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Autore: Milli_    07/09/2014    0 recensioni
la prima volta che la vidi fu a scuola durante l’ora d’arte, era così attenta a tutte le spiegazioni della prof che quasi mi divertiva.
Mi presentai a lei quando la lezione finì.
Genere: Slice of life, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi sorridi ancora
 
Voglio parlarvi di una ragazza

e della sua storia,
ho già la pelle d'oca,
la ricordo a memoria:
il suo viso, le sue labbra, la sua intelligenza,
mi innamorai dei suoi discorsi non dell'apparenza.
 
Mi sveglio solo quando sento delle urla sovraumane dal piano di sotto.                                                              
Te pareva, mio fratello si era bruciato per l’ennesima volta e scommetto con il suo caffelatte mattutino.                                                
Passo le mani sul viso e poi le dita ripetutamente sugli occhi provando a darmi una svegliata, decido di alzarmi e scendere giù.             
Per poco non rischio di scivolare giù dalle scale ma riesco ad afferrare al volo lo scorri mano di legno emanando un sospiro di sollievo, quando arrivo giù trovo, infatti, mio fratello che continua a richiamare tutti i santi dell’intero calendario sventolando le mani sulla lingua emanando versi che sembrano quelli di un cane in calore.                                                                      
<<  si può sapere cosa diamine hai combinato questa volta? Perché non riesci a mettere in moto il cervello quando fai qualcosa? Sei un fottuto pericolo pubblico!  >>  prendo latte, fette biscottate burro e marmellata e metto tutto a tavola per poi buttarmi scompostamente sulla sedia iniziando a mangiare continuando ad ignorare le prediche di mio fratello.                                                                                                         
<<  io vado a fare un giro in centro e…faccio un salto da Kayla va bene?  >> Bill annuisce e quando finisco tutto salgo su a cambiarmi, prendo la mia tracolla e metto  dentro cellulare, portafogli ma cosa più importante il mio blocco da disegno una gomma e la matita.                                                                                                                                                
<<  dai bill! Io vado va bene?? Torno tra qualche ora!!  >>  gli lascio un coppino leggero sul collo ridendo a cui lui risponde con un dito medio mentre continua a bere il suo caffelatte. 
Mi fiondo fuori casa, quando il contatto con l’aria fresca del mattino mi costringe a chiudere la felpa, infilo le cuffie nelle orecchie e mi incammino verso una meta poco definita.
Mi siedo tranquillo sotto un albero, nel boschetto in riva al lago, appoggiando la schiena contro di esso.                                                                                                                                            
Prendo il mio blocco da disegno poggiandolo sulle mie gambe incrociate, non ho nessuna idea, ma ne sento il bisogno per cui decido di iniziare a tracciare linee senza pensare.                                                                             
Cerco di definire al meglio il tuo viso, le tue labbra così morbide e rosee, ecco, ti sto pensando, sapevo che sarei finito a cercarti ancora tra i miei ricordi per non farti sparire da li.
                                                                                                                                                              
Ho qualche difficoltà a disegnare bene i tuoi capelli mossi e sempre mezzi scompigliati che riuscivano a darti quell’aria dolce che ho sempre adorato e forse si….su cui voglio perdermi per l’ennesima volta per continuare ad imprimere il tuo viso nella mia mente e così faccio, mentre l’unica cosa che mi resta è imprimerlo sulla carta.

Nei corridoi dell'istituto dove lei studiava ogni ragazzo la chiamava 
ma non si fermava. 
La classica ragazza seria che sa ciò che vuole, 
quella che non te la dà, se si affeziona ti dà il cuore. 
Aveva il mondo che girava intorno al suo sorriso, 
sembra banale ma è la cosa più bella che ho visto. 
Le altre ragazze giudicavano, parlavano, avevano i rimorsi di quanti maschi scopavano, 
lei era diversa, fottutamente diversa 
e chiedergli di uscire era battaglia persa.


 
“ la prima volta che la vidi fu a scuola durante l’ora d’arte, era così attenta a tutte le spiegazioni della prof che quasi mi divertiva, non faceva altro che cercare di fermare i suoi capelli castani con due matite e quando non riusciva sbuffava, qualche volta mi scappava una risatina e lei si voltava giusto per fulminarmi.                                                                              
Mi presentai a lei quando la lezione finì <<  eemm…senti mi dispiace per le..risatine di prima! Non era mia intenzione e tu credo mi abbia fulminato abbastanza per oggi…io sono Tom.  >>  le mi guardò accigliata ma poi mi sorrise, e giuro di non aver mai visto sorriso più bello e credo di essermi imbambolato a fissarla visto che dovette sventolarmi una mano di fronte al viso per farmi tornare  sul pianeta terra e lei rise divertita  <<  piacere di conoscerti Tom, io sono kayla, bhe… mi sarebbe piaciuto restare a parlare un po’ di quanto ti diverta vedermi sbuffare ma purtroppo devo scappare  >> mi salutò con un cenno della mano e corse fuori dalla classe, scossi la testa e uscì anch’io, guardai divertito tutti quelli che gli sbavavano dietro e cercavano di attaccare bottone con scarsissimi risultati per poi dirigermi in aula di chimica.

Da quel giorno iniziammo a scontrarci più spesso a scuola e una volta abbiamo persino mangiato insieme, notai che tutti mi fissavano con sguardo omicida mentre lei continuava a parlare con me tranquillamente.
L’unica cosa che continuavo a pensare era che non avrei mai potuto conoscere persona migliore.
Era semplice, dolce e divertente.
E io mi affezionavo sempre più.”
 
Presi coraggio e andai, 
ogni tanto parlavamo del più del meno senza esagerare mia, 
le piaceva tesla, le riempivo la testa, ricordo il libro sul complotto che le regalai. 
Stavamo spesso insieme, 
non ero come gli altri, 
lo capì semplicemente dai miei sguardi. Le parlavo dell' hip-hop e del mio sogno nel cassetto, 
mi rincuorò dicendo un giorno tu farai un concerto. 
Fumavamo naturale 
fuori scuola sulle scale 
per sentirci più ribelli ancora le chiudevo male. 



 
“ Era esattamente il 16 luglio quando mi fiondai sotto casa sua in piena notte, la chiamai al cellulare al cui lei rispose con la voce impastata dal sonno e io le dissi di scendere giù.                                                                                                                                                                                           
Lei attaccò e scese giù qualche minuto dopo, indossava un paio di pantaloncini e una canotta con tanti cuori colorati stampati sopra.                                                                                                                          
Restammo li, sulla dondola in giardino per ore a parlare del più e del meno, le raccontati di tutto quello che passavo a casa mia e lei mi ascoltava, mi consigliava mi era vicina, senza accorgerci  che era  già l’alba e noi saremmo dovuti correre a scuola tra tre ore esatte, per cui decidemmo di tornare a casa per riposare un po’ e poi ci saremo rivisti a scuola.

Eravamo buttati sulle scale del cortile della palestra e fumavamo, fumavamo complici e divertiti.
Parlavamo del più e del meno ed io adoravo ascoltare quella voce dolce e delicata, così come amavo quelle labbra su cui molto spesso ho dedicato qualche pensierino, niente di perverso ovviamente, chissà quanto siano morbide…. <<  sai...con mio fratello riusciremo a mettere su una band un giorno e suoneremo in tutto il mondo…dici che ci riusciremo? Sarebbe come realizzare il sogno di una vita…  >> le passai quella sigaretta che, di tabacco ne conteneva fin poco, lei mi guardò divertita  <<  se lo vuoi davvero credo proprio che arriverai ovunque tu voglia…basta crederci no? Farai concerti in tutto il mondo kaulitz e io sarò sempre li con te in prima fila.  >> mi scompiglio i capelli e poi si alzò afferrando il suo zaino iniziando a correre verso l’entrata della scuola.
La guardai divertito e le corsi dietro.
Riusciva a farmi sentire fottutamente bene con il mondo intero.”
 
All'improvviso ci baciammo, 
poi scappò piangendo, 
è passato molto tempo ma non scordo quel momento. 
Non l'ho rivista più, purtroppo è andata via, 
mi parlava dei suoi sogni e non della sua malattia. 
La porterò nel cuore, fine della storia, amate chi vi ama, può essere l'ultima volta.

 

“ pensai di non poter aspettare ancora a lungo, così mentre ce ne stavamo seduti al nostro solito posto, sulle scale del cortile, le presi il viso tra le mani, il mio cuore andava a mille, non volevo sbagliare, ma non riuscivo più a trattenermi, poggiai le mie labbra sulle sue, e si, erano proprio come le avevo sempre immaginate, morbide, non andai oltre un innocente bacio a stampo, non volevo spaventarla ma lei si staccò da me, i suoi occhi erano pieni, erano lucidi, no… non riuscivo a reggere il suo sguardo, così io lo abbassai ma lei…lei corse ugualmente via da me, il mio cuore perse un battito, forse l’avevo persa? .
Si.
L’avevo persa.
Persa davvero.
La chiamata che ricevetti la settimana seguente mandò, sotto sopra tutto il mio mondo, non volevo crederci, non volevo credere che non l’avrei più rivista, non le avrei più parlato, non avrei più riso con lei.
Mi sentivo….come  quando si ha la felicità in pugno ma poi la vedi scivolare via così velocemente che non riesci neanche a crederci…non te ne accorgi nemmeno.
Cancro.
Così mi aveva detto riferito la madre al telefono prima di scoppiare a piangere e attaccare.
E io ero rimasto li, a fissare quel telefono, vuoto.
Mi sentivo vuoto.
Le lacrime iniziarono a rigarmi il viso e io non me ne accorsi neanche.
Il giorno del funerale rimasi tutto il tempo vicino ai suoi, quando alle nostre spalle l’intera scuola era li.
Tutti con una dannata rosa bianca in mano.
La madre mi disse che soffriva di questa malattia già da molto tempo e che…si…ne era al termine ormai, io le dissi di non aver mai notato  nulla di strano nella figlia e che lei non me ne aveva mai parlato.
Al cimitero tutti lasciarono la propria rosa su quel marmo grigio e freddo.
Sarei andato li sempre, avremmo parlato come avevamo sempre fatto.
Avremmo riso e pianto ancora anche se lontani.
Non l’avrei mai dimenticata, l’avrei ricordata ancora, ancora e ancora” .
 
Non c'è nulla che si può dimenticare, 
tutto resta, amiamo con la testa per non starci male, 
il tempo non ci cambia, rivela ciò che siamo. 


Finisco il disegno e rimango a fissarlo sorridendo.
E’ perfetta.
La ricordo ancora come la prima volta.
Tutto resta se ci tieni davvero.
Io l’ho persa ma quando quel giorno, al cimitero, quando le diedi il mio ultimo saluto, il mio non fu di certo un addio.
Non lo è stato e mai lo sarà.
Ti voglio bene ancora come la prima volta che ti vidi sorridere, piccola Kayla.
 
Angolo Autore:
Preferivamo scrivere qualcosa di gran lunga più divertente ma questa canzone ci ha ispirate in un altro modo (grandeee Rocco Hunt ù.ù) quando perdi una persona importante ingiustamente non credo che sia per niente facile riuscire a farsene una ragione.
Non è tutto riportato nei minimi dettagli è stato scritto come realmente credevamo dovesse essere fatto.

Volevamo farla rivivere ancora e così è stato!! E’ stata scritta alle 2:30 del mattino per cui abbiate pietà xD è stato comunque piacevole!!
Uuuuuun grande bacio!!
Milli_
                                                                                                            
 
 
   
 
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