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Autore: KokoroChuu    05/09/2014    6 recensioni

***
New York.
Diversi anni dopo la guerra contro Gea, la pace costruita con sacrifici e lacrime sta iniziando a vacillare.
Ma il nemico, questa volta, sono gli umani stessi.
I giovani e ormai reietti semidei dovranno attingere a tutta la forza che hanno per sopravvivere in un mondo in cui ormai non sono più i benvenuti.
E se ci sarà chi tradirà, chi combatterà e chi addirittura darà la propria vita, quanto tempo resta realmente ai figli degli dei per salvare le persone che amano e, magari, anche se stessi?
***
Benvenuti nella mia prima long ad OC. Vi prego di passare e magari anche di recensire, perchè se recensirete... ho la Nutella. La Nutella blu. *-*
Vi aspetto dentro,
K.C.
Genere: Avventura, Comico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 8
CI DILEGUIAMO TRA I LIQUAMI, E IMPARIAMO AD APPREZZARE LA MUSICA FOLK. PIU' O MENO





Emily

Non ci ho più visto.
Sia io che Alexis abbiamo capito subito cosa voleva fare Marry, dal preciso istante nel quale si è lanciata verso la scrivania.
Ho ignorato il dolore alla caviglia, ci siamo messe a correre, gli altri due ragazzi con noi -dovevano essere già al corrente di tutto-  ma l'unica fuga a cui abbiamo assistito è stata la patetica scena di una sedicenne che sbatteva con tutte le sue forze contro un vetro, incrinandolo appena.
Ma quando Kirov le ha trapassato la spalla con quello spillone, cazzo, no, non si deve permettere di toccare i miei amici.
Ho strappato di mano un pugnale al primo imbecille che mi sono trovata in parte, e adesso sto correndo verso il punto in cui Marry ha sbattuto.
Duranter la corsa, urlo agli altri di seguirmi.
Arrivata alla mia meta, calcio via Kirov con tutte le mie forze. L'uomo ruzzola di lato, imprecando.
Mentre la mia caviglia urla di dolore, afferro Marry per la spalla buona, conficco il pugnale nella crepa del vetro, che si allarga, e con un altro calcione frantumo la facciata.
Il vetro va in mille pezzi, e senza pensarci due volte, mi butto di testa nel buco di un paio di metri di larghezza, mentre frammenti di vetro mi tagliano la pelle.
Non so quanto siamo in alto, ma la sensazione di precipitare nel vuoto mi fa cagare lo stesso.
Prego con tutta me stessa che sotto ci siano degli alberi, o cespugli, una piscina, qualunque cosa che possa rendere la caduta meno dolorosa e meno letate.
Ma quando per una frazione di secondo riesco ad abbassare lo sguardo, vedo solo cemento.
Nello stesso istante, Marry pronuncia una sola, flebile e disperata parola.
-Papà...
La caduta si arresta bruscamente a pochi metri dal suolo, declinando in un lieve -ma non troppo- ruzzolamento.
Sento diversi corpi che cadono accanto a me.
Mi rialzo, ansimando, e noto con sollievo che sia Alexis che gli altri due sono qui, e mi stanno imitando.
-Dobbiamo muoverci - dice Alexis, con la sua solita voce fredda e ferma, mentre barcolla e si rimette in piedi. -Scenderanno a momenti e perlustreranno la zona. Non è stata un'uscita di scena brillante, nè tantomeno discreta - lancia un'occhiata torva al corpo esanime di Marry.
-Tu - riprende, rivolta all'unico ragazzo del gruppo. - prendi Marry in spalla e poi filiamocela.
-Se qualcuno mi fa il favore di dirmi dove è.
-In che senso? - sbotta Alexis.
Lui volta la testa verso di la figlia di Ade. I suoi occhi, aperti, sono velati di bianco.
-E' cieco - precisa la ragazza che era con lui.
Fantastico. Il gruppo di eroi composto da un orbo, una tipa mezza morta e tra ragazzine spaventate si prepara alla rocambolesca fuga per salvare il mondo.
Lui si stringe nelle spalle, come per scusarsi.
Alexis lo guida verso il corpo di Marry.
Quando se l'è caricata sulle spalle, iniziamo a camminare con passo incerto.
Sarà passato più o meno un minuto dal nostro atterraggio, e sento le urla sopra di noi che non si placano, ordini sbottati e imprecazioni. Scommetto che gli ascensori e le scale sono pieni di gente che sta per uscire a cercarci...
-Dobbiamo filarcela in fretta - dico, zoppicando.
-Perspicace - sibila Alexis.
La guardo alzando gli occhi al cielo  - Non so dove andare di preciso, proporrei di darci alla macchia, magari possiamo nasconderci in un vecchio magazzino o in un boschetto, non saprei.
-Ci troverebbero - ansima la ragazza ancora sconosciuta, mentre corriamo. -Il posto più sicuro sono le fogne, fidatevi. Non ci avrebbero trovati se fossimo rimasti lì. Per la cronaca, comunque, io sono Chiara.
La proposta delle fogne non mi alletta troppo, ma pensandoci, è davvero il posto più sicuro.
-Come ci entriamo? - chiede spiccia Alexis.
-Sam, comunque, piacere di conoscerti. Oh, ci sono tombini ovunque - grugnisce il cieco, correndo sotto il peso del corpo di Marry.
-Per esempio dove?
-Per esempio là.
Sta indicando un punto totalmente anonimo, accanto a un allegro gruppetto di bidoni della spazzatura.
Ci avviciniamo all'ingresso del regno dei fetori.
Chiara si china verso l'apertura.
-Per svitarlo è sufficiente una moneta, o qualcosa di simile.
Le lancio un'occhiata scettica.
-Sul serio, abbiamo scoperto che queste... "aperture" sono molto meno protette e resistenti di quanto dovrebbero.
Alla fine decidiamo di provare -come se avessimo scelta- .
Porgo il mio pugnale alla ragazza e lei svita le quattro viti con movimenti rapidi e precisi.
-Sembra che lo fai per lavoro.
-Più o meno è così - risponde, con un sospiro e un sorriso rassegnato.
Apriamo il coperchio e facciamo calare prima lei, poi Sam e Marry, poi Alexis.
Per ultima scendo io, avendo cura di rimettere il coperchio al suo posto.
Proprio mentre anche la mia mano scompariva al di sotto della strada, l'asfalto del vicolo iniziava a tremare dei passi dei nostri inseguitori.







Christel


Le porte scorrevoli dell'Empire State Building scivolano silenziose e rivelano l'ampio atrio tirato a lucido dell'enorme palazzo.
Bene, siamo arrivati.
E adesso arriva la parte complicata.
Sì, perchè fino ad adesso è stata una passeggiata.
Dal Riverside Park - dove sta l'entrata al nostro ormai ex-centro - all'Empire State Building, in quei felici venti minuti di full immersion nel mondo mortale, siamo stati attaccati non meno di sei volte, da sei razze di mostri diversi. Inutile precisare che ogni volta quei fottutissimi esseri erano ben contenti di pregustare un banchetto a base di carne di semidio.
Così, ovviamente, i venti minuti sono stati convertiti in ore.
All'alba di mezzogiorno, mi avvicino alla receptionist, una donna di mezza età con i capelli raccolti in una coda alta color ebano, e gli occhi cerchiati da pesanti occhiali di metallo, con la montatura grigia.
Lei alza lo sguardo dal computer su cui sta lavorando, lanciandoci un'occhiata scettica per via dei vestiti fumanti di R.J. e della maglietta sporca di fango di Nali.
Solleva un sopracciglio.
-Avete bisogno, ragazzi?
-Abbiamo bisogno di salire all'Olimpo - annuncia R.J., piantando le manone sul bancone, facendolo tremare.
Lei continua a fissarci.
-Seicentesimo piano, per favore - intervengo con un sorriso languido e innocente. I receptionist dell'Empire State Building di solito sono informati su cosa c'è sopra di loro.
Cioè, di solito non sono nemmeno umani.
-Ma siete impazziti? - chiede la donna, Anastassia, come dice il cartellino che tiene appuntato al petto. Si è alzata in piedi, e tiene anche lei le mani sulla scrivania.
Sembra la madre di R.J., in versione ridotta.
A qual punto penso abbiamo capito tutti quanti che quella donna non sa proprio nulla.
Indietreggio di qualche passo, poi Will ci viene in aiuto.
-Oh, a quanto pare sì, siamo impazziti... ragazzi, il giropizza Olimpo è dall'altra parte della strada! - esclama, fingendo di scrutare la cartina bruciacchiata che tiene tra le mani (al contrario).
Lei rimane un attimo in silenzio, e io prego che se la beva. Siamo riusciti a evitare l'esercito muovendoci in pieno giorno come dei bravi scolaretti in gita, non è proprio il caso di allarmare questa mortale... potrebbe chiamare le forze dell'ordine e metterci nei casini. I mostri sono stati abbastanza.
Ci giriamo, sorridendo forzatamente, e facciamo per andarcene.
-Fermi! Non sono stupida ragazzi - urla Anastassia, girando attorno al bancone della reception e prendendo Nali per un braccio.
-Seguitemi, e non fate sciocchezze. Il divino Zeus e l'assemblea degli dei sono in riunione. Non potete... o, insomma, coi tempi che corrono non pensavo che arrivaste qui!
La fissiamo con tanto d'occhi, mentre lei inizia a camminare con passo spedito e un po' storto sui tacchi verso la porta dell'ascensore, trascinandosi dietro una Nali terrorizzata.
-Veloci! - sibila, dandoci le spalle e aprendo le porte dell'ascensore.
Quando finalmente tutti noi fummo dentro, stipati nel piccolo spazio dell'ascensore, Anastassia tira fuori dalla giacca una chiave elttronica, quelle schede d'accesso che ti danno negli hotel.
La infila con mano tremante nella serratura apposita, mentre un grosso pulsante scarlatto con su impresso il numero "600" compare nel menu.
Kyle allunga un braccio e lo preme, tutto contento.
-Bene, ecco fatto. Ora dobbiamo solo aspettar... Ma che è sta roba?
Gli altoparlanti agli angoli iniziano a strillare un orribile motivetto folk degli anni '80.
-Disgustoso - commenta Nali, sottovoce.
-Io lo trovo carino, invece - sentenzia Anastassia. -Avete un minuto di tempo per spiegarmi cosa ci fate qui, signorini.








| Kokoro's Cafè
Io: Salve gente OuO
Oggi sono sola soletta nel mio angolino, perchè nessuno ha voluto venire a darmi una mano.
Sono distrutta emotivamente, colpa di Gus, Isaac e Hazel. Ma vabbè, dettagli.
Indi, spero che il capitolo sia di vostro gradimento.
E poi bho, per favore, lasciate una recensioncina ç-ç Mi sento sola senza di voi *carezza coltello nascosto sotto la scrivania*
Al prossimo capitolo di settimana prossima. Riinizia la scuola ç-ç

Un bisu,
Kokoro♥
 



  
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