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Autore: MobyGrant    06/09/2014    2 recensioni
E se Vendrick fosse un particolare Chosen Undead? Anzi, e se Vendrick fosse IL chosen Undead che ha scelto di non vincolare la fiamma? Nashandra sarebbe la sua amata, ma anche la sua più grande nemica. Il Re di Drangleic attende nel cuore della cripta del non morto un'anima capace di smuovere l'intera terra una volta appartenuta agli Dei.
Un "Whats if?" (o forse neanche tanto?) particolare sulla vera natura e storia di Vendrick. D'altronde la lore di Dark Souls 2 è talmente lacunosa che specularne sopra porta a verità tanto quanto a pure fantasie.
Genere: Dark, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il re gjghgh

E si inginocchiò svanendo tra le ombre dell’oscurità. Quale vile creatura aveva avvolto quel regno così glorioso nelle tenebre più buie? Perfino un cavaliere dall’onore solido come la sua grande arma aveva ceduto al potere dell’Abisso, e allora forse nessuno avrebbe potuto fronteggiare chi aveva piegato Drangleic. Un guerriero però era riuscito a lasciarsi alle spalle anche l’ultima difesa del Re, l’ultimo ostacolo che gli avrebbe concesso di appropriarsi del potente anello dell’ultimo monarca. Gladius, così veniva chiamato quel viandante non morto mandato dall’Araldo dello Smeraldo, l’ennesimo combattente che aveva intrapreso quel lungo viaggio ma che stavolta era quasi giunto al suo termine. Eppure le guardiane del fuoco, all’inizio del suo percorso, gli avevano rivelato che molti altri prima di lui erano giunti al cospetto del Re, il potente uomo che aveva studiato e capito l’essenza prima dell’anima… ma nessuno era mai tornato indietro. L’uomo si mosse, tenendo su una spalla la lama della potente spada di Mirrah, probabilmente recuperata dal cadavere di qualche malcapitato sulla sua strada di sangue, e lo scudo del drago dormiente stretto nella mano sinistra, godendo del particolare incantamento di cui era infuso. Effettuò qualche passo bevendo un sorso di Estus, ma stava bene: lo scontro con il grande Vestaldt non lo aveva impegnato troppo e quel suo sghignazzare tra sé e sé la diceva lunga su quanto Gladius stesse realmente soffrendo quel lungo viaggio verso il trono del desiderio. No, non era un non morto qualsiasi, lui non sarebbe divenuto vuoto per molto, molto tempo, per il solo fatto che trovava piacere nel sentire soffrire e urlare chi veniva lacerato dalla sua arma. Superò un’alta arcata e finalmente lo vide: il Re di Drangleic, il Re del regno collassato, il Re Vendrick.
«Morirai anche tu come la tua guardia, come tutti gli altri» disse Gladius sbattendo al suolo la sua spada e lasciando che una stana aura infuocata ne ricoprisse la lama. Sul suo viso brillavano i suoi occhi dorati e al fuoco che aveva generato, scintillò la veste del guardiano della cripta che aveva depredato da uno dei cadaveri che si era lasciato al Picco Terrestre, ormai qualche giorno prima. Roteò la spada di Mirrah e puntò colui che stava al centro della storia di tutto il regno. Vendrick era in ginocchio, rivolto verso l’anello riposto affianco al suo scudo. Solo a quel punto si alzò, voltando il capo verso il nuovo arrivato, mostrando le sue iridi scure come la pece. Gladius inarcò un sopracciglio, non si aspettava un umano, né tantomeno un umano con quello sguardo.
«Sei venuto anche tu… a morire? Ascolta le parole di un vecchio Re, lascia in pace questa corona se è la debolezza che ti giuda». Gladius fece un passo indietro chiaramente sorpreso da quelle parole. Aveva sempre creduto che nelle profondità delle cripte avrebbe affrontato un essere vuoto senza più una ragione per difendere il suo nome. L’Araldo si sbagliava, era evidente, Vendrick era molto più che un grande sovrano sconfitto dall’amore di un frammento dell’oscurità.
«Ho distrutto la tua guardia, devastato il cavaliere dello specchio, riso mentre la rana della morte mi donava la sua anima e goduto mentre i tuoi due cavalieri dei draghi venivano fatti a pezzi dalla mia spada. Come puoi credere, dopo tutta la mia strada, che io abbia paura di un vecchio?».
Gladius scattò verso Vendrick effettuando un veloce fendente verticale, ma il Re balzò di lato perdendosi in un’inquietante risata.
«E io… oltre ad aver eliminato innumerevoli volte il dio del sole, la strega del caos, il primo dei morti e il senza scaglie, ho ucciso il drago nero Khalameet, i quattro Re dell’antica città sprofondata e… mi sono inchinato davanti l’Immortale» rispose Vendrick estraendo dal fodero una lunga katana che riflesse il suo potere per le pareti scure di quella tomba inghiottita dal buio. La teneva salda nella mano sinistra, lasciando alla destra la possibilità di sfoderare dalla schiena un’altra arma, sicuramente più pesante ma con dentro un potere illimitato.
«Non hai idea di chi sia realmente Vendrick, viaggiatore» disse l’uomo dalla folta chioma argentata che si mosse nel momento in cui la spada sulla mano destra rilasciò un’onda d’energia.
Gradius ne ero certo: non aveva mai visto un’arma del genere. In ogni caso, non poteva mostrarsi titubante e tornando all’attacco provò un affondo che Vendrick riflesse con un rapido movimento della sua lunga katana, probabilmente una Nodachi.
«Subisci l’ira di Artorias» disse il Re infilzando la grossa spada sullo stomaco del non morto, che finì al suolo tra sangue e grida soffocate.
«Rialzati, per affrontare la figlia dell’Abisso ho bisogno di anime più potenti. Mostrami la tua vera potenza!».
Il non morto si rialzò facendo leva sulla propria arma, quindi bevve un altro sorso di Estus e gettò al suolo lo scudo del drago dormiente. Concentrò energia nella mano sinistra e dell’altro fuoco comparve facendo da atmosfera a quell’arena.
«Non puoi affidare la tua vita a un’abilità nata da un errore» disse Vendrick che partì all’attacco ed effettuò una serie di veloci attacchi tra Nodachi e l’altra potente spada. Gladius non riuscì a schivare ogni colpo, finendo per ferirsi a un braccio con la lunga lama della katana, ora intrisa del suo sangue. Non si lasciò però sopraffare dal nemico e lanciando una potente palla di fuoco, costrinse Vendrick a una schivata verso sinistra e a lasciare quindi scoperto un fianco. A quel punto impugnò a due mani la spada di Mirrah e provò una rapida roteata sperando di scalfire l’armatura a scaglie dorate del Re. Andò a vuoto ancora una volta e stavolta lasciò lui il fianco all’avversario, che senza perdere nemmeno un istante, balzò muovendo la Nodachi, che staccò di fatto una gamba al viaggiatore non morto. Le sue grida riecheggiarono per tutta la cripta e Vendrick rinfoderò la katana.
«E’ questo che ha da offrire ciò che rimane dell’antica Lordran? Un tempo… nascevano veri guerrieri, veri cavalieri» disse scaraventando al suolo con un calcio l’avversario.
«T-tu… chi sei?» sussurrò Gladius nel dolore.
«Colui che dominerà l’oscurità, facendo spegnere anche l’ultima scintilla di questo fuoco maledetto».
Lo spadone del Re venne avvolto da un’aura abissale e l’anello, desiderio di troppi guerrieri erranti, assorbì quell’ennesima anima ancora troppo debole.
E Drangleic attendeva, così come aveva atteso Lordran.

   
 
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