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Autore: _Kiiko Kyah    04/09/2014    5 recensioni
[Kuragehime]
[So che praticamente nessuno conosce questa serie, ma io ve la superconsiglio.]
“Non andare,” ripeté il biondo, stringendo forte la presa intorno alla stoffa della felpa della ragazza che stava abbracciando con – visibilissima – disperazione.
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Anime/Manga: Kuragehime (Princess Jellyfish)
Ambientazione: !Mid-chapter66.
Pairing: Kuranosuke x Tsukimi
Nota: Storia dedicata a tutti coloro che soffrono d’amore. E a tutti quelli che conoscono questa serie e che la amano almeno un pochino. A coloro che non la conoscessero, la superconsiglio. Il manga è ancora in corso ed è un po’ diverso dall’anime che invece ha solo 11 episodi.
Nota2: Le frasi in corsivo sulla destra sono i pensieri di Kuranosuke.
Nota3: La frase in grande è una citazione di Kuranosuke da un capitolo del manga abbastanza antecedente al 66 di cui però non ricordo il numero. Yeh.
Nota4: L’ultima parte della fic è ambientata durante il capitolo 67, e la persona con cui Kuranosuke parla al telefono è suo fratello maggiore, nonché lo stesso Shuu che Tsukimi nomina ad un certo punto nei suoi pensieri.
Okay. Note finite. Buona lettura! Spero di ricevere qualche pensiero.

 
Even though I transformed her like a princess,
the wizard can’t become the prince.


“Non andare, Tsukimi.”
Tsukimi fu sorpresa di sentire quelle parole. Certo, erano le parole di una persona ubriaca, che il calore dell’acqua della doccia aveva fatto svenire, e probabilmente aveva anche sbattuto la testa. Pur non essendo molto attendibili, erano pur sempre parole che non si aspettava di sentire.
Ma non era tanto sorpresa che il ragazzo le avesse pronunciate quanto di averle recepite così forti e chiare. A pensarci bene, era da tanto tempo che non si sentiva pietrificare mente e corpo alla presenza di Kuranosuke; certo, quando non era vestito da donna era sempre un po’ faticoso... le era stato persino necessario togliersi gli occhiali per trovare la forza di entrare nel bagno e soccorrere il suo amico – e questo perché, ovviamente, era nudo. C’era dell’assurdo in tutto questo...


 
Non andartene, ti prego.
Non farti portare via come mia madre.


“Non andare,” ripeté il biondo, stringendo forte la presa intorno alla stoffa della felpa della ragazza che stava abbracciando con – visibilissima – disperazione.
Beh; a stupirsi l’otaku non si stupiva, semplicemente non capiva perché mai Kuranosuke, ubriaco o meno, avrebbe dovuto pronunciare quelle parole rivolte a lei.
Dopotutto, la bruna non era mai stata altro che una fonte di problemi per lui. Il motivo per cui il biondo continuasse a perdere dunque tempo con lei le appariva come un mistero. Le sue coinquiline non si erano affatto preoccupate della sua partenza; persino Shuu, l’uomo di cui era innamorata e che aveva dichiarato di amarla a sua volta, non si era ancora fatto vivo e non l’avrebbe fatto, di certo.
Perché – Perché la persona che meno si sarebbe dovuto dispiacere di tutta quella situazione l’aveva seguita sin dal momento in cui aveva lasciato casa propria per seguire il patto che aveva stretto per salvare la casa stessa e le sue abitanti? Perché stava stringendo fra le braccia proprio lui?


 
Ti prego, Tsukimi, non andartene.
Non lasciarmi solo.
Non lasciarmi e basta.



Lui, che era la persona più bella che avesse mai conosciuto, anzi, la persona più bella che avrebbe mai conosciuto; lui, che era la persona più indecifrabile, l’essere umano che Tsukimi non sarebbe mai arrivata a capire, con il suo carattere eccentrico e profondo allo stesso tempo, con quel suo sguardo allegro ma lontano, con la sua bellezza degna della più bella principessa presente, passata e futura, proprio lui che aveva dovuto faticare così tanto per colpa sua, non sembrava accettare che la piccola ed insignificante Tsukimi se ne andasse.
“Non andare.” La voce incrinata di Kuranosuke non nascondeva il fatto che fosse sull’orlo del pianto. Tsukimi non si allarmò ulteriormente solo poiché era cosciente che tracannarsi due bottiglie di champagne non faceva bene alla calma di una persona.
Aveva tanta voglia di chiederglielo, il perché. ‘Perché vuoi che io non vada via? Non staresti meglio senza di me? Non avresti il tempo di fare le cose che ti piace fare, invece di occuparti dei miei problemi?’
L’idea di non essere il peso che pensava di essere non le passò minimamente in testa.


 
Non esiste niente e nessuno che io ami più di quanto amo te.
Non svuotare la mia vita, non andartene.
Non lasciarmi, Tsukimi.
Ti prego. Ti prego. Ti prego.




“Non andare da nessuna parte.” mormorò il biondo prima di addormentarsi pesantemente, le lacrime che premevano per uscire e il mal di testa da sbronza che picchiava forte contro le tempie.
Tsukimi non fece niente. Rimase lì a sorreggerlo, perdendosi fra i propri interrogativi. Lo sollevò a fatica, scuotendo la testa. Lo trascinò fino al letto e ce le posò delicatamente sopra. “E ora dove dormo?” si domandò esasperata, coprendo il ragazzo con le lenzuola bianche. Non poteva certo svegliarlo, adesso.
‘Non andare da nessuna parte’, le aveva detto.
La sua voce era come la corvina non l’aveva mai sentita. Kuranosuke parlava sempre con un tono forte e deciso, non con quel tono così spezzato, debole, disperato. Un tono che non comunicava un ‘Non andare’. Era molto più adatto per un...


 
Resta con me.



Chissà. Magari, se fossero state quelle le parole usate dal biondo, Tsukimi non avrebbe accettato così facilmente di lasciarlo solo, la mattina presto, e andare via dall’albergo insieme alle persone alle quali si era venduta all’unico scopo di salvare la propria casa. E liberare Kuranosuke dell’ingombrante peso di una ragazzina fissata con le meduse.









“Non importa dove andrà, quanto lontano arriverà.” Kuranosuke stringeva con forza l’asciugamano bianco che si era ritrovato addosso, insieme alle coperte, quando si era svegliato da solo nella grande camera d'albergo dove Tsukimi l’aveva lasciato.
Sentiva il fiato sospeso di suo fratello dall’altro capo del telefono, ma non si stava poi tanto interessando di quello. Era semplicemente incazzato nero. Non era più disperato come la sera prima; non aveva più intenzione di piangere e pregare, data l’inutilità.
Ora aveva tutt’altro in mente. Se davvero volevano portare via Tsukimi, beh- non ci sarebbero riusciti. “Io la raggiungerò.” Dopotutto una fata madrina non abbandona mai la sua principessa; che sia destinato ad essere il principe oppure no.
  
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