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Autore: Meli_    04/09/2014    2 recensioni
Claudia è una ballerina di strada, bella, intelligente, spiritosa, dal carattere molto forte e deciso.
Tao è uno skater perditempo, cattivo, antipatico, ma anche bisognoso d’amore come tutti i ragazzi della sua età.
Le loro strade e le loro vite, così diverse, si incontrano una fredda serata di novembre, strappando i due dalla loro solita routine.
E, mentre Claudia cerca in tutti i modi di guadagnare qualche soldo per salvare la madre dalla malattia che la sta logorando pian piano, il passato grava su di lei schiacciandola sotto il suo peso.
L’amore non è mai stata una posta così alta
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, D.O., D.O., Tao, Tao
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Streets’ love 

 

 

 

 

Trama: Claudia è una ballerina di strada, bella, intelligente, spiritosa, dal carattere molto forte e deciso.
Tao è uno skater perditempo, cattivo, antipatico, ma anche bisognoso d’amore come tutti i ragazzi della sua età.
Le loro strade e le loro vite, così diverse, si incontrano una fredda serata di novembre, strappando i due dalla loro solita routine.
E, mentre Claudia cerca in tutti i modi di guadagnare qualche soldo per salvare la madre dalla malattia che la sta logorando pian piano, il passato grava su di lei schiacciandola sotto il suo peso.
L’amore non è mai stata una posta così alta.
 
 
PersonaggiTao, Lay, Kyungsoo.
 
RatingProviamo a farlo rosso, dai.
*torna indietro* okay, non ce l’ho fatta ;; ARANCIONE.
 
Note inizialiHello a tutti ♫♪
Questa è una storia parecchio strana anche per me, non so come mi è venuta in mente. HAHAHA.
E’ un regalo di compleanno, una sciocchezzuola per la mia amora Claci <3
Spero che ti piaccia, Saranghae. ♥
 
Iniziamo.
Siate clementi con me HAHA.

 

 

§§§

 

 

 

 

5 novembre 2010, ore 22:30

-Quanto abbiamo guadagnato?-

-Circa centomila Won¹.-

-Non è andata poi così male.-

-Già.-

Chiusi la scatola conteneva i nostri soldi con cura e mi appoggiai alla parete di una casa, cercando di tenere a freno i battiti accelerati del mio cuore. Avevamo appena finito di ballare al centro della pazza di Seoul, fino all’ora stabilita con la polizia.

-Possiamo fare di meglio.- dichiarò Jongin, togliendosi la maglietta e gettando la testa all’indietro, per godersi la fredda brezza invernale. Come facesse a sopportare il gelo che impregnava l’aria quella sera di novembre è ancora un mistero. I capelli castani e sudati erano appiccicati alla fronte, le labbra increspate in un dolce sorriso e la pelle ambrata cosparsa da piccole gocce di sudore che lo rendevano davvero attraente.

-Vero. Junhong, hai sbagliato un passo nella canzone “Bassline”.- Yixing si rivolse al più piccolo della nostra crew, un ragazzino di appena quattordici anni, molto timido ma bravissimo a ballare.

Preso in causa, il piccolo girò la testa verso il suo interlocutore e si sistemò i capelli biondi -Scusa, hyung. Mi ero distratto.- tirò in fuori il labbro inferiore e si scostò una ciocca madida di sudore dalla fronte –Prometto che starò più attento.-

-Nessuno se n’è accorto, Junhong-ah.- gli fece notare Jongup mentre beveva un sorso d’acqua dalla sua borraccia che si portava sempre dietro. Con i suoi capelli viola spettinati e tirati sopra con il gel, le labbra piccole ma sempre piegate in un dolce sorriso, gli occhi un po’ obliqui e scuri come la notte e un fisico da mozzare il fiato; Moon Jongup era il ballerino più bravo in circolazione, era una fortuna averlo nella nostra crew. Faceva tutto quello che gli veniva chiesto senza mai lamentarsi, era premuroso e gentile, simpatico e altruista, in poche parole un ottimo amico per tutti noi.

-Erano tutti troppo occupati a guardare il sedere di Hyoyeon Noona.- ridacchiò Taemin coprendosi la bocca con la mano e schivando una sberla dalla diretta interessata. Hyoyeon era, e lo è tutt’ora, la mia migliore amica, una ragazza fin troppo attraente e gentile che si preoccupa eccessivamente per la nostra salute.

-Smettila, scemo.- borbottò scuotendo la testa e lasciando che alcune ciocche bionde le ricadessero sul viso per nascondere il rossore sulle guance –Guardavano Claudia.-

Smisi di contare i soldi e alzai lo sguardo mordendomi nervosamente il labbro inferiore –Non credo, ho fatto abbastanza schifo.- replicai con una scrollata di spalle -Il più bravo è stato senza dubbio Yixing.-

Il ragazzo gonfiò il petto, orgoglioso -Grazie mille, Claudia.-

Sorrisi e tornai a controllare il denaro.

Bene, centomila Won diviso sette faceva circa… quattordicimila Won a testa. Non bastavano per comprare i medicinali a mia madre, ma comunque erano soldi in più che potevano tornarci utili. Sospirai e chiusi la scatola senza aggiungere altro.

-Tutto okay, Claudia Noona?- domandò Junhong.

Annuii -Sì, sì, non preoccuparti.-  

-Quanto ci tocca a testa?- chiese Jongin con un sorriso sghembo, asciugandosi il sudore dalla fronte con la maglietta.

-Quattordicimila.- risposi con noncuranza.

-Bastano per tua mamma?- Hyoyeon mi accarezzò la spalla -Prendi i miei, se non sono sufficienti.-

-Anche i miei.- Taemin saltò in aria, felice di aver commesso una buona azione.

Scossi la testa e una ciocca di capelli volò via dalle forcine -Tranquilli, mamma sta meglio. Mio fratello ha un lavoro e mia sorella ha finito gli studi, andrà tutto bene.-

-Sicura? Al cento per cento?- insistette Yixing, sinceramente preoccupato per la salute di mia madre.

-Sì, non ti preoccupare.- sorrisi.

-D’accordo. Io vado a casa, mio padre darà di matto se arriva dal lavoro e non mi trova.- Jongup diede un’occhiata veloce all’orologio da polso e raccolse la sua sacca da terra sollevando una nuvola di polvere; salutò tutti con un cenno e poi disse rivolto a me, con un dolce sorriso -Sai che non ballo per i soldi, Noona. Puoi tenerti la mia parte.- corse via con le guance in fiamme prima che potessi fermarlo.

Jongin indossò una giacca e tirò la zip fin sopra il mento, raccolse lo zaino da terra e se lo caricò in spalla; Hyoyeon lo imitò e poi mi chiese con apprensione -Sicura che tua mamma sta bene?-

Annuii per la centesima volta, anche se non era del tutto vero -Sì, Unnie, tranquilla.- le allungai la sua somma e quella di Jongin, dato che quei due erano fidanzati -Tieni.-

Lei prese il denaro con riluttanza, come se non mi credesse.

E la capisco, nessuno mi avrebbe creduto… Mamma stava veramente male quel maledetto anno e noi non avevamo le cure necessarie per salvarla; comunque ero fermamente convinta che sarebbe andato tutto bene perché mia sorella maggiore avrebbe trovato presto un lavoro, mentre mio fratello era stato assunto in un’officina qui accanto gestita da un certo Kim Himchan, un suo senior al liceo.

Quindi i soldi potevamo procurarceli, in un modo o nell’altro.

Restava solo il fatto che mancava qualcuno nella nostra famiglia.

Mancava nostro padre, scappato da casa quando avevo circa due mesi.

Nessuno sapeva niente di lui, ma quando provavo a chiedere sue notizie alla mamma o a Oppa, loro mi liquidavano con un gesto seccato della mano e con  una strana preoccupazione negli occhi.

-Claudia.- mi richiamò Hyoyeon, e la sua voce fu come un soffio di vento che trasportò via tutti i brutti ricordi -Io e Jongin andiamo.- mi abbracciò calorosamente e mi diede un bacio veloce sulla guancia, per poi affiancare il suo ragazzo e passargli il braccio attorno alla vita.

-Ci vediamo domani sera!- disse il ragazzo agitando la mano, e i due si allontanarono ridendo e scherzando, persi nel loro mondo.

Sorrisi guardando i loro corpi armoniosi che giravano l’angolo e sparirono, ingoiati dalla notte che era già scesa.

Taemi si alzò stiracchiandosi -Vado anche io. Junnie, vieni con me?-

Junhong scosse la testa -Questa settimana sto da mio padre.- cercò di sistemarsi alla bell’e meglio i capelli arruffati senza riuscirci -Sarà meglio che mi affretti, odio la metropolitana.-

Taemin sbuffò -Ti accompagno.- raccolse le sue cose e prese il piccolo per il polso, senza voler sentire ragioni. Capivo l’iperprotezione che Tae provava per Junhong, dato che veniva sempre bloccato per strada da ubriaconi che non riuscivano nemmeno a stare in piedi. Erano attirati dalla sua dolcezza e dalla sua purezza, il ragazzino sembrava un angioletto con quei capelli biondi e il viso tenero, come quello di un bimbo. Dopo aver visto il piccolo con il viso solcato dalle lacrime, sentito la puzza di alcool che emanavano i suoi vestiti spiegazzati, le sue parole strascicate cariche di imbarazzo e dolore, non ci ho visto più dalla rabbia. E Taemin, furioso, è andato di persona dalla polizia a denunciare quello che era accaduto.

Da allora, non lo lasciamo mai solo, anche se adesso ha quasi vent’anni.

Junhong si vide costretto ad annuire -Okay, hyung,- trotterellò al mio fianco e mi diede un dolce bacio sulla guancia -Noona, tieniti pure i miei soldi. La nuova fidanzata di mio padre è ricca sfondata, le rubo qualcosa e te la porto!-

Taemin soffocò una risata e tirò via Jun prima che potesse aggiungere altro.

Li vidi dirigersi verso destra ed esalai un debole sospiro seguendo con l’indice i disegni sulla scatola.

Yixing si alzò e tolse la polvere dai jeans -Andiamo a fare un giro?- chiese, sorridendo, e sul suo viso apparvero due adorabili fossette.

Controllai l’ora, constatando che mio fratello era tornato a casa e potevo restare fuori casa un po’ di più. Mandai un SMS a mia madre e scattai in piedi riponendo la scatola nello zaino -Sì, mi piacerebbe tanto.-

Stare con Yixing era bello, rilassante: lui era carino, gentile, disponibile e non perdeva occasione per farmi sorridere e tirarmi su di morale.

-Come sta?- domandò tirando un calcio ad una bottiglia di birra ormai vuota.

-Oh, meglio, molto meglio.- risposi e puntai lo sguardo nei suoi meravigliosi occhi scuri -Meglio.- ripetei avvampando.

-Mi fa piacere, la vostra famiglia merita di essere felice.-

-Grazie mille, Yixing.-

Camminammo ancora per un po’ per le vie male illuminate di Seoul, ascoltando solo il rumore dei nostri passi sulla strada e il fischio del vento tra le case buie.

Sbucammo in una piazzetta dove non ero mai stata, gremita di persone che urlavano e sventolavano banconote come se fossero inutili fazzoletti per soffiarsi il naso. Storsi il naso a quella vista e feci per tornare indietro, quando Yixing mi prese per il polso e mi indicò un chioschetto che vendeva cioccolata calda in bicchieri di carta -Ne vuoi un? Offro io.-

-No, grazie.- il gelo invernale mi entrò nelle ossa e mi affrettai a stringermi nella giacca; mentre l’odore del cioccolato mi inebriò le narici facendomi brontolare lo stomaco.

-Andiamo, Claci. Stai tremando. Vuoi il bicchiere grande o piccolo?-

-Mh… Grande. E ce lo dividiamo, okay?- risposi già pregustando il dolce sapore della bevanda. Yixing sorrise e si avviò verso il chiosco saltellando allegramente.

Soffocai una risatina e mi feci largo tra la folla per vedere il motivo di tanta euforia; le braccia delle persone erano cosparse di sudore e la puzza di birra si sentiva ad un chilometro di distanza. Finalmente, riuscii a vedere qualcosa: dei ragazzi stavano mostrando alla gente la loro bravura con gli skate.

Indossavano tutti delle magliette leggere e aderenti, pantaloni larghi e scarpe da ginnastica logorate dal tempo; al collo avevano delle cuffie enormi e il cappello con la visiera era girato al contrario sulle loro testa grondanti di sudore.

Inutile dire che erano molto bravi, sembrava che avessero le ali ai piedi, mentre saltavano in aria con i loro skateboard senza alcuna paura di farsi male.

Ero a bocca aperta, sbalordita, affascinata dalla loro bravura -Wow- commentò Yixing raggiungendomi con in mano un grosso bicchiere fumante.

Me lo porse e presi un sorso di cioccolata calda, che mi ebbe il potere di scaldarmi per bene -Ti piace?- domandò, come se stesse sulle spine.

-E’ buonissima.- risposi con un sorriso, senza staccare gli occhi da quei ragazzi, e gli diedi la tazza senza aggiungere altro.

Dividemmo quel che rimaneva del cioccolato e Yixing accartocciò il bicchiere per poi lanciarlo verso il cassonetto della spazzatura, mancando il bersaglio -Aish.- borbottò, grattandosi la testa. Scoppiai a ridere, divertita dalla sua espressione confusa e adorabile, e lui mi fece una pernacchia strizzando gli occhi in una smorfia assolutamente carina -Smettila, anche tu non l’avresti centrato.- detto questo mi diede un buffetto sulla guancia e andò a prendere la spazzatura da terra.

Abbracciai con lo sguardo tutta la piazzetta: i chioschi che vendevano dolci di tutti i tipi, i piccoli bar dietro l’angolo, i venditori di pizze importate direttamente dall’Italia (o almeno era quello che diceva il cartello appiccicato sui carrelli), le persone che ridevano e bevevano superalcolici e quei ragazzi che saltavano su rampe improvvisate con il fine di guadagnare qualche soldo.

L’aria freddissima puzzava di vodka e sudore.

La mia attenzione venne catturata da qualcosa, o meglio qualcuno.

-Yixing, guarda lì.- chiamai il mio amico, prendendolo per la manica della felpa, e gli indicai un ragazzo. Aveva i capelli biondi e spettinati, con qualche sfumatura un po’ più chiara, gli occhi grandi e scuri di taglio allungato, la pelle diafana e le labbra carnose a forma di cuore. Indossava un paio di orecchini a forma di croce e al collo pendeva una collana d’argento con lo stesso simbolo; la maglietta aderente e sudata metteva in risalto i muscoli tonici dell’addome e delle spalle. Teneva sottobraccio uno skate nero con su scritto a caratteri cubitali “Huang Zitao”.

Il viso era contratto in una smorfia di pura ansia mentre infilava la mano destra coperta da un guanto di velluto nella borsa di una signora che gli dava le spalle, intenta ad urlare come una pazza. Estrasse un portafoglio firmato e lo aprì, prese un paio di banconote e, con cautela, lo rimise al suo posto.

-Non posso crederci.- Yixing era sbalordito.

-Succede, a volte ci sono quelli che ne approfittano e rubano. Ti ricordi quando ci hanno provato Junhong e Taemin?- replicai stringendomi ancora di più nella giacca e alitando sulle mani ghiacciate.

-Ma sai chi era quello?-

Scossi energicamente la testa.

-Quello è Huang Zitao. Il figlio del giudice Huang, l’uomo più schifosamente ricco di Seoul.- il ragazzo contrasse la mascella -Che bisogno ha di rubare? Quello può prendere tutto quello che vuole dal conto in banca.- mi guardò con occhio critico mentre battevo i denti e passò un braccio attorno alle mie spalle nel tentativo di scaldarmi un po’.

-Chissà, forse non è contento della sua vita da ricco.- ipotizzai, accoccolandomi ancora di più al suo corpo caldo.

-Non lo sopporto.-

-Che ti ha fatto?- domandai, curiosa, mentre facevamo marcia indietro.

-E’ antipatico e si crede il re del mondo.- rispose semplicemente Yixing sbuffando sonoramente e mise su un grazioso broncio.

-Ma guarda chi si rivede! Lay hyung!- sghignazzò qualcuno alle nostre spalle.

Ci girammo lentamente e Zitao ci mostrò il sorriso più antipatico di questo pianeta -Come stai?- chiese sbattendo al suolo lo skateboard e salendoci sopra con un balzo.

Perché l’ha chiamato Lay?” mi chiesi, confusa.

-Io? Alla grande. Hai finito di derubare quella signora?- replicò Yixing con voce tagliente, e mi lasciò le spalle.

L’aria si stava facendo pesante.

-Le ho preso pochissimo, non mi fare il moralista di ‘sto cazzo.- ribatté quello assottigliando gli occhi in modo innaturale e stringendo i pugni fino a far sbiancare le nocche.

-Senti, ragazzino, non ho voglia di litigare con te. È una bella serata, ho guadagnato 100.00 Won e sto per tornare a casa felice e contento.- mi strinse forte il polso, come se avesse paura di perdermi da un momento all’altro, e disse con voce grave -Andiamo, Claudia.- fece per incamminarsi, ma un colpo di tosse lo bloccò. 

Deglutii quando sentii lo sguardo di Zitao puntato su di me -Non mi presenti la tua amica?- domandò con voce smielata.

-No.- fu la risposta seccata di Yixing, che si voltò di nuovo verso il rivale mordendosi il labbro inferiore.

-Accidenti, come sei fastidioso, hyung. Allora mi presento da solo.- mi tese la mano, quella che aveva usato per rubare i soldi di quella signora -Mi chiamo Zitao, ma puoi chiamarmi semplicemente Tao. Che mi dici di te?- fece un sorriso tutt’altro che amichevole, cosa che mi fece salire il sangue al cervello.

Se pensava che sarei caduta ai suoi piedi, si sbagliava di grosso.

Guardai la sua mano come se volessi tagliarla e usarla come ventaglio -Il mio nome è Claudia.- risposi freddamente.

-Tutti i ballerini sono così? Uff.- sbottò quello con una scrollata di spalle, e s’infilò il palmo nella tasca anteriore dei pantaloni di pelle.

-Così come, scusa?- volli sapere, cominciando ad alterarmi.

-Antipatici e poco inclini alle amicizie.-

-Solo una piccola parte.- rispose un suo compare per me, sbucando da dietro la schiena di Tao e rivolgendoci un ghigno odioso. Aveva i capelli castani con qualche sfumatura bionda, gli occhi ampi e scuri come la notte, le labbra grandi e carnose (devo ammettere che erano bellissime) e un fisico da mozzare il fiato. Insomma, era molto attraente anche lui.

-Mh, hai ragione Daehyun-ah. Una piccola parte formata solo da Yixing e Claudia.-

Dio, come mi prudevano le mani.

Avrei voluto strappargli quel sorrisetto dalle labbra e attaccarglielo sulle chiappe.

Yixing alzò gli occhi al cielo e sbottò -Noi ce ne andiamo.- mi prese la mano e io la afferrai quasi con rabbia, senza staccare lo sguardo dai penetranti occhi di Tao, quasi volessi ucciderlo solo fissandolo.

 

Sentivo già di non sopportarlo.

 

6 novembre 2010, ore 8:00

 

Il mattino dopo, stavo per perdere il pulmino scolastico, di nuovo. Tutta colpa della sveglia che non aveva suonato e del riscaldamento che si era rotto, lasciando la casa in un gelo totale paragonabile a quello del Polo Sud.

Mi sedetti accanto a Hyoyeon con un sospiro di frustrazione e mi arrotolai la sciarpa al collo per evitare di prendere altro freddo.

-Qualcosa non va?- domandò lei, preoccupata dalla mia espressione.

-No, niente di grave. Questa sera balliamo al solito posto?- chiesi, giusto per cambiare argomento.

-Sì, sì.- sorrise e cominciò a parlare di quanto fosse felice di essere la fidanzata di Jongin, elogiando tutti i suoi pregi e descrivendo per filo e per segno quello che avevano fatto quando se n’erano andati la sera prima.

-E poi siamo andati in camera sua e…- la bloccai, avvampando -Immagino cos’avete fatto.- dissi con la voce insolitamente acuta.

Lei scoppiò in una risata cristallina e mi abbracciò -Sono al settimo cielo, Claci-ah!-

Il pulmino si fermò e un ragazzo fece la sua entrata portando con sé un soffio di aria gelata: Huang Zitao sorrise al conducente e guardò il pullman per vedere se c’era qualche posto libero. Indossava un paio di pantaloni di pelle a vita bassa, una maglietta a maniche corte con un teschio su di essa nonostante il freddo e, ovviamente, non potevano mancare i suoi orecchini a forma di croce.

E la sua divisa? Pensai con rabbia, stringendo le mani fino a far sbiancare le nocche. Ovvio, era ricco, poteva fare quello che voleva.

I capelli biondi erano tirati su con il gel e la pelle appariva più pallida sotto i deboli raggi di sole che entravano dai finestrini opachi.

Il suo sguardo si fermò su di me; sui miei umili vestiti da plebea e la cute piena di pori grandi come caverne, e fece un sorriso beffardo. Incrociai le braccia e resistetti all’impellente impulso di tirargli un calcio nelle palle.

-Ciao, Claudia.- disse agitando la mano.

-Sparisci, Zitao.- borbottai incrociando le braccia e Hyoyeon si batté una mano in fronte.

-Ma come? Mi tratti così?- piagnucolò il ragazzo con finto dolore nella voce -Pensavo che fossimo amici…-

-Beh, pensavi male.- mugugnai liquidandolo con un gesto seccato della mano e sentii la mia migliore amica sbuffare debolmente.

Tao sogghignò, cosa che mi fece quasi esplodere la vena del collo, e lo ignorai mentre prendeva posto dietro di noi e si infilava le cuffiette per poi scegliere qualche canzone rock sopaccatimpani.

Dio, quanto lo odiavo.

Mi veniva una tale voglia di strozzarlo con le mie stesse mani.

-Ma sei pazza?- sibilò Hyoyeon al mio orecchio, facendo attenzione a non farsi sentire da… lui. Ma non doveva preoccuparsi, dato che il ragazzo aveva chiuso gli occhi e stava dormendo placidamente.

-Perché?- chiesi innocentemente.

-Sai chi è quello?!-

-Un rompipalle.-

-CLAUDIA!- urlò rossa come un peperone -Quello è Huang Zitao. Il figlio del giudice Huang, l’uomo…-

-… Più schifosamente ricco della Corea del Sud, lo so.- conclusi per lei, mordendomi nervosamente il labbro inferiore e intrecciando le braccia al petto in un moto di stizza.

-Non avresti dovuto trattarlo così! Che ti ha fatto?- cominciò a tempestarmi di domande, com’era suo solito fare.

-L’ho incontrato ieri con Yixing.- replicai semplicemente alzando gli occhi al cielo -E ci ha praticamente rotto le scatole per tutto il tempo.-

Lei annuì e tornò a guardare la città attraverso il finestrino, aspettando impazientemente di passare accanto alla casa di Jongin: si mordicchiava le labbra a sangue e giocherellava con i lacci della sua felpa. Era proprio innamorata.

Il pullman si fermò un’altra volta e salì un ragazzo che non avevo mai visto: un po’ bassino e magro, con i capelli castani chiari e gli occhi molto grandi, le labbra carnose e un’espressione spaesata dipinta sul viso. Lui vestiva con la divisa scolastica, prevista di un paio di pantaloni marroni e una camicia bianca con sopra un gilet nero e la cravatta del medesimo colore a righe. Ebbi la strana sensazione di averlo già visto da qualche parte ma, per quanto mi sforzassi, non riuscivo a ricordare né dove né quando.

Il giovane misterioso puntò lo sguardo su di me e i suoi enormi occhi scuri mi intrappolarono in un vortice di emozioni fortissime che nemmeno io riuscii a contrastare; il cuore cominciò a battermi furiosamente nel petto e la vista si offuscò. Sì, quello mi richiamava alla memoria qualcuno, qualcuno visto in foto o in video… Ricordavo le stesse iridi che mi fissavano quando ero piccolissima, ancora nella culla.

Deglutii rumorosamente e abbassai la testa, rossa come un pomodoro.

Si sedette accanto a Tao, in evidente imbarazzo.

-Claudia… Quel tizio ti stava fissando.- mi disse Hyoyeon con un tono preoccupato -E’ inquietante. Carino, molto carino, ma inquietante.- annuì ripetutamente.

Sorrisi -E’ carino, sì. E non mi stava fissando. E non urlare, scema!- la rimproverai, tirandole uno schiaffo dietro la nuca, con fare amichevole.

-Scu-scusate.- ci chiamò qualcuno con la voce molto melodiosa.

Ci girammo e il tizio sconosciuto ci rivolse un dolcissimo sorriso -Andate anche voi all’Empire High School?- chiese torcendosi le mani.

Guardai prima la mia amica e poi lui -Ehm… Sì. Io mi chiamo Claudia, e lei è Hyoyeon.- risposi cercando di ricambiare il sorriso.

-Piacere.- mi tese la mano -Sono Kyungsoo. Do Kyungsoo.- Gliela strinsi.

Le sue dita erano calde e morbide, ancora una volta mi ricordarono qualcosa…

Tao mugugnò un paio di parole sconnesse nel sonno nel sonno e nascose ancora di più la testa sotto il braccio, facendo cadere un auricolare sul sedile.

-Lui chi è?- chiese Kyungsoo indicando l’antipatico con il pollice -E’ uno studente?-

-Sì.- Hyoyeon storse il naso -Ma non vuole mettere la divisa, dice che non sopporta quella camicia.-

-In effetti è parecchio fastidiosa…- constatò il ragazzo ridacchiando debolmente.

-Comunque dovrebbe indossarla.- sibilai -Così non è giusto. Solo perché è Huang Zitao non vuol dire che…-

L’espressione scioccata di Kyungsoo mi strozzò le parole in gola, i suoi occhi erano spalancati e la bocca aperta, tutto il colore era defluito dalle guance -L-Lui è… H-Huang…- balbettò, pallido come un lenzuolo.

-Qualcosa non va, Kyungsoo?- chiesi, preoccupata.

-I-io…- si alzò di scatto, rischiando di cadere -V-vi dispiace s-se…- sembrava sul punto di vomitare, o peggio, di svenire -M-mi sposto?- si allontanò barcollando, sotto il nostro sguardo perplesso.

Huang Zitao è così cattivo?

-E’ strano, vero?- fece Hyoyeon, tornando a guardare la miriade di case che ci sfrecciavano davanti agli occhi con sguardo assorto.

Annuii senza rispondere, accarezzando la collana proveniente dal Giappone che avevo appesa al collo, ciò che resta del passato legato a mio padre.

Certi ricordi sono palpabili, come gli oggetti in cui restano impressi.

Ne ero sicura: Kyungsoo somigliava un sacco a qualcuno che faceva parte della mia vita, che poi era uscito con prepotenza lasciandomi sola e vulnerabile.

Kyungsoo mi richiamava alla memoria papà.

 

Finalmente scese la sera.

Indossai un paio di pantaloni larghi a vita bassa, una maglietta ampia color oro per agevolare i movimenti e una felpa nera con il cappuccio per evitare di prendere freddo; infilai nello zaino la scatola per conservare i soldi e lo stereo con i dischi e mi guardai allo specchio. I capelli rossi stretti in una treccia laterale, gli occhi a mandorla incorniciati da un filo di eye-liner, le labbra screpolate a causa dell’aria gelida che impregnava l’aria e la pelle abbronzata. Sbuffai e una nuvola di vapore si allargò attorno alla mia bocca; il riscaldamento era ormai andato a quel paese.

Caricai lo zaino in spalle e uscii dalla mia stanza con passo veloce.

In cucina, mamma stava guardando fuori dalla finestra con il gomito appoggiato sul davanzale e una coperta mollemente abbandonata sulle gambe che ormai non riuscivano più a sostenere il suo corpo. Si girò quando mi vide sulla soglia della porta vestita di tutto punto e mi rivolse un sorriso stanco -Dove vai, Claudia?- domandò strascicando le parole, come se parlare le costasse uno sforzo immane.

Deglutii -Vado a ballare.- risposi con un groppo in gola.

-Ti prego, non andare. Sei così stanca…-

-No, Eomma. Ho guadagnato tanto ieri. Oggi possiamo portare a casa di più.- cercai di fare un sorriso, ma mi uscì solo una smorfia -Chiamami se ti serve aiuto, tornerò presto… DanJi Unnie sta tornando e BomSeok Oppa ha quasi finito.- aprii il portone e esitai prima di uscire.

-Grazie per quello che fai per me, Claudia. Ti voglio bene.-

Quella breve frase ebbe la forza di darmi una scarica di adrenalina che mi sarebbe servita per dare il meglio di me sulla pista da ballo -Anche io, mamma.-  

Arrivai in piazza sudata e con il fiatone, facendomi largo tra la folla per raggiungere i miei amici.

Wow, oggi c’è tantissima gente… Pensai, e un sorriso mi increspò le labbra al pensiero del denaro che avremmo potuto guadagnare.

Li trovai mentre guardavano il centro con le braccia conserte e l’aria schifata -Che succede?- chiesi, confusa, poggiando lo zainetto per terra e sistemandomi il cappello in testa.

Junhong sembrava sul punto di piangere -Noona!- indicò la calca -Quei tizi ci hanno rubato il posto! Non è giusto, c’eravamo prima noi!-

-Cosa?- mi misi in punta di piedi per vedere oltre la gente che urlava e si sbracciava.

Yixing sputò a terra -Zitao e il suo gruppo. Si sono trasferiti qui.-

Fu come se mi avessero dato uno schiaffo in pieno viso e mi crollò il mondo addosso -CHE COSA?!- strillai, con la rabbia che mi ribolliva dentro. Il sangue cominciò a fischiarmi nelle orecchie e strinsi i pugni talmente tanto che le unghie mi si conficcarono nella carne.

-Hai capito bene, Claudia-ah.- intervenne Jongin con una faccia di bronzo -La polizia li ha cacciati dal loro territorio e sono venuti a romperci il cazzo.-

-Ma non è giusto! Che cavolo! C’eravamo prima noi!- piagnucolò Taemin mettendo su un adorabile broncio.

Okay, questa non gliel’avrei fatta passare liscia.

Spintonai la folla per cercare di raggiungere quell’odioso e dirgliene quattro, divorata dalla rabbia. Avevo sempre immaginato questo sentimento come del fumo nero che si libera all’interno del petto e irradia tutto il resto. Esternamente nessuno se ne accorgeva, ma quel fumo iniziava piano piano a soffocarmi e cominciavo a sentire qualcosa che mi mordeva giusto al centro tra lo sterno e lo stomaco, salendo verso l’alto. Puntando dritto alla gola. Era una morsa molto leggera, ma che diventava più forte man mano che mi avvicinavo a Hang Zitao e il suo gruppo di deficienti con lo skate. Vidi tutto rosso, un fuoco ardente mi bruciava nel petto.

Alla fine, lo raggiunsi mentre sorrideva calorosamente alla calca e chiedeva altri soldi da mettere nel suo cappello con visiera.

-HUANG ZITAO!- strepitai e corsi nella sua direzione con le guance accaldate.

Lui mi rivolse un ghigno beffardo -Claudia-ah!- l’arroganza con cui disse il mio nome accese in me una scintilla di collera che fece scattare un incendio.

Lo presi per il colletto della maglietta e gli urlai contro con la furia che mi accecava e mi faceva battere il cuore contro lo sterno -Cosa credi di fare, idiota?!-

I suoi compagni si fermarono all’istante e le persone smisero di urlare per ascoltare.

-Io?  Niente.- rispose lui -Cosa sto facendo?-

-Non fare il finto tonto con me, Zitao!- lo lasciai andare con un spintone, digrignando i denti -Questo è il nostro territorio! Balliamo qui ogni sera, che cosa volete?!-

-Non mi sembra che la piazza di Seoul sia tua, ragazzina.- sibilò un compagno di Tao, un tizio alto un metro e novanta con uno sguardo sprezzante dipinto sul bellissimo viso giovane e sudato -La gente fa quello che vuole.-

-Tu sta zitto, YiFan!- esplose Yixing -Sai bene che noi abbiamo fatto un accordo con la polizia per ballare in questo posto, dato che è vietato agli artisti di strada di esibirsi. Se… Se i poliziotti chiudono anche questa piazza… Come faremo a guadagnare?!- il mio amico era il ritratto della disperazione e dell’ira, non l’avevo mai visto così.

-Fate come noi: troviamo un altro punto dove metterci in mostra.- rispose prontamente Daehyun assottigliando gli occhi.

-Mi viene una voglia matta di uccidervi!- scoppiò Hyoyeon scattando in avanti, ma Taemin fu più veloce di lei: la prese per la vita prima che potesse lanciarsi su Daehyun e picchiarlo senza pietà.

-Siete una massa di cretini!- per poco non mi misi a piangere -A me quei soldi servono, è una situazione orribile quella che sto vivendo! E venite voi a rompere le palle!- mi passai una mano lungo il viso e cercai di trattenere le lacrime.

-Anche a me servono.- intervenne Tao, con un sorriso di pietra.

-Per comprare altri orecchini e pantaloni di pelle, riccone?!- urlò Junhong, tenuto a distanza di sicurezza da un Jongup pallido e tristissimo -Ah?! Rispondi!- l’amico gli tappò la bocca e gli sussurrò qualcosa nell’orecchio per calmarlo.

-Mettete una museruola a quel piccoletto.- fu tutto quello che disse lo spilungone di nome YiFan, cosa che mi fece andare ancora di più in bestia.

-Facciamo scegliere alle persone cosa vogliono.- mormorò Tao, prima che potessi replicare, facendo un giro e guardando in faccia ogni spettatore presente con l’intento di ammaliarli con i suoi occhi e le sue parole -Facciamo una gara: chi riceve più applausi, resta. Gli altri se ne dovranno andare e non farsi più vedere.-

-Ci sto!- dissi, decisa -Preparati a perdere, Huang.- i nostri visi si fecero troppo vicini, i nasi si sfiorarono.

-Tra un mese. In questa piazza.-

-Un mese per dimostrarti che noi ballerini siamo più bravi.- sibilai a denti stretti.

-Un mese per cacciarti via.- replicò lui con voce tagliente.

I respiri si fusero in uno solo, nessuno riusciva a sentirci.

Si avvicinò di più, facendo quasi scontrare le nostre labbra -Un mese per farti innamorare perdutamente di me.-

Feci finta di aver capito male e mi allontanai con gli occhi sbarrati e il cuore in gola.

Presi la mia roba da terra e corsi via.

 

 

10 novembre 2010, ore 21:35

 

La musica mi scorreva nelle vene insieme al sangue dandomi la carica necessaria per continuare a ballare ed esercitarmi; nella testa vi erano solamente le parole della canzone di BoA, “Eat you up”.

Danzavo ormai da tre ore senza sosta, ma non sentivo la stanchezza.

 

 

When I first saw you I knew nothing's like it used to be
Boy, you have got to be the finest thing in history
The way I feel inside is just so hard to understand
You'd be my appetite in ways I can't explain
I'll eat you up
Your Love, Your Love
I'll eat you up
Your Love, Your Love
Woah oh oh

 

 

I passi che accompagnavano le note della canzone erano molto difficili e complicati, ed era quello che mi serviva per vincere la sfida con quel coglione di Zitao.

Mi concentravo sulla mia immagine nello specchio che occupava tutto il muro della palestra in cui mi esercitavo: una ragazza che si muoveva a ritmo incurante della stanchezza e del sudore che le imperlava la fronte e le braccia nude, la maglietta incollata al busto e i pantaloni consumati dal tempo; i capelli rigorosamente nascosti sotto il cappello con la visiera e il mascara che le rigava le guance formando delle lacrime nere.

Ero esausta, ormai da due giorni non facevo altro che esercitarmi fino a notte fonda.

Continuai a ballare, imperterrita, con tutta la forza che avevo in corpo e l’energia di cui ero capace, ma ogni passo era un peso da portare. Barcollai leggermente mentre BoA cantava le ultime parole della sua bellissima canzone, i miei occhi cominciarono a bruciare e il petto iniziò a mandarmi scariche di dolore. Cercai di seguire il tempo di “Change” della rapper Hyuna, ma ad un certo punto la visuale divenne offuscata. A poco a poco il pavimento, le pareti e le finestre incominciarono ad avvicinarsi alla mia persona come animate da una forza invisibile, si piegarono di lato, era come se stessi su una barca che stava per affondare. Sentii un forte ronzio nelle orecchie.

Caddi a terra ansimando pesantemente, con la mano poggiata sul petto.

Lo stereo continuava a cantare, incurante.

Alla fine, avevo ceduto. Tossii un paio di volte e mi stesi a terra chiudendo gli occhi e tentai di respirare con regolarità.

-Yah! Ehi, tu! Ragazzina!- gridò qualcuno, entrando nella stanza e sbattendo la porta dietro di sé -Yah! Svegliati! Claudia-ah!- sentii una mano calda premere contro la nuca e alzarmi dolcemente dal suolo.

Aprii gli occhi con lentezza e mi trovai a un palmo dal naso il viso preoccupato di Zitao. La rabbia prese il sopravvento sulla stanchezza e scattai in piedi con un urlo soffocato -Che ci fai tu qui?- la testa mi girava, ma comunque stavo un po’ meglio.

-Vengo sempre qui a provare… Tu stai bene? Sei pallida.- mormorò lui avvicinandosi e prendendomi il viso tra due dita.

Mi allontanai con un salto -Sto bene, sto bene.- risposi incrociando le braccia.

-Sicura?-

-Sì.- lo guardai con occhio critico -Tu balli?-

Tao sorrise e si grattò nervosamente la testa -No, non ballo. Ma sono cintura nera di Wushu, un’arte marziale cinese, e a volte vengo qui per esercitarmi.- fece roteare tra l’indice e il pollice una penna nera.

-Ah, capisco…- Spensi lo stereo e lo misi nello zaino con una lentezza esasperante, per poi caricarmelo in spalla.

-Già te ne vai?- chiese, rivolgendomi un riso schietto beffardo.

-Sì. Devi esercitarti, giusto?-

-Veramente no, non è che abbia proprio voglia ora.- s’infilò la penna in tasca e si morse le labbra nel tentativo di sembrare sexy.

E, diamine, ci riuscì.

-Ah…-

-Insegnami a ballare.- disse di punto in bianco.

-Che?!- credetti di non aver sentito bene, dopotutto ero quasi svenuta a causa della fatica.

-Sì. E io ti insegno qualche mossa di wushu.- insistette giocherellando nervosamente con una ciocca dei lucenti capelli biondi. Anche se era evidentemente teso, non aveva perso la sua arroganza nei movimenti delle gambe e delle braccia.

Sentii gli angoli della bocca sollevarsi in un sorrisetto -Non ho bisogno di imparare “qualche mossa di wushu”.-

-Invece sì. Tu vuoi vincere contro di me, vero? Bene. Queste mosse sono perfette per ballare, soprattutto quando quel ragazzo dai capelli viola  fa quelle cose strane a terra.- il tono della voce era malizioso e posò su di me uno sguardo lascivo che mi fece salire il sangue alle guance, che si colorarono di rosso.

Mi irrigidii e strinsi lo zaino al petto, proprio davanti al seno -Si chiama Jongup ed è un b-boy.- balbettai -E poi sì, voglio vincere contro di voi… Ma perché mi vuoi aiutare?-

-Non ti voglio aiutare, bambolina. È solo che vincere facilmente contro qualcuno non è tra i miei standard.- rispose quello con una scrollata di spalle.

Gli tirai lo zainetto sulla spalla e Tao scoppiò a ridere massaggiandosi il punto in cui l’avevo colpito con palese collera -Scemo.- ringhiai serrando la mascella.

-Allora? Ci stai? Io ti insegno qualche mossa e tu…-

-Okay.- sorrisi malvagiamente -Così dimostro che sono migliore di te anche nel wusu.- ricambiai lo sguardo voluttuoso che mi aveva inviato prima.

-Si pronuncia “wushu”.- mi corresse, divertito.

-E’ lo stesso.- alzai gli occhi al cielo, stizzita. Sbuffando, feci per andare via, ma Tao mi trattenne per un braccio -Aspetta… Andiamo a mangiare qualcosa, così ci mettiamo d’accordo.- dichiarò lanciando un’occhiata al suo orologio da polso.

-Vestita così?- mi indicai con la mano libera -Sono tutta sudata e impresentabile.-

-Fidati, stai benissimo.-

-E allora dove andiamo, Casanova?- chiesi, cercando di non ridere.

-Ti porto in un ristorante cinese. Ci stai?- propose con gli occhi che brillavano. Probabilmente era felice perché quel posto gli ricordava la sua vecchia casa, dato che avevo scoperto da Yixing che era di origini cinesi.

-Che ore sono?-

-Le dieci.-

Perfetto; mia sorella era tornata e mio fratello anche, mamma non era da sola -Andiamo.- sorrisi calorosamente, o almeno ci provai, avviandomi verso la porta e aprendola con un violento calcio.

Non sapevo il motivo per cui accettai la sua offerta, dato che lo odiavo a morte e volevo solo che sparisse dalla faccia della terra.

 

Ma… Al tempo stesso c’era qualcosa in lui che m’incuriosiva.

 

Arrivammo al ristorante dopo aver camminato per parecchi isolati in un silenzio imbarazzato, che ci imprigionava in una bolla estranea al mondo esterno.

Era un bel locale, nascosto da occhi indiscreti, tranquillo, con i tavoli piccoli e apparecchiati amorevolmente con al centro una lanterna rossa e panciuta, caratterizzati da alcuni fili dorati all’estremità. Ci sedemmo senza dire una parola e senza guardarci negli occhi; per evitare strani inconvenienti, mi misi ad osservare l’ambiente: i tavolini allineati, il lampadario di cristallo, le pareti color mogano con sopra dei quadri raffiguranti persone che saltavano o spaccavano tavolette.

-Ti piace?- domandò Tao con un sorriso incoraggiante.

-Molto.- risposi, sincera, e presi il menu per dare un’occhiata al cibo:  involtini primavera con germogli di soia, nuvole di drago, bocconcini di pollo, gamberetti e calamari fritti… Sembrava tutto delizioso.

-Cosa sono le nuvole di drago?- chiesi, indicandogli il nome della pietanza.

Il sorriso del ragazzo si allargò ancora di più -E’ il mio piatto preferito. Le nuvole di drago sono un popolare antipasto del Sudest asiatico a base di sfogliatine fritte realizzate con farina di tapioca e frutti di mare misti.- mentre parlava, notai l’eccitazione nelle sue iridi scure.

-Mh. Le voglio provare.- constatai chiudendo il menu con un colpo secco.

-Sono buone.- mi fece sapere Tao saltellando sul posto.

-I signori hanno deciso cosa ordinare?- chiese un cameriere dalla voce armoniosa intento a scrivere  qualcosa sul suo taccuino. Alzai lo sguardo per rispondere e incontrai gli occhi penetranti di Kyungsoo.

-Kyungsoo!- esclamai, sorpresa di vederlo lì.

Lui mi rivolse un dolce risolino -Claudia.- gettò un’ occhiata al mio accompagnatore e fece una smorfia contrariata -ZiTao.- alzò impercettibilmente il labbro inferiore.

-Do. E tu che ci fai qui?-  domandò Tao lasciando trasparire l’evidente disgusto.

-Ci lavoro, Huang. Mai sentito parlare di questa parola?-

-Non fare il simpatico con me, ragazzino.-

-Sono più grande di te.- sibilò Kyungsoo a denti stretti, poi si ricompose si rivolse a me, di nuovo, con un accordo più controllato -Hai deciso cosa ordinare?-

Annuii -Prendo delle…-

-Che stai cercando di fare, idiota?!- urlò Tao alzandosi di scatto e lanciando il tovagliolo sul piatto. Sebbene superasse Kyungsoo di una decina di centimetri, il ragazzo non sembrava spaventato com’era sul pullman due giorni prima.

-Ti ho detto che sto lavorando, ZiTao.- rispose seccamente il diretto interessato alzando gli occhi al cielo -Non intralciarmi, okay?- cominciò a scrivere qualcosa sul block notes come se fosse annoiato.

-Forse non mi sono spiegato bene.- riprese Tao, avvicinandosi pericolosamente a Kyungsoo -Cosa stai facendo con lei?-

Sbarrai gli occhi.

-Prego? Hai paura che possa rubartela?- ridacchiò.

-Non prendermi in giro, Do!-

-Non ti sto prendendo in giro. Sai meglio di me che non posso avere relazioni con Claudia.- mi indicò con la penna.

Che cosa? Cominciavo a preoccuparmi, l’aria era diventata improvvisamente pesante.

-Ah, sì. Perché tu sei…- cominciò Tao, ma Kyungsoo lo bloccò prendendolo per il collo della maglietta nera e sbattendolo contro il muro accanto al nostro tavolo -Prova a dirlo e ti strappo le braccia a morsi, Huang Zitao.- lo minacciò con la mascella contratta, fissandolo con puro odio.

-Fermi!- strillai mettendomi in mezzo con il cuore che sembrava esplodermi nel petto  -Fermi.- ripetei esalando un sospiro.

Soo lo lasciò andare -Deficiente.- ringhiò.

-Ah, io?! Tu… Tieni nascosta una cosa così…-

-Stà… Zitto! Non sono affari che ti riguardano!-

-Invece sì! Ci sono pure io in questa storia!-

-No! È tutta colpa di tua padre, tu non c’entri un emerito cazzo! Smettila di sentirti sempre al centro di tutto!- sbraitò Kyungsoo, rosso di rabbia, con i pugni stretti e le labbra sottili come una lama.

-Perché sei tornato?!- Tao scosse la testa, più addolorato che incollerito come il rivale.

-Perché… Volevo… Rivederla…- sussurrò abbassando il capo.

-Lo sa?-

-No.-

-E allora che aspetti a dirglielo?!-

-Non è così facile!-

-Si che lo è!-

-No!-

Erano vicinissimi, si guardavano negli occhi con profonda avversione, giravano in tondo come se fossero prossimi a picchiarsi. Scattai in avanti e presi Tao per un braccio, allontanandolo da Kyungsoo che era sul punto di prenderlo a pugni in faccia  -Di che cosa state parlando?- volli sapere, con un tono che non tradiva la mia preoccupazione.

-Di una ragazza. Tranquilla, Claudia.- mi rispose Tao cercando il mio sguardo. Lo trovò, e nei suoi occhi lessi l’evidente sgomento che stava provando -Andiamo via.- disse prendendomi dolcemente per mano.

Non obiettai.

 

-Claudia-ah!-

 

Non voltarti indietro e sta lontana da Kyungsoo, Claudia. È pericoloso.

 

Perché?

 

Perché sì. Fidati di me.

 

15 novembre 2010, ore 00:50

 

To: Claudia
From: Sconosciuto
 
Claudia… Mi dispiace tanto…


 

Guardai il display con un sopracciglio alzato, seduta sul letto, con in mano il cellulare che emanava una pallida luce bluastra.

Ero molto nervosa.

Chi mi aveva inviato un messaggio simile? Nessuno mi aveva fatto nulla di male, almeno così credetti.

Mi arrivò un altro messaggio, sempre da quel numero sconosciuto.

 

To: Claudia
From: Sconosciuto
 
Prometto che ti dirò tutto.
Verrò.
E ti dirò tutta la verità.


 

Verità?
Quale verità?
Volevo rispondere, ma non potevo inviare un SMS ad un numero che nemmeno esisteva. La curiosità mi stava divorando, volevo sapere di più, dovevo sapere di più.
Aspettai che mi inviasse qualche altro brandello di conversazione.
Aspettai.
Ma non successe nulla.
Con il cuore in gola, tornai a dormire mentre l’ansia cominciava già a seguirmi dappertutto come una fedele amica.

 

 

 

In seguito, io e Tao diventammo inseparabili.
Lui veniva sempre il palestra, la nostra palestra, pronto a imparare qualche passo di danza, e io non vedevo l’ora di vederlo per capire come fare tutte quelle acrobazie impossibili.
Eravamo molto amici.
Anche se, con il tempo, iniziai a provare qualcosa di più.
Era un ragazzo dolce, premuroso, protettivo, simpatico, aveva un carattere molto forte e deciso come il mio… Certo, a volte sembrava antipatico e senza cuore, ma comunque mi faceva sentire speciale. Stare con lui mi faceva tornare il sorriso sulle labbra e l’allegria mi riempiva il cuore ogni volta che rideva, perché quando gli angoli delle sue labbra spiccavano verso l’alto era bello. Molto bello.
Scoprii che rubava per dare il denaro ai suoi amici, in quanto il padre non gli faceva toccare un soldo. Un gesto molto altruista.
Quelle ore spese insieme a parlare, ballare, ridere, non sarò mai in  grado di dimenticarle.
Una sera, mi accorsi di amarlo.
Con tutta me stessa.
Avevamo appena finito di provare e ci eravamo stesi sul pavimento per riposare un po’ prima di incominciare di nuovo.
Solo che accadde qualcosa che non mi aspettavo.

 

 

 

25 novembre 2010, ore 21:57

 

 

Tao si chinò su di me, la mia schiena rimase a lungo sul legno freddo che ricopriva il pavimento della palestra, le sue labbra rimasero sospese sulle mie per un lungo istante di esitazione prima del bacio. Poi azzerò la distanza tra noi unendo delicatamente le nostre bocche, prima con dolcezza, dopo il suo corpo incalzò e premette contro il mio. Sentii la sua lingua accarezzare le mie labbra fino a farle dischiudere. Le mani, strette a pugno, erano ancora aggrappate al bordo della mia maglietta; ma poi, sciolsi  la stretta e le feci scivolare sul torace muscoloso. Il suo respiro caldo mi solleticò il collo e il viso e mi sfuggì un debole gemito quando sentii i palmi roventi delle sue mani accarezzarmi la schiena a attirandomi a sé.

La lingua si muoveva con insistenza tra le mie labbra, il bacio si fece più intenso, le mani del ragazzo mi vezzeggiavano le cosce. Sebbene fossimo tutti e due stesi, ci ritrovammo in piedi, contro il muro.

Tao sorrise contro la mia bocca e sollevò il mio corpo abbandonato da terra, invitandomi ad allacciare le gambe intorno a lui. Continuò a prestare attenzione alle labbra, mordendole e poi succhiandone il sangue con desiderio.

Un fremito incontrollabile mi percosse tutto d’un tratto quando sentii la sua erezione tra le mie gambe. Era una sensazione terrificante. Ed eccitante. Forse doveva essersi accorto quanto ero inesperta, perché ridacchiò debolmente ed infilò le dita sotto la maglietta, mi accarezzò la pelle nuda e madida di sudore.

Staccò le labbra dalle mie solo per lasciare una scia di baci leggeri fino alla mascella, per poi scendere lungo la gola e le spalle. Non mi ero mai sentita così bene.

-Oh, Dio.- sussurrai quando schiuse la bocca dolcemente e iniziò a succhiare la pelle del collo, lentamente, per farmi assaporare quel momento.

Affondai le dita nei suoi capelli e inarcai la schiena appoggiando la fronte contro la spalla di lui e inspirare a fondo il suo profumo.

Si fermò e sollevò la testa, fissandomi.

Ricambiai lo sguardo e sorrisi debolmente, ansimando con forza dalla bocca gonfia a causa dei suoi baci. Il cuore mi stava esplodendo nel petto, batteva incessantemente contro la trachea fino a togliermi il respiro; la passione bruciante ardeva in me e scorreva nelle vene mista al sangue, lo volevo, lo volevo per me.

-Claudia…- sussurrò -Io… So di non avertelo detto prima, ma… Ti amo. Ti ho amata fin da subito, dal primo momento che ti ho vista. Eri così bella quando sei venuta a gridarmi contro.- rise di gusto, e io lo imitai, intrecciando le dita sulla sua nuca -In realtà, non m’importava nulla del ballo, volevo solo… passare un po’ di tempo con te. Volevo esserti amico. Ma… Col passare del tempo ho cominciato a provare qualcosa di più forte di una semplice amicizia. Spero… Che tu possa provare le stesse emozioni… Perché se non è così vado a buttarmi da un ponte.-

-Scemo.- bisbigliai avvicinandomi di più a lui, con le lacrime di felicità che mi rigavano le gote -Mi è bastato passare qualche giorno con te per capire che sei tu l’unico con cui voglio stare.-

I suoi occhi splendevano nel buio, sembravano due stelle, le più belle di tutto il cielo.

Questa volta, fui io a premere le labbra sulle sue, a cercarlo, ad intrecciare la lingua con la sua e respirare l’odore della sua pelle, che sapeva di lui, di noi. I palmi delle mani si muovevano sul torace, accarezzavo i muscoli tonici dell’addome e passavo a toccare il mento e le guance. Inspirai profondamente quando sentii le sue mani lambire la stoffa del reggiseno; le dita si insinuarono sotto di esso e i polpastrelli sfiorarono il mio capezzolo lasciandomi sfuggire un fremito incontrollabile.

Il cuore batteva velocemente, la testa ronzava.

Ero felice come non lo ero mai stata in tutta la mia vita.

Sentimmo un “clck”, poi le luci della stanza si accesero e una figura fece capolino nella palestra guardando qualcosa sul suo cellulare.

Era Kyungsoo.

Ci affrettammo a staccarci ma, quando il ragazzo alzò gli occhi, il suo viso divenne una maschera di collera -Che stai facendo, Zitao?!- urlò, e il telefonino gli cadde di mano.

Tao balbettò -K-Kyung…-

-Ma sei coglione?! Lo fai apposta?! NON LA TOCCARE!-

Kyungsoo si lanciò su Tao con un urlo disumano, lo bloccò a terra e si mise a cavalcioni su di lui alzando il pugno per colpirlo, lo calò sul naso del giovane cinese e sentii un inquietante suono di ossa spezzate -Sei proprio uno stupido, Huang Zitao. Se la tocchi di nuovo, ti giuro che porrò fine alla tua vita. Chiaro?!-

-KYUNGSOO!- gridai, con le mani affondate nella carne -Cosa fai?!-

Tao gli sferrò un colpo con il gomito sulla tempia; la forza della botta fece volare via Kyungsoo, che cadde a terra con un tonfo e un gemito appena soffocato. La testa cominciò violentemente a sanguinare.

Si rialzò a rilento e barcollando.

Un cazzotto che mandò Zitao al tappeto.

Un pugno che spaccò il labbro a Kyungsoo.

Lui che si rimetteva sulla pancia di Tao, a terra, provato dalle percosse. Che provava di nuovo a colpirlo senza pietà.

-FERMO TI PREGO!- finalmente, parvi di aver ripreso l’uso della voce.

Lui si girò verso di me e mi rivolse lo sguardo più addolorato che avessi mai visto; Tao ne approfittò per scrollarselo di dosso e gli tirò un calcio sullo stomaco. Kyungsoo si accartocciò su se stesso, con le mani premute contro l’addome.

-NO!- corsi da loro, con il cuore che mi pulsava nelle orecchie, e mi inginocchiai accanto a Soo che gemeva disperato.

Tao, in piedi, si toccava il naso sanguinante.

-Perché l’hai ferito?!- strillai prendendolo per le spalle -Perché ti sei arrabbiato così tanto quando l’hai visto baciarmi?!- non ne aveva il diritto. Io posso baciare chi voglio, quando voglio e dove voglio. Chi era quel nanetto per impedirmelo?

Lui si mise seduto e tossì -Io… Non…-

-Diglielo, Kyungsooo.- mormorò Tao -Ti prego.-

-Cosa? Cosa mi deve dire?!- non ci stavo capendo più nulla.

-Claudia… Tu… Qual è il tuo cognome?- Kyungsoo ansimò pesantemente e strizzò gli occhi, provato dal dolore.

-Kwon.- risposi -Il cognome di mia madre.-

-Io sono Do Kyungsoo. Sono tuo fratello maggiore. Ciao, Do Claudia.-

Fu come una doccia di acqua gelata.

No.

Non poteva essere vero.

Io avevo due fratelli, DanJi e BomSeok.

Lui non poteva essere mio fratello, non doveva essere mio fratello.

Perché? Perché mamma non me l’aveva detto? E dov’era papà? Cosa c’entrava tutto questo con Tao e la sua famiglia?

-Cosa?- non potevo neanche arrabbiarmi, non ne avevo le forze.

-Se vuoi… Ti spiego tutto.-

Come in trance, annuii.

Volevo sapere.

E cominciò a raccontare.

 

«Papà rubò un miliardo di Won² sedici anni fa, quando sei nata. Gli servivano per pagare le cure alla mamma e non c’è stato nessuno in grado di fermarlo. Ha pure ucciso due guardie. Prima che potesse tornare a casa, la polizia l’ha arrestato, ma è riuscito a scappare grazie alla sua astuzia inarrestabile.
Mi ha portato con sé nella fuga, perché ero il suo unico figlio, dopo di te, ma eri solo una bambina piccolissima.
No, Claudia. BomSeok e DanJi non sono tuoi fratelli biologici.
Comunque…Il giudice Huang, il padre di Zitao, gli ha dato vent’anni di carcere e mi ha preso con sé. Sono cresciuto con la famiglia Huang, ma poi ho ricevuto lettere da papà e me ne sono andato da quella casa.
Ora vivo con nostra zia, la sorella della mamma, a Busan.
Però… Lo scorso mese nostro padre mi ha mandato una lettera, dicendo che era libero. È evaso, Claudia. E sono tornato qui per dirtelo. Vuole… Vuole portarci via.
In Europa.
Ha ancora molti seguaci, da giovane faceva parte di una banda di malviventi.
Vuole portarci via.»

 

No…
Non poteva essere vero.
Le lacrime mi offuscarono la vista, Kyungsoo piangeva in silenzio con il capo poggiato sul legno del pavimento, mischiando l’acqua con il sangue che colava lentamente dalla tempia e dal labbro.
No.
No.
Solo una parola mi risuonava nella mente “è tutta una bugia.”
Guardai Tao.
Non negava, mi guardava con profondo dolore.
No, non era una bugia.
Era la verità.
Ma… Io non me ne volevo andare. Non con mio padre che era un evaso di prigione, che mi aveva separata da mio fratello maggiore, che aveva lasciato la mamma in balia della malattia! Non potevo abbandonarla! Era mia madre!
Lanciai un’occhiata a Kyungsoo. Somigliava tantissimo a mio padre, avevo visto una sua foto quando ero piccola.
Volevo odiarlo, ma non ci riuscivo. Anche lui era stato separato da me, la sua sorellina. Eravamo due vittime. Vittime dell’uomo che voleva portarci via dalla felicità.
Senza pensarci due volte, abbracciai mio fratello.
E piansi con lui.

 

30 novembre 2013, ore 23:00

 

Il sangue imbrattava la strada, mi sporcava i jeans e la maglietta.

Due corpi, feriti, coperti del liquido rosso, giacevano accanto ad un furgone, mentre i loro petti si alzavano e si abbassavano a fatica.

Io ero in mezzo a loro.

Kyungsoo e Tao.

Avevano tentato di proteggermi.

Eravamo usciti, tutti e tre insieme, per schiarirci le idee e trovare una soluzione al problema; una banda di uomini mascherati ci aveva aggrediti, aveva cercato di rapire me e Kyungsoo, senza riuscirci. Zitao aveva sacrificato la vita per salvare me e mio fratello e ci era riuscito, con spiacevoli conseguenze.

Era arrivato mio padre e aveva rivolto lo sguardo a quello scempio, con disgusto.

Mi fissava mentre guardavo il vuoto -Claudia. Non vieni con me? Prendi Kyungsoo e andiamo via.- la sua voce era calma e controllata.

Scossi la testa, ripetutamente, le lacrime che mi rigavano il viso.

Avevo un asso nella manica: il mio cellulare. Avevo già scritto il numero della polizia, mi bastava solo premere un tanto per porre fine a quella spiacevole battaglia.

-Perché?-

-Mamma sta male, ha bisogno di me.- fu tutto quello che dissi, stringendo i pugni e tirando su col naso.

Tao tossì, affogando nel suo stesso sangue.

Il mio cuore si strinse a quella vista, volevo solo abbracciarlo, baciarlo, cullarlo.

-Io posso darti tutto quello di cui hai bisogno, figlia mia.- insistette l’uomo, con un tono d’acciaio.

Pensai a Hyoyeon e alla sua risata, ai miei amici, alla mamma che faceva di tutto per sorridere, alla danza, alle persone che urlavano il nome della nostra crew… Pensai a Tao, ai suoi baci, alle sue carezze, ai suoi “ti amo” sinceri e senza malizia. Pensai a Kyungsoo e al suo lato protettivo, al suo sorriso, alla sua dolcezza. Sorrisi.

-Ho già quello di cui ho bisogno.- e premetti il tasto verde.

 

Epilogo.

 

23 Marzo, 2020

 

-Appa!- urla mio figlio, facendosi strada tra gli altri bambini che, impazienti, aspettano il loro maestro di wushu.

-Sta arrivando, piccolo.- rido, accarezzandogli la testolina bionda.

Il mio bambino è uguale a Tao, che ora è diventato mio marito e un maestro di arti marziali. Io sono un’ insegnante di danza insieme a quei cretini di Junhong e Jongup, che adorano il piccolo Liàn e non perdono occasione per riempirgli il faccino di baci.

Kyungsoo è un cantante di successo.

Mia mamma è guarita grazie ai soldi che ci ha donato Tao dieci anni fa.

Sì, ho tutto quello di cui ho bisogno.  

 

1 Sono circa 70 euro.

  
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