Fanfic su artisti musicali > SHINee
Ricorda la storia  |      
Autore: Vortex    07/09/2014    2 recensioni
Jonghyun guarda la ragazza che gli sta sorridendo, sa che deve rispondere nello stesso modo, deve incurvare le labbra come se fosse felice, nonostante questa azione gli risulti falsa quanto una dichiarazione d’amore in punto di morte.
[...]
Jonghyun ha una vita davanti. Lei no.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: Jonghyun
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Disclaimer: I personaggi della seguente storia non mi appartengono, essi sono materiale dell'autore di riferimento, al contrario questa fanfiction mi appartiene e ne detengo i diritti d'autrice.


 
The God's hand fails, sometimes.





La mano di Dio fallisce, a volte.

Jonghyun guarda la ragazza che gli sta sorridendo, sa che deve rispondere nello stesso modo, deve incurvare le labbra come se fosse felice, nonostante questa azione gli risulti falsa quanto una dichiarazione d’amore in punto di morte.
<< Oppa, grazie per avermi aiutata tutti questi anni! >> esclama lei, gli occhi a mandorla si stringono fino a diventare fessure. Lui si sente scuotere dentro, mentre pensa alla forma sbagliata delle polle marroni della giovane. È distorta, malata, e vorrebbe poter dire che la colpa è di uno specchio incrinato, piuttosto che di un crudele scherzo della natura.

<< Grazie per il supporto, gli SHINee non ci sarebbero senza le fan come te. >> risponde educato, le scompiglia i capelli neri con affetto, ma i lineamenti gioiosi della ragazza sono sbagliati. Jonghyun non ha mai aiutato nessuno. Il punto è proprio questo. Pensa con rabbia a quei maledetti cromosomi che non si erano separati al momento giusto, pensa a quegli infinitesimali frammenti di corpo umano, e all’importanza che avevano avuto nel determinare la vita della creatura davanti a lui. Dicono che quando si nasce, un destino è già stato scelto per noi, ma sarebbe troppo crudele pensare di essere predestinato a diventare un idol di successo, mentre una delle sue fan è nata con la sindrome di Down e probabilmente non raggiungerà i trent’anni.

Jonghyun ha una vita davanti. Lei no.

Le firma il cd, le stringe la manina paffuta e la guarda mentre la madre la porta via, la fila scorre e ci sono altre fan, ma quella ragazza gli è rimasta dentro.
 

Adesso condivide la stanza con Taemin, anche se ad una certa ora della notte quel piccoletto che gioca a fare il grande, sgattaiola sempre fuori dai dormitori, e Jonghyun ha smesso di chiedersi in che direzione vada.

<< Honey, mi fai un sorriso? >> la voce di Kibum che gli sibila nell’orecchio è maledettamente eccitante, lo confonde come bere un calice d’assenzio, gli piace che sussurri, anche se in ogni caso nessuno potrebbe sentirli, perché gli sembra che in quel modo gli stia rivelando i suoi segreti più profondi. Lascia che l’altro gli avvolga la vita dolcemente, perché Kibum non è solo sensualità, non è solo malizia, è anche tenerezza tra le lenzuola che profumano di pulito e mattinate lattiginose, quando si concedono la possibilità di dormire insieme, perché tanto sanno che Taemin rincasa troppo tardi.

<< Non è che ne abbia tanta voglia … >> risponde, semplicemente, però appoggia le mani sopra a quelle intrecciate dell’altro.

<< Me n’ero accorto. >> commenta Kibum, dato che è più alto di lui, gli ha poggiato la testa sulla spalla muscolosa, e respira direttamente sulla pelle del suo collo. << Sai che amo i tuoi sorrisi. >> insiste però, << Voglio dire, sei sempre di una bellezza mozzafiato, ma quando sorridi ti si illumina il viso. >>

E mentre parla in questo modo, Jonghyun non può fare a meno di pensare come sarebbe potuta essere quella ragazza, se la malattia non avesse omologato il suo volto.
<< Solo … Fortuna. >> replica. Ma Kibum non capisce.
 

E ci sono altri fan meeting, altre persone da incontrare e altre serate che si trasformano in mattini tra le coperte del suo letto o quello di Kibum, che gli sorride in quel modo tutto particolare, con gli occhi che brillano neanche fossero le stelle di cui ha dimenticato la luce per colpa dei grattacieli di Seoul. E passano tre anni, durante i quali Jonghyun si premura periodicamente di leggere le fan-mail che giungono al suo indirizzo di posta elettronica apposito. Spesso si concentra su quelle indirizzate dal Giappone, deve ammettere di avere un debole per la terra nipponica, ma non disdegna certo di riconoscere come anche le compaesane gli vogliano dimostrare il proprio affetto. Ed è un giorno come tanti altri quello in cui decide di dedicarsi interamente agli indirizzi provenienti dalla Corea.
Ha smesso di pensare a quella ragazza con la sindrome di Down da parecchio, ma ne riconosce il nome quando scorre tra i mittenti. Con il cuore che palpita, apre il contenuto della mail, e nel momento in cui legge, ad un tratto, viene assalito da una tristezza profonda.
Viene a sapere del suo decesso mediante una formale lettera a caratteri digitali, elettronica, vuota, priva di umanità. La cortesia tipica della cultura coreana adesso gli risulta algida e austera, e non riesce a comprenderne il motivo. La madre della ragazza aveva ritenuto necessario informarlo che la figlia, persino durante i suoi ultimi istanti, non aveva mai smesso di fare riferimento a quello che aveva definito “il momento più bello della sua vita”: nient’altri che l’episodio in cui Jonghyun “Oppa” le aveva scompigliato i capelli scurissimi.

Ora ricorda perfettamente la sensazione di quei nastri d’ebano sotto le dita, tutt’a un tratto vorrebbe poter fare più, per tutti.
 

Così come ci sono cose per le quali non si può trovare un colpevole vero e proprio, ci sono cose che non si possono evitare.
Jonghyun ha insistito fortemente per accompagnare la sorella ad abortire. E mentre attende nella clinica dove sa che non ci saranno occhi indiscreti a creargli problemi con la stampa, stringendo le mani alla consanguinea con lo sguardo perso nel vuoto, proprio nello stesso reparto delle donne in dolce attesa -che hanno deciso di tenerselo il figlio-, ripensa a come aveva discusso con Kibum prima di andare a prendere sua sorella in macchina.

<< A quanto pare il bambino non sarà sano, non sapevo che avessimo questa propensione in famiglia, ma i medici hanno detto che è ereditario. >> si era giustificato scarnamente. A dire il vero, era stata la mera sentenza con la quale aveva concluso il loro dibattito prima di uscire di gran carriera dalla porta. Kibum rimase seduto sull’argine del letto, non si era mosso di una virgola, mentre lui andava in direzione della macchina. Dopo tutti quegli anni sempre insieme, ormai lo comprendeva meglio di chiunque altro, e sapeva perfettamente cosa stava pensando in quel preciso istante: “ Potrebbe capitare anche a mio figlio, semmai ne avessi uno.”

Quindi Jonghyun abbraccia la sorella, prima che raggiunga il medico nello studio, mentre lui dovrà attendere che tutto sia concluso.

<< Addio. >> sussurra.

Del resto, anche la mano di Dio fallisce, a volte.





Note di Vortex: Salve! Questa è la mia prima fanfic sul fandom e... niente, ho scelto proprio un argomento delicato come questo da trattare XD
Comunque non ho potuto evitare di mettere la JongKey in sottofondo, amo troppo quei due per ometterli, non ho potuto farne a meno. Sinceramente non so da dove venga l'idea di una storia del genere, so solo di averla scritta. In ogni caso sapete come fare per contattarmi e dire cosa ne pensate al riguardo, sono curiosa di conoscere la vostra opinione, negativa o positiva che sia :)
Alla prossima.


 
  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > SHINee / Vai alla pagina dell'autore: Vortex