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Autore: Hesper    07/09/2014    3 recensioni
Attenzione! Seguito della fanfic "Due Anime Solitarie". Per comprendere gli avvenimenti di questa One shot, dovete prima leggere quella.
Poiché alcuni miei recensori mi avevano chiesto, tempo addietro, che cosa fosse successo al mio Original Character (Alima), ho deciso di scrivere un piccolo spin off incentrato su di lei.
La trama è questa: dopo l'intrusione di Bakura e di Alima nel palazzo reale, i due hanno perso l'uno le tracce dell'altro. Il Re dei Ladri è riuscito a salvarsi. E la giovane assassina? Che cosa avrà avuto il destino in serbo per lei?
"Cosa era quella, una vendetta da parte del fato per tutte quelle volte che aveva ucciso la gente soltanto per un sostanzioso pagamento? Probabile."
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Valle dei Re.
Il sole incombeva, alto e glorioso, su ogni angolo del deserto, rendendolo sì un luogo affascinante, ma, allo stesso tempo, letale.
Sì: perché l’assassino più pericoloso che si possa trovare in quell’ambiente arido e disabitato era proprio lui. Se ti disidratavi, era sua la colpa. Se morivi con il corpo bloccato nelle sabbie mobili, era merito suo. Se cadevi vittima di qualche strana illusione che coinvolgeva l’acqua, stessa cosa.
Purtroppo, però, questo spietato assassino è lo stesso che permette al mondo di esistere. Viene da sé che, dunque, non lo si può né punire, né eliminare.
Tutto questo era stato sperimentato, al momento, da un esile corpo, seduto con la schiena appoggiata alla parete interna di un’angusta grotta.
Fortunatamente, respirava ancora, anche se con fatica; e questo lo si poté comprendere dal tardo gonfiamento e sgonfiamento della sua pancia.
Generalmente, non era messo molto bene, quel corpo. Apatia quasi paragonabile a quella di un cadavere stampata sul volto, e arti fin troppo rilassati e cosparsi di lividi e ferite a causa del quale essi risultavano sporcati di rosso, così come le sue vesti.
Le uniche cose che riusciva a fare erano respirare, o meglio, ansimare, tenere le dita avvolte in due coltelli, uno per mano – probabilmente le servivano per difendersi -, e, occasionalmente, mormorare qualche maledizione nella sua lingua madre: l’egiziano.
“Maledetti soldati” pensò lei, digrignando i denti più per la frustrazione che per il dolore fisico, cosa a cui lei era fin troppo abituata “Dovevano proprio venire in così tanti ad inseguirmi?”
Per la precisione, la Corte Sacra ne aveva mandati cinque. O erano sei? Fatto stava che, per una sola persona, peraltro una donna non così forzuta o robusta, erano davvero troppi. Certo, era riuscita a sconfiggerne più o meno la metà. Ma, nonostante ciò, i suoi sforzi non avevano dato buoni risultati. I tre uomini rimasti, infatti, avevano aggiunto sul corpo della giovane donna ferite su ferite, completando l’opera che i compagni deceduti - o semplicemente dispersi – avevano cominciato. Fu in quel momento che la ragazza fu grata che quella fosse una lotta tenutasi in corsa, sopra dei cavalli, poiché quel fatto le permise di seminare, seppur con fatica, gli aggressori e di rifugiarsi nel luogo in cui, al momento, si trovava.
Probabilmente quei bastardi la stavano ancora cercando, e lei non poteva né scappare, né combattere. Le sue condizioni non glielo permettevano affatto; perciò non poteva far altro che aspettare che la morte la raggiungesse, in un modo o nell’altro. Una cosa era certa, però: tra le due opzioni disponibili, lei avrebbe senz’altro preferito quella in cui il sole, la stanchezza e la perdita di sangue l’avessero portata via da quella schifosa terra oramai vessata dalla crisi e dalla corruzione.
“Di tutto pur di non essere uccisa da loro” pensava lei. D’altronde, non avrebbe mai lasciato che la privassero della sua vita. Non dopo quello che le avevano fatto quindici anni prima.
Certo, quel pensiero l’aveva anche portata a voler porre fine alla sua stessa vita. Ma, purtroppo per lei, non riusciva più a muovere un muscolo, se non quelli della bocca. Perciò non poté fare altro che bocciare quell’alternativa. Non sapeva, però, se esserne felice o meno.
Oramai, l’attesa, o per meglio dire, l’agonia stava diventando addirittura snervante. Cosa era quella, una vendetta da parte del fato per tutte quelle volte che aveva ucciso la gente soltanto per un sostanzioso pagamento? Probabile. Se non fosse stata in quelle condizioni, avrebbe sicuramente detto qualcosa del tipo: “La mia era già una vendetta, perciò non ne aveva il diritto”. Ma questo non fu il caso. La situazione era così critica che le era quasi – dico quasi - passata la voglia di lamentarsi. E di parlare di vendette.
Quelli che sarebbero potuti essere i suoi ultimi pensieri vennero rivolti ad una persona. Una persona che, anche se l’aveva conosciuta da poco, era riuscita a conquistarsi immediatamente il suo odio, il suo fastidio e le sue maledizioni. Una persona da lei considerata una delle peggiori che potessero mai esistere… Ma con cui non le era dispiaciuto allearsi. Stranamente.
“Ha. Chissà com’è finita per lui” pensò lei “Magari, per ironia della sorte, si è pure salvato. Tanto la passa sempre liscia, quello stronzo…”
Il pensiero di aver dimostrato di essere inferiore a lui – quella era l’espressione che lei utilizzò per descrivere il concetto – la disgustava. E parecchio. La faceva sentire come se avesse mangiato un pezzo di pane imbottito di veleno: esatto, come quando hai un desiderio sfrenato di vomitare.
Dall’altra parte, però, sperava che fosse ancora vivo. Ma solo perché doveva uccidere quel dannato faraone. Altrimenti, se non fosse stato per quello, gli avrebbe senza ombra di dubbio augurato una morte atroce. Dopotutto, quelli arroganti come lui se lo meritavano. Soprattutto se adottavano quell’atteggiamento in sua presenza.
“Se proprio devi vivere, stupido ladro, spero almeno che tu abbia ucciso quel vecchio” mormorò quella, palesando il suo malessere fisico e psicologico grazie al tono di voce “Altrimenti torno dall’oltretomba – sempre che ci sia – solo per ucciderti.”
Detto ciò, rimase lì, impassibile, nell’attesa di scoprire come sarebbe terminata la sua vita.

 
 
 
 

Salve!
Avevo detto che non avrei dato un seguito alla mia longfic? Ecco, mi sbagliavo. Vedete, stamattina, alle sette in punto (andatemi a capire) mi era venuta l’idea per questo piccolo spin off. Non volendo assolutamente abbandonare l’ispirazione, mi sono subito messa a scrivere, ed è venuta fuori ‘sta roba.
Se siete riusciti a leggere fino alla fine, vi ringrazio per i minuti che avete speso nel leggere questa one shot (nonostante l’unica cosa scritta nella sezione “Personaggi” fosse “Nuovo Personaggio”: sapete, non credo sia molto attraente come premessa), e, ovviamente, spero che vi sia piaciuta e che non sia stata deludente. Le recensioni sono sempre benvenute: mi farebbe molto piacere sapere la vostra opinione su questo scritto, sia essa buona o cattiva.
Non ho molto altro da dire, perciò vi saluto.
-Hesper
  
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