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Autore: Natsu_chan95    05/09/2014    0 recensioni
Questa storia vede come protagonista una ragazza che vive i suoi ultimi anni di liceo tra amici, uscite, libri e... più amori! Alisee, la protagonista, è combattuta tra Alexander, il suo ragazzo, e Jonathan, il suo ex e migliore amico. Ma davvero c'è veramente una semplice amicizia?
Si presenteranno alla protagonista un sacco di occasioni, durante le quali la giovane vedrà il suo amore messo a dura prova. Ma non sarà sola nelle sue scelte: accanto a lei ci saranno le sue due migliori amiche, Xenia ed Helena, che la aiuteranno nelle situazioni più difficili della sua adolescenza.
Mettetevi comodi perchè questa storia non è nient'altro che il racconto di ciò che sarebbe accaduto alla mia vita se avessi fatto delle scelte diverse in fatto d'amore!
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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“Ascolta, dovrei dirti una cosa…ti dispiace se ci vediamo?”
Alisee era convinta che questo gesto avrebbe significato la decisiva rottura con Alexander. Ma era quello che desiderava davvero, chiudere definitivamente con lui?
“Ehm…va bene” disse Jonathan dall’altra parte del telefono. “Quando preferisci!” Esclamò il giovane.
“Il più presto possibile…stasera, per esempio?” Propose Alisee. Doveva considerare quell’uscita un appuntamento? No, assolutamente! Si sarebbero visti solo ed esclusivamente per chiarire le cose tra di loro: erano solamente amici e dovevano accontentarsi. Non aveva funzionato la prima volta, perché doveva essere diverso adesso?
“O-okay…” rispose Jonathan sempre più sorpreso.
“Allora ci vediamo stasera alla piazza vicino scuola, facciamo…alle 9?”  Il luogo c’era e l’orario anche. Mancava solo il coraggio per presentarsi. Alisee era stata piuttosto determinata nel parlare, ma non sapeva se lo sarebbe stata anche nell’agire.
“Va bene. Allora ci vediamo dopo. Ciao!” Concluse Jonathan.
“Ciao…”, rispose la ragazza e chiuse la telefonata.
Okay, solo poche ore la separavano da quella che per lei sarebbe stata una lunga chiacchierata. Ma cosa gli avrebbe detto? Doveva preparare qualcosa, oppure sarebbe venuto tutto fuori all’improvviso? Alisee era confusa. Camminava su e giù per la camera da letto mordicchiandosi le unghie per l’agitazione. Fece un respiro profondo e si sedette alla scrivania, prese uno dei tanti fogli bianchi che custodiva gelosamente in un cassetto del comodino, impugnò una penna rigorosamente nera dal suo portamatite arancione e cominciò a scrivere qualche idea per quello che avrebbe dovuto dire quella sera stessa.
“Mio caro Jona-“ no, troppo banale. “Jonathan, devo dirti una cosa e vorrei che ascoltassi attentamente…”, no nemmeno così andava bene. Meglio essere diretta, senza giri di parole: “Jonathan, ho parlato con Alexander. Ha ascoltato ogni cosa che gli dicevo senza parlare.” Sì…già questo era meglio. Ora le idee iniziavano ad arrivarle in mente. Si annotò qualche parola chiave, giusto per non perdere il filo del discorso, piegò il foglio e lo appoggiò sul tavolo. Quindi si alzò e andò verso il bagno. Aprì l’anta trasparente della doccia e ruotò il pomello dell’acqua verso quella fredda. Un bagno fresco era sempre stato un buon metodo per rilassarsi. Chiuse la porta della stanza e iniziò piano a spogliarsi. Si tolse prima la canottiera verde mela appena comprata sfilandola dal basso e appoggiandola sulla sedia lì vicino. Slacciò poi gli shorts, facendoli quindi scivolare per terra e raccogliendoli per posarli sopra la maglietta. Ora che era rimasta in intimo le venne in mente la prima volta che lei e Alexander erano arrivati a fidarsi così profondamente l’uno dell’altro da vedersi senza i vestiti più superficiali. Si erano mano a mano avvicinati, lui l’aveva sfiorata prendendole la mano e percorrendole delicatamente il braccio fino a raggiungere la spalla. Una volta lì le aveva abbassato la spallina del reggiseno e si era chinato per baciarle quel lembo di pelle morbido. Alisee ricordava benissimo i brividi che le avevano percorso il corpo quando aveva sentito la sua bocca poggiarsi di fianco al proprio collo, salendovi per giungere alla propria guancia della ragazza. La giovane non riusciva a muoversi, era rimasta paralizzata a causa di un miscuglio di emozioni così diverse tra di loro, ma che avevano come unico obiettivo quello di renderla completamente immobile davanti al ragazzo che amava. Ma la sua era solo fantasia.
In quel momento desiderava solamente che lui fosse lì, pronto ad entrare in quella doccia insieme. Dentro si sarebbero accarezzati, sfiorati e baciati tutte le volte che avrebbero voluto. Le mancavano quei momenti con Alexander, gli attimi dolci che passavano insieme abbracciati e accoccolati l’uno contro l’altra. Aveva le idee ben chiare in quel momento e sapeva esattamente cosa dire a Jonathan. Sarebbero stati solamente amici: lei amava un altro ragazzo.
 
Dopo essere uscita dalla doccia si preparò per l’incontro di quella sera: indossò una gonna a vita alta blu, una canottiera bianca con stampe azzurre e un paio di ballerine turchesi. Tracciò una linea sottile con l’eyeliner nero sulle palpebre, si spruzzò un po’ di profumo e si diresse all’appuntamento.
 
Un quarto d’ora dopo Alisee era seduta su un muretto nella piazza in cui aveva proposto a Jonathan di incontrarsi. Non si era nemmeno ricordata di portare con sé il biglietto, o forse aveva deciso di lasciarlo a casa di proposito: voleva evitare di sembrare insicura davanti a lui, soprattutto nel pronunciare delle parole così importanti.
Il cuore le batteva a raffica perché non aveva idea di come la conversazione si sarebbe sviluppata e come sarebbe terminata, soprattutto. Si alzò ad un certo punto dal muretto e cominciò a camminare avanti e indietro, mentre l’ansia cominciava a prendere il sopravvento su di lei.
Stava torturando le unghie, quando sentì pronunciare il suo nome da lontano, dietro di sé. Si girò e scorse una figura non molto distante da dove si trovava. Mano a mano che si avvicinava riusciva a distinguere sempre più chiaramente i tratti di un ragazzo e lo riconobbe subito quando riuscì a vedere più nitidamente quei capelli folti e ricci di Jonathan. Deglutì. Sentiva che il momento di rivelargli quello che voleva davvero per loro si stava avvicinando.
Accennò un sorriso quando Jonathan si presentò davanti a lei.
“Ciao” iniziò Alisee
“Ciao!” salutò il giovane. “Come stai?” continuò.
“Insomma…ho passato momenti migliori.”
“Immagino…” abbassò lo sguardo sentendosi responsabile per quello che stava passando. “Quindi…avevi qualcosa da dirmi?” avanzò il ragazzo.
“Sì!” Raccolse tutto il coraggio che aveva e, dopo essersi seduta sul muretto, iniziò il discorso che aveva provato più e più volte a casa a se stessa. Inspirò profondamente, si schiarì la voce e cominciò: “Dunque, ti ho chiesto di trovarci per parlarti di quello che mi è successo oggi pomeriggio e riguarda quello che mi hai detto questa mattina.” Fece una pausa e guardò dritto negli occhi il giovane cercando di capire le emozioni che provava in quel momento. Lui ricambiò il suo sguardo e sembrò che la stesse scrutando più che a fondo per cercare di cogliere qualche informazione dalla sua mente.
Alisee si sentì avvampare quando incrociò gli occhi di Jonathan: nel profondo provava ancora qualcosa per quel ragazzo. Dopotutto era inevitabile: lo aveva amato, anche se per un periodo molto più breve di quello che avrebbe voluto.
“Oggi pomeriggio ho visto Alexander e abbiamo parlato. Gli ho detto tutto quello che è successo: ho voluto essere sincera. Ha ascoltato tutto quanto senza dire una parola e solo quando ho finito di confessargli ogni cosa, ha detto qualcosa…”
“Che cosa?” chiese subito Jonathan, il quale non stava più nella pelle dalla curiosità, cosa che tradiva la sua calma apparente.
“Ha detto che capiva quello che è successo, ma che vedeva anche che sono confusa e non so che cosa provo. Perciò ha preferito chiudere la storia tra di noi, in modo da lasciarmi del tempo per riflettere sui miei sentimenti e prendere una decisione su ciò che voglio fare.” Alisee concluse il racconto e portò di nuovo gli occhi sul volto del giovane, aspettando una sua reazione.
“Capisco.” Cominciò Jonathan. “E hai avuto del tempo per pensare e per decidere che fare, dal momento che mi hai chiamato.”
La ragazza rimase un po’ sorpresa dalla risposta ricevuta, poiché pensava che lui si lasciasse sfuggire qualche emozione in più.
“Ehm…sì, in effetti ho deciso che cosa fare riguardo a tutta questa situazione..” la giovane fece una pausa, raccolse ancora quel poco di coraggio per poter terminare quello che doveva dire a Jonathan. Prima di parlare sollevò lo sguardo cercando il suo: aveva bisogno di guardarlo negli occhi per dirgli che tra di loro non poteva esserci niente di più che un’amicizia.
“In realtà la risposta mi è giunta subito dopo aver parlato con Alexander. Quando se n’è andato da casa mia, mi sono resa conto di aver perso una parte importantissima della mia vita ed è tutta colpa del bacio che ci siamo dati. Non avrei dovuto ricambiare perché è stato questo che ha causato la rottura tra me e il ragazzo che davvero amo. Mi dispiace Jonathan, ma ci abbiamo provato e non ha funzionato. Non vorrei mai porre un punto definitivo ad una storia a cui tengo davvero, specialmente per colpa di un mio capriccio e di un sentimento puramente passionale. Scusa, ma tra di noi non può che esserci un’amicizia, come è stato fino ad ora. A te tengo davvero tanto e voglio continuare ad essere tua amica!” Alisee stava guardando dritto negli occhi il giovane sentendo le lacrime salirle sempre di più e annebbiarle la vista. Dalla foga lo aveva afferrato per le braccia avvicinandosi dunque a lui. Aveva sul volto un’espressione supplichevole, quasi come se volesse dirgli di crederle, di non lasciarla da sola perché aveva bisogno di qualcuno in quel momento, cosa alquanto incoerente con quanto gli aveva confessato solo un minuto prima.
Jonathan sgranò gli occhi, sorpreso da quella dichiarazione. Non si sarebbe mai aspettato un rifiuto: era forse stato troppo presuntuoso da parte sua pensare che Alisee sarebbe corsa tra le sue braccia, baciandolo e desiderandolo più che mai dopo così tanti mesi passati lontani? Probabilmente sì. E forse proprio quei pensieri avevano fatto in modo che la giovane si allontanasse da lui e si dedicasse a qualcun altro, qualcuno che non era egoista come se stesso, il quale aveva messo il proprio bene davanti a quello della ragazza. Ma in quel momento, guardandola nei suoi occhi verdi pieni di lacrime, si rese conto che il proprio volere di averla accanto a sé in ogni momento, come se fosse di sua proprietà, passava in secondo piano. Ora voleva solamente stringerla a sé e prometterle che sarebbe rimasto accanto a lei, anche se non nel modo in cui desiderava.
E così fece: avvolse Alisee tra le sue forti braccia e la tenne stretta al proprio petto. Sentiva il respiro della ragazza intervallato da singhiozzi e piccoli pianti; così per rompere quel silenzio decise di parlare per la prima volta dopo ciò che aveva sentito: “Non ti preoccupare…” sospirò “Capisco che cosa vuoi dirmi, ma non ti preoccupare: io starò al tuo fianco, qualunque cosa succeda tra di noi. Ciò che provo per te è troppo importante e non merita di essere sprecato per una cosa del genere. I miei sentimenti non cambieranno, ma cercherò di comportarmi in modo che quando tu avrai bisogno di un amico io ci sarò. Non dovrai far altro che chiamarmi e io sarò sempre con te, è una promessa.” Prese tra l’indice e il pollice il mento della ragazza, allontanando il suo volto dalla maglietta, bagnata a tratti dalle lacrime, e lo alzò in modo che i loro sguardi si incrociassero. “E’ una promessa.” Ripeté Jonathan e strinse subito dopo la giovane a sé baciandola sui suoi capelli che emanavano un dolce profumo di vaniglia.
 
“E’ una promessa…” le sussurrò un’ultima volta prima che Alisee si addormentasse su un comodo, enorme letto in una spaziosa camera da letto dall’arredamento piuttosto semplice, ma elegante allo stesso tempo.
La ragazza ebbe un sonno piuttosto tormentato: ebbe svariati sogni, anche se chiamarli così forse era troppo. Immaginò diverse cose, ma l’elemento che le accomunava tutte era lei che piangeva in ginocchio tenendo il suo volto tra le mani. Attorno a lei si svilupparono numerose scene: lei che correva a perdifiato verso Jonathan, ma senza mai raggiungerlo; Alexander che le diceva cose orribili e che le voltava le spalle ogni volta che lei cercava di parlargli; le sue amiche che la giudicavano, accusandola di essere una poco di buono e la ignoravano e infine tutti i suoi amici e il suo ormai ex ragazzo che ridevano, ma non con lei, bensì di lei.
“NOOOOOOOOOOOOO!! NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!” Urlò Alisee svegliandosi all’improvviso. Si trovò seduta sul letto, con il volto madido di sudore, gli occhi spalancati e il respiro affannato, come se avesse appena corso una maratona intera.
Una figura corse verso di lei, ma non riuscì a capire chi fosse. Spaventata cercò di coprirsi con le mani il volto, agitandosi quando questa persona l’afferrò per le braccia cercando di farla stare ferma.
“NOO!! Lasciami! Lasciamiiiii!!” Urlò ancora Alisee.
“Alisee, calmati! Sono io, Jon! È tutto a posto, era solo un brutto sogno!”
Quando la ragazza sentì il nome del suo amico tirò un profondo sospiro e si strofinò gli occhi con una mano per cercare di far andare via quella nebbia che le oscurava la vista. Solo dopo aver riconosciuto la figura del giovane si rilassò un po’ e lo abbracciò forte fin quasi a non sentire più lei stessa il proprio respiro.
Singhiozzava ancora quando si staccò dalla presa di Jonathan e lo guardò negli occhi. I propri erano gonfi e rossi, pieni di lacrime per lo spavento che aveva appena provato. Quelli del ragazzo erano sgranati e pieni di terrore dopo aver visto Alisee così impaurita. Era preoccupato, glielo si leggeva in faccia, ma non sapeva che cosa fare in quel momento per poterla aiutare. Ma di questo ad un certo punto non dovette preoccuparsi, poiché quello che fece la giovane lo stupì e non poco.
Gli prese il volto fra le mani e senza nemmeno un attimo di esitazione lo baciò. Gli occhi erano chiusi, mentre le labbra appena schiuse per poter sentire tra le proprie quelle del ragazzo.
Nel frattempo Jonathan non aveva la più pallida idea di che cosa fare: non sapeva decidere tra il rispondere al bacio della ragazza che amava oppure respingerla poiché era consapevole che in quel momento non era in sé, ma stava agendo d’impulso.
Così fece quello che gli sembrò più giusto in quel momento: la allontanò. Non voleva che più avanti potessero entrambi pentirsi di quell’azione, che probabilmente avrebbe messo a rischio l’amicizia a cui tanto entrambi tenevano. Voleva proteggerla e allo stesso tempo averla per sé, ma non era quello il modo giusto.
Alisee si portò una mano alla bocca, come se avesse voluto ritirare quello che aveva appena fatto, ma ormai era troppo tardi. Questa volta era stata lei a fare il primo passo, era stata lei a baciarlo. Si chiese perché aveva agito così, il motivo che l’aveva spinta a esporsi così tanto e forse la risposta era proprio lì davanti a lei, ma non voleva crederci. Non poteva essere Jonathan! Lei amava Alexander. E doveva dirglielo, non stare lì a cercare di infilare la lingua in bocca ad un altro, nonostante quell’ “altro” fosse Jonathan, la persona per cui sentiva la passione, quella vera ed eccitante, scorrerle dentro e arrivarle in ogni punto del corpo. Si ritrasse dal ragazzo, scostò le coperte che la coprivano fino al ventre, si infilò le scarpe e uscì di corsa dalla porta scoppiando in un pianto che si sentiva appena.
 
Uscì da casa di Jonathan sbattendo la porta, vergognandosi di se stessa in quel momento più che mai.
Non riusciva a credere che di punto in bianco avesse potuto baciare una persona che solo qualche ora prima aveva detto di volere solo come amico.
Si sentiva in colpa nei confronti di quello che provava per Alexander e per i sentimenti di Jonathan.
Jonathan… chissà che cosa stava passando in quel momento. Aveva giocato con il suo amore più di una volta e stava malissimo per quello, si sentiva responsabile per il semplice fatto che lo era. Che cosa provava davvero per lui? Era tempo di fare un esame di coscienza con se stessa e capire cosa aveva intenzione di fare con quel ragazzo.
Riuscì a tornare a casa con qualche difficoltà, perdendosi un paio di volte scambiando una via per un’altra, ma dopo pochi dubbi riuscì a trovare la strada giusta e giungere alla fine nella sua camera sana e salva.
Guardò l’orologio digitale che aveva sul comodino. Segnava le 3:49.
Alisee strabuzzò gli occhi: non si aspettava che fosse così tardi e i suoi genitori non si erano nemmeno preoccupati di avvisarla. Tanto meglio, a lei non interessava particolarmente di loro ed evidentemente valeva lo stesso per sua madre e suo padre.
Si infilò nel letto così com’era tornata a casa, senza struccarsi o mettersi il pigiama. Tanto il giorno dopo non si sarebbe dovuta alzare presto per andare a scuola, perciò non si preoccupò molto di vestirsi adeguatamente per dormire, cosa che forse non sarebbe riuscita a fare: doveva pensare che cosa fare con Alexander e Jonathan e che cosa provava per quest’ultimo.
Si infilò dunque sotto le coperte e si sdraiò pensando e ripensando ai due ragazzi.
Alexander, suo ex, era comparso nella sua vita come un fulmine a ciel sereno, all’improvviso, e in modo naturale si erano messi insieme. Sembrava quasi fosse il processo inevitabile della loro amicizia. Di lui amava la sua serietà, la sua voglia di mettersi in gioco in ogni singola situazione, dalla più piccola alla più grande, e il suo amore per qualsiasi cosa facesse. Certo, c’erano dei difetti – d’altronde nessuno è perfetto – ma riusciva a sopportarli quasi sempre. Era quel “quasi” che la preoccupava: e se quei difetti l’avessero portata a pensare di non poter riprendere la storia con Alexander da dove lui aveva deciso di interromperla? Ma decise di non pensarci al momento: doveva riflettere sui suoi sentimenti per Jonathan perché era a lui che doveva una risposta. Loro due erano stati insieme per qualche mese, ma erano stati intensi e passionali. Con lui aveva provato emozioni forti e si erano avvicinati spesso ad andare a letto insieme, ma non avevano mai trovato l’occasione giusta perché per entrambi sarebbe stata la prima volta e la timidezza si faceva sentire e non poco. Si ricordava benissimo di quella volta che erano rimasti a casa di Jonathan da soli, poiché i suoi genitori erano andati fuori città per un matrimonio. In quell’occasione il ragazzo l’aveva invitata per stare da lui la notte e fortunatamente i suoi avevano acconsentito. Sapeva benissimo che cosa sarebbe successo quella sera: casa libera, insieme da soli per tutta la notte e gli episodi precedenti di intimità si sarebbero tutti ripresentati quello stesso giorno.
Si era portata una borsa abbastanza capiente con dentro tutto quello che le serviva per la notte, compreso anche un completo intimo in pizzo nero che aveva preso solo qualche giorno prima apposta per l’occasione e per far scaldare l’atmosfera tra i due. Jonathan era stato molto romantico in quell’occasione: aveva riempito la casa di aromi profumati e candele alla vaniglia, aveva tentato di cucinare qualcosa per cena – e si era rivelato essere un discreto cuoco, nonostante fosse la prima volta che preparava qualcosa da mangiare soprattutto per un’altra persona – e aveva sistemato la camera da letto per la notte: il profumo si sentiva ovunque.
Dopo cena si erano spostati sul divano per coccolarsi un po’, scambiandosi qualche bacio. Il cuore di entrambi batteva fortissimo: sapevano che quel momento era giunto, ma nessuno dei due aveva il coraggio di parlare per primo e di proporre di spostarsi in camera da letto. La situazione tuttavia si sviluppò in maniera del tutto naturale: il ragazzo le prese la mano, la fece alzare e dopo averle baciato la destra guardandola dritta negli occhi la accompagnò verso la stanza.
Alisee quasi tremava dall’emozione: stava per fare l’amore per la prima volta con il ragazzo che amava e sarebbe stato il momento più romantico e bello della sua vita.
Una volta giunti nella camera, Jonathan chiuse la porta dietro di sé e si sedette accanto alla ragazza, che nel frattempo si era sdraiata teneramente sul letto. Il giovane iniziò ad accarezzarle una gamba, facendo scivolare la mano sulla coscia scoperta, in quanto portava solo dei pantaloncini. Un brivido le corse lungo tutta la schiena. Si spostò leggermente verso il centro del letto in modo da far sdraiare anche Jonathan accanto a sé. Il ragazzo si tolse le scarpe e le pose per terra in modo che non dessero fastidio, poi si sistemò accanto alla giovane. Iniziò ad accarezzarle il volto delicatamente con le dita e in seguito i capelli. Dal volto scese verso il braccio fino alla mano di lei che prese e che baciò appena. I loro sguardi in quel momento si incrociarono. Un sussulto giunse ad entrambi e arrossirono per l’imbarazzo e l’emozione di trovarsi nella penombra con solo la luce delle candele ad illuminarli. Jonathan lasciò subito la mano di Alisee per sollevarle il mento. I loro volti si avvicinarono sempre di più fino a che le loro labbra si toccarono. Chiusero gli occhi e si lasciarono trasportare da quello che provavano in quel momento. Non si sentiva solo imbarazzo ed emozione, ma anche eccitamento e quel bacio ne era la prova: fu il più sensuale che Alisee avesse mai ricevuto. Prima le loro labbra si unirono e staccarono più volte, poi si schiusero e la lingue di entrambi si trovarono praticamente subito, iniziando una danza passionale. Continuando questo gioco amoroso, Jonathan in poco tempo si ritrovò sulla ragazza. Le sue mani segnarono tutto il profilo sotto il suo corpo: accarezzò prima le spalle nude, scese verso il petto e verso i seni che prese dolcemente in una mano e strinse con decisione, ma senza farle male. Subito dopo, toccò i fianchi che portò a sé virilmente in modo che il suo bacino sfiorasse quello della ragazza. Per un attimo le loro labbra si staccarono.
Alisee sentì un brivido percorrerle la schiena: sentiva piuttosto chiaramente la sua eccitazione premerle contro. Quella sensazione le diede quel po’ di coraggio che le bastò per guardarlo negli occhi. Vedeva chiaramente due gocce d’ambra davanti a sé e si perse in quello sguardo che le venne ricambiato. La giovane portò le mani al volto di Jonathan e lo baciò con l’unica intenzione di provare quella sensazione di cui tutti parlano riguardo alla prima volta: voleva che fossero un unico corpo.
Dopo averlo baciato così intensamente, osservò di nuovo quegli occhi che tanto amava e gli sussurrò: “Voglio che diventiamo una cosa sola. Voglio fare l’amore con te.” Ad Alisee batteva il cuore così forte che temeva che Jonathan potesse sentirlo.
Ma così non era: il ragazzo arrossì subito dopo quelle parole e ringraziò che la stanza fosse in penombra così che lei non potesse vederlo bene in quel momento.
Non riusciva a pronunciare una sola parola dopo quello che aveva appena sentito! Si sentiva al settimo cielo: si trovava con la ragazza che amava e stava per fare l’amore con lei per la prima volta. Non avrebbe potuto chiedere nulla di meglio, perché per lui non c’era niente che potesse battere quel momento.
I minuti passavano e i due si stavano toccando sempre più intimamente continuando quel gioco sensuale tra le loro lingue ora in una bocca ora nell’altra.
Era giunta finalmente l’occasione perfetta: erano entrambi nudi, sotto le coperte a coccolarsi e baciarsi.
Jonathan allungò la mano cercando il preservativo, ma si bloccò all’improvviso: aveva sentito un rumore provenire dal piano di sotto. Udì delle voci: una maschile e una femminile.
Erano arrivati i suoi genitori! Non potevano che essere loro da ciò che aveva sentito poco prima.
Il ragazzo uscì dal letto piuttosto velocemente in tempo per poter chiudere la porta a chiave. Si avvicinò poi ad Alisee e le disse, cercando di allarmarla il meno possibile: “Amore, c’è un imprevisto: sono arrivati i miei genitori!”
“COOSA?!” Esclamò la giovane. Prese al volo i vestiti e nella penombra della camera tentò di infilarseli dalla parte giusta. “Ma cosa ci fanno qui?” chiese lei confusa.
“N-Non lo so!” farfugliò Jonathan. “Ero convinto che sarebbero tornati domani pomeriggio! Non mi hanno nemmeno avvisato, accidenti a loro!” disse mentre cercava di indossare mutande e pantaloni.
Sentì dei passi salire le scale, così accorse a spegnere tutte le candele che c’erano in camera, ad aprire le finestre e ad accendere la luce.
Poco dopo dei colpi risuonarono sulla porta e in seguito una voce di donna: “Jon, tesoro, siamo a casa.”
Il ragazzo schiuse di poco la porta dopo aver girato la chiave e si trovò la figura di sua madre in piedi davanti a lui.
“Tutto bene?” chiese lei.
“A meraviglia!” rispose il figlio un po’ nervoso.
“Che succede?” continuò la donna, incuriosita dal tono del ragazzo. Tentò anche di sbirciare dentro la stanza attraverso quel piccolo spiraglio della porta, ma non riuscì a vedere molto.
“Niente, davvero…” rispose lui cercando di nascondere ancora di più la camera dalla vista della madre.
“Mmh, okay…” si arrese infine lei, nonostante fosse convinta che qualcosa stesse accadendo lì dentro. “Ah! Un’ultima domanda..” iniziò prima di andarsene e senza aspettare un intervento dal figlio concluse: “C’è per caso Alisee lì dentro con te?”.
Jonathan rimase spiazzato e dato che sapeva che sua madre si era resa conto di qualcosa cercò di rispondere, rimanendo il più vago possibile: “Ehm…sì, è venuta per vedere un film…” e così sperò di averla liquidata.
“Mh, mh…” annuì, strizzandogli gli occhi e tornando da dov’era venuta.
Aveva capito tutto, accidenti a lei…
Chiuse di nuovo la porta a chiave e si girò verso Alisee, che nel frattempo era riuscita a vestirsi e a darsi una pettinata veloce ai capelli con le mani, in modo da avere un aspetto abbastanza presentabile nel caso in cui la madre di Jonathan fosse entrata in camera.
“Ha intuito che cosa stava accadendo, non è così?” chiese la ragazza.
“Mi sa proprio di sì…” ammise il giovane. La guardò sedendosi accanto a lei. Le prese il volto tra le proprie mani e lo avvicinò così da baciarla intensamente.
Quello era però un bacio diverso dagli altri: oltre che di amore, esso sapeva anche di perdono e di delusione. Ma c’era qualcos’altro: sì, c’era anche voglia e desiderio di terminare quel momento così intimo che stavano per avere insieme.
Dopo averle lasciato il viso, la guardò e le sussurrò: “Puoi sempre rimanere a dormire qui, se ti va…”
“Certo” rispose Alisee “Non chiedo altro…”

 
  
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