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Autore: kikatattauga    26/09/2008    0 recensioni
la storia di una ragazza che si troverà alle prese con i due fratelli(assolutamente magnifici) Winchester, e rimarrà un pò troppo coinvolta, al punto di rischiare tutto per.... leggete e scoprirete!! contiene spoiler della prima stagione agli ultimi capitoli.anche se non si riferisce a una puntata particolare, ma a una delle tante avventure che i due fratelli hanno avuto!!
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: Spoiler!
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Al Bar

Al bar, come al solito, con la musica a tutto volume, come al solito, quella musica cubana dovuta a Juan, il proprietario dell’unico bar nelle vicinanze dell’isolata cittadina dell’Ohio in cui ci trovavamo.

Era un posto isolato dal resto del mondo , ma in fondo, me lo avevo voluto io.

Io, una cittadina di New York, io che non potevo fare a meno del computer portatile, trasferita nell’Ohio, da sola, in una casa in mezzo agi alberi, in un letto a due piazze, ricordando e piangendo il motivo per cui mi ero trasferita così lontano.

E i buena vista social club continuavano con i loro strumenti stranissimi, con la loro musica assolutamente coinvolgente, e io ballavo, con gli occhi chiusi, con quella musica che mi prendeva da dentro, e le gambe, le mani che non volevano fermarsi.

Non li vidi entrare, non li sentii avvicinarsi al bancone, non vidi i suoi occhi che mi puntavano e non vidi Juan parlare con loro. Sentii solo che la musica finì e quando aprì gli occhi vidi due ragazzi, appoggiati al bancone, che parlavano con Juan.

Uno di loro indossava una giacca di pelle scura, non nera, ma sul marrone, mentre l’altro aveva un maglione nero e sotto aveva una camicia aperta e che usciva fuori dal maglione. Erano davvero strani, non si vedevano spesso stranieri in quella zona, e quelli che si vedevano non tornavano mai, capivano l’aria tremendamente triste e monotona di quella zona.

Mi avvicinai lentamente al bancone, per cercare di capire al meglio i due nuovi arrivati, e subito mi colpisce l’odore buonissimo di uno dei due, era così aspro, ma allo stesso tempo così piacevole, non era un vero profumo, era il suo odore, quello vero, e mi aveva stordita.

Quando li vidi capii subito da chi proveniva l’odore, erano due ragazzi completamente diversi, uno altissimo, superava sicuramente il metro e novanta, aveva i capelli un po’ buttati sulla fronte, gli occhi scuri e una bocca piccola e sicura, aveva l’aria del ragazzo tremendamente bastonato. L’altro invece, anche lui era un ragazzo, ma aveva quell’aria così sicura, come di chi ne ha passate così tante che ormai non sarebbe mai cambiato niente nella sua vita, aveva occhi così profondi e verdi. Capii subito che il secondo era quello che mi aveva stordita, quella sua aria così sicura era sicuramente una facciata, nascondevano qualcosa, ma non riuscivo a capire cosa.

“Juan dammi una birra” lo dissi forse troppo ad alta voce, i due ragazzi si girarono verso di me e mi fissarono, il più grande soprattutto, il “duro” mi fissò interessato.

“Juan te la pago domani, ora vado che non ho la macchina e vado a piedi, a domani, buona notte” mi girai verso gli altri per salutarli quando vidi, di sfuggita, un’occhiata che si diedero i due ragazzi, veloce, rapida, e quando stavo per uscire i due ragazzi mi presero un braccio e il più grande mi disse

“dove vai? Non vedi che è buio?” ancora tenendomi il braccio.

“lasciami il braccio, non credo siano affari tuoi io dove stia andando” gli risposi inacidita e cercando di liberarmi dalla sua mano.

“aspetta- mi rispose il più piccolo dei due- aspetta, non uscire, non da sola, ti accompagniamo noi a casa, con la nostra macchina, ma non vorrai avventurarti qui fuori da sola vero?” i chiese con quei suoi occhi da cucciolo.

“certo che voglio, non mi lascio certo accompagnare da voi due, ragazzi grandi e grossi a casa mia, come mi fido?preferisco andare a piedi grazie” risposi con un finto sorriso.

Ancora quello più grande mi prese per la vita e mi spostò

“allora forse non hai capito, non puoi andare da sola a piedi, per di più, a casa. O ti accompagniamo noi o ti accompagna qualcun altro, chiaro?”  mi guardò con aria di sfida.

“certamente non prendo ordini da te, faccio quello che voglio e quando voglio, e io voglio tornare a casa ora!” cercai di farmi strada tra le sue spalle, missione pressoché impossibile, dato che aveva delle spalle davvero grandi.

“Alex lasciati accompagnare a casa da loro, io li conosco, sono dei miei vecchi amici,ti puoi fidare” mi disse Juan con la voce visibilmente preoccupata.

“Juan ma io voglio tornare a piedi” gli dissi quasi puntando i piedi.

Juan si avvicinò e mi disse in modo da non far sentire a tutti

“non tornare da sola a casa, ti prego, non stanotte, fatti accompagnare da loro, fidati, sono dei bravi ragazzi” mi disse con gli occhi imploranti.

Mi girai verso il più giovane e gli dissi

“va bene, accompagnatemi voi a casa, ma guai a voi se alzate le mani” dissi in modo di sfida, e guardai il più grande, che intanto mi fissava con occhi che sputavano fuoco. mi girai verso Juan, gli diesi un sonoro bacio sulla guancia e uscii dal bar, fuori era abbastanza freddo, e io avevo solo quella camicia bianca a maniche lunghe con quei jeans, non avevo pensato a portarmi alcun tipo di cappotto.

Venne il ragazzo più alto e mi porse un giubbino, che accettai senza risentimento.

Mi era simpatico, era dolce, carino e, soprattutto, non era arrogante come il fratello.

  
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