Sbarco anche io su ‘sto fandom.
È una flash-fic piuttosto semplice, non oso ancora scrivere l’introspezione dei personaggi, ma giuro che mi rifarò.
Un bacione,
Shetani
Deduzione d’uno sguardo: Elementare
Elementare.
Era tutto fottutamente elementare per Sherlock Holmes.
Quell’uomo non sembrava nemmeno umano, tanto era intelligente.
I suoi occhi facevano paura: mai un’emozione traspariva da essi, erano due freddi specchi di pura logica e deduzione. Sapevano svelargli tutta la tua vita con uno sguardo, setacciavano un cadavere senza lasciarsi impressionare – anzi, gli piaceva, più l’omicidio era cruento e complicato, più si divertiva – ma…
Ma. C’è sempre un ‘ma’, vero?
…ma mancava qualcosa, in quegli occhi d’un azzurro così chiaro da sembrare grigio. Mancava una… una luce, mancava la vitalità.
Però poi arrivò quel soldato… quel John Watson.
Se ne accorsero in molti, la gente iniziò a parlare – la gente non fa altro.
Poteva guardare qualsiasi cosa, qualsiasi persona, persino sua madre, eppure lo sguardo di Sherlock era freddo, se ti guardava lo sentivi bruciarti la carne, ma non quando guardava John Watson.
Quel soldato, non si sa come o perché, era diventato il suo unico vero amico e riusciva ad illuminare quell’azzurro ghiaccio con il calore dell’affetto - …o dell’amore?
Sherlock non chiedeva mai aiuto, se poteva. Ma quando ne aveva bisogno chi cercava? Con chi si confidava? Chi voleva al suo fianco sempre, senza se e senza ma? Per chi si era subito preoccupato quando quel pazzo… qual Jim Moriarty gli aveva detto che se non si fosse suicidato avrebbe ucciso i suoi amici? Con chi fingeva di non esser triste per non destare preoccupazioni?
John Watson.
L’unico punto debole di Holmes.
Elementare.