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Autore: RedLolly    26/09/2008    5 recensioni
Mail Jeevas non avrebbe mai pensato che la sua insignificante vita sarebbe stata sconvolta da quella persona in piedi sotto quel lampione della periferia di Los Angeles. Qualcuno incontrato quasi per caso, qualcuno che lo attira terribilmente senza un motivo specifico… Ben presto si dovrà rendere conto che forse quello che lo sta trascinando nell’oblio più totale è la pazzia… [MxM]
Genere: Romantico, Triste, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Matt, Mello
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
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Salve a tutti

Salve a tutti!^^

Vi sono mancata vero?XD Ma eccomi di ritorno!

Dopo i guai che avevo avuto con il pc, finalmente riesco a pubblicare la fanfiction che avevo scritto per il concorso ideato dalla Mello e della Slep, concorso che purtroppo è stato eliminato. Ringrazio comunque queste 2 scrittrici che mi hanno dato la possibilità di scrivere questa fanfic per cui mi sono molto impegnata! Grazie davvero!^^

Spero che l’apprezziate tutti!

Un bacione!

Lolly!

 

X la Adal: BUON COMPLEANNOOOOOO! Non ho fatto in tempo a scriverti una fic tutta per te, così ti dedico questo primo capitolo di questa qui, anche se l’hai già letto! TVTB!!!! Ancora auguri sensei!!!<3

 

Titolo: Stalker [Rouge Désir]
Autore: Lolly
Genere: Introspettivo, Romantico, Triste
Personaggi: Mello, Matt
Rating: Arancione
Avvertimenti: Yaoi, AU, non per stomaci delicati, spoiler (vero nome di Matt)
Trama: Mail Jeevas non avrebbe mai pensato che la sua insignificante vita sarebbe stata sconvolta da quella persona in piedi sotto quel lampione della periferia di Los Angeles. Qualcuno incontrato quasi per caso, qualcuno che lo attira terribilmente senza un motivo specifico… Ben presto si dovrà rendere conto che forse quello che lo sta trascinando nell’oblio più totale è la pazzia… [MxM]
Note: Fanfiction che tratta della disillusione, l’idealizzazione sbagliata che chiunque può fare del prossimo, vedendolo come qualcosa che non è (come il rosso che Mail vede in Mihael), dimenticandosi della vera natura di ogni uomo.

E’ divisa in tre parti, corrispondenti a tre periodi differenti. Le parole in inglese e in francese tra le graffe sono per il titolo “Stalker [Desiderio Rosso]”, per la prima parte “Ossessione [Sguardo Nascosto]”, per la seconda parte “Conoscenza [La Follia della Vergine], e per la terza “Sofferenza [Ripugnante Carne Seducente]”. Nella prima parte, la parola “rosso” è ripetuta in diverse lingue, in ordine: inglese, italiano, francese, spagnolo, tedesco, cinese, e giapponese.

 

Stalker [Rouge Désir]

 

 

Part one: Obsession [Regard Caché]

 

Non so il suo nome. Non gliel’ho mai chiesto, non gli ho mai parlato.

Lo spio però… Sempre e comunque. Ogni volta che ne ho l’occasione, e di tempo ne ho sempre avuto molto. Un lavoretto part-time, pochi amici, nessuna relazione sentimentale seria con una qualche donna.

Il mio non è mai stato un mondo propriamente sociale.

Preferisco stare a casa davanti allo schermo della tv, la playstation che ronza ai miei piedi, un joystick in mano, le dita che martellano febbrilmente su quei pulsantini colorati. La mia vera natura si scatena davanti ad uno schermo, il mio massimo piacere sta nel finire un qualche livello di Tomb Raider, nell’aspirare il dolce e mortale fumo di una Lucky Strike osservando i ghirigori di fumo che scaturiscono dal quel piccolo cilindro, sensuali volute evanescenti che danzano come le anche di una bella ragazza.

“Che vita di merda, quella di Mail Jeevas!” direbbe qualcuno.

Già, che vita di merda. E’ vita la mia? Sono un parassita, una di quelle persone che vengono considerate una piaga sociale, sempre chiuse nelle loro stanzette buie e fatiscenti come ragni nei buchi, quasi avessero paura di prendere un po’ d’aria. Io sono esattamente quel tipo d’uomo.

Non ho mai avuto ambizioni particolari, niente che desse veramente senso alla mia vita. In fondo, che io esistessi o no, non avrebbe cambiato granché in questo mondo, eppure… C’è stata una sera in cui tutto è mutato.

Non ho più avuto certezze, il mio piccolo e semplice mondo è affondato su sé stesso come un castello di carte. Non avrei mai pensato che quel giorno sarebbe potuta accadere una cosa del genere…

Era un sabato sera. A volta mi capita di voler fare dei giretti, sul tardi, quando la notte è già calata, la luna e le stelle si stagliano nel cielo brumoso di smog della periferia di Los Angeles. Mi piace passare di tanto in tanto un paio d’orette con la mia piccola. Una Mini Cooper del 1987, di un bel verde inglese, che ho fatto rimettere perfettamente a nuovo dopo averla comprata ad un’asta su internet. Un vero affare era stato… Ancora me ne compiaccio guardandola. Ne vado talmente fiero…

Quel giorno sarà stata l’una, forse l’una e mezza. Non so ancora adesso cosa mi abbia preso in quegli attimi… Fatto sta che percorsi una strada diversa da quella che facevo abitualmente. Guidavo come in trance senza far caso alle ragazze…

Ce ne sono sempre un casino, di quelle che io chiamo ragazze. Per quelle stradine di periferia, regno degli spacciatori e delle prostitute, non esiste legge. Sono dei piccoli stati autonomi in mano alle gang.

Guardare quelle donnine espormi la mercanzia con sguardi lascivi, per cercare di attirarmi… Ridevo davvero come un matto. Qualcosa di perverso, una strana forma di sarcasmo malvagio mi pervadeva. Vendetta personale? Per cosa? Non ci avevo niente a che fare con quelle io…

La mia presunta cattiveria però durò poco, perché per pochi attimi scorsi il viso di quella persona. Erano stati davvero una manciata di secondi.

Una figura alta e longilinea. Un viso pulito, cesellato, che gli conferiva una verginea bellezza. I capelli erano liscissimi, di un color grano illuminato dalla spettrale luce del neon del lampione al quale stava mollemente appoggiata. I suoi vestiti, dei pantaloni attillatissimi e un corsetto slacciato che mostrava un petto piatto e ossuto, entrambi di pelle nera.

Un ragazzo… Ma non un ragazzo qualsiasi… Un ragazzo che si prostituiva, senza alcun dubbio, che aveva tratti gentili come quelli di una ragazzina, ma l’espressione di chi non sa cosa sia la resa.

Red… Rosso… Rouge… Rojo… Rot… Chi… Aka…

Il colore che mi si sparse nella testa fin dal momento in cui incrociai quel suo sguardo furioso con il mondo. Vedevo esattamente il rosso turbinare dentro di lui.

In quel lasso di tempo qualcosa era scattato in me. Qualcosa che non posso fermare, che non posso più fermare, per essere esatti. I suoi occhi mi avevano trascinato in una mortale trappola…

Per questo anche ora, dopo già parecchie settimane dal quel fortuito incontro sono qui appostato, seduto sul sedile della Mini, nascosto da un gruppo sparuto di alberi scheletrici e avvelenati dall’inquinamento di quest’immensa città.

Lo osservo. Non faccio altro. Da quando l’ho visto la prima volta, ogni sera mi nascondo qui con la macchina, abbastanza vicino da poterlo ammirare, abbastanza nascosto perché non si accorga di me, e guardo cosa fa. E’ sempre in piedi vicino al suo lampione, i vestiti diversi di tanto in tanto. Oggi intravedo un fiocco al collo, come se fosse un paradossale pacchetto regalo.

Sono sempre puntuale, preciso… E lui è sempre lì, ogni volta. Mi da sicurezza sapere che qualcuno non manca mai al mio appello. Qualsiasi cosa succeda, lui sarà appoggiato distrattamente a quel palo, gli occhi pieni di quella cosa rossa che non so descrivere…

Vedo passione pura dentro di lui, non verso quello che fa, in generale. Un carattere forte, iroso. Ha lo sguardo di chi la sa lunga, di chi si piega ma non si spezza, di chi sente di averne passate talmente tante da non aver più paura di ciò che può accadere in futuro. Il rosso è davvero il suo colore.

Mi pongo tante domande su di lui... Si insinuano nella mia mente impedendomi di ragionare come sempre ho fatto, interrompendo i miei sogni, mostrandosi come fantasmi maligni quando meno me l’aspetto.

Chi è? Non lo so proprio.

Da dove viene? Da un paese dell’est Europa, direi ad occhio e croce. Romania, forse Bielorussia… Azzarderei perfino la Polonia, nelle mie ipotesi.

Quanti anni ha? La mia età più o meno. Vent’anni o giù di lì…

Sicuramente è un ragazzo che ha sofferto, anzi, sicuramente che soffre ora. Non deve essere piacevole essere costretto a fare quel tipo di lavoro. Gli mancheranno i soldi, come minimo… 

Sta diventando una vera e propria ossessione. Mi sto accorgendo di non vivere per altro. Aspetto con impazienza che arrivi la sera per poter andare ad ammirare la sua statuaria bellezza, che mette al pari di una merce e vende disinibito. 

Mi sento per un certo senso simile a lui. Per entrambi, la nostra vita non conta niente. Siamo meno di zero. L’unica differenza è il suo sguardo… Quei suoi occhi limpidi come laghi di montagna, l’ombretto cupo, le lunghe ciglia finte, fanno parte del suo modo di apparire duro, inflessibile. E’ quello il rosso di cui parlo, l’hardiesse, la sua energia nell’affrontare quello che gli si pone davanti sempre a testa alta…

Arriva un cliente. Una macchina si accosta discretamente. Anche qui, nulla di inconsueto. Si mette ben dritto, fa qualche passo in avanti, si appoggia al finestrino, che nel frattempo è stato tirato giù, spostando il peso tutto su una gamba magra.

Lo osservo attentamente. Non riesco a sentire quello che dice, ma vedo che sorride mentre parla. Starà elencando le tariffe. Chissà quante centinaia di volte avrà dovuto ripetere quelle stesse identiche parole, come un copione senza senso recitato a memoria…

Annuisce, entra in macchina. Nulla di irregolare. Posso tornare a casa ora. La mia fame si placa sempre in questo momento, lasciandomi come un senso di tranquillità interiore. Sono il misterioso controllore della regolarità che scandisce la sua vita mentre ne è inconsapevole. Devo accertarmi che tutto sia sempre uguale, ogni maledetta sera. Devo essere proprio malato… Mi sento uno stalker, un maniaco, ma è la verità, lo ammetto a me stesso. Mi approprio della vita di quel poveraccio, la faccio mia prepotentemente, anche se non ne avrei diritto.

Quel rosso che vedo in lui non lo vede nessun altro, sono io che l’ho scoperto… Mi appartiene.

 

  
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