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Autore: _arnielikeme    07/09/2014    2 recensioni
Venezia, periodo del Carnevale, Sebastiano è stato invitato ad una festa in maschera ma gli manca una maschera. Quali segreti si celano nella maschera trovata in un negozio di antiquariato?
Se vi ho incuriosito continuate a leggere...
Genere: Horror, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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The mask
 
Era solo una leggenda metropolitana…
 
Un rumore assordante mi svegliò facendomi cadere dal letto. Era la sveglia.
<< Devo cambiare suono, o farò un infarto la prossima volta >> sorrisi guardando quel congegno sopra il comodino di mogano, vicino ad una bottiglietta d’acqua.
Quella mattina c’era calma nel mio monolocale, non si sentiva la vicina strillare contro il marito nella parete affianco e non si sentiva il bambino della signora Angelica piangere. Aprii la finestra che dava su piazza San Marco, i piccioni camminavano sulle mattonelle di pietra beccando il terreno in cerca di cibo. Il sole invernale illuminava il leone, simbolo di Venezia, chiusi gli occhi e respirai profondamente:
<< Buongiorno >> sussurrai. Mi cambiai in fretta per non fare tardi a lavoro, non feci in tempo a prendere il solito caffè mattutino ma riuscii a dare un morso alla brioche che la signora Marta, del piano di sotto, mi lascia sempre la sera prima dentro un sacchetto di carta. Mi infilai il cappotto e mi avvolsi la sciarpa di lana rossa. Scesi le scale di corsa, aprii la porta d’entrata e mi incamminai verso l’ufficio.
<< Buongiorno signor Sebastiano, oggi è riuscito a non fare tardi vedo. Ora sbrigatevi ad andare nella sua scrivania! >> mi disse il datore di lavoro indicandomi l’ufficio in fondo al corridoio.
<< Sì signore >> risposi.
<< Sebastiano!>> disse una ragazza con una camicia bianca con una scollatura a cuore ed una gonna stretta che arrivava fino alle ginocchia, uscendo da un ufficio.
<< Laura! Ciao…>>
<> mi sorrise lei. Io arrossii << Non esageriamo >>.
<< E comunque hai soltanto ventun’anni non puoi farti comandare da uno come lui! Dai vieni a prendere un caffè con gli altri, hai una faccia! >>.
Non so come fa, ma Laura con le sue parole mi mette sempre di buon umore.
<< Ehi! Sebastiano, prendi un  caffè che è meglio >> disse Lorenzo porgendomi un bicchierino di plastica con un liquido marrone scuro.
<< Grazie Lorenzo >> sorrisi io.
<< Cia..uah…ragazzi… questa notte mia figlia non mi ha fatto dormire >> sbadigliò Andrea buttando su di un tavolo il giornale di oggi.
<< Guardate, il giornale dice che quest’anno ci sono più turisti per il carnevale di Venezia >> precisò Laura, mentre si stava legando i capelli in una crocchia,  guardando la foto centrale.
<< Avremo le strade piene zeppe di gente allora, che seccatura >> disse una persona, seduta davanti ad una scrivania, che finora non aveva parlato.
<< Gabriele non sapevo fossi qua >> mi stupii io guardandolo davanti al computer con una espressione seccata.
<< Mi ero messo a lavorare un po’, ho molte pratiche da sbrigare e non volevo ridurmi all’ultimo momento >> disse mettendosi a posto gli occhiali e muovendo i folti capelli neri.
<< Ehi! Che ne dite se usciamo questa sera? Ho sentito che c’è una festa in maschera in un locale in fondo alla via qua vicino, che ne dite se ci andiamo? Siamo giovani e nessun capo di lavoro può impedirci di fare quello che vogliamo! >> buttò lì Laura.
<< È una fantastica idea! Io ci vengo, devo solo prendermi una maschera e sono a posto. Facciamo per le nove? >> dissi io entusiasta.
<< Sì per me va bene >> dissero gli altri. L’unico che non disse niente fu Gabriele.
<< Gabriele? Tu che ne dici, vieni? >> chiese Lorenzo insistendo.
<< No non posso, ho un appuntamento con la mia ragazza, mi dispiace. E poi non sono un tipo da feste. Divertitevi per me >> concluse lui schiettamente.
<< Il solito, fa lo stesso >> fece una smorfia Laura.
<< A lavoro! >> gridò il capo.
<< A questa sera ragazzi >> li salutai io dirigendomi al mio ufficio.
 
Uscii dal lavoro alle due e mi fermai a mangiare in una panineria vicino casa mia. “Quasi quasi non vado neanche a casa, andrò a farmi un giro, e già che ci sono farò anche la spesa” pensai andando a pagare il pranzo. Girai per Venezia, andai a fare la spesa e quando arrivai davanti la porta di casa mi ricordai di andare a prendere la maschera per la festa di questa sera.
<< Cavolo! >> gridai aprendo la porta. Misi giù la spesa e corsi fino al portone d’entrata e me la richiusi alle mie spalle. Camminai velocemente per le strade guardando vetrine con decorazioni di carnevale, ma nessuna mi ispirava così tanto. Poi mi ricordai che qualche tempo fa la signora del piano di sotto una volta mi diede un biglietto da visita di un negozio di antiquariato.
“<< Da lui troverai tutto quello che ti occorre…>>”  mi disse quella volta dandomi il biglietto e il sacchetto di carta con la brioche.
Mi tastai il cappotto che avevo addosso.
<< Mi ricordavo che lo avevo messo qui dentro! Ma dov’è?! Eccolo! >> gridai tirandolo fuori dalla tasca interna del cappotto.
<< “Jolly & Jack” che strano nome per un negozio di antiquariato… >> lessi la via e mi accorsi che era quella qui affianco. Corsi e quando ci arrivai la via era vuota, lo spettacolo era bellissimo. Le pareti esterne erano di legno lucido e la vetrata a quadretti mostravano cose del tipo: macchine da scrivere, putti di porcellana, pergamene con scritte giapponesi o dei mappamondi di una volta.
L’insegna sbiadita e di color giallastro mostrava la scritta che avevo letto nel foglietto prima, solo che, invece della scritta a caratteri del computer era in grassetto e di colore rosso cremisi. Alzai gli occhi e lessi a voce alta:
<< Jolly & Jack…bell’insegna >> dissi io ma fui interrotto da un cigolio assordante, abbassai la testa e la porta si era aperta. Io, stranito, entrai e mi ritrovai davanti una signora con indosso un kimono giapponese anche se non lo era.
<< Buongiorno signore, lei deve essere il vicino della signora  Marta? >> disse stringendomi la mano.
<< Sì… Lei sarebbe la proprietaria del negozio? >> mi incuriosii io.
<< Io sono Jolly, Sono la moglie di Jack. Noi siamo i proprietari >> mi sorrise lei << vi chiamo subito mio marito, le sarà utile >> e così dicendo si infilò dentro una stanza. Io osservai tutti gli oggetti, si vedeva che erano molto antichi e per questo non toccai nulla per paura di danneggiarli. Mi avvicinai ad un oggetto che mi incuriosì tanto abbastanza da prenderlo in mano, anche se il cartello diceva il contrario. Aprii la scatola di un minerale nero intenso senza neanche una crepa “Sembra nuovo a prima vista” pensai mentre me giravo tra le mani cercando imperfezioni o segni del tempo.
<< Vedo che è interessato allo Scrigno dei due mondi? >> mi disse una voce di un vecchio alle mie spalle.
<< Non proprio, mi ero incuriosito di cosa c’è racchiuso qui dentro, sembra nuovo a vederlo. Come mai si chiama così? >> chiesi io, mi incuriosivo sempre di più era come se mi fossi innamorato al primo sguardo, solo che, invece di una ragazza, era una scatola nera. Volevo sapere tutto di quell’oggetto, come se la mia vita dipendesse da quello.
<< Lo so, sembra nuova, ma in realtà ha più di duemila anni. Si dice che questo scrigno sia un portale fra i due mondi. Il nostro e quello dei morti >>. La luce che sprigionavano le candele si faceva sempre più debole e la mia testa era come in stato di trance.
<< Però! >> continuò lui << Per sapere la storia completa bisogna aprirlo questo cofanetto. Avanti lo apra… >> aveva come un ghigno sul viso, mi stava come ipnotizzando, ero soltanto concentrato su quello ma allo stesso tempo avevo la testa offuscata, ma riuscivo a capire le parole del vecchio.
Convinto dalle parole del venditore lo aprii e quello che mi trovai davanti era una maschera color avorio con i bordi neri, aveva una lacrima rosso che scendeva dall’occhio destro. Copriva tutta la faccia e le labbra erano chiuse non come le altre maschere che hanno l’apertura per la bocca. Il naso era a punta aperto sotto per respirare.
<< È bellissima >> dissi io guardando i proprietari.
<< La storia della maschera però è diversa dalla storia dello scrigno. Dicono che un tempo questa maschera era la maschera di un re demoniaco che, alla morte, per non farla distruggere ci inflisse una protezione ed una maledizione per non farla diventare proprietà di qualcun altro. Chiunque la avrebbe indossata sarebbe morto e nessuno la avrebbe potuta distruggere. Per non creare il caos dal popolo i successori del re, la rinchiusero dentro lo Scrigno dei due mondi. Ma, incoscienti del potere dello scrigno, non sapevano che era una porta tra i due mondi. Perciò, mettendola lì, i mostri, i demoni e i morti se ne sono impossessati e, chiunque la indossi libererebbe un demone dell’altro mondo. E un demone libero tra umani, sapete che significa…>> concluse lui misteriosamente << Ovviamente c’è chi ci crede e chi crede che sia soltanto una leggenda metropolitana >>. Io ero affascinato da questa storia, guardai intensamente la maschera “impossibile…” pensai. Guardai fuori, i lampioni si erano appena accesi, pensai all’appuntamento e dissi:
<< La compro, oggi vado ad una festa in maschera e mi serviva una maschera e dato che si è fatto tardi questa è l’unica che mi abbia interessato. Quanto viene? >> domandai io.
<< Oh ve la regalo. Siete amici di Marta giusto? Lei è una nostra cara amica quindi, gli facciamo a lei questo regalo >> disse lui sorridendomi.
<< La ringrazio moltissimo però vi lascio lo scrigno, non vorrei portare via cose di troppo valore per niente… >> dissi io lusingato mettendo giù il cofanetto.
<< Faccia come creda, arrivederci signore >> mi salutò lui  e la moglie con lo stesso ghigno che aveva avuto il vecchio prima.
Corsi verso casa, mi cambiai in fretta. Mi misi un a camicia bianca larga e dei jeans neri, mentre mi cambiavo andai a controllare la spesa che avevo fatto il qualche ora fa, era invaso da insetti tutti ammucchiati sul cibo. Buttai nel cestino quel orrore, mi infilai una giacca e indossai la maschera.
Ad un tratto non vidi più casa mia ma oscurità. Dei ragazzi erano distesi a terra sgozzati, il sangue di tutti e quattro si era riunito mostrando un sorriso terrificante. Poi tutto scomparve, “Che mi sta succedendo?” pensai barcollando per il soggiorno. Controllai l’ora e quando vidi che erano le nove e dieci lasciai perdere l’evento accaduto qualche secondo prima e corsi più veloce che mai per le strade di Venezia. Arrivai al locale, il “Mantello dell’oscurità”, vidi Laura e gli altri seduti ad un tavolino fuori che ridevano sorseggiando boccali di birra. Io andai in contro a loro che mi salutarono con la mano.
<< Ehi ragazzi! Scusate il ritardo >>
<< Stai tranquillo anche noi siamo arrivati adesso >> mi rassicurò Laura dandomi una pacca sulla spalla. Tutti erano vestiti normalmente ma con una maschera. Andrea aveva una maschera divisa a metà, una parte era rossa e aveva il sorriso, l’altra gialla ed era triste. Laura aveva una maschera con delle piume rosa e bianche d’un lato, la maschera copriva soltanto gli occhi e aveva dei rami che si allungavano e diramavano in tutta la maschera. Lorenzo invece portava un cappello da giullare color arcobaleno, forse per coprire la calvizia.
<< Che bella maschera Sebastiano, dove l’hai presa? >> si complimentò Andrea.
<< In un negozio di antiquariato vicino casa mia, anche a me piace >> spiegai io << avanti entriamo! >> esclamai io buttandomi nella mischia di persone che entravano ed uscivano dal locale, gli altri mi seguirono.
Quando entrai la vista mi si offuscò di nuovo e delle zanne insanguinate si avvicinarono a me dopo tutto sparì. Ero caduto a terra, quando riacquistai la vista i miei amici mi stavano chiamando e il pubblico guardava preoccupato e commentando.
<< Grazie a Dio non sei svenuto >> disse Laura preoccupata.
<< Sarà un calo di zuccheri, visto che non ho cenato… >> inventai una scusa al momento io.
<< Imbecille potevi mangiare allora! >> mi rimproverò lei.
Mi rialzai da terra ed entrai lasciando tutto alle spalle.
Quando fummo dentro ci immischiammo tra la gente a ballare. Dopo un po’ mi sentii male, mi sedetti su una sedia e presi in mano qualche stuzzichino dal tavolo cercando di mangiarlo ma il mio corpo me lo impediva.
<< Ancora calo di zuccheri? Mangia che è meglio >> e mi diede in mano un panino. Io però non riuscii a mangiarlo, quindi lo rimisi sul tavolo.
<< Vai a ballare non ti preoccupare di me, rimarrò qui seduto >> dissi io.
<< Va bene, però chiamami se hai bisogno. Non voglio che ti succeda qualcosa >> disse lei guardandomi preoccupata.
<< Lo farò… >> dissi io.
Dopo qualche minuto la mia testa girava come una trottola, la pancia mi faceva male sembrava che avessi qualcosa che mi passasse per tutto il corpo. Avevo i conati di vomito che mi salivano, qualcosa di nero mi uscì dagli occhi della maschera, sentivo i miei occhi che si stavano esplodendo. La vista divenne nera, non vedevo niente. Mi svegliai, ero probabilmente svenuto e quando mi alzai lo vidi. Sulle pareti c’era quel ghigno  di sangue che avevo visto all’inizio e la gente che prima stava ballando, ora era distesa per terra senza vita, gli occhi della maschera erano stati disegnati col sangue e lo sguardo verso i miei amici che erano raggruppati in un mucchio di carne sfracellata, con topi e larve che rosicchiavano, rompevano e mangiavano la carne restante di qui tre colleghi…  Una fitta allo stomaco mi invase, caddi dalla sedia e mi contorsi dal dolore, ad un certo punto quella macchia di sangue che sorrideva sul muro ora era un’ombra nera, con in dosso la mia maschera, che mi guardava. Si avvicinò a me, lentamente, io attesi con dolore il suo arrivo. Si fermò davanti a me inquadrandomi prese un coltello che era a terra ed una lama affilata mi trafisse dolcemente il petto e la maschera che ora aveva lui si macchiò di rosso cremisi. L’unica cosa che vedevo mentre la morte mi accompagnava dentro quello scrigno maledetto era quel ghigno con quelle zanne che sorridevano con gusto.
 
Lo Scrigno si richiuse e la maschera immacolata si rimise a posto.
<< Hai fatto un buon lavoro…>> ed una risata fragorosa risuonò nella stanza.
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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