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Autore: Luna Spenta    07/09/2014    0 recensioni
Brittany ha solo 17 anni quando la sua vita cambia radicalmente: trovarsi all'improvviso catapultati in una nuova città, dovendo cancellare tutto il proprio passato pur di proteggere le persone che si amano, può essere un'esperienza scioccante ma allo stesso tempo ricca di sorprese. Una nuova vita, una nuova storia, un nuovo amore. Ma il passato tende a ripresentarsi in tutta la sua irruenza... Si può davvero costruire il domani cancellando tutto quello che si è vissuto ieri?
DAL TRENTESIMO CAPITOLO:
In quella doccia c'era il suo profumo, il profumo di tutte le volte che mi aveva insaponato la schiena, che mi aveva sfiorata, toccata, baciata, morsa in quella stessa cabina.
Quante volte avevamo fatto l'amore lì? Quando sarebbe successo di nuovo? E soprattutto... sarebbe successo o no?
Genere: Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Mi ero innamorato di lei il giorno in cui avevo trovato il coraggio di raccontarle dei miei genitori. Eravamo nella mia macchina e lei aveva poggiato la testa sul mio petto, stringendosi a me come una bambina. 
Per quanto continuassi a ripetermi che era troppo piccola e che io ero troppo incasinato perché tra noi potesse funzionare, da quel momento non ero più stato capace di starle lontano. 
Proteggerla aveva smesso di essere un lavoro ed era diventata la sola ragione per cui alzarmi al mattino. 
Nella mia testa, però, continuavo a sentire un migliaio di voci ripetermi che non era la cosa giusta, che l'avrei messa in pericolo, che tutti quelli che mi avevano amato avevano pagato prezzi altissimi per starmi vicino, e che non potevo permettere che capitasse qualcosa anche a lei. 
Tutta la mia famiglia era stata massacrata.
Ricordavo ancora la pozza di sangue in cui avevo trovato mia sorella, con un braccio quasi completamente separato dal corpo, e le urla strazianti dei miei genitori mentre venivano torturati perché confessassero dove mi trovavo io.
Avevo promesso loro che per nulla al mondo avrei aperto la porta di quella maledetta cabina armadio, ma in quel momento avrei preferito morire piuttosto che continuare a sentirli gridare di dolore in quel modo, così alla fine mi ero fatto avanti, pronto a sacrificarmi purché lasciassero in pace la mia famiglia.
Purtroppo il mio coraggio non era arrivato in tempo, e mi erano bastati pochi secondi per rendermene conto: i miei avevano gli occhi spalancati e i corpi ricoperti di ferite grondanti di sangue. L'uomo che gli aveva fatto tutto questo, se ne stava lì a guardarli con aria trionfante, poi si era girato di scatto verso di me, ed io avevo fatto l'unica cosa che potevo fare in quel momento: scappare.
Ero corso prima in camera di mia sorella Patrizia, sperando di poter salvare almeno lei, e quando mi ero reso conto che non c'era più nulla da fare, ero saltato giù da una finestra e mi ero nascosto tra i cespugli.
Quando si fu fatto buio mi ero diretto cautamente verso il commissariato più vicino.
Quello che seguì dopo fu un calvario: psicologi e assistenti sociali che volevano aiutarmi a metabolizzare il lutto. Avevo quattordici anni e avevo appena visto i cadaveri di tutta la mia famiglia.
Un uomo li aveva ridotti a carne da macello, e tutto perché io, illuso paladino della giustizia, avevo denunciato il fatto che spacciava droga nella mia scuola.
Non sapevo nulla di quello c'era dietro.
Quando hai quattordici anni pensi che la camorra esista solo nei film, e non hai la più pallida idea di quanto certa gente possa essere spietata.
Brit era stata fortunata.
Sua madre aveva capito in tempo a cosa stava andando incontro con Carlo.
Quegli uomini non scherzavano.
Mi si gelava il sangue ogni volta che pensavo a cosa avrebbero potuto farle, eppure, quando decisi di allontanarla da Milano, non volevo salvarla da Carlo, ma da me.
Dopo la tragedia della mia famiglia, solo con un'altra persona mi era capitato di riuscire a legarmi sentimentalmente, e si trattava di Sabrina.
Lei mi aveva amato dal primo giorno, facendomelo sentire sulla pelle in ogni modo possibile, ma per me era rimasta solo un'amica per tanto tempo, forse perché il fatto che lei avesse solo sedici anni, mentre io stavo per compierne ventitre, mi bloccava molto.
Mi accorsi troppo tardi di provare anch'io qualcosa per lei: dopo che mi aveva seguito nel garage di quel bastardo, che mi aveva salvato dal commettere un omicidio, dal mandare all'aria la mia carriera, la mia vita, dal passare il resto dei miei giorni in galera... scoppiò in me un amore profondo ed incondizionato. 
Si era rivelata più donna di quanto non avessi pensato e mi aveva dimostrato di provare per me un sentimento che io non credevo neanche esistesse.
Sabrina era speciale, ma io l'avevo capito troppo tardi.
Mi aveva perdonato, ma non poteva dimenticare che ero la causa per la quale non avrebbe mai più camminato.
Alla fine aveva scelto di andarsene, ed io non l'avevo biasimata neanche per un secondo.
Non sapevo se fosse il caso o meno di confessare a Brit delle lettere che ancora ci scrivevamo. Nonostante non provassi più per Sabrina i sentimenti di una volta,  mi era ancora molto cara e non sapevo se Brit sarebbe stata in grado di capire.
Tutto quello che sapevo era che non potevo sbagliare di nuovo, mettendo in pericolo la nostra storia o,peggio, mettendo in pericolo la sua vita. 

-Non voglio andarmene!- Brit si strinse di nuovo a me imitando un'adorabile voce da bambina. Le baciai la fronte e inspirai il dolcissimo profumo dei suoi capelli.
-Devi, o farai tardi per preparare i bagagli. Poi tua madre potrebbe essere in pensiero, ti  ho convocata qui al commissariato quasi due ore fa. Mettici anche che non è molto etico quello che sto facendo!-
Sorrisi ricordandole che eravamo nel mio ufficio e che io avrei dovuto lavorare, e invece me ne stavo sulla mia sedia girevole con lei comodamente seduta sulle mie ginocchia.
-Mi piace quando fai cose poco etiche- la voce infantile era improvvisamente diventata sexy e provocante, tanto che mi venne voglia di essere ancora meno etico... Ricacciai immediatamente indietro quell'idea malsana conservandola per un momento e un luogo più appropriati.
-Non provocarmi ragazzina!-
-Quando ci rivedremo ora?- mi chiese, improvvisamente seria.
Valutai l'idea di mentirle e di prometterle che sarei riuscito a raggiungerla presto, ma non mi sembrò giusto, così le confessai che in realtà non sapevo quando ci saremmo rivisti, ma le promisi che avrei fatto di tutto perché fosse il prima possibile.
-Mi mancherai tantissimo, piccola- aggiunsi sussurrandole all'orecchio.
-Mi piace quando mi chiami così- 
-Piccola- ripetei sottovoce prima di stamparle un casto bacio sulle labbra, poi la feci alzare e le posai le mani sui fianchi.
-Ascoltami, manderò qualcuno a prendervi alle undici. Arriverete in un autogrill e cambierete macchina, in caso qualcuno dovesse avervi seguito. Lo scambio deve essere discreto quindi segui tutte le indicazioni degli agenti, non voglio che corriate pericoli. In ogni caso sarete scortati da un'altra macchina di agenti, mentre un'altra volante vi aspetterà sul posto e pattuglierà la zona fin quando non saremo sicuri che è tutto tranquillo. Tutto chiaro?-
-Una volante ci aspetterà sul posto... e non vuoi proprio dirmelo qual è questo posto?-
Scossi la testa divertito. Sapevo che me l'avrebbe chiesto di nuovo. Sarà stata la dodicesima volta in due ore.
-Lo scoprirai stasera-
-Tu perché non ci accompagni?-
-Perché se venissi con te non avrei più il coraggio di tornare indietro- 
La spontaneità con cui pronunciai quelle parole spiazzò anche me. 
Non lasciai a Brit il tempo di dire nulla. La baciai con passione e poi l'accompagnai alla porta, sapendo che sarebbero passati giorni, forse settimane prima di rivederla.
Mi sarebbe mancata terribilmente, ma non conoscevo altri modi per proteggerla se non quello di fare il mio lavoro, di farlo bene.
Avrei trovato Carlo, smascherato tutti i suoi complici, li avrei chiusi in una cella, avrei buttato via la chiava, e Brit sarebbe stata finalmente davvero mia.
  
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