Il
mondo.
Si
fermò un istante e, cedendo ad un impulso
che veniva dal più profondo di sé, si sporse
dall’uscio socchiuso della porta,
per spiare nella stanza.
La
fissò e notò quanto fosse bella, con i capelli
scompigliati sulle spalle, accarezzata dalla magia della luce del
crepuscolo.
Nonostante
vivessero insieme da molto tempo, non era
mai stanco di guardarla; anche se era così abituato a
vederla, Bulma era sempre
una scoperta per lui.
Una gradevole
scoperta.
Sospirò
e la guardò, poi sospirò ancora.
La sua pelle era
liscia e morbida, e la veste che
indossava era un tenue velo bianco sul corpo: più svelante della
nudità.
Gli occhi di
Vegeta divennero fiamme ardenti di
passione.
Starsene
lì, nascosto, di fronte a lei, era la cosa
più difficile che gli fosse capitata: avrebbe voluto
raggiungerla e avvolgerla
con un abbraccio, e poi baciarla, ma non voleva svelarle la propria
debolezza.
Era pur sempre
il principe dei saiyan.
Nel timore di
essere colto in fallo, si scostò dalla
porta e si girò dall’altra parte, per avviarsi
verso la camera gravitazionale;
solo allora si accorse che lo sguardo del figlio gli incombeva addosso.
“Cosa
stavi facendo, papà?” era la voce di un
bambino curioso.
L’interessato,
come preso in trappola, divenne
paonazzo, trasformandosi di colpo in qualcuno con cui non era il caso
di
scherzare.
“Non
facevo niente di strano! Stavo andando ad
allenarmi! E ora spostati!” sbraitò e la fronte
gli s'imperlò di sudore, mentre
la porta si apriva e lei, con indosso una vestaglia rosa, si affacciava
per
accertare il motivo di quelle urla.
“Voi
due, state litigando?” sempre rosso per
l’imbarazzo, Vegeta cercò qualcosa da dire prima
di darsela a gambe:
“Non
è successo niente: Trunks viene con me ad
allenarsi.” Un po’ rude e con mano decisa, prese il
figlio per un polso;
tuttavia il bambino, confuso, sfuggì alla stretta e si
rivolse alla mamma.
“Ho
visto papà fermo sulla porta della vostra camera,
che guardava dentro, gli ho solo chiesto il motivo.” Vegeta
lo fissò impietrito
per qualche istante, valutando se fosse il caso di porre fine alla sua
giovane
esistenza. Timoroso della sua reazione, il piccolo saiyan
girò i tacchi e in un
baleno percorse la distanza che lo separava dalla porta del
giardino.
“Vegeta…”
Bulma emise un risolino che lo ferì
profondamente; riluttante ad affrontare
l’argomento,
lui fece per andarsene.
“Aspetta,
tanto lo sapevo. Ti avevo visto, sai?” il
saiyan si voltò e la fissò accigliato,
così accigliato da fare paura: i suoi
occhi erano scuri come la notte, le labbra tese in una linea
sottile.
“Mi
avevi visto? Non dire eresie, donna!” strinse le
mani fino a far sbiancare le nocche. Quando la chiamava donna
significava una
cosa soltanto: era molto, ma molto, irritato.
Un muscolo
fremette sulla guancia di Vegeta, che
però rimase in silenzio, fu lei a parlare:
“Credevo
che saresti entrato, anzi ci
speravo…” il saiyan seguì con
lo sguardo la forma perfetta delle sue
labbra morbide, e sentì il cuore martellare nelle orecchie.
Già,
perché non era entrato? Si chiese.
“Ammetti
che mi stavi spiando e ti perdono.” Gli
occhi accesi e il sorriso che delineò, furono capaci di
farlo ridere: era
detestabile, ma unica, quella femmina.
“Spiando,
io ?” Vegeta rise ancora.
“Sì,
non c’è niente di divertente. E' inutile che
continui negare, tanto non servirà a cambiare la
situazione.” Bulma non aveva
tempo da perdere in chiacchiere, ma aveva altro in mente.
“Ascolta:
anche se fosse, non lo ammetterei mai,
quindi è inutile che insisti.” Cominciava ad
averne abbastanza, avanzò di un
passo minaccioso verso la compagna.
Quest’ultima
frase suonò così infantile, che fu lei
a ridere di gusto: dunque era solo per uno stupido senso d'orgoglio che
negava?
“Va
bene, diciamo che per caso eri lì e hai dato una
sbirciata dentro, ok?”
Lui
inarcò un sopraciglio.
“Oh
santo cielo, ma come devo fare con te? Ti sto
dicendo che ti credo, non mi stavi spiando: è stato solo un
caso."
Sbuffò,
contrariata.
La vide
allungare una mano, nervosamente, verso la
maniglia e fu a quel punto che decise di afferrarla, per cercare i suoi
occhi
con i propri, penetranti e burrascosi.
Gli sarebbe
piaciuto scoprire ancora un po’ di lei,
quella sera.
“Ti
fermi con me? Niente allenamento?” Bulma abbassò
leggermente la testa, e avvertì un desiderio così
intenso che le bloccò il
respiro in gola, lo stesso che stava provando Vegeta.
Il principe non
esitò a raccogliere l’invito,
pensando che non gli dispiacesse nemmeno un po’, che Trunks
si fosse
impicciato.
Con lentezza le
sollevò la camicia e fece scorrere
le dita lungo la pelle morbida della sua schiena, poi scese ancora
più in
basso, incapace di resistere al fascino che emanava.
Continuò
a stuzzicarla lì, in piedi, accanto allo
stipite della porta, tracciando con le dita piccoli cerchi sulla sua
pelle
bianca.
Fece scivolare
le mani verso le natiche e, solo in
quel momento, si accorse che Bulma non aveva le mutandine: era
travolgente e
sensuale, l’attirò a sé, per premerle
contro la propria erezione ed entrambi
sentirono un calore intensissimo.
"Non mi
allenerò stasera…” la sua voce era
appassionata, ora.
La donna sorrise
e lo fissò in silenzio, era
inconfutabile che ancora una volta fosse riuscita a renderlo solo un
uomo, e
non il gelido principe dei saiyan.
C’era
solo una cosa da fare: Vegeta la sollevò con
delicatezza, cingendole i fianchi con le braccia forti, ed
entrò nella camera
dando una spinta con il piede alla porta, per richiuderla.
Si diresse verso
il letto e la spogliò, tra un bacio
e l’altro.
D’altronde,
era impossibile non desiderarla, quella
donna: era una scintilla di vita, era un brivido, un sorriso, era un
magico
raggio di luce che lo aveva afferrato e trascinato via dalle tenebre.
Lo aveva
liberato da attimi di crudele passato, e
dalla disperata ferocia di chi vive e non realizza i propri sogni.
Avevano unito le loro esistenze e niente poteva spezzare le vibrazioni di serenità che li agganciavano ad un universo meraviglioso e lontano:
il mondo
di
coloro che sapevano amarsi veramente.
Fine.
Avevo già
pubblicato questa one-shot, ma poi l’ho cancellata.
Oggi ho deciso
di riproporla perché anche se non è niente di
speciale mi dispiace abbandonarla
in una delle tante cartelle del mio PC.
Grazie per
averla letta.
Un bacio.
LORIGETA ^^