Le note rock delle canzoni che
accompagnavano i miei
allenamenti -ormai quotidiani- mi riempivano ancora le orecchie mentre
ero
stesa sul futon con ogni singolo centimetro del corpo dolorante. Dopo
la sera
del temporale Ranma, Ryoga ed Akane avevano deciso che ero
“davvero portata”
per le arti marziali e mi avevano messa sotto torchio giorno e notte,
con il
risultato che ora il mio “grido di battaglia” era
quasi perfetto e che avevo
già preso a calci qualche alunno del dojo.
Altro risultato, molto meno gradito, era che ero sempre
praticamente distrutta, con gli addominali indolenziti e le gambe
pesanti,
tutti i giorni, proprio come nel giorno che sto per raccontarvi.
Quel giorno appunto, ero
sdraiata sul
futon, stanca e con i
muscoli indolenziti ma lo stesso appagata e felice, riempita da quella
sensazione che solo chi fa sport può capire, con la mia
buona musica vicino ed
anche una tazza fumante di una delle tisane
“post-allenamento” di Kasumi,
quando dalla porta scorrevole vidi fare capolino un visetto aguzzo come
la
mente del suo possessore.
<< Allora, sei pronta? >> mi chiese Nabiki
squillante.
<< Pronta per cosa? >>
<< Lo shopping! >>
<< Ah già sì... ehm arrivo subito!
>> ed in men
che non si dica mi ricordai della sera prima e di Akane che cercava di
convincere Ranma che nella definizione di “abito
elegante” non erano
assolutamente contemplate nessuna delle sue casacche cinesi,
né tanto meno i
pantaloni che si ostinava ad abbinare sotto. Come un flashback rividi
l'espressione ironicamente incredula del ragazzo quando Ryoga si diede
disponibile ad accompagnarci a cercare un vestito adeguato per la festa
di
compleanno di Kodachi:
<< Sei proprio sicuro di volerti subire cinque ore di
piagnistei del tipo “oh no questo vestito mi fa
grassa!!”?? >>
<< Sono proprio sicuro che nessun vestito fa grassa
Akane! E comunque serve qualcosa anche a me... non ho niente di
elegante!
>>
<< Grazie Ryoga... Hai sentito Ranma? Lui sì
che è
gentile e non un buzzurro come te! E poi non ti farebbe male comprare
qualcosa
di decente, magari un bel completo con la cravatta! >>
<< Ma scherziamo? Io sto benissimo così... le
cravatte
mi fanno soffocare! >>
<< Non puoi venire così! Sull'invito era
scritto a
caratteri cubitali “abiti eleganti” ed i tuoi non
lo sono affatto! Vedrai che
non ti faranno entrare! >>
<< Kodachi mi farebbe entrare anche in mutande!
>>
<< Soprattutto in mutande! >>
azzardò Nabiki
provocando una risata accesa da parte di Ranma, ma a quel punto il viso
angelico della bella Akane si tinse di rosso fuoco e con un'esplosione
di
rabbia, degna del ruggito di un leone, urlò in direzione di
Ranma:
<< Bene!! Fa quello che ti pare! Vacci in mutande,
vacci pure nudo, a me non interessa un fico secco di quello che fai
tu!!!
>> e corse nella sua stanza sbattendo la porta, lasciando
Ranma a
grattarsi la nuca con l'espressione di chi si chiedeva“ma
cosa ho fatto?”,
Nabiki che scuoteva la testa in segno di diniego, Ryoga che gli
lanciava
sguardi infuocati come se volesse ucciderlo e me, leggermente stupita
dalla prima
vera litigata fra quei due.
<< Scusatemi, sono pronta >> dissi entrando
nella
stanza e chinandomi a mo' di scusa.
<< Bene, se ci siamo tutti possiamo andare!
>>
diede il via Nabiki avvicinandosi alla porta mentre gli altri si
alzavano e
così, tra una fermata della metro ed un taxi, ci avviammo
verso uno dei
quartieri più grandi di Tokyo: Shibuya.
Shibuya è senza dubbio il quartiere più affollato
ed
illuminato di Tokyo, pieno di vetrine sgargianti, scritte iridescenti,
maxi
schermi su cui si susseguono veloci pubblicità e cartelloni
colorati, mi
ricordava la mia Time Square.
Io camminavo con il naso all'insù, osservando i giganteschi
grattacieli grigi e colmi di vetro e gli
idiomi intermittenti proiettati ovunque, che sbiadivano lasciando posto
ai
caratteri occidentali.
Tokyo, l'avevo ormai appurato con i miei occhi, è la
città
delle contraddizioni. Nel suo cuore convivono lo spirito
tradizionalista,
quello del Giappone imperiale e dei samurai, intriso delle sue antiche
regole
basate sul rispetto e sul duro lavoro, e quello moderno, che la fa
somigliare
ad una piccola America. Eppure, al suo interno, queste due
entità riescono a fondersi
come il caramello sulle mele, dando vita alla più
incredibile molteplicità a
cui un uomo avrà mai il piacere di assistere.
Forme e colori, lettere, suoni, odori, moderni e antichi, si
fanno strada per tutta la città tenendosi per mano,
garantendo allo spettatore
l'unicità che solo quel pezzo di mondo sa regalare.
Noi procedevamo vicini gli uni agli altri alla ricerca del
negozio giusto in quella grande marea, mentre migliaia di persone
facevano dei
gran giri intorno a noi, ed in quel caos di visi che sembrano guardarti
ma in
realtà non ti vedono affatto, mi sentii per un attimo di
nuovo a casa.
<< Ci siamo ragazzi, questo è fantastico!
>>
disse Nabiki, la nostra guida ed esperta di moda, interrompendo i miei
nostalgici pensieri e spingendoci a forza in un negozio enorme e con le
mura
bianche illuminate a giorno.
<< Lì il reparto uomo, di là quello
donna >>
continuò afferrando una manciata di vestiti da ogni rella e
dirigendosi
velocemente dentro ad uno degli spaziosissimi camerini.
Esattamente cinque minuti e quarantasei secondi dopo, mentre
noi quattro faticavamo ancora ad orientarci fra i reparti
“cool”, “young” e
“oversize”, ce la vedemmo sfrecciare davanti con
una busta in mano:
<< Bene ragazzi io ho fatto, ci vediamo a casa!
>>
<< Come? Hai già fatto? Ma co...come diamine
è
possibile? >> chiese Ryoga assolutamente stupefatto.
<< Il tempo è denaro carino, devo vedermi con
certi
tipi per alcuni affari... Ci vediamo dopo! >> e
sparì oltre le grandi
porte scorrevoli.
<< Voi non sarete così veloci eh?
>> chiese Ranma
quasi in un sussurro, beccandosi una brutta occhiata da parte di Akane
che, per
tutta risposta, mi mise la mano sottobraccio e si avviò
verso il reparto “abiti
da sera” ringhiando un impercettibile -ma alquanto
minaccioso- “seguiteci”.
Passeggiando fra un manichino imbellettato e l'altro, mi
tornarono in mente quei negozi americani dove tutte le liceali vanno a
comprare
i vestiti per i balli scolastici.
Stavo quasi per perdermi nei ricordi del mio ballo di fine
anno, quando una gentilissima commessa con i capelli color mogano e gli
occhi
ridenti, vestita in un impeccabile tailleur nero, avvicinandocisi e
probabilmente notando i miei tratti affatto orientali, ci chiese in
inglese: <<
Come posso aiutarvi? >>
<< Salve >> rispose Akane con un leggero
inchino
<< dovremmo andare ad una festa questa sera e cercavamo
qualche abito
elegante... >>
<< Ah, capisco ragazze, bene ve ne porto qualcuno. I
camerini sono da quella parte >> e seguendo il dito
indice della donna,
ci ritrovammo in una specie di salottino corredato persino da un
tappeto in
stile moquette lunga beige e due mini divanetti lilla.
<< Ragazze voi potete entrare nel camerino, voi ragazzi
potete accomodarvi qui >> disse la commessa, il cui nome
era Namiko, dopo
averci portato tantissimi abiti diversi mentre Ranma e Ryoga, seduti di
fronte
a noi, avevano l'aria di due persone che stanno per assistere ad una
prima
importante.
<< Ci mancano i pop corn >>
ironizzò Ranma quando
Namiko se ne fu andata ed io ed Akane eravamo già al di la
della grande tenda
in pelle color panna a provare il primo di quella che sarebbe stata una
lunga
serie di vestiti.
Quando entrambe trovammo il coraggio di uscire e farci
ammirare dai ragazzi, rosse in viso come due peperoni, la loro reazione
ci
stupì moltissimo: niente battute acide su qualche
imprecisato difetto corporeo,
niente sguardi vaghi, solo quattro occhi, due blu e due verdi,
completamente
sgranati e due bocche aperte in un sorriso ebete ed al tempo stesso
tenero.
Io ed Akane indossavamo lo stesso identico abito lungo fino
alle caviglie, stretto in vita, senza le maniche e legato da un
nastrino al
collo come fosse una collana, il mio era color amaranto scuro mentre il
suo
verde acqua.
Ci guardammo soddisfatte della risposta, seppur muta, che
avevamo avuto dai ragazzi e prendemmo dalla pila il secondo abito che
la
premurosa commessa aveva scelto per noi. A me ne toccò uno a
righe trasversali
bianche e nere, che lasciava le scapole leggermente scoperte ma copriva
bene il
décolleté fermando i due triangoli di stoffa
appena sotto il seno con una
fascia alta. Akane invece uscì con un abito che le arrivava
di molto sotto ai
piedi, color pesca decorato con piccoli fiorellini azzurri ed indaco,
con le
spalline larghe e leggermente svasato oltre i fianchi.
La reazione dei ragazzi fu la stessa, un velato consenso
nascosto dietro ad un sorriso che, dopo il quarto abito della stessa
fattura,
divenne quasi di noia.
Uscendo con il quinto vestito, ebbi l'impressione che Akane
cercasse qualcosa di più, qualcosa per fare colpo su i due
ragazzi che in quel
momento ci guardavano e non capivano perché stessimo
provando una serie -per
loro infinita- di abiti tutti uguali.
<< Molto bene signora Namiko, solo che noi cercavamo
qualcosa di un po' più... sofisticato... >>
disse Akane accennando
lievemente ai due ragazzi seduti a gambe divaricate di fronte a noi.
<< Oh certo, certo, capisco >> e
sparì tornando
poi, due minuti dopo, con un'altra carrellata di vestiti.
Il primo abito della nuova serie che mi ritrovai in mano,
arrivava di molto sopra al ginocchio, era di un bellissimo chiffon nero
e sul
davanti si perdeva in un gioco di sensuali trasparenze, mentre sul
retro era
tenuto insieme da una sottile striscia di seta a metà
schiena e nient'altro.
<< Akane... ehm... io non sono sicura di voler uscire
così! >> sussurrai cercando di farmi sentire
solo da lei che armeggiava
ancora con il suo vestito nel camerino di fianco al mio.
<< Coraggio Jude, sono sicura che sei bellissima!
>> mi incitò e scostammo la tenda, rivelandoci
ai due ragazzi, nello
stesso momento.
Akane indossava un abito bellissimo il cui corpetto, con
scollo a cuore, era tempestato da piccoli strass dorati e le fasciava
completamente il sottile busto, scendendo, all'altezza della vita, in
una gonna
di organza chiara più lunga dietro, come un piccolo
strascico.
Mi resi conto, guardando lei e poi i due ragazzi, che la
reazione che desiderava era senz'altro arrivata: al vederla
lì, con le gambe
tornite quasi del tutto scoperte ed il seno stretto nelle due coppe, la
sudorazione di Ranma aumentò improvvisamente, mentre Ryoga,
che per poco non
era morto soffocato, sembrava quasi una pentola a pressione con il viso
rosso e
il fumo che pareva gli uscisse dalle orecchie.
<< Allora che ne dite? >> chiese la mia
amica con
aria innocente facendo un giro su se stessa.
Ryoga non rispose mentre Ranma biascicò a stento un:
<<
Jude stai benissimo... Akane non... non è un po' troppo...
ehm... corto?
>>
La bella moretta rise soddisfatta, imputando l'ultima
affermazione del ragazzo al troppo imbarazzo e rientrò nel
camerino per
provarsi il secondo abito.
Dopo l'ultimo abito, un modello aderente in pizzo rosa cipria
per lei ed un mono spalla grigio perla per me, notai la delusione sul
suo bel
viso.
<< Va tutto bene? >> le chiesi
avvicinandomi.
<< Sì, sì certo Jude
>> rispose con un sorriso un
po' tirato.
<< Non ti vedo molto convinta, non ti piace nessun
vestito fin'ora? >>
<< Beh... ce n'erano alcuni carini ma.... hai sentito
Ranma no? >>
<< Sì... ehm... ho l'impressione che sia un
po' geloso!
>> le dissi in tutta sincerità.
Effettivamente, quel suo atteggiamento mi sembrava davvero
dettato dalla gelosia, come se volesse proteggere il bel corpo di lei
dagli
sguardi altrui, quelli di Ryoga in primis e poi quelli di tutti gli
invitati
alla festa di quella sera.
<< Non ti ha detto nulla quando i vestiti erano
accollati e lunghi o no? >>
<< No, erano informi ecco perché non ha detto
nulla.
Non è geloso, la verità è che non gli
piace il mio corpo, non perde mai
occasione per dirmi che ho i fianchi larghi e il seno piccolo e che non
sono
per niente carina... >> mi spiegò e per un
momento le sue parole mi
parvero vere. Ma non poteva essere così, io avevo visto il
modo in cui la
guardava ed ero certa, certissima, che né il suo viso
né il suo corpo mozzafiato
gli fossero indifferenti, come era, del resto, per tutti gli altri.
<< Facciamo un esperimento, prova uno dei vestiti che
la signora Namiko ha dato a me ed io ne proverò uno dei
tuoi, vediamo che dice
>> proposi e così uscii dal camerino con uno
degli abiti che Akane aveva
provato in precedenza, un modello semplice ed aderente davanti, ma con
degli
incroci dietro che, in un gioco di vedo non vedo, lasciavano trasparire
quasi
tutta la schiena. Mentre lei indossò un abito blu scuro,
senza spalline e che
lasciava alla vista una striscia sottile
di pelle -seppur velata dal tulle- che andava dalla spalla fino alla
fine della
lunghezza del vestito.
<< Come ci stanno? >> chiesi io speranzosa
mentre
Ryoga si limitava ad alzare il pollice sinistro, mentre -ancora una
volta-
abbassava il viso.
<< Bene Jude, è carino questo vestito!
>> rispose
prontamente Ranma guardandomi.
<< E a me? >> chiese Akane con un leggero
sorriso
facendosi avanti.
<< S...sei bellissima A-Akane! >>
balbettò Ryoga
imbarazzatissimo mentre si reggeva il bel viso paonazzo fra le mani.
<< Akane... ma sei matta? Vuoi venire davvero
vestita così? >> disse Ranma strabuzzando gli
occhi.
<< Cos'ha che non va? >>
<< Beh... Tanto per cominciare è...
è troppo corto e
poi è troppo aderente, e... e si vede tutto!!
>>
<< Mi sta male? >>
<< Non ho detto questo! >>
<< E allora perché hai da ridire? Quando l'ha
messo
Jude ti piaceva!!! Un maschiaccio come me non può vestirsi
così? >> disse
Akane spazientita, alzando leggermente la voce e stringendo i pugni.
Ranma non rispose, piuttosto sembrava confuso, come se non
avesse capito le accuse che gli erano state rivolte.
<< Akane ma che stai dicendo? >>
<< Sto dicendo Ranma, che nessuno dei vestiti che ho
provato fino ad ora ti è piaciuto! Erano tutti troppo corti,
o troppo scollati
o semplicemente troppo belli per me!! Mentre a Jude hai sempre fatto i
complimenti!! Perché? Vorrei solo sapere perché?
>> urlò quasi lei con
gli occhi lucidi.
Mi fermai a guardarla un momento: era rossa in viso,
probabilmente un misto di rabbia, per la convinzione che lui non la
trovasse
tanto bella da essere degna di indossare quei vestiti, e di imbarazzo,
per il
fatto che era palese che cercasse la sua approvazione. Aveva i
meravigliosi
occhi castani offuscati da un velo di lacrime, forse per la troppa
tensione, esplosa
da un momento all'altro, o forse per il dolore, la tristezza che quei
suoi
pensieri assurdi le suscitavano.
E poi mi fermai a guardare lui, che la osservava con gli
occhi blu spenti, pieni di tenerezza e comprensione, come a voler dire
“non hai
capito nulla”. Scosse la testa, disse semplicemente
<< Sei una stupida
Akane >> e andò via trascinandosi dietro Ryoga
che borbottava chissà cosa
contro di lui.
I ragazzi sparirono velocemente al piano di sopra, con tutta
probabilità per cercare qualcosa da indossare per loro,
mentre Akane si lasciò
cadere su uno dei pouf.
<< Tutto bene? >> le chiesi io un po'
titubante
<< Sì... tranquilla Jude, fra me e Ranma
è sempre così!
>> sorrise con orgoglio lei prima di avviarsi verso la
commessa e
chiederle altri abiti da provare.
E mentre indossavo l'abito che poi avrei scelto, non potei
fare a meno di chiedermi cosa ci fosse davvero fra quei due,
perché una ragazza
non se la prende così tanto se un suo amico non le fa un
complimento, ed un
ragazzo non è così tanto geloso
(perché io fui subito sicura -ed il tempo mi
diede poi ragione- che si trattasse di pura e semplice gelosia) dei
vestiti che
indossa una sua amica.
Tornate a casa trovammo Soun e Genma intenti a giocare una
noiosissima partita a shogi, Nabiki sotto la doccia e Kasumi fuori per
alcune
commissioni.
<< Ciao papà, buonasera signor Genma, Ranma e
Ryoga non
sono ancora rientrati? >>
<< Ciao bambine mie >>
<< Salve ragazze >>
<< Buonasera signor Tendo, buonasera signor Saotome
>>
<< Jude, come ho detto che devi chiamarmi?
>>
<< Ehm... papà! >>
<< Ebbene? >>
<< Buonasera papà, buonasera signor Sao...
ehm, Genma!
>>
<< Come state bambine, avete fatto compere?
>>
<< Papà, Ranma e Ryoga? >>
accelerò Akane.
<< Oh già sì... Saotome non barare
mentre non sto guardando,
comunque Akane mi pare siano andati nel dojo ad allenarsi
>>
<< Amico Tendo io non baro mai, sei tu che non ti
ricordi dove metti le pedine! >>
<< Ma non dire idiozie! Tu sei più vecchio di
me
dopotutto, sei tu che non ricordi! >>
<< Abbiamo la stessa età!! >>
<< Ma tu sei calvo! >>
<< Bada a come parli Tendo se non vuoi affrontare la
famigerata tecnica segreta della scuola Saotome!! >>
E il buffo litigio (di cui più della metà mi fu
tradotto da
Akane, perché i due signori avevano ricominciato a parlare
in giapponese) che
sembrava il disco rotto di una vecchia coppia sposata da anni, dato che
ogni
volta si ripeteva sempre molto similmente e che tutte le volte mi
faceva ridere
fino alle lacrime, andò avanti per un periodo di tempo
indefinito, che non
saprei dire, visto che io ed Akane ci avviammo in camera sua per
prepararci e
chiudemmo la porta, soffocando le loro voci profonde.
Alle 20.00 in punto eravamo pettinate e profumate in cima
alle scale, pronte per la nostra discesa trionfale, quando incontrammo
Nabiki.
Definirla mozzafiato sarebbe stato riduttivo: indossava un
abito color glicine scuro, corto e aderente, con una scollatura
vertiginosa sul
décolleté e un'altra, altrettanto sfacciatamente
provocante, sul retro, tanto
che il vestito sembrava reggersi a stento. Le scarpe, rigorosamente
open-toe e
rigorosamente altissime, erano in tinta, con una piccola cavigliera
dorata
abbinata agli orecchini.
<< Wow Nabiki, stai benissimo! >>
<< Grazie Jude, anche tu! >> rispose lei
facendomi l'occhiolino e scattandomi -segretamente- qualche fotografia
<<
Anche tu sei bella sorellina, vogliamo andare? >>
<< Non aspettiamo i ragazzi? >> chiese
Akane con
finta noncuranza.
<< Guarda tesoro che sono andati via già da un
pezzo!
Anzi, volevo chiederti, cosa è successo oggi al negozio?
Ranma è tornato
piuttosto nervosetto... Se non mi credi dai un'occhiata al dojo!
>>
<< No, non è successo niente e quello che fa
Ranma non
mi riguarda! Se quei due villani non ci hanno aspettate peggio per
loro...
Coraggio andiamo! >> rispose lei stizzita e Nabiki mi
guardò alzando un
sopracciglio: << Sarà... a me non la racconta
giusta! >> mi
sussurrò << Hanno litigato non è
vero? >> ed io mi limitai ad
annuire mentre varcavamo la soglia, uscendo da casa Tendo.
***
La villa della famiglia Kuno,
dove si
teneva la festa, era
sempre a Nerima e non troppo lontana dalla casa di Akane e Nabiki anche
se, con
i tacchi che tutte e tre avevamo avuto la brillante idea di metterci,
persino
due metri ci sarebbero sembrati chilometri.
Tutta la strada per arrivare all'abitazione era costellata di
rose nere, simbolo della festeggiata, fino al magnifico ingresso della
maestosa
casa.
Il portone era spalancato e all'interno camerieri in livrea
indicavano il passaggio per entrare nell'enorme salone da cui proveniva
musica
a volume alto e luci da discoteca.
Non appena fummo dentro non mi fu difficile capire quale
fosse la festeggiata: al centro della stanza, su quello che sembrava un
trono
argentato con ai piedi un tappeto di petali neri, stava seduta una
graziosa
ragazza con i capelli neri come l'ebano, lunghi e sistemati in una coda
alta e
laterale, gli occhi grigi e sottili e le piccole labbra a cuore tinte
di rosso
fuoco. Kodachi indossava una tiara tempestata da piccoli diamanti
luminosi ed
uno sconvolgente vestito nero di seta e pizzo, lungo e davvero molto
sexy,
degno del bellissimo corpo che aveva.
Improvvisamente, mentre la osservavo, mi sentii abbracciare
da dietro e, senza nemmeno girarmi, seppi che Kuno aveva apprezzato il
mio
abbigliamento.
Avevo scelto un abito corto, bianco e con degli intarsi in
pizzo nero che circondavano entrambi i lati dell'abito, chiudendosi in
vita e
riaprendosi per seguire poi la leggera svasatura a campana della gonna.
Il
tutto corredato da delle décolleté lucide nere e
due piccoli brillantini ai
lobi.
<< Oh creature meravigliose del cielo, della terra e di
tutti e sette i mari >> farneticava Tatewaki mentre ci
stringeva tutte
nella morsa delle sue lunghe braccia << di quale immensa
felicità sia
ricolmo il mio cuore ora che vi vedo qui davanti a me, non saprei
spiegarvelo a
parole >>
Poi, improvvisamente, come se si fosse ricordato di qualcosa
di urgente, ci lasciò andare e focalizzò la sua
attenzione esclusivamente su di
me:
<< Oh Judith, divina creatura, potrai mai perdonarmi
per essere stato un così mediocre padrone di casa?
>>
<< Ma di che parla? >> sibilai rivolta alle
mie
amiche mentre lui mi baciava entrambe le mani inginocchiandosi appena.
<< E che ne so >> fece spallucce Nabiki.
<< Non ti ho presentato la mia amata sorella! Perdonami
bellissima Judith, rimedierò immediatamente al mio torto,
accompagnandoti al
suo cospetto! >> e con queste ultime parole mi
trascinò per mano sotto al
trono facendosi spazio fra la folla.
Non appena fummo arrivati, senza troppe difficoltà visto che
ogni invitato si gettava persino per terra pur di far passare in
padrone di
casa, Kodachi scese dalla sua seduta con una grazia ed un'eleganza che
si
addicevano perfettamente ai suoi tratti delicati e si
inchinò docilmente
davanti a me. Se non fosse stato per quello che è accaduto
esattamente un
secondo dopo, l'avrei trovata una ragazza bellissima e a modo, niente a
che
fare con la pazza descritta dai miei amici.
Improvvisamente dalle sue graziose labbra uscì una risata
degna di un film horror, un misto fra Maria Callas e un Babbo Natale
diretto da
Alfred Hitchcock, che mi fece sgranare gli occhi e anche rabbrividire
leggermente.
Eh sì, ora le
cose quadravano.
<< Ah-ah-ah-ah-ah tu devi essere Judith Montgomery non
è vero? La ragazza americana che è ospite a casa
del mio adorato Ranma!
>>
A quelle parole ricordai che Akane mi aveva raccontato di
quanto Kodachi fosse innamorata -e, nemmeno a dirlo, non corrisposta-
di Ranma
e mi scappò un sorriso: di sicuro era bella, ma
assolutamente fuori di testa.
<< Sì, sono io, piacere di conoscerti e...
Buon
compleanno! >>
<< Oh grazie mia cara, hai già provato il
punch?
>>
<< Ecco io... no, non ancora... vado a prenderlo...
>>
<< Oh no, no, cara Judith, non ce n'è bisogno!
Sasukeeee!!! (e questo fu un altro grido da far accapponare la pelle)
portaci
immediatamente due bicchieri di punch, svelto!!! >>
<< Subito padroncina >> rispose prontamente
il
ninja che avevo conosciuto non molte sere fa nel dojo Tendo ed io non
potei
fare a meno di chiedermi da dove fosse sbucato.
<< A proposito, il mio adorato Ranma dov'è?
Come mai
non è ancora venuto a farmi gli auguri? >> E
fu in quel momento che mi
accorsi che di Ranma non c'era traccia.
Mi guardai intorno e trovai tutti, i compagni di corso, gli
amici stranieri, Yuka e Sayuri che si contendevano -tanto per cambiare-
un
ballo con Alexander, Hiroshi e Daisuke che correvano dietro a tutte le
ragazze
carine, Nabiki che contrattava con Kuno, tutti, meno che Ranma e Ryoga.
Con una scusa mi allontanai in fretta da Kodachi e dal suo
dolcissimo profumo francese e mi misi seduta di fianco ad Akane, che se
ne
stava su una sedia bianca con l'aria triste.
<< Conosciuta Kodachi? >> mi disse non
appena mi vide
affianco a sé.
<< Sì... ehm... è simpatica!
>>
<< Quando vuole sa esserlo! >>
<< Akane scusa ma Ranma e Ryoga non sono venuti?
>> chiesi io interrompendo le nostre risate.
Lei mi guardò per un attimo negli occhi in silenzio, poi
girò
velocemente la testa dall'altra parte:
<< Non lo so e non mi interessa cosa fa quello stupido!
Probabilmente non verrà! >> ma io notai una
nota di delusione in quel
tono forte e deciso.
<< Chi non viene? >> disse una voce alle
nostre
spalle e non ebbi nemmeno bisogno di girarmi per capire chi fosse.
Ranma e Ryoga erano dietro di noi, più belli che mai: Ryoga,
che si era tolto la classica bandana gialla, indossava dei pantaloni
neri dal
taglio elegante con sopra una camicia e delle bretelle a vista sempre
nere, aveva
le maniche tirate leggermente su e profumava di muschio; mentre Ranma,
in look
total black, aveva un paio di jeans scuri e molto aderenti, una camicia
nera
così stretta che anche al semi buio metteva in risalto i
suoi muscoli
prominenti e con sopra un gilet intonato al resto del completo.
<< Allora, chi è che non viene?
>> disse
quest'ultimo appoggiandosi al retro della sedia di Akane e
avvicinandosi al suo
orecchio.
<< Vi siete degnati di arrivare >> rispose
lei
alzandosi in piedi di scatto << dovevamo venire tutti
insieme! >>
<< Ti piace come sono vestito? >>
cambiò
argomento lui senza badare alla freddezza del tono di Akane.
<< Sì, stai bene >> ammise
<< Io nemmeno te
lo chiedo come sto... >> sussurrò poi con una
leggere amarezza nella
voce.
Alla fine aveva optato per un completo molto particolare che
aveva definito “adatto ad un maschiaccio”: una
gonna nera di chiffon, non
troppo lunga me nemmeno troppo corta, con delle pieghe alla scolaretta,
una
camicetta color panna abbinata sopra, leggermente trasparente e senza
maniche,
il tutto corredato da delle open-toe nere con il cinturino alla
caviglia, un
paio di orecchini pendenti bianco caldo, tanti braccialetti sottili e
luminosi
al braccio sinistro ed una spilla a forma di papillon nera ricoperta
interamente da paillettes dello stesso colore appuntata sul collo.
Ranma la prese per mano e le fece fare un giro su sé stessa,
per ammirarla meglio, poi se la portò di fianco e le
sussurrò:
<< La camicia è un po' troppo trasparente, la
gonna è
corta.... >>
<< Ranma!!! Possibile che tu non... >>
<< Vuoi lasciarmi finire per una volta? Dicevo, la
camicia è trasparente, la gonna è corta ed anche
se io sono geloso marcio,
sei... sei bellissima ecco! >> riuscì infine a
concludere Ranma con un
leggero rossore sulle guance ma il volto soddisfatto.
E nessuna delle mie parole potrebbe descrivere l'espressione
di stupore, felicità ed imbarazzo che si dipinse in quel
momento sul viso di
Akane.
<< Allora... tu... tu eri geloso! >>
finì poi
col dire lei sorridendo nella mia direzione mentre io, contenta di aver
-per
una volta- compreso tutto fin dall'inizio, le feci un cenno di rimando.
<< Domani potrei negarlo, ma intanto... ti va di
ballare? >> le chiese lui tentennando un po' e, con un
sorriso a trentadue
denti, lei afferrò la sua mano.
(NdA:
Per favore, fate partire anche voi la canzone
contemporaneamente alla lettura, fa un altro effetto!!)
“Doomed
from the start
We met with a goodbye kiss
I broke my wrist.
It all kicked off, I had
no choice
You said that you didn't
mind
'cause love's hard to
find.”
Le note di “Goodbye
kiss” dei Kasabian
fluirono lente e
perfette nell'aria, mentre Ranma ed Akane avvicinavano i loro corpi gli
uni
agli altri.
“La-la-la-la
Maybe the days we had are
gone
Living in silence for too
long
Open your eyes and what
do you see?
No more laughts, no more
photographs.”
Istintivamente, come se fosse una conseguenza naturale, Ryoga
si portò una delle mie mani sulla spalla, sorridendomi come
per chiedere il mio
consenso, e quando io strinsi l'altra alla sua cominciò a
muovere dei piccoli
passi al ritmo melodioso della canzone, mentre altre coppie si univano
al dolce
suono di quel lento.
“Turning slowly,
looking back,
See no words can save this
You're broken and i'm
pissed
Run along like i'm
suppose to
Be the man I ought to
Rock and roll sent us
insane
I hope someday that we
will met again.”
Come se il gesto di quei due ragazzi, sempre lontani ma, a
quanto pareva, legati da un filo saldissimo, avesse dato coraggio
all'intera sala
(non senza qualche lamento proveniente da circa duecento fanciulle che
-probabilmente- volevano ballare con Ranma) i ragazzi si avvicinarono
alle
ragazze, posando le mani sui loro fianchi, mentre loro incastravano le
teste
nei loro petti.
“Running wild
Giving it everyone
Now that's all done
Cause we burnt out, that's what you do
When you have everyrhing
It can be true.”
Hiroshi si fece coraggio e posò un piccolo bacio sulla
guancia di Yuka mentre lei cantava la strofa della bellissima canzone.
Daisuke, cercando di non pestarle troppo i piedi, ballò con
Sayuri sorridendole mentre lei arrossiva.
Kodachi incastrò Alexander e ad ogni giro che lui le faceva
fare, lei gli sbuffava addosso centinaia e
centinaia di petali neri e profumati, creando un gioco
di luci e ombre
in tutta la sala mentre Sasuke ballava da solo in mezzo alle altre
coppie
ridenti e spensierate.
“La-la-la-la
Maybe the days we had are gone
Living in silence for too long
Open your eyes and what do you see?
The last stand, let go of my hand.”
Io mi ritrovai stretta a Kuno, che sapeva ballare
meravigliosamente e mi condusse alla perfezione, e fra le braccia di
Alexander
che erano veramente grandi e forti come sostenevano le mie amiche.
Nabiki
invece ballò con Ryoga, fra una presa in giro e l'altra, e
poi con un suo
affascinante compagno di corso mentre Kodachi dirigeva le danze
muovendo gli
indici dall'alto del suo trono argentato.
Tutta la sala girava al ritmo calzante di motivi lenti o
veloci, frenetici o pacati, moderni o più datati, mentre le
luci azzurre
saettavano in ogni angolo.
“Turning slowly,
looking back,
See no words can save this
You're broken and i'm pissed
Run along like i'm suppose to
Be the man I ought to
Rock and roll sent us insane
I hope someday that we will met again
You go your way
And I'll go my way
No words can save us,
This lifestyle made us
Run along like i'm
supposed to
Be the man I ought to
Rock and roll sent us
insane
I hope someday that we
will met again.”
Ma Ranma e Akane, loro no.
Loro non si accorsero di nulla, del mondo e di tutti noi che
cambiavamo intorno a loro.
Loro rimasero uniti, occhi negli occhi, a ballare, sempre
insieme, come se quella prima canzone non fosse finita mai.
Ta daaaaa! Buona sera!!!
Ed eccomi qui con un altro capitolo!
Altra cosa, la canzone che ho scelto, “Goodbye kiss”
dei
Kasabian,
so bene che è molto triste ma adoro il suo ritmo e ho
immaginato il
tutto come le scene di un film, con questo particolare brano in
sottofondo,
quindi per favore non badate alle parole ma solo alla melodia.
Sapete dirmi a chi toccherà ora?
ostra Aronoele (: