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Autore: _That Star_    06/09/2014    5 recensioni
“Sono un soldato” Orgoglio.
“Appunto per questo” Pregiudizio.
Genere: Comico, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jim, Moriarty, Sebastian, Moran, Sebastian, Moran
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Pride and Prejudice
 
 
James Moriarty era sinonimo di calma, ovviamente non una calma ordinaria, no, affatto.
Possedeva una certa lentezza, dovuta senza dubbio alla sua maniacalità, alquanto irritante: infilava con precisione i bottoni della camicia in seta –importata da un famoso emporio cinese giusto per farlo scalpitare felice- nelle loro asole, se la lisciava accuratamente passando le mani sul petto in un’espressione estatica, lasciava scorrere le dita sui suoi fianchi sensualmente, poi arrivava ad abbottonare i sei bottoni d’oro dei pantaloni, e infine sospirava guardandosi allo specchio riconoscendo che, con tutta franchezza, non esisteva creatura più perfetta di lui.
Senza staccare gli occhi dalla sua immagine si allungò a prendere le scarpe: un paio di scarpette da ballo basse, molto simili a dei mocassini, ma inverniciate con un nero lucido. Le calzò per la prima volta, l’ennesimo sguardo allo specchio, si piacque. Un altro tocco importante, annodò il foulard verde persiano al collo, sorrise.
Qualcuno bussò alla porta con fare ansioso interrompendo il compiacimento di Moriarty, e James, seccato, abbasso la maniglia con un gesto brusco. Fulminò all’istante il tipetto che gli si parò davanti.
“Disturbarmi è forse il tuo hobby Charlie?”
“No signor duca, volevo solo comunicarle che gli ospiti sono già arrivati” il malumore del padrone aveva influito visibilmente sul tono di voce del ragazzino, facendolo diventare tremante.
“Sono per caso le stesse parole che mi hai detto quaranta minuti fa?” quell’altro abbassò lo sguardo.
Tedio. Dannatissimo tedio. Da ogni dove spuntava gente noiosa e, in questo caso, addirittura ripetitiva.
Jim roteò gli occhi calmando i nervi, sbuffò “Mettimi la giacca, muoviti”
Il paggio fece qualche passetto avanti, prese timidamente la giacca sulla sedia e la fece indossare al padrone con un po’ troppa fretta rispetto agli standard di Moriarty, cosa che gli fece guadagnare un’occhiataccia di disapprovazione.
“Il colonnello Moran ci ha già degnati della sua presenza?” prima infangata di sarcasmo. James Moriarty era anche capace di questo, odiare qualcuno che non aveva mai conosciuto. Di Moran sapeva ben poco: si chiamava Sebastian, era di ritorno dalla guerra in Crimea, e sfortunatamente era natio di Peterborough come lui, per questo era compito del duca lodare un tale concittadino, eroe dell’Inghilterra, con una festa in onore della patria. Anche questo soliloquio aveva il giusto pizzico di sarcasmo.
Tutto ciò che James provava per i soldati era compassione: marionette ubbidienti, troppo sciocche per accorgersi anche solo di essere manovrate da burattinai abili e spietati. Questo suo prestabilito ribrezzo, ricadde ovviamente sul colonnello: per schernirlo ulteriormente -già il suo mestiere lo derideva abbastanza- James aveva mandato una delle sue peggiori carrozze ad accompagnarlo alla festa, e vi era un buon novanta percento di probabilità che il cavallo morisse durante il tragitto.
Un sorrisetto gli apparve sulle labbra, sistemò il collo della giacca, un ultimo sguardo allo specchio e poi chiuse la porta della sua camera.
“Il colonnello è qui dalle nove, signore”
Notevole, notevole, notevole. Questo pensò il duca mentre scendeva i primi tre scalini, il cavallo non era decisamente in grado di affrontare tutto quel tragitto con addirittura un anticipo di venti minuti, quel tale doveva tenerci molto alla sua festa per aver cercato un altro passaggio.
La visuale di James si ampliò quattro gradini più avanti, proponendogli completamente il panorama della sala: tutto era stato lucidato ed addobbato a dovere, bicchieri di cristallo sulla tavola imbandita di vino, frutti tropicali ricercatissimi, musicisti impettiti pronti a suonare per il grande ballo e affreschi impreziositi da cornici di arabeschi dorati. Nessuno però pareva aver notato tutto quello sfarzo, ma soprattutto nessuno pareva aver notato James, che aveva già fatto ben sette scalini. L’attenzione degli invitati era stata catturata da un uomo alto, biondo, in tenuta d’onore militare.
“Era esattamente dinnanzi a me signori. Ve lo giuro sul mio orgoglio di soldato. Una tigre” Lo vide corrugare le mani a mo’ di artigli e lo trovò patetico “Ho combattuto molte guerre, sconfitto vasti eserciti, ucciso centinaia e centinaia di uomini” ne seguì una banalissima pausa ad effetto “Ma nulla mi impressionò più di quella tigre”
I nobiluomini annuirono compiaciuti al racconto di quello che apostrofarono un vero uomo e le signore sorridevano estasiate all’affascinante e temerario soldato.
James terminò gli ultimi gradini battendo le mani –sempre e comunque sarcasmo- e tutti gli ospiti si voltarono verso di lui, inchinandosi immediatamente. Tutti tranne Sebastian.
“Si presenta già colonnello? Senza aspettare il padrone di casa?” chiese con un sorrisetto il duca, vedendo allontanarsi i presenti da Moran come spaventati.
Il soldato si guardò attorno, sfidò Moriarty per un secondo, poi borbottò qualche insulto e si voltò di spalle. James se ne compiacque.
Dopo una serie di saluti di circostanza si avvicinò finalmente a Moran (era pur sempre il suo invitato speciale) e lo guardò dall’alto in basso: capelli arruffati, barba di qualche giorno, una piega sull’elegante giacca blu e rossa ornata con catenelle d’oro, una medaglia d’onore, pantaloni bianchi a vita alta, uno strappo sulla coscia, stivali neri decisamente inadatti al ballo.
“Colonnello Sebastian Moran?”
“Moriarty” disse semplicemente lui.
“E’ un piacere”
James abbassò il capo per proporgli un mezzo inchino, quando vide il colonnello allungargli la mano, spiazzandolo.
Incompatibili
Fu il primo pensiero che balenò nella mente del duca. Alzò il viso e tornò ad aprire le spalle, disdegnò con uno sguardo la sua mano facendogliela ritirare, per poi perdersi nel blu liquido degli occhi di Sebastian: parevano due specchi d’acqua. E a Jim venne improvvisamente sete.
Si leccò le labbra e deglutì.
A destarlo fu la voce dell’uomo “La volevo ringraziare molto per la sua premura duca Moriarty, il suo vecchio cavallo è morto esattamente a metà percorso, scommetto fosse addirittura malnutrito, abbiamo dovuto spostarlo all’angolo della strada, dico abbiamo perché il suo gentil cocchiere mi ha decisamente aiutato, anche quando, dopo aver urinato davanti ai miei occhi, mi ha indicato la sua dimora con le testuali parole il diavolo è laggiù” Un sopracciglio di James scattò verso l’alto divertito, lo lasciò continuare “Ho dovuto attraversare tutta la foresta a piedi e dei rovi mi hanno strappato i pantaloni”
Moriarty sghignazzò guardando la pelle coperta da una leggera peluria, tornò a guardarlo negli occhi “Non dovrebbe decantare le proprie imperfezioni colonnello, a meno che lei non ne stia facendo un vanto” Le loro risate risuonarono assieme per qualche secondo, quella di Sebastian fu la prima a spegnersi e si trasformò in un’espressione severa. Fronteggiò con la sua altezza il padrone di casa.
“Non ne sto facendo un mio vanto, bensì una sua colpa”
Che bambolotto irriverente. L’indice di Jim accarezzò dolcemente il collo di Sebastian, lo sentì rabbrividire, passò al suo petto, scese sempre più in basso, deviò bruscamente sulla sua gamba destra e sfiorò la sua pelle visibile “Sa una cosa colonnello? Ne faccio anch’io una mia colpa” diede un colpo secco con il dito ed allargò lo squarcio. Gli sorrise malizioso e si allontanò –si allontanò solo e soltanto-, con la consapevolezza che il suo soldatino avrebbe trovato un qualsiasi pretesto per richiamarlo a duello.
“Scommetto” per l’appunto, Jim si girò divertito e Sebastian abbassò lo sguardo imbarazzato, consapevole d’aver subito il suo fascino, schiarì la voce “Scommetto che lei non resisterebbe neanche un secondo in un campo militare, il giorno della battaglia passerebbe tre ore nella sua tenda a farsi bella” non era casuale quel femminile, il gesto di James doveva averlo scosso “E’ arrivato in ritardo persino alla sua festa”
“Ha perfettamente ragione” un cameriere si affiancò a loro mostrando il vassoio con bicchieri di vino, il duca ne prese due con nonchalance e ne porse uno a Sebastian che lo tracannò senza troppi complimenti, come volesse dimenticare qualcosa nell’immediato “Mi hanno detto invece che lei è giunto qui con uno scarto di venti minuti, la puntualità è la virtù degli annoiati”
“Ed il difetto delle persone noiose” rispose pungente.
Moriarty aprì la bocca offeso, per poi corrugare le sopracciglia e sorridere “E’ ancora indispettito per la qualità del mio servizio di trasporto?”
“Incazzato, non indispettito” lo corresse infarcendo l’ultimo termine con una nota di disprezzo. Jim arricciò il naso, slang militaresco da quattro soldi. Alzò le spalle e si voltò.
“E’ un peccato signor Moran, ha un bel sorriso”
 
 
 
Il ballo sarebbe iniziato mezz’ora dopo. James e Sebastian non si erano rivolti parola per tutto il tempo, solo profondi sguardi pieni di una complicità che non trovava giustificazioni logiche. Si raggrupparono con altri venti invitati al centro della sala, disponendosi subito al centro della propria schiera maschile e gettando un occhio distratto alla riga di donzelle in fronte a loro.
Il colonnello ed il duca si erano –sempre con quella loro innovativa complicità- messi uno al fianco dell’altro e guardavano dritto avanti a loro sorridendosi, come se cercassero di convincersi a vicenda che c’era davvero qualcosa di divertente ad accomunarli. Fu James a tagliare quel filo di silenzio scoppiettante che univa le loro labbra.
“Le piace il ballo, signore?”
“Senza dubbio, ho anche avuto modo di perfezionarlo nei dodici anni d’esercito” la risata di Jim risuonò in tutta la stanza, si passo un dito sulle labbra come a volerle serrare, alzò lentamente lo sguardo e subito la donna di fronte a sé lo raccolse. Una giovine dai capelli rossicci, mossi, e una decina di lentiggini sul viso. Lei sarebbe stata non solo sua compagna di ballo, ma anche di vita. Le nozze erano state stabilite per maggio e James si trovava un po’indietro con i preparativi, tanto per cominciare non sapeva nemmeno il suo nome. Nonostante questo, il duca aveva già un’idea chiara di lei: pudica ragazzina irlandese, amante della lettura e delle belle arti, sognatrice del principe azzurro dall’età di cinque anni. E puzzava di muffa. Jim aveva fiuto per la noia. E il suo olezzo gli fece arricciare il naso, nonostante la distanza.
Tutto era pronto per il ballo: i musicisti, il parquet cerato, gli spettatori che James stesso aveva selezionato. Danzare era un antico svago tramandato da millenni che venne poi castrato da nobili in un ballo preciso e meccanico, senza eccezioni, nemmeno per i duchi.
O per i colonnelli.
Quella ballata non aveva poi nulla di speciale ma era la preferita di James: l’obbiettivo consisteva nel condurre la propria dama a braccetto per due giri, scambiare le coppie per ben nove volte ripetendo il procedimento e ritrovarsi al decimo cambio di fronte alla propria compagna di partenza.
Il padrone di casa batté le mani quattro volte e le note si dispersero nell’aria come foglie in balia del vento. Il duca sorrise, ecco ciò che piaceva a lui. La musica. Musica vivace, spiritosa, derisoria.
Dopo qualche secondo gli uomini chinarono il busto di quarantacinque gradi e le donne risposero al formale saluto con un riverenziale mezzo inchino, alzando appena due lembi dell’abito.
La fazione maschile trottò sul posto per ben tre volte, alzando bene le ginocchia e tenendo alto lo sguardo, fisso sulle proprie dame. L’eccezione era rappresentata da James, che guardava attentamente le gambe di Sebastian, attendendo un suo errore con impazienza. Galoppò avanti prendendo a braccetto la sua futura sposa, fra i due ci fu uno sguardo di consapevolezza e rispetto che sfociò in due sorrisi di circostanza palesemente falsi. Entrambi adempivano semplicemente al loro dovere e persino la ragazza –anche se educata con romanzetti rosa di squallido gusto- doveva aver capito che da Moriarty non poteva pretendere alcun tipo di sentimento, figuriamoci quell’amore principesco in cui tanto aveva creduto. Jim le sorrise un’ultima volta, fece in tempo a sentire un assaggio del suo profumo al mughetto e poi cambiò dama.
Aveva davvero percepito qualcosa. Quell’olezzo di noia che avrebbe giurato di aver sentito era scomparso, per lasciare il posto a quella dolce fragranza. La parola sensazione pareva aver disertato ogni pregiudizio di James. Strinse il braccio della sua nuova compagna pensieroso e tornò a guardare gli stivali in cuoio di Moran. Lo vide sbagliare, finalmente, aspettava solo un pretesto per tornare a scontrarsi con lui in quella rincorsa al sarcasmo senza fine. Non fece in tempo a leccarsi le labbra per parlare che qualcuno, colto evidentemente dalla stessa esigenza, lo anticipò: “Duca Moriarty, i miei commilitoni mi avrebbero dato del ridicolo”
Si riferiva certamente al ballo. James cambiò compagna e così lo vide fare al soldato, con poca grazia. “Colonnello Moran, posso forse colmare questa mancanza?”
“Si accomodi” Ed i loro sorrisi tornarono ad appartenersi.
“E’ pericolosamente imbarazzante colonnello Moran, non solo nel danzare, ma anche nei suoi modi di sgarbata maleducazione ed ignoranza” - di certo James non risparmiava nessuno al suo caratteraccio, figuriamoci un soldato. In qualche modo però quella battuta era rimasta a galleggiare nell’aria e gli proiettava solo un nauseante -e inaudito- senso di colpa. Abbassò lo sguardo e casualmente finì sui pantaloni strappati di Sebastian. Provò ad addolcire il tutto, a modo suo. “Per non parlare di quel brutto squarcio sui suoi calzoni, provocantemente selvaggio”
Sebastian rise di gusto, e Jim si strinse appena nelle spalle, felice. Ormai non badava più alle compagne di ballo, che gli passavano davanti agli occhi come ombre sfocate. Ciò che riusciva a ricordare erano solo i capelli rossi della prima fanciulla, tutto il resto era presente. E il presente veniva rappresentato da quel paio di occhi blu, sempre alla ricerca dei suoi.
“Sa signor duca, credo che quel brutto squarcio sia opera di qualcuno di provocante, che volutamente ha reso il taglio più selvaggio.”
Moriarty si morse un labbro compiaciuto senza accorgersi del rossore che si faceva strada proprio sui suoi zigomi. Provocante. Deglutì, sorrise. “Non credevo se la cavasse persino con la dialettica.”
“Oh signor duca, dovrò pur difendermi, non vorrei mai che la prossima volta mi strappasse tutti i vestiti”
La musica si bloccò di colpo e così la danza, le braccia si snodarono per permettere ai presenti di voltarsi e guardare impauriti la possibile reazione del padrone di casa, insultato.
Il silenzio crollò in sala sotto forma di un macigno d’imbarazzo generale. Ovviamente tutti stavano ascoltando la loro conversazione ed ovviamente tutti avevano frainteso le parole di Sebastian, che, colto alla sprovvista da se stesso, arrossì ed indietreggiò appena. “Io non intendevo…”
Jim lo vide intimidirsi e pensò che non esisteva creatura più perfetta di lui.
Si, Sebastian Moran aveva spodestato il ruolo che James sempre si era auto-conferito per anni, con un fare così naturale e idiota che lo fece spaventare. Un brivido gli percorse la schiena, gonfiò il petto e catturò di nuovo lo sguardo del colonnello. Gli propose un sorrisetto di intima pazzia ed il soldato, rapito da quell’intraprendenza tanto simile alla sua, dopo qualche secondo di piacevole sbigottimento, lo guardò intensamente e mimò con le labbra il ruggito di una tigre.
Il duca rise di nuovo scuotendo la testa. “Avanti!” -accennò con il capo ai musicisti. Li vide tossire nervosi, rincarò la dose- “Coraggio, suonate signori! E’ forse finito il ballo?”
I suonatori ripresero in mano i propri strumenti con poca convinzione, diedero un occhio alla sala ed aspettarono silenziosamente il segnale accordato.
Quattro battiti di mano gioiosi, e la danza riprese.
 
 
Il colonnello ed il duca si appartarono in un angolino della sala con due flûte di vino fra le dita e due sorrisi ormai perenni sui loro visi; pareva che ognuno avesse trovato la propria luce fra le labbra dell’altro e vederle muovere davanti ai propri occhi era un’occasione imperdibile per entrambi, ragion per cui i due uomini pescavano qualsiasi tipo di argomento per battibeccare, consapevoli che avrebbero passato volentieri la propria vita a discutere insieme di sciocchezze.
“Colonnello Moran” - e già vi era dell’inspiegabile humor in quelle due sole parole- “E’ forse vero che i nostri alleati francesi sono soliti alzare il gomito, anche durante le spedizioni militari?”
Sebastian ridacchiò appoggiando le labbra sul bordo del bicchiere e bevve d’un colpo il liquido rossastro, si pulì un angolo della bocca con un dito e sorrise. “Certamente, glielo confermo. Ed erano anche soliti scambiarsi battute poco caste”
“Oh, come la sua di poco fa”
Il soldato si morse un labbro ed annuì all’interruzione, per poi riprendere a parlare “Esattamente signor duca, e vi era anche un frequente scambio di sostanze stupefacenti”
“Dev’essersi trovato a suo agio allora”
“Come un foulard di dubbio gusto annodato al suo collo, signore”
Le sopracciglia di Jim scattarono in alto sorprese facendogli assumere un’aria buffa di snervante sorpresa. Sebastian scoppiò a ridere e subito il duca lo seguì, avvicinandosi di un passetto a lui. Moran avvicinò la sua mano destra al collo dell’uomo, prese il foulard fra indice e medio e nel farlo accarezzò il collo al duca, che socchiuse gli occhi. Lo tirò appena verso di sé e la stoffa seguì le sue dita, disfacendo così il morbido nodo.
“Vorrei regalarglielo” -James deglutì cercando di riprendersi da quella carezza.
Il soldato rimase in silenzio per diversi secondi e si rigirò il tessuto fra le mani. Ad ogni movimento il foulard emanava l’intenso profumo di Jim, sorrise. “Non smette mai di sorprendermi signor duca”
“Mi sono innamorato di lei”
“Come prego?”
“Dicevo che nemmeno io smetto mai di sorprendermi, colonnello”
 
 
Ciao *si morde un labbro e traccia un semicerchio con il piede, nervosa*
Vi propongo una mormor super soft ed un po’ cucciolosa <3 Spero solo vi sia piaciuta o per lo meno vi abbia strappato un sorriso. Questa è la mia prima long dopo taaaanto tempo, spero solo non sia un disastro totale, mi sono impegnata tanto.
Vorrei salutare la mia dolce Sebbie e mandarle un bacio, ed inoltre, dedicare un ringraziamento speciale a Mask of Roses e a Maya98, vi voglio davvero bene <3
Grazie per essere arrivati fin qui, tornerò presto!

 
  
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