Il sole ormai è alto quando finiamo di fare colazione.
-Fuori, fuori, fuori- la piccola Miu saltella e grida, impaziente di andare a giocare.
-Va bene vai pure, ma non allontanarti dal cortile e soprattutto non ti avvicinare alle scale- la avverte suo padre prima di farla uscire.
Ho già iniziato a lavare le stoviglie, quando Kanata mi porta le ultime ciotole e mi aiuta asciugando i piatti che ho già lavato.
Mi viene da sorridere se penso che ci diamo una mano l'un l'altra sin da ragazzini, tra alti e bassi è vero, ma sempre pronti ad aiutarci.
Ora però accanto a me c'è un uomo, più alto e forte che a dicembre avrebbe compiuto venticinque anni.
Pensare a quanto tempo è passato mi fa venire in mente che, prima di dicembre, qualcun altro compirà tre anni.
-Senti, che ne pensi di organizzare la festa di compleanno della piccola Miu per domenica prossima? - a quella domanda, lo sguardo di Kanata è perplesso.
Il compleanno della nostra bimba questa volta cade di giovedì.
Da tempo cercavamo di individuare il giorno ideale per festeggiare e sa che se posso avere deciso, c'è un'unica spiegazione.
-Dico che va bene, ma quando avresti avuto intenzione di dirmi che vengono a trovarci i tuoi?- mi guarda di sottecchi e se potesse giurerei che mi fulminerebbe.
-Eh eh eh- lo guardo sorridendo - Mia madre mi ha mandato un messaggio ieri sera. L'ho saputo da poco anch'io.-
-Per stavolta ti credo, d'altra parte non ci si può aspettare altro dai tuoi genitori che una visita dell'ultimo secondo- commenta sarcastico.
In fondo so che però è contento. Nostra figlia adora i suoi nonni e sa che sarà contentissima nel vederli.
-Sai cosa faccio?- Kanata si blocca improvvisamente e mi guarda con gli occhi di una persona che ha appena avuto un'illuminazione -Contatterò mio padre e farò venire anche lui- e così dicendo mi sorride.
- La trovo una splendida idea- gli dico ricambiandogli un sorriso.
Ma quel momento idilliaco ha avuto vita breve, quando da fuori un urlo agghiacciante ci sopraggiunge.
Ci scambiamo una rapida occhiata, abbandoniamo il lavello e corriamo nel cortile dove dovrebbe trovarsi la nostra Miu.
-Momoka!!- è stato Kanata a dire quel nome.
Momoka deve essere venuta a trovarci. Capisco che il grido proveniva da lei, mentre la vedo stringere forte a se la piccola Miu nel tentativo di proteggerla da un buco nero che si è formato dinnanzi a loro.
-Kanata, quello è...è...- nella mia voce ormai si sente solo terrore e a mala pena riesco a pronunciare quelle parole.
- Temo proprio che sia una distorsione temporale!- è mio marito a terminare la frase.
Improvvisamente, Momoka con in braccio la mia bimba inizia ad essere trascinata dalla forza di quell'enorme distorsione.
Dinnanzi a questa scena mi torna in mente la mamma di Lou. Come un déjà-vu, penso al dolore che deve aver provato nel perdere il figlio e nel non rivederlo per tanto tempo. Quante volte avrà pensato di non poterlo più abbracciare? O di non poterlo più sentir ridere?
Sento il mio cuore scoppiarmi nel petto. I miei piedi iniziano a correre, svelti, e quando ormai le due piccole stanno per essere risucchiate, afferro un lembo della maglietta di Momoka e con tutte le mie forze la trattengo a me.
Riesco a prenderle un braccio , ma la forza del vortice è pazzesca.
Mentre sono intenta a tenere salda la stretta, sento due possenti braccia cingermi i fianchi.
Kanata mi tiene stretta e vedo la fatica che fa nel cercare di portarci tutte in salvo.
Teniamo duro senza mollare nemmeno per un attimo. Sembra quasi che stiamo per riuscire a mettere in salvo le due bimbe, quando la distorsione improvvisamente acquista potenza diventando più grande.
A questo punto più niente riesce a salvarci e gridando all'unisono veniamo tutti risucchiati all'interno del vortice, diretti chissà in quale dimensione, chissà da quale parte dell'universo.
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Un batter d'ali, uno strano rumore come quello di un batter d'ali. E' tutto ciò che sento prima del silenzio.