche se amareggiata.
“Non gli vado dietro, lo sai, ne abbiamo già discusso” ho usato un tono pietoso ma non riesco a non rammaricarmi un po’ di tutta questa storia.
“Oh si, e io ti ho anche detto che non ti credo proprio” dice lei sorridendomi, è davvero carina quando sorride, è alta quasi un metro e settanta, magra, curve al posto giusto (è famosa per il suo sedere), capelli lunghi color cioccolato fondente e due vivaci occhi verde/castano, la conosco da quando ho cinque anni e siamo da sempre inseparabili, lei mi conosce fin troppo bene e io conosco bene a lei.
“Ok, ho una cotta ma non è niente di più” mi arrendo io, è vero è dal primo liceo che ho una cotta per il mio compagno di classe e dall’anno scorso migliore amico, Andrea.
“Il tuo è un caso di friendzone mia cara, un triste caso che però è anche colpa tua, è capitato durante qualche festino che ci ha provato con te ma tu sei sempre scappata a gambe levate” altra freccia che mi colpisce dritto in fronte, quanto ero cretina? Non potevo approfittarne anche io degli effluvi dell’alcool? oh no, io no.
“E se poi m’innamoravo?” piagnucolo io.
“Cotta un paio di palle allora…” esclama lei facendomi sbuffare.
“Beh, le cose si possono sempre evolvere, meglio non rischiare” mi giustifico io.
“Certo, come vuoi, però poi non ti lamentare se ti vede solo come una migliore amica” ed eccola, la ramanzina.
“Uffa, non ti dirò più nulla!” ridacchio io lasciandomi cadere sulla tovaglia.
“Non ti crederò mai. Comunque ci pensi che stiamo per iniziare il quarto anno? Sono così emozionata” esclama lei battendo le mani per la contentezza, certo parla facile lei, ha sempre una media notevole, i professori la adorano e partecipa sempre a tutti i progetti scolastici che ci propongono. Io sono esattamente il suo opposto a partire anche dall’aspetto fisico, sono alta nella norma un metro e sessanta, sono magra ma non troppo, ho gli occhi azzurro chiaro e i capelli rosso/arancione mossi tendenti al riccio che mi arrivano poco sotto le spalle, ho qualche lentiggine sparsa sul mio piccolo naso, ma la cosa che più odio e il mio micragnoso seno, ho una seconda piena ma è pur sempre una seconda. Il mio sedere poi non è di certo come quello di Claudia, il suo è come quello di una brasiliana e il mio invece uguale a tanti altri, inutile dire che i costumi mi stanno una pena e se messa a paragone con la mia migliore amica sembro l’amica nordica di tredici anni.
Come se non bastasse la mia media a scuola gira attorno alla sufficienza e si sposta da lì molto raramente e quando lo fa è  in peggio ovviamente, sono la ragazza dell’ultimo minuto, ritardataria e procrastinatrice, se c’è una cosa da fare la farò ma con i miei tempi e probabilmente il giorno prima di quando serve.
Il mio secondo nome dovrebbe essere “cazzeggio” e se c’è un recupero di greco, latino o matematica potrete stare certi che a cavallo tra il primo e il secondo quadrimestre sarò il pomeriggio a scuola a seguirlo. Se c’è un’uscita il giorno prima di un compito in classe potete essere certi che mi troverete lì, un’andata al cinema di lunedì eccomi che corro per uscire, una pizza di mercoledì sera? Ok, aspettate cinque minuti che arrivo.
Studiare? Quello poi si fa, dopo ne parliamo.
“Non mi ci fare pensare” mi copro gli occhi con una mano, un chiaro segno di disperazione, quest’estate  sono riuscita a salvarla in calcio d’angolo solo grazie all’aiuto di Claudia e altre mie compagne di classe, gli devo un’estate di gioie e riposo.
“Vedrai che alla fine al tuo solito riuscirai a sopravvivere” mi incoraggia lei sdraiandosi accanto a me.
“Appunto, sopravvivere che faticaccia… mi stanca anche solo il pensiero” borbotto io coprendomi la faccia pure con l’altra mano, raddoppiando la disperazione.
“O la smetti di fare la depressa o la smetti, non è da te, forza Nim” mi spinge incoraggiante anche se è palese che la mia disperazione in qualche modo la sta divertendo, che sadica.
“Ma la smettete di chiamarmi tutti Nim?! Mi chiamo Noemi, cazzarola” esclamo io, Nim è un soprannome con cui mi chiama la mia classe, anche questa è una delle cose che mi sono andata a cercare. Era un triste giorno di interrogazione di goniometria, io avevo studiato tutta la notte della sera precedente perché al solito mi ero ridotta all’ultimo minuto, avevo un sonno micidiale e i numeri, teoremi e compagnia bella ballavano la macarena nella mia testa così quando la professoressa mi aveva chiesto di esporre il mio argomento a piacere avevo esordito con un “Il teorema di Nim si ha quando…” non so davvero da dove mi fosse uscito quel nome, non so perché la mia mente avesse partorito una cosa simile ma fatto sta che la prof e tutta la classe incominciarono a ridere sonoramente della mia cavolata, da quel momento per tutti ero diventata Nim, anche se il primo a utilizzarlo come soprannome era stato proprio Andrea.
“Ma smettila di fare la principessina, comunque ci conviene tornare a casa perché dobbiamo preparare le valigie, domani si torna a casa” esordisce Claudia mentre si rialza sospirando e raccoglie le sue cose, rispondo con uno sbuffo e poi la imito.
Nella strada del ritorno parliamo del più e del meno, una volta a casa ognuna va nella sua camera per raccattare le proprie cose e mi perdo nei miei pensieri. Tra due giorni incomincerà la scuola, a me non posso negarlo non vedo l’ora che ricominci così da poter rivedere Andrea, voglio stare ancora con lui, mi è mancato tantissimo in queste lunghe vacanze.
Certo mi sono divertita molto, non sono stata un attimo a Milano, a metà giugno sono partita e sono stata fino alla fine del mese in America con mio padre, la sua compagna, la mia sorellastra e  mia sorella, tutto luglio sono stata con mia madre e mia sorella in crociera e poi a Parigi, e tutto agosto sono stata con Claudia e la sua famiglia nella loro casa di villeggiatura in Sardegna.  Si, se non si fosse capito i miei genitori sono separati, hanno divorziato quando ero in terza media  quindi quasi quattro anni fa, per me e mia sorella è stato un duro colpo, anche perché mio padre poco dopo ci ha presentato la sua nuova compagna e non è stato difficile fare due più due e capire il motivo del divorzio, lui aveva un’altra.
Mia sorella con cui mi sbaglio di un anno e mezzo quel anno era stata addirittura bocciata per lo stress delle liti familiari continue in casa, mia madre che ha i capelli del mio stesso colore ormai da quattro anni si tinge i capelli di nero perché mio padre, quando stavano insieme, le aveva detto che amava il colore dei suoi capelli e lei dopo il divorzio ha ben pensato di fargli un dispetto tingendoseli nel modo più scuro che poteva.
Dopo quei primi anni comunque le acque si sono calmate, io e Sara passiamo i weekand a casa da mio padre e il resto della settimana con mia mamma, i miei si parlano a stento e solo quando è una cosa necessaria perché riguarda noi per il resto si ignorano, all’inizio è stato difficile abituarsi a dividersi tra i due ma ora che siamo più grandi è più facile gestirci.
Mia mamma è un’estetista, lavora in un centro di bellezza e anche come privatista, ha gli occhi castani ma per il resto le assomiglio molto anche di seno, al contrario di Sara che non sembra neanche mia sorella, è alta, bionda come mio padre, lui è un dentista vanitoso e allegro.
Ma la cosa peggiore per quanto mi riguarda è il fatto che ha una quarta, una maledettissima quarta che a confronto con la mia misera seconda sembra ancora più grossa; mia sorella ha preso dal ramo paterno della famiglia tranne per gli occhi che sono quelli di mia mamma e io invece ho gli occhi azzurri di mio padre.
Mia sorella dopo quella bocciatura è diventata una specie di splendida barbie perfetta, voti eccellenti, moltitudini di ragazzi, vanità ai livelli di Narciso e così via, quando siamo insieme mi sento sempre tesa perché temo che i miei amici possano preferire lei a me, eh si, ho un complesso della sorella maggiore.
Come se non bastasse a scuola è una classe avanti a me quindi tutti quanti non possono fare a meno che paragonarci, soprattutto i professori, un’agonia…
Io sono più spontanea, meno calcolatrice, complessata, solare, allegra e con il senso del dovere sotto i piedi, lei invece è l’opposto di me e questo le regala un’aura mistica di fascino che io non posso avere perché non riesco a comportarmi come lei.
Siamo tipo un cigno e un pappagallo, non vedo come potremmo essere simili, non dico che vorrei essere come lei perché tutto sommato mi piaccio ma esteticamente non potevo essere come lei? Solo questo, o almeno le tette… mi accontentavo.
Bussano alla porta e mi riscuoto dai miei pensieri.
“Avanti” dico mentre metto le ultime cose in valigia, compare la testa della mia migliore amica.
“Pronta?” chiede sorridente.
“Assolutamente no”
“Bene, così ti voglio” entra ridendo, è già in pigiama pronta per dormire, è tradizione che la prima e l’ultima sera delle nostre vacanze dormiamo insieme.
“Ehi, ma non ceniamo? Sto morendo di fame” ridacchio io mentre mi metto anche io il pigiama.
“Si, è pronto, mamma ha preparato tutti i nostri piatti preferiti” sorride a trentadue denti Clau e ci fiondiamo sotto facendo a gara a chi arriva prima, dopo un abbuffata con i fiocchi ci tuffiamo a letto e poco dopo andiamo nel mondo dei sogni.
L’indomani mattina nel caos di un quasi trasloco riusciamo ad arrivare per un pelo in tempo per l’aereo, si erano scordati Coccio, la tartaruga della famiglia Andronico, a casa sotto un cespuglio del giardino, una tragedia.
Una volta sull’aereo avevamo sospirato di sollievo, io e Claudia ci eravamo messe a giocare a uno, i suoi genitori invece si erano addormentati.
In aeroporto mi viene a prendere mia mamma che dopo avere salutato affettuosamente i genitori di Claudia e la mia amica mi stritola in un super abbraccio materno.
“Noe mi sei mancata tantissimo” mi da mille baci in guancia e dopo avermi spupazzata riesco a separarmi e prendere fiato, mia mamma è una donna molto calorosa e mi ha sempre trattata con amore, a volte è un po’ una ragazzina, mi è mancata davvero tanto, la stringo a mia volta in un ultimo abbraccio e poi mi stacco per sorriderle sinceramente.
“Anche tu mami, mi devi raccontare cosa hai fatto questo mese che non ci siamo viste” la prendo per mano e dopo esserci divise le valigie, saluto la mia migliore amica e ringrazio profusamente i suoi genitori e ci dirigiamo verso il parcheggio, fuori poggiata alla macchina c’è Sara in uno svolazzante vestito bianco con dei fiorellini, le arriva a metà coscia, lei ha un colorito più scuro, una perfetta abbronzatura, i capelli lunghi e biondi smossi dal vento e un grande sorriso perfetto, io sono un profugo… ho le mie converse bianche da battaglia, dei pantaloncini di jeans e una magliettina turistica larga legata con un nodo in vita con su scritto un motto sardo, i miei capelli  sono gonfi e con riccioli sparsi, sembra che sia stato un uragano ad asciugarli.
Si avvicina a me con un andatura perfetta e mi abbraccia affettuosamente e io ricambio.
“Ciao Noe, divertita?” sorride elegante, mentre saliamo in macchina e io mi siedo dietro per poi affacciarmi dall’apertura che c’è tra i due sedili posteriori.
“Si, è stata una bellissima vacanza, voi che avete fatto? Divertite?” chiedo sorridente anche se mi sento stanca.
“Io sono stata un po’ a Roma giù da Milena mentre tua sorella è rimasta qua sola a Milano” dice mia mamma mentre è concentrata sulla guida.
“Wow, sembra divertente” dico scherzando mentre mi poggio la schiena svogliatamente sul mio sedile e guardo fuori dal finestrino.
Una volta a casa porto le valigie in stanza e le lascio lì, poi le sistemerò, mi tuffò a bomba sul letto e guardo la mia stanza, mi sembra di non entrarci da secoli, le mensole sono in ordine e fanno bella esposizione dei miei libri preferiti e dei dvd, la scrivania con il computer è piena dei post it che avevo incollato prima di partire e sopra sulla parete c’è il mio quadro di sughero dove sono attaccate tante fotografie, biglietti del cinema,  bigliettini d’auguri e ricordi vari, ma perlopiù foto mie con Claudia, con mia mamma e mia sorella, con mio papà e mia sorella, con la mia classe, con le mie amiche della classe e alcune persino con Andrea, le mie preferite.
In una delle foto ci sono io che faccio finta di schiacciare un piccolissimo Andrea con le dita, una foto fatta in classe durante due ore di supplenza in cui lui si era seduto accanto a me e alla fine ci eravamo addormentati entrambi e i nostri compagni avevano gentilmente scattato una foto, l’ultima foto era un pelo più seria e c’ero io con un suo braccio sulla spalla, i visi vicini e entrambi con una smorfia, quella foto era venuta particolarmente bene, con il sole i miei occhi sembravano ancora più chiari, quasi figa anche se mai bella quanto lui.
Sospiro e vado in  cucina dove mia mamma sta armeggiando ai fornelli, mi guarda attentamente dopo aver tagliato delle verdure varie.
“Noe vatti a lavare bene e farti una maschera, a breve ti depilo e sistemo, dopo domani inizia la scuola e mia figlia non andrà mai così trascurata a scuola” fa una linguaccia ridacchiando dopo avere visto la mia faccia risentita anche se la perdono subito, è un’estetista dopotutto in queste cose non riesce a mettere da parte la deformazione professionale, pazientemente vado in bagno e mi lavo, nel frattempo si fa ora di cena e io vado a mangiare in accappatoio, a tavola scherziamo e chiacchieriamo frivolamente e dopo cena mia mamma incomincia a depilarmi, pulirmi il viso e quant’altro, facendomi urlare di dolore mentre una Sara divertita assiste al tutto con dei pop corn.
Una volta finita la tortura vado a letto con il sorriso sulle labbra, mi era mancato stare a casa, prima di addormentarmi però i miei pensieri vanno ad Andrea, come dovrò comportarmi quando lo rivedrò?

Angolo dell'autrice:
Ciao a tutte, eccomi con una nuova storia, ammetto sono stata molto tentennante sul pubblicarne un'altra o meno ma alla fine mi sono presa di coraggio, è da un'estate che scrivo almeno un pò al giorno i capitoli per questa storia che la mia mente ha partorito tempo fa senza che io neanche stessi pensando o anche solo desiderando di scrivere anche un'altra storia, ma alla fine chi sono io per rifiutare l'ispirazione?
Poi sono in pace con me stessa perchè l'altra storia che sto scrivendo ha finalmente sconfitto il blocco dello scrittore quindi entrambe le storie possono crescere tranquille sul terreno fertile che è, attualmente, la mia mente.
Volevo provare a fare una storia divertente ma romantica ambientata al liceo con personaggi vari e una protagonista paranoica, spero di riuscire nella mia impresa.
Nel prossimo capitolo conoscerete anche gli altri personaggi, spero vi piaceranno, che ansia maledetta pubblicare nuove storie...
Cooomunque tralasciamo la mia paranoia (se volete è in vendita), fatemi sentire un vostro parere che sia per aiutarmi a crescere che incoraggiamento o quello che volete, io accetto tutti i commenti purchè non siano crudeli ma gentili, le persone troppo schiette senza delicatezza non rientrano tra le persone di cui voglio leggere un opinione. ^_^
Baci,
al prossimo capitolo!

LittleSun
 

 
  
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