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Autore: EOW    06/09/2014    1 recensioni
Renée Shield, una giovane avvocata francese, si ritroverà a lavorare a Manehattan, risolvendo casi e difendendo i propri clienti da ingiuste accuse di omicidio.
Ad accompagnarla ci saranno il coroner Lens Flare e il misterioso scrittore EOW (si, la mia ponysona), che la aiuteranno ad indagare e a vincere contro il procuratore Don Veritas, uno strano pegastrello dal carattere alquanto bizzarro.
Genere: Commedia, Mistero, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Volo intercontinentale B:72 – 25 marzo, ore 9:45.

“Siamo quasi arrivati alla aereostazione di Manehattan!”

La voce all'altoparlante mi svegliò, proprio mentre il sogno che stavo facendo diventava interessante...

'Siamo dejà arrivati?' sussurrai, cercando di spingere il mio intero corpo a muoversi.

Con un po' di fatica risvegliai le mie membra dal torpore e riuscii finalmente a mettere a fuoco la visuale, strofinandomi gli occhi.

Mi trovavo su uno zeppelin, diretto oltreoceano, nella grande metropoli di Manehattan. Ero eccitata, come un enfant che ha ricevuto un giocattolo nuovo.

E in tal caso quel giocattolo aveva la forma di distintivo da avvocato difensore!

Mi ero laureata da poco, anzi... da appena una settimana, ma grazie ai miei ottimi – per non dire eccellenti – voti, mi hanno già ripagato con un ingaggio alla corte di questa città.

Je me chiamo Renée Shield, un'umile pony terrestre di origini francesi, anche perché mio padre era una zebra e ho sempre vissuto con lui dopo la separazione dei miei.

Il fatto che io fossi per “metà” zebra in qualche modo lo mostravo, avendo alcune striature sulle spalle, anche se questa bella camicia blu con cravattino le copriva.

Ma ormai avevo 25 anni, ero una giumenta adulta pronta a volare via dal nido e a trovarsi un ottimo lavoro. E sapevo anche che qui a Manehattan gli avvocati guadagnavano tanto!

Avevo giurato a me stessa una cosa: “Vai là, ottieni successo e soprattutto fai i “Big Money”, come dicono in città!”.

Ed ero sicurissima di me su questo punto.

'Prépare-toi, Renée, on commence! Se vuoi cominciare bene dovrai fare faville sin dal primo processo, compris?' mi dissi, mentre guardavo fuori dal finestrino.

La città di Manehattan si estendeva sotto di me, in tutta la sua enorme maestosità. Ne ero colpita, non avevo mai visto città così grandi, né con edifici così alti.

'Ci sarà da divertirsi!' esclamai sottovoce, sorridendo fiera come un leone.

Già mi ci vedevo!

Trionfante, sul banco della difesa, la leggendaria Renée Shield, l'avvocata che non aveva mai perso un singolo caso, la più geniale giumenta della storia, la più grande di tutto il mondo!

Sentivo già i soldi piovere à grand vitesse, dalle tasche di clienti opulenti che mi pagavano sulla fiducia, tanto ero brava! E già mi vedevo a studiare la chilometrica lista d'attesa, oberata dalla colossale domanda, così piena di lavoro da non avere un secondo libero e....

Uh... pensai che quell'ultima fantasia fosse da scartare...

'Buongiorno signorina.' la hostess interruppe il mio fantasticare, cogliendomi con un sorriso alquanto ebete sulla faccia.

Subito mi ricomposi e mi sistemai i capelli, finendo solo per scompigliarli ancora di più.

'Ah, uh... bonjour...' risposi.

'Per colazione cosa gradirebbe?' mi chiese, porgendomi il menù.

Ah, la bellezza dei viaggi in prima classe. Grazie ai soldi avanzati dalle mie tante borse di studio riuscii a permettermi un viaggio nel lusso più sfrenato.

E infatti nel menù c'erano pietanze prelibatissime. Sbavavo al solo pensiero di addentarne una, spinta anche dal mio stomaco che gorgogliava... le volevo tutte!

'Uh... prenderò.... aspetta... non.... oui... non, fa ingrassare....'

'Oh, ma lei è francese?'

'Eeeh....' rimasi un po' stranita da quella domanda. 'Oh, oui!' esclamai, fiera delle mie origini e della mia lingua molto più elegante del rude dialetto di Manehattan.

'Allora le consiglio il nostro dessèrt.' disse, indicando il “Déssert: Gateau aux fraises”.

'Uh... si pronuncia “desèr”. Comunque vada per il dolce, grazie.'

Alla mia correzione la hostess malcelò un segno di sprezzo e si allontanò con l'ordine. Feci bene a non evidenziare il fatto che “dessert” si scriveva senza accento e che “gâteau” voleva l'accento circonflesso.

Misi le zampe dietro la nuca, non prima di aver rigirato tra le zampe il meraviglioso distintivo da avvocato, poi intonai una canzoncina.

'Vive le vent, vive le vent, je serai une grande avocate!' accorgendomi che c'era una sillaba di troppo. Forse se fossi stata maschio avrebbe funzionato meglio?

Boh, ça ne fait rien.

Il dolce era arrivato.

'Merci beaucoup!' esclamai, felice come una pasqua. Ancora una volta il mio comportamento mal dispose la hostess. Ma non me ne importava.

'Bonnappetitt.' mi disse, allontanandosi.

'Bon apétit...' ripetei sottovoce, quando vidi che si era allontanata.

Di lì a poco sentii che i procedimenti dell'attracco erano cominciati. E come essi erano cominciati sarebbe cominciata la mia nuova vita di avvocato difensore.

 

 

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Prologo – Farò i Big Money!

 

 

Ufficio Shield & Co. – 31 marzo, ore 11:30.

Sistemai l'ultimo soprammobile, una statuetta alta 20 cm della Mane-iac, la mia villain preferita dei fumetti dei Power Ponies.

E tutti i miei fumetti erano rigorosamente infilati nello scaffale dietro la scrivania, cosicché qualunque cliente sarebbe entrato e avrebbe conosciuto la mia smoderata passione. Senza contare che con la scusa di parlare dei supereroi avrei temporeggiato e guadagnato ancora più soldi nelle conferenze “ad ore”!

“Sei proprio un genio, Renée!” pensai, guardando soddisfatta alla stanza completa e arredata di tutto punto.

Questo ufficio sarebbe stato anche la mia casa d'ora in poi. Doveva essere perfetto!

E anche comodo, poter ricevere i clienti in casa avrebbe risparmiato tanto tempo e tanti soldi nei mezzi pubblici.

Più tempo e soldi da godermi, eheheh!

 

Bussarono alla porta.

Colta in flagrante in un'altra delle mie fantasticherie, andai ad aprirla.

E di fronte mi trovai un signore anziano, un unicorno. A giudicare dall'aspetto doveva avere almeno una sessantina d'anni.

'Oh, bonjour!' esclamo, fiutando il primo cliente 'Sedetevi pure!' dissi, indicando una sedia di fronte alla scrivania.

Mi sedetti con fare professionale al mio posto e appoggiai i gomiti sul banco, guardandolo negli occhi. Era un pony molto distinto, vestito con un elegante camicia bianca e una cravatta nera con un triangolo disegnato sulla punta. Sul muso aveva due occhiali rotondi ben calcati e sorprendentemente in ottimo stato, come se fossero nuovi.

La criniera grigia pettinata all'indietro si intonava al manto beige scuro. I baffi non troppo voluminosi e ben tagliati, uniti alle lievi rughe presenti in viso gli donavano un'aria molto rispettosa.

Ad occhio e croce doveva essere molto ricco.

'Mi dica.' cominciai a parlare 'Di solito prendo appuntamenti, ma visto che voi siete il primo e non ho ancora cominciato in via del tutto ufficiale...'

Lui mi fermò, porgendomi lo zoccolo.

'Buongiorno, io sono Lens Flare, lei è..?' domandò.

“Mon Dieu! Come ho fatto a scordare di presentarmi?” imprecai nella mente.

Senza perdere tempo mostrai un sorrisone a 32 denti e ricambiai il gesto.

'Renée Shield, molto piacere!'

'Ma René non è un nome da maschio?' chiese.

Sbuffai.

'René è da maschio, Renée con una “e” in più è da femmina. Ma la pronuncia è la stessa...' mi basto quella frase a ricordare l'unica cosa che odiavo della mia lingua: troppe parole diverse con la stessa pronuncia, causando problemi per i non francofoni...

Risolvemmo comunque il problema senza difficoltà, quindi tornai a parlare.

'Dunque, qual buon vento vi porta qui? Visto che è il primo cliente vi farò un prezzo di favore, poi...'

'Oh, sarei lusingato, ma vede... sono qui per conto del tribunale.'

“Merde! Non è un cliente!” pensai.

'Capisco, quindi...' feci una pausa '...aspetti, siete stato mandato per...'

'Dunque, un imputato ha chiesto un avvocato d'ufficio e siccome lei è la più vicina disponibile hanno pensato di chiedere a lei.'

'Oh! Très bien!' esclamai 'Il caso sarebbe?'

'Un caso di omicidio, per giunta sul mio posto di lavoro... Uno dei miei assistenti, un nuovo arrivato, è stato assassinato due giorni fa...'

Spalancai gli occhi, impressionata.

'Oh... condoglianze...'

Lui incrociò le braccia e sospirò, guardando i fumetti dietro di me.

'Ormai ci sono abituato.' disse, senza quasi mostrare emozione nella sua voce.

Per qualche ragione, ciò mi inquietò non poco.

Senza dire altro appoggiò alcune carte sul banco.

'E' interessata a prendere questo caso e a difendere l'imputato?'

Sorrisi, decisa e sicura di me.

'Mais bien sûr! Per quanto possa essere complesso io lo risolverò e otterrò un verdetto di assoluzione!' proclamai, alzandomi in piedi di scatto.

'Oh, grazie...' rispose lui '...Sono contento...' sospirò di nuovo '...Sa, io sono sicuro dell'innocenza di quel ragazzo. E' un tipo strano, ma di buon cuore.'

'Je comprend... farò il possibile monsieur Flàr.'

'Flare.'

'Oh, c'est vrai...' dissi, imbarazzata. A volte mi confondevo io con la pronuncia...

'Fa nulla, tranquilla. Dunque, firmi qui, poi si presenti oggi pomeriggio alle 15:20 al tribunale distrettuale, ok? Le ho messo sulla scrivania tutti i dati del caso, se li studi.'

'C'est bon! Lei si sta recando ora là?' gli chiesi. Avevo in mente qualcosa.

'Beh, si... perché?'

'Vengo con voi, se non vi dispiace. Mi studierò i documenti in taxi, tanto da qui al tribunale ci sono....'

'Dieci minuti.' proseguì 'Pochi per leggersi tutto.' sorrise, prendendomi amichevolmente in giro. Capii l'intenzione non malevola e ricambiai.

'E il processo a che ora inizia?' chiesi.

'Alle 16:00.'

Guardai l'orologio.

'Beh, sono le 11:50 ora, di tempo ne ho una volta arrivata là.'

Mi grattai la nuca.

In realtà sentivo un enorme bolo nello stomaco, accompagnato da una grandissima paura. Mi sono vista tantissimi verbali di precedenti processi, studiandomi tattiche e stili usati dagli avvocati, ma l'idea di presenziare di persona in uno di quei posti...

Ugh... senza contare che si trattava di un caso di omicidio, il che significava che la VITA di un pony dipendeva da quanto sarebbe stata efficace la mia difesa.

Avrei sopportato quella pressione?

Di fronte ad una vita, i soldi che avrei guadagnato in caso di vittoria sarebbero stati un buon incentivo?

“Pensa ai soldi, pensa ai soldi!” ripetei nella mia mente “Distraiti con qualcosa di più interessante!”

Ma niente... non ci riuscivo.

Non volevo andare là da sola...

'Uhm... tutto bene?' mi chiese Lens.

'Oh!' esclamai 'Si... si, tutto bene.'

'Sei un po' nervosa immagino.'

Inizialmente cercai di nascondere tutto dietro un gran sorriso, ma il sudore che imperlava la mia fronte parlava chiaro.

'Ti accompagnerò io in tal caso, tranquilla. Non sei la prima novizia che “aiuto”. Anzi, mi chiamano pure “il maestro dei novizi” in procura, eheheh!'

Sorrisi, raccolsi le carte (assicurandomi di prenderle tutte), e mi incamminai col coroner in strada, per chiamare un taxi e dirigerci verso il tribunale.

 

Mentre scendevamo le scale potei chiaramente sentire il mio stomaco contorcersi ad ogni scalino.

Un caso di omicidio.... continuavo a pensarci...

Avrei dovuto rifiutare?

 

Forse si, visto cosa sarebbe accaduto nei giorni seguenti...

  
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