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Autore: Aj Lee    08/09/2014    0 recensioni
Vi ricordate della Carne? (Puntate 6x05/6x06, per intenderci.) Questa storia TOTALMENTE AU prende spunto proprio da lì.
Amelia e Rory sono morti ed il Dottore si ritrova a viaggiare da solo; fino a quando - il TARDIS - non atterrà su uno dei tanti pianeti esistenti: Alpherat dove il Dottore rimarrà stupito di incontrare - nuovamente - la Carne. Tuttavia, quello che lo lascerà senza parole più di ogni cosa, sarà la sua Amelia Pond che gli viene incontro..
Dal primo capitolo:
«Dottore!»
Tumtum.
«Ho riconosciuto il rumore del Tardis!»
TumTum.
Come una lama affilata, la sua voce si fece sempre più vicina. Fu difficile, voltare lo sguardo, ma doveva riuscirci, doveva realizzare.
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Amy Pond, Doctor - 11
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Alpherat



Il Dottore non sapeva, precisamente, quanto tempo fosse passato dalla morte dei Pond ma quel pensiero era ancora presente in quella vecchia testa millenaria e lo lacerava interiormente.
Scendevano alcune lacrime, delle volte, dai suoi occhi. Erano incontrollate – e spesso – gli era difficile anche solo accorgersene.
Ma quando un Dio vuole essere umano, deve accettare i pregi e i difetti di questa creatura e così, il Dottore, accettava sia le lacrime che i sorrisi, la rabbia e la felicità, l’errore e il giusto, l’opposto di ogni cosa che ha imparato a conoscere nella sua lunga, lunga esistenza, l’opposto di ogni cosa che già esisteva e l’opposto delle cose che saranno venute.

Se voleva trovare un lato positivo, in quel dramma, una cosa era cambiata: sentiva il Tardis più vicino, sembrava quasi che capiva il suo dolore e che lo spronasse ad andare avanti. La sua sexy che aveva potuto conoscere i Pond di persona e che – come lui – li ha persi in pochi secondi.

E proprio quel giorno, difatti, la sua Sexy si era fermata in uno dei tanti pianeti che popolavano l’universo: Alpherat.

Lesse la data sullo schermo del TARDIS che si ostinava a non voler ripartire, a voler farlo rimanere lì ad ogni costo.

‘’6 Dicembre 2056’’ tradotto per gli umani, si disse.

Che cosa poteva mai fare su Alpherat cinque anni dopo la sua creazione? Era da tanto – per quanto si possa definire ‘’tanto’’ una misura indefinita di tempo – che il Dottore non accettava un caso e sperava, vivamente, che non ce ne fosse uno da accettare. Cosa del tutto improbabile visti i capricci di Sexy.

Comunque, spronato da una curiosità che non lo colpiva da molto, il Dottore si sistemò il farfallino e si passò – quasi svogliatamente – una mano sui capelli prima di aprire la porta del Tardis ed osservare la tranquilla vita del pianeta se non fosse per.. Come potevano esserci umani?! Come potevano, gli abitanti del pianeta Terra, camminare beatamente su Alpherat? Sì, doveva ammetterlo, l’atmosfera e l’ossigeno erano sopportabili per un semplice umano ma – secondo le sue conoscenze – ci sarebbero voluti anni, secoli, prima che questi potessero venire a conoscenza di Alpherat.

Come uno di quei film che aveva visto con Amelia e Rory e che – ovviamente – l’avevano annoiato, le possibili teorie passarono nella sua mente distraendolo dai passanti che gli camminavano attorno. Cosa, cosa gli stava sfuggendo?

«Dottore!»

Tumtum

«Ho riconosciuto il rumore del Tardis!»

TumTum

Come una lama affilata, la sua  voce si fa sempre più vicina. Fu difficile, voltare lo sguardo, ma doveva riuscirci, doveva realizzare.
Amelia Pond camminava a grandi passi verso di lui, sorrideva, si portava indietro i capelli rossi, indossava la sua camicetta a quadri rossa, la giacca di pelle nera, la gonna dello stesso colore – forse poco più chiaro – e i suoi soliti stivaletti.

‘’Uomo stropicciato.. Addio.’’

Quelle parole erano quelle che più si distinguevano, tra i pensieri del Dottore, mentre l’incredulo e la commozione fanno sì che i suoi occhi brillino alla luce (costantemente di un tono arancione a causa del pianeta in cui si trovano.) Il Dottore non lo negò a sé stesso: pensava che quella fosse una sua immaginazione, pensava veramente di non aver più controllo dei suoi pensieri. Tuttavia, la mano di Amelia, colpisce in pochi secondi la sua mascella, costringendolo a voltarsi verso sinistra, emettendo un leggero mugolio e serrando la mascella creando una smorfia di dolore.

«Sei mesi! Sei mesi, Dottore! » Il tono di Amelia era forte, molto forte, ammonitorio e severo.

«Sei mesi..?» Ripeté, il Dottore, incredulo.

«Avevi detto cinque minuti!» Rispose Amelia, con la stessa forza di prima.  « ‘’Rimani qui, Amelia, indaga per me. Cinque minuti, solo cinque minuti!’’» Continuò, poi, cercando di imitare il tono di voce di Undici.

«Come è possibile.. » Fu un sussurro, quello che uscì dalle labbra del matto con una cabina.

«Devia pure il discorso!» Ribatté Amelia, in tutta tranquillità. «Non c’è niente di anormale, qui, se proprio vuoi saperlo! Tranne il cibo..» Fece una smorfia di disgusto prima di continuare. «Nessuno lo tocca qui.»

Ma il Dottore era così impegnato a guardarla, così impegnato a perdersi in quei suoi occhi azzurri ancora una volta che la sua mente immagazzinò le sue informazioni per dopo, quando avrebbe finalmente realizzato che Amy Pond fosse davanti a lui, vera, sorridente, viva. Portò le braccia intorno alle sue spalle, chiudendo gli occhi e stringendola quasi con ossessione.

«Amy… Amy.. Amy!» La sua voce uscì quasi come una supplica, sebbene il tono si alzasse ogni secondo di più.

«Ehi, ehi, okay! Sei perdonato! » Affermò Amelia, godendosi quel contatto alquanto assurdo per lei.

Passarono secondi, forse anche qualche minuto, prima che il Dottore riuscisse a staccare le braccia dal suo collo e assimilare tutto quello che la rossa gli aveva detto.

‘’Ragiona, Dottore, come può essere lì?’’

Undici, che finalmente riprese a ragionare, passò il cacciavite sonico sul corpo di Amelia che – interrogativa – chiedeva cosa stesse succedendo.

Quando il Dottore lo portò davanti agli occhi, in cerca di una risposta, non trovò niente.

«Cosa?!» Lo sguardo di Amy si pose sul cacciavite, indagatorio più  che mai.

«Niente.» Fu la secca risposta di chi – per la prima volta – non riusciva a capire.

{…}

«Hai detto che non mangiano. » Affermò il Dottore, camminando tra le strade di Alpharet con la rossa – dopo tanto, tanto, tempo – che non camminava al suo fianco.

«Sì. Il cibo fa schifo.» Rispose, lei, facendo spallucce.

Il dottore si fermò, proprio in mezzo alla strada, voltandosi velocemente verso Amelia. «E allora come fanno a vivere?»

Fu una semplice domanda a far oscurare il volto di Amelia.. «Io.. Non lo so!»
«Dov’è Rory, Amelia? » Il tono si fece più duro.

«Rory? E chi è Rory?» Lo sguardo di Amelia si fece quasi più tenero, più impaurito ed il Dottore non riuscì ad andare avanti.

«C’è qualcuno che gestisce il pianeta.. All’inizio era una specie di Repubblica ma ora… » Undici gesticolò con le mani, voltandosi a destra e a sinistra, puntando lo sguardo sui poster dove la cosidetta ‘’Regina’’ era raffigurata.

«… Ora c’è Aileaa, la madre. » Continuò Amy per lui.

«La madre?» Chiese, il Dottore.

«La chiamano così! Sai, dopo sei mesi, avrò capito qualcosa di Alpherat!»

Il Dottore rimase in silenzio, cominciando a camminare. Non sarebbe stato difficile trovare dove risiedesse ‘’la madre’’ e di questo ne era consapevole. Tuttavia, quello di cui ancora non era consapevole, quello che ancora faticava ad accettare, era che Amelia Pond camminasse affianco a lui.

La sua risata era cristallina, come prima, i suoi occhi erano vispi e allegri, come prima, le sue guance erano rosee e la sua pelle bianca come porcellana; tutto era come prima, tutto era così dannatamente come prima che il Dottore nutriva di una felicità egoista. Averla vicino era un pregio, era tutto quello che aveva sognato in quei giorni, mesi, magari anni.

«Allora, cosa hai fatto, in questi sei mesi?» Amy diede una spallata amichevole a Undici, le solite spallate a cui lui si era abituato.

«Per me sono solo passati cinque minuti, Amelia.» Il Dottore voltò lo sguardo, non riuscendo a mentirle. «Il Tardis.. »

«Vi aspettavamo, Dottore.» 

La voce di una donna, dal volto coperto, sorprese entrambi. «Seguitemi.» Continuò.

Il Dottore non poté fare a meno di sorridere, emozionato, rivolgendo quel sorriso anche ad Amelia che si allargò quando gli occhi si puntarono su quello della ragazza, ancora più emozionato del suo.

Per un attimo, un semplice attimo, il Dottore sembrò scordarsi della realtà che li circondava: lei era morta.

{…}

«Benvenuti ad Alpharet.»

La donna, che li aveva condotti all’interno di un castello – dall’aspetto medioevale fuori e fin troppo tecnologico dentro – aveva abbassato il cappuccio, permettendo ai due di scrutarla.

La pelle era bianca, così bianca da sembrare latte, non aveva rughe, non aveva pieghe, non aveva labbra. Il Dottore, in un istante, capì. E proprio in quel momento, quando il Dottore stava per far fuoriuscire qualche parola, una parete di metallo fuoriuscì dal sottosuolo, intrappolando il Dottore e quella che doveva essere ‘’la madre.’’

«Amy! » L’urlo del Dottore rimbombò mentre la rossa veniva lasciata fuori da quella specie di gabbia alla quale era destinato.

«Dottore! Ti farò uscire di lì! Lo prometto!» Amelia continuava a ripetere queste parole, mentre il Dottore sbatteva forte la mano sul metallo.

«La carne.. » Sussurrò il Dottore, voltandosi verso la donna.

«Dove pensavi che finisse, tutto il contenuto che poi hanno eliminato dalla faccia della terra, Dottore? Pensavi davvero che gli umani potessero aver creato una creatura del genere? » La donna rise, cominciando a camminare intorno ad Undici.

«E’ stato un errore, quello di farlo conoscere agli umani. » La voce si fece più dura. «E’ stato un errore credere che ci potessero accettare! » Stavolta fu un urlo a riempire le orecchie del Dottore.

«Tu ci hai portato alla rovina.. Tu che credevi nella pietà degli umani. »

Il Dottore serrò la mascella, prima di interromperla. «E così.. Avete creato un duplicato che appartiene al mio passato.. La domanda è: come? » Prima che la donna potesse rispondergli, lui continuò. «Ma certo! Voi avete ogni tipo di DNA che avete scannerizzato.. Persino il mio, non è così? »

La donna si limitò ad azzardare un sorriso beffardo e alquanto insolente.

«Le avete cambiato ogni sorta di pensiero, l'avete monipolata. Le avete fatto ricordare solo di me, non è così?
» Il Dottore ringhiò, arrabbiato. Avevano manipolato la vita della sua Amy.

 «
Quello che veramente mi chiedo è.. » Il Dottore si avvicinò a passi lenti, con lo sguardo di chi è drasticamente serio e – purtroppo – ferito. «Cosa ne avete fatto dei veri abitanti di questo pianeta? »

La donna si allontanò, quasi preoccupata da quella vicinanza. «Loro ci avevano creati ed anche loro ci avevano rifiutati, spedendoci nel pianeta della tua amica… Ma non erano intelligenti come te, Dottore. Loro non sapevano che la carne era fedele alla propria terra natia.. Tanto che, ogni volta distrutta, continuava a tornare qui. Noi continuavamo a crescere e crescere, così tanto che ci siamo ripresi la nostra vendetta.. » La donna si fermò, un attimo, per poi piantare lo sguardo verso quello del Dottore.  «E così faremo con te, Dottore. Ti guarderemo bruciare come tu hai fatto con noi.»

Fu un attimo, il Dottore si ritrovò appeso al muro, con le mani e le gambe attaccate a quest’ultimo, senza la possibilità di prendere il suo cacciavite.

«E’ stato un piacere.» Disse, la madre, scomparendo dalla cella.

Quando il Dottore realizzò cosa fosse successo, i due cuori persero un battito. Lei non era Amelia, era la carne e per quanto questa potesse somigliare - in tutto e per tutto - alla vera Amy Pond, non sarebbe mai potuta essere lei.

''Amelia Pond è morta.''




Angolino dell'autrice. 


Mi manca Amelia, va bene? Non è colpa mia ma.. Mi manca così tanto T.T Anyway, se avete qualche dubbio su questa storia, chiedete pure con una recesione o magari un messaggio privato! Sarò più che lieta di rispondervi. Vorrei anche avvisarvi che questa storia non avrà più di due/tre capitoli. Detto questo... Grazie per aver letto, un bacione a tutti. 

-Chiara. 

 
  
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