La prima fotografia
C’era
sempre stato qualcosa di tremendamente odioso nel mese di settembre,
per il
piccolo Peter Parker.
L’arrivo
di quel mese portava con sé l’inizio imminente
della scuola elementare – dove
non riusciva proprio a sentirsi a suo agio, a causa di un bambino
chiamato
Eugene che si divertiva a rubargli penne e matite – e anche
l’autunno – che
reputava una stagione triste, a causa delle foglie che cadevano dagli
alberi e
dall’umore meteorologico indefinito.
Per
questo motivo, May e Ben Parker tentavano sempre di far sì
che il loro nipotino
– praticamente loro figlio – amasse di
più quei trenta giorni, che al contrario
sembravano buttarlo sempre giù. Quell’anno, per
metterlo di buonumore, gli
avevano regalato la prima macchina fotografica.
Gli
avevano chiesto di fotografare qualcosa di bello durante quelle quattro
settimane, dicendogli che in quel modo avrebbe trovato settembre meno
odioso.
***
Era
stato difficile convincere Harry Osborn a uscire di casa: Peter lo
aveva
trovato mentre svolgeva i compiti di matematica, che non erano neanche
stati
assegnati per il giorno dopo, e aveva dovuto pregarlo per spingerlo a
uscire
fuori a divertirsi, a prendere un po’ d’aria.
Dal
canto suo, Harry l’aveva fatto solo perché Peter
era l’unico bambino del quale
apprezzasse la compagnia e anche il solo che sembrava reggere un testa
a testa
con lui, dato che erano ugualmente intelligenti. Quindi, per lui,
perdere la
sua amicizia non sarebbe stato bello e non voleva che ciò
accadesse.
Ma
doveva comunque finire quei compiti di matematica, così era
riuscito a trovare
un compromesso.
«Non
ti annoi a fare
sempre i compiti, Harry?» domandò Peter, senza
neanche guardare l’amico. Aveva
gli occhi stretti in due fessure, mentre osservava con aria da
spionaggio il
parco pieno di bambini, tentando di trovare qualcosa che valesse la
pena
immortalare: una farfalla, una nuvola, un uccello. Qualcosa di
abbastanza
bello.
«Non
ti annoi a
cercare il soggetto perfetto, Peter?»
chiese Harry di rimando, con la
sua solita aria di chi la sapeva lunga, alzando per un secondo lo
sguardo verso
di lui. «Scatta una foto a caso, ormai è da un
mese che cerchi senza trovare
nulla di che.»
«Non
posso!» dissentì
subito il bambino di appena sette anni, l’aria risoluta di
chi si sentiva
profondamente offeso da un’accusa. «Questa
è la mia prima macchina fotografica.
Devo fare una foto che non cancellerò mai, capisci? Ma non
per un valore
affettivo, perché deve essere una foto talmente bella che
non vorrò mai
eliminare.»
«Quanto
romanticismo.»
commentò l’altro, prima di sentire il suono del
tasto per scattare premuto.
Curioso, cercò con lo sguardo il soggetto della fotografia
del suo migliore
amico, per poi guardarlo con un sopracciglio alzato e l’aria
confusa. «Hai
appena scattato una foto alla figlia del Capitano Stacy?»
domandò, pur
conoscendo già la risposta.
Peter
abbassò la
macchina fotografica, scoprendo il suo viso. Gli occhi brillavano,
intenti a
osservare una bambina bionda, qualche metro più avanti,
intenta a leggere un
libro. Scolastico o meno, nessuno dei due lo seppe mai, ma Peter era
completamente incantato. «Harry, non ho mai visto niente di
più bello in tutta
la mia vita.»
«Ci
credo, non siamo
neanche lontanamente vicini ai dieci anni.» rispose
seccamente Osborn, tornando
a svolgere le sue amate moltiplicazioni.
Peter
sembrò non far
caso all’acidità della risposta del migliore amico
e alzò le labbra in un
sorriso estasiato. «Non capisci, Harry. Voglio sposarla.»
«Non
sai nemmeno cosa
significa.» sottolineò l’altro.
«Zia
May dice che sposare
una persona è una cosa bellissima.»
«Anche
preparare dei
biscotti al proprio migliore amico, lo è.»
«Prometto
che la
sposerò, Harry!» disse deciso Peter, lo sguardo
fiero di chi è sicuro di ciò
che sta dicendo, la coscienza della promessa che proverà in
tutti i modi a
rispettare. «E poi ti preparerò i
biscotti.»
Quella
bambina gli era
sembrata una principessa: i capelli erano biondi ed erano legati da
un’ordinata
coda di cavallo, visibilmente morbidi e setosi, gli occhi erano di un
azzurro
che Peter non credeva potesse esistere e la sua espressione era
qualcosa di
eccezionale: la serietà sul suo volto, dovuta al libro che
stava leggendo, il
naso arricciato, gli occhi che sorridevano.
L’avrebbe
sposata, oh
sì che l’avrebbe sposata! Anche se non conosceva a
pieno l’importanza di
quell’atto, sapeva che il suo posto era con lei. Sapeva che
avrebbero condiviso
qualcosa in futuro e che fra loro ci sarebbe stato qualcosa, che
fossero
sentimenti o semplicemente la fotocamera.
Perché
aveva
finalmente trovato ciò che cercava, perché ...
«Harry?»
«Sì,
Peter?»
«Come
hai detto che si
chiama?»
«Gwen
Stacy, Peter. Si
chiama Gwen Stacy.»
...
Gwen Stacy era
quella cosa che gli avrebbe permesso d’amare settembre,
dopotutto. Quella cosa
abbastanza bella da essere il soggetto della sua prima fotografia, che
non
avrebbe mai avuto neanche solo il pensiero di cancellare, che avrebbe
guardato
e riguardato fino allo sfinimento.
Spidergirl’s
place;
Okay,
diciamo che è da
circa due settimane che ho questa idea che gironzolava per la mente,
con la
scenetta di Peter che diceva: “Prometto che la
sposerò” che non voleva saperne
di andarsene! Finalmente ieri sera sono riuscita a scrivere a riguardo
e beh,
spero vi piaccia.
PS; Ringrazio la mia parabatai, Liberty_Fede che, oltre al sopportarmi ogni qualvolta che sclero su questa mia magnifica OTP, mi beta anche la prima OS su di loro.