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Autore: bubi1313    25/09/2008    3 recensioni
Dicono alcuni che finirà nel fuoco il mondo, altri nel ghiaccio. Del desiderio ho gustato quel poco che mi fa scegliere il fuoco. Ma se dovesse due volte finire, so pure che cosa è odiare, e per la distruzione posso dire che anche il ghiaccio è terribile e può bastare.
Genere: Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Dicono alcuni che finirà nel fuoco
il mondo, altri nel ghiaccio.
Del desiderio ho gustato quel poco
che mi fa scegliere il fuoco.
Ma se dovesse due volte finire,
so pure che cosa è odiare,
e per la distruzione posso dire
che anche il ghiaccio è terribile
e può bastare.

I passi risuonarono per la strada lacerata, i cui pezzi stettero poggiati su altrettanti agli angoli di quel caos calmo. Gli stivali produssero una musica tesa e regolare, tenendo un ritmo veloce mentre attraversarono le macerie della 315 road, ora un ammasso di blocchi di cemento crepati. Una fiamma scura danzò per quello straziante sfondo che urlò nel nero silenzio dei bruni particolari del buio. Sinuosamente la fiamma si gonfiò dell'aria assente e tracciò i passi del suo tondo balletto con un elegante suono di tessuto scostato dalla brezza, contribuendo alla melodia dell'ansiosa colonna sonora di quella notte, il cui manto sembrò urlare le lugubre strofe che trasudavano morte.
Un colpo. Un tintinnio. E il proiettile cadde a terra, una e due volte: la fine di quella melodia straziante, l'urlo di sabbia che si accumulò a terra, inutile. Quella gialla cenere si alzò in volo, disperdendosi nel muto delle macerie, facendo riprendere la lenta nenia. Sembrava che il vento sapesse sussurrare.
«La Luna, il Sole, i monti hanno timore del mio canto, temono le note che il vento suona attraverso i miei bianchi capelli, ho rubato a loro la forza. La mia chioma prende il manto del Satellite, i miei occhi sono velati del ghiaccio delle montagne, la mia grinta brucia del calore della Gialla Stella. Tutti hanno paura dei miei passi che attraversano le distanze... perché voi non ne avete, fottuti?!».
Urli di superbia si abbatterono su quel grido umano, brandendo le loro affilate strofe leggere come polvere. La nenia si vivacizzò delle urla, delle risa dello scherno, del dolore, dell'appagamento, della caduta, della vittoria. altra sabbia vorticò in cielo, tappando le bocche agli urli neri. Il silenzio tornò ad avvolgere quella notte, mentre la scura fiamma seppe ridere della propria battaglia, una risata che distinse l'amaro gusto dei peccati, una risata bagnata dell'odio del Ghiaccio.
  
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