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Autore: _FrenkieFaye_    07/09/2014    0 recensioni
"Matt era un condannato fin dall'inizio, adesso che ci pensa.
Da quando i suoi occhi si erano posati su quelli di Karen e lì erano rimasti incastrati; in quella bocca, in quei capelli, nel suo profumo. Lo sapeva fin dal principio che n’era rimasto fregato, che non sarebbe più riuscito a scrollarsela di dosso l’immagine di lei, bella come un tramonto agli occhi di un innamorato.
Ci aveva perso il cuore già al primo sguardo".
"Che tanto, se la verità è nascosta nel fondo degli occhi, loro due sono destinata a stare insieme, rincorrersi e prendersi per tutto il resto della loro vita. "
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Karen Gillan, Matt Smith
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“You can blame all on me
You can say it was and meant to be
You can claim i was impossible to all your friends
I won't defend myself
I knew the ending from the start
I knew the twisted working of my heart
I knew I wanted you but happiness was
never mine to keep for long cause it belonged to someone else”.
Sorry – Clooney.
                                                                                                                                                                                                
 
                                                                                                
 
                                                            
~
                                                                                             
 Sai riconoscere l’amore quando lo vedi negli occhi?
 
“Matt … ti prego, ho bisogno di parlarti…”
Silenzi prolungati, parole mozzicate in sussurri dentro la cornetta di un telefono.
“Lo sai che non funziona più così, Karen…”
 
C’era un tempo in cui Matt Smith sarebbe corso da lei senza chiedersi il perché, ovunque lei fosse.
Al primo segno di cedimento, alla prima richiesta d’aiuto, lui sarebbe arrivato a raccoglierla dai suoi guai.
Che tanto, se la verità è nascosta nel fondo degli occhi, lei l’avrebbe vista comunque.
Inutile fingere. Avrebbe visto il modo in cui lui la guardava, il modo in cui lui l’aveva sempre guardata.
Con adorazione, attesa, fiducia.
Senza riserve.
 
“Perché non rispondevi alle mie chiamate?”
“Non posso, Karen… lo sai che non posso”.
“Matt…”
“Karen, noi non possiamo, adesso c’è Lily nella mia vita”.
 
Matt era un condannato fin dall'inizio, adesso che ci pensa.
Da quando i suoi occhi si erano posati su quelli di Karen e lì erano rimasti incastrati; in quella bocca, in quei capelli, nel suo profumo. Lo sapeva fin dal principio che n’era rimasto fregato, che non sarebbe più riuscito a scrollarsela di dosso l’immagine di lei, bella come un tramonto agli occhi di un innamorato.
E di quel sorriso, che aveva ferito i suoi occhi come un sole accecante.
Ci aveva perso il cuore già al primo sguardo.
Perché quelli come lui, inciampano sempre negli stessi errori.
Inciampano sempre in quei sorrisi così sbagliati ma così maledettamente belli da far tremare il cuore, le ginocchia.
E quando era lui a farla ridere, Matt si sentiva sempre le ginocchia un po’ più deboli, il cuore un più leggero. Il mondo improvvisamente sembrava ruotare nel verso giusto, e a lui sembrava di ritrovare casa, quel senso di appartenenza che a lungo aveva cercato.
 
Così, quando l’aveva vista raggiungerlo da lontano, le mani affondate nel trench scuro, le gambe fasciate da un paio di calze chiare, ciocche di corti capelli rossi che le sfioravano appena il collo –lì dove, lo sapeva, l’insinuava sempre forte l’odore annebbiante di vaniglia, il profumo da bambina che tanto lo faceva impazzire, quando poi se la ritrovava avanti così donna-  ancora una volta si era trovato a sospirare.
A un palmo di distanza l’uno dall'altra, Matt aveva visto gli occhi di Karen sfidarlo – erano sempre stati così belli, quegli occhi così verdi che lui ci faceva l’amore anche solo a guardarli? – .
Aveva abbassato lo sguardo.
Stordito. Confuso.
Stavolta sei stato tu il primo a cedere” aveva pensato lei, stringendo le mani a pugno all’interno delle tasche del lungo cappotto.
 
“Abbiamo finito, Karen. Con oggi voglio che sia chiaro questo…” aveva detto Matt, più per convincere sé stesso che per convincere lei. “Sei sempre stata tu a decidere se stare insieme o no. Sei sempre stata tu a scappare, e sono sempre stato io ad aspettare, ma adesso le cose sono diverse, devono essere diverse,  lo sai”.
 
C’era un tempo in cui Karen Gillan avrebbe trovato la resa a quelle parole. Un tempo in cui avrebbe dismesso le sue stupide convinzioni sull'amore e sarebbe tornata prepotentemente alla realtà, sbattendo contro un muro di sogni infranti. Non mentirmi, Mattew, perché non ne sei mai stato capace.
Che tanto, se la verità è nascosta nel fondo degli occhi, io lo so che tu ancora mi sfiori con lo sguardo come la prima volta. E che, se davvero sono vittima del funzionamento contorto del mio cuore, adesso non sono per niente disposta a lasciarti andare.
 
“Perché adesso? Perché proprio adesso che stavo per liberarmi dal tuo pensiero?”
“Perché io non posso più liberarmi dal tuo” aveva detto la ragazza, come fosse la cosa più naturale del mondo.
“E questo che significa?” aveva chiesto Matt, rabbioso di collera e paura.
Perché ogni volta che si trovavano insieme, ogni volta che tornavano al punto di partenza, ogni volta che si lasciavano andare ancora, e ancora, era un dolore straziante. Un dolore che non voleva più provare.
 
“Significa che ormai, se si parla di te, io non posso più fingere. Scusami se la puntualità non è mai stata il mio forte” aveva detto, raccogliendo una mano del ragazzo fra le sue, avvicinandosi di un altro passo.
 
Matt, frastornato dalla sua vicinanza, era rimasto immobile ad osservarla, chiedendosi ancora una volta quale fosse il mistero racchiuso in quella donna. L’aveva sentita parlare e, inconsapevolmente, come un rullino che si riavvolge, tutto quello che avevano vissuto, tutto quello che avevano condiviso, gli era piombato prepotentemente addosso.
Perché Karen non gli era mai sembrata più vulnerabile di così.
Non gli era mai sembrata più vulnerabile e più bella di quanto fosse in quel momento.
 
“Tu lo sai che quelle come me hanno sempre un po’ di paura nascosta negli occhi.
Quelle come me, a parlare di sentimenti, sono sempre un po’ un disastro.
Quelle come me si sono costruite attorno una fortezza inespugnabile per proteggersi dagli altri, ma tu non ti arrendere. Perché se cerchi bene, oltre quelle mura troppo alte, ci sono io, che cerco di uscire.
E se vado via, se scappo… sappi che non scappo da te, scappo da me.
Matt, ti prego. Che io sono questa, tante paure, dubbi immensi, sentimenti che dentro distruggono, muovono, fanno a pezzi, ma fuori tutto rimane calma apparente, lo sai bene. Lo sai fin troppo bene. Sotto la polvere, le macerie, ti assicuro che ancora c’è qualcosa di buono per cui valga la pena rischiare”.
 
“Non voglio promesse d’eternità, Karen. Voglio solo che tu sia sincera…” aveva detto Matt, sfiancato e col fiatone, mentre sentiva il suo cuore correre una maratona.
“Tu cosa senti?” gli aveva chiesto la ragazza, stringendo ancora di più la presa sulla sua mano.
“In questo momento… sei ripiombata di nuovo nella mia vita e hai fatto a pezzi tutto quello che stavo cercando di costruire. Tutte le mie convinzioni. Come mi dovrei sentire?” aveva risposto sinceramente il ragazzo. “Confuso, sconvolto?”
“Ma tu la ami?” gli aveva chiesto Karen, la voce spezzata dalla paura. “Perché, se tu ami lei, io posso anche farmi da parte. Ma se non è così, se c’è anche solo un piccolo spiraglio di possibilità, una piccola speranza… io devo fare quel che è giusto per me. Quel che è giusto per te. Tu la ami, Matt?”
 
Matt ricorda che, solo due settimane prima di incontrare Lily, Karen l’aveva baciato.
Lui era tornato a L.A., aveva cercato Karen. Si erano visti.
Avevano gironzolato per la città come sempre, raccontandosi le rispettive novità, bevendo qualche birra di troppo. Karen si era riempita gli occhi del sorriso di Matt, sempre troppo largo, ridicolo, su quella sua faccia da stupido imbecille. Si era resa conto di quanto gli era mancato. Di quanto stava diventando dipendente da tutto ciò che riguardava lui. E Matt si era reso conto che qualcosa era cambiato. Che quando parlava, Karen non lo ascoltava affatto. Sembrava persa, distante.
 
“Tutto bene, Kaz?” gli aveva chiesto.
Karen aveva annuito lentamente, poco convinta.
“Sì, sono solo stanca. Non credo di voler tornare a casa stanotte” aveva detto.
Tornare a casa, adesso, significava tornare nel suo letto, a rigirarsi senza pace tra le lenzuola.
A pensare senza sosta alle parole non dette, perse per strada tra un respiro di troppo e un battito accelerato del cuore.
“Andiamo da te, Matt?” aveva proposto.
Il ragazzo aveva annuito, l’aveva presa delicatamente per mano e portata via da quel locale.
E quella sera si erano baciati, dopo che Karen aveva incominciato a piangere silenziosamente, e Matt l’aveva abbracciata. Lei si era scostata un attimo da lui, per guardarlo in viso.
Aveva appoggiato la sua fronte alla sua, guardandogli le labbra. Aspettando.
E Matt, che non aveva fatto altro che pensare a quello per tutta la serata, non se lo fece ripetere due volte.
Mentre la baciava, mentre la stringeva, continuava a sentire le lacrime di Karen che scendevano lungo le guance. L’aveva guidata silenziosamente verso il letto, senza mai smettere di baciarla, cingendole un braccio saldamente intorno alla vita. Poi si era disteso accanto a lei, accarezzandole i capelli.
Cercando di calmarle i singhiozzi.
Quella notte non c’era stato niente tra loro se non quel bacio.
Karen aveva trovato la sua pace contro la spalla di Matt, e Matt l’aveva tenuta stretta tutta la notte, placando di tanto in tanto i suoi incubi fino a scivolare, a sua volta, in un sonno nervoso.
Il mattino seguente, di Karen gli restava solo il profumo tra le mani, un foglio di carta piegato, lasciato ai piedi del letto.
 
Sono una stupida. Ho sempre sognato l’amore folle, irrazionale. L’ho cercato per così tanto tempo da non rendermi perfino conto che mi guardava dritto negli occhi ogni giorno.
Sai riconoscere l’amore, quando lo vedi negli occhi, Matt? Perché io l’ho visto, ed era così accecante, immenso, sproporzionato, assoluto… che mi è sembrato troppo, per una come me. Adesso, ho bisogno di stare un po’ sola.
  • Karen.
 
Il foglio, accartocciato e scaraventato prepotentemente al muro, era diventato l’unica compagnia di Matt nei giorni a seguire. Aveva tempestato Karen di chiamate, messaggi, dopo quel risveglio. Il profumo della ragazza era solo sparso nel suo letto, ostaggio di un dolce ricordo di una notte passata insieme, ma di lei non c’era traccia. E’ stato precisamente una settimana dopo, che ha incontrato Lily. Ricorda di essere andato in questo locale  − sempre troppo affollato per i suoi gusti― a bere qualcosa. E tra la musica, il brulichio assodante di voci che si uniscono, lui aveva sentito una risata. Non sa come sia possibile, è arrivato perfino a pensare di esserselo immaginato. Ma in un angolo, in vestitino blu e i capelli sciolti, c’era una ragazza che rideva di una risata identica a quella della sua Karen. E forse era stata questa somiglianza a farlo avvicinare, a far notare a Matt sempre più somiglianze tra la ragazza che amava… e la ragazza che avrebbe potuto amare.
 
“Tu la ami, Matt?”
Certo che non l’amava. Certo che le si era affezionato. Inevitabile, direi.
Ma una cosa su tutte, era ancora più certa.  Che non aveva mai smesso, neanche per un secondo, di desiderare la donna che aveva di fronte. Che, arrivati a questo punto, fingere sarebbe stato inutile, per due come loro.
Che tanto, se la verità è nascosta nel fondo degli occhi, a questo punto, non avevano neanche bisogno di dirselo. Matt aveva portato Karen ancora più vicina a lui, circondandole la vita con un braccio, portandola a tiro dei suoi occhi, fronte contro fronte.
 
“Sai riconoscere l’amore quando lo vedi negli occhi, Karen?” le aveva chiesto.
La ragazza aveva annuito, nascondendo lo sguardo nell'incavo del collo del ragazzo, aspirando il suo odore, prima di rialzarlo. “Scusami se sono scappata tutto questo tempo” aveva sussurrato.
E poi si erano baciati.
Perché Matt lo sapeva da sempre, probabilmente dal primo momento in cui l’aveva vista.
Perché Karen ci aveva messo un po’, ma la consapevolezza di questo pensiero era arrivata a sconvolgerla come una tormenta, prima di trovarla pronta.
Che tanto, se la verità è nascosta nel fondo degli occhi, loro due sono destinati a stare insieme, rincorrersi e prendersi per tutto il resto della loro vita.

 
 
 
Spazio Autore: questa volta non ho tanto da dire, se non che questa storia è nata principalmente grazie a lei, Amelia Sweetedge http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=180848  (cliccateci sopra e arriverete al suo canale) che è una delle migliori autrice che abbia mai avuto il piacere di conoscere qui sopra, oltre che l’autrice di tantissime Smillan che mi hanno letteralmente strappato, maciullato e cullato il mio povero cuore. Ringrazio lei per avermi sfidato, quasi involontariamente, a scrivere di loro, quando una notte ero lì a vagare con i pensieri, e a guardare foto e video Smillan (sì, loro sono meravigliosi, ma sono anche io ad avere un’insonnia esagerata, sapete?) L’idea mi è rimasta in mente per qualche giorno. Poi ho ascoltato “Sorry” di Clooney (colonna sonora del promo di TVD) e tutto si è allineato a favore dell’ispirazione (succede così raramente che è un evento raro).
Spero che possiate gradire.
Spero di ricevere il vostro parere, le recensioni mi aiutano sempre tanto.
A presto.
-Francesca. 
.
                                                                                               

 
   
 
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