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Autore: Bombay    08/09/2014    4 recensioni
Si può rischiare di impazzire per amore?
[Post Star Trek - Into Darkness]
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James T. Kirk, Spock | Coppie: Kirk/Spock
Note: Movieverse, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Fandom: Star Trek (Reboot cinematografico)
Genere: fantascienza, triste, malinconica, angst
Tipo: one shot
Personaggi: James T. Kirk, Spock, Leonard H. McCoy, Nyota Uhura
Coppia: slash
Pairing: Kirk/Spock
Rating: PG-13, giallo
Avvertimenti: movieverse, OOC
PoV: seconda persona
Disclaimers: i personaggi non sono miei, ma di Gene Roddenberry (J.J. Abrams). I personaggi e gli eventi in questo racconto sono utilizzati senza scopo di lucro.
Beta: Koa
 
Un ringraziamento a Koa che mi ha betato la storia. I tuoi consigli mi sono sempre preziosi. Grazie.
 
Quando mi sono innamorato di te?
di Bombay
 
Apri gli occhi e quello che vedi è solo buio, sai che manca ancora qualche ora alla sveglia, ma sei certo non riuscirai più a prendere sonno. Ti volti su un fianco e ti raggomitoli su te stesso in quel letto troppo grande per una persona sola. Ascolti il sommesso mormorio dei motori della tua nave che viaggia nello spazio profondo da due anni.
 
Due anni…
Ti sembra ieri che ti è stata affidata la missione quinquennale.
Due anni…
 
Eppure negli ultimi sei mesi stai male e più vai avanti, più è peggio. Non sai cosa fare per toglierti dalla mente quell’unico e ossessivo pensiero. Tu sei suo amico e il suo capitano, non puoi e non devi essere null’altro perché lui ha Nyota e tu, beh, tu hai tutte le donne e gli uomini dell’universo. Meno di una settimana fa eri su Viseris III e sei andato a letto con una bellissima aliena, ma poi ti sei sentito triste, solo e squallido.
Inganni soltanto te stesso.
 
Ordini al computer di accendere la luce e questa gradualmente si alza. Ti osservi la mano destra per un lungo momento laddove Spock ti ha afferrato, trattenendoti perché non cadessi e il contatto con la sua mano fresca è stato per te come un fulmine a ciel sereno. In questi due anni di servizio vi siete sempre e solo sfiorati fugacemente, sai quanto i vulcaniani siano restii al contatto fisico e tu rispetti sempre gli altri, anche se ultimamente farlo è diventato doloroso. Vorresti poterlo toccare ancora e provare un’altra volta quella scossa elettrica che, allora, ti ha attraversato il cervello. Sono passati due mesi da quel giorno e non riesci a pensare ad altro. È un’idea fissa e constante che ti ossessiona.
 
Ti alzi perché non ha più senso il restare a letto, osservi la tua immagine riflessa allo specchio e stenti a riconoscerti; sospiri, non hai un bell’aspetto e non ci vorrà ancora molto prima che Bones ti cali addosso come un falco.
Le poche ore che ti separano dal turno scorrono lente, cerchi di ingannare il tempo lavorando, ma è inutile. Così, con una buona mezz’ora di anticipo, sali sul turbo ascensore che in pochi secondi ti porta in plancia, una volta lì raddrizzi le spalle, indossi il tuo sorriso più smagliante ed entri salutando tutti gli ufficiali presenti. Ti siedi sulla poltrona e non puoi fare a meno di notare il tuo primo ufficiale muoversi per la plancia. Ti soffermi a guardarlo un po’ troppo a lungo e te ne rendi conto, ma non te ne vergogni; il fatto è che non puoi farne a meno: è come una droga e se non l’assumi vai in crisi di astinenza. Visioni i rapporti che il tuo vice ti porge, sposti gli occhi dal pad ed incroci i suoi, scuri e profondi e sai di essere perduto.
‒ Quando mi sono innamorato di te? ‒ Vorresti gridarglielo e pretendere una risposta, perché Spock ne ha sempre ai tuoi interrogativi, ma questa… questa è una domanda proibita. Il vulcaniano è un tuo amico e se pronunciassi quelle parole, potresti compromette il vostro rapporto e tu non sei sicuro di poterlo sopportare.
 
Hai avuto molti amanti in passato, ma non ti sei mai innamorato veramente e non credevi che si potesse soffrire così, già, perché il tuo amore non è corrisposto. Ti tormenta vedere Spock insieme a Nyota non riesci ad odiarla no, però la invidi da morire e vorresti essere al suo posto.
Il tenente Uhura si alza dalla sua postazione, frapponendosi fisicamente tra voi e mettendo così fine al vostro lungo sguardo, quando la tua sottoposta incrocia gli occhi con i tuoi, ti senti morire: nelle sue iridi scure c’è qualcosa che ti fa gelare il sangue nelle vene, comprensione. Lei sa. Ha capito. Ma proprio in quel momento, l’interfono suona e tu sussulti, colto alla sprovvista.
“Infermeria a ponte” la voce di McCoy è come un asse di legno in quel mare in burrasca che è la tua mente.
“Capitano, venga in infermeria.” Annuisci ed acconsenti e dopo chiudi la comunicazione.
“Assuma il comando, Spock e quando ha i dati di quella rilevazione me li porti subito.”
 
Entri nella sezione medica con un sorriso sfacciato: “Non mi sembra che sia già tempo della visita mensile.”  Il dottore ti fulmina con lo sguardo e tu non puoi far altro che lasciar cadere la maschera che indossi. Docile e silenzioso, fai come ti dice e ti stendi sul bioletto. Non puoi scappare, non da Leonard e neanche avrebbe senso. Con lui puoi essere semplicemente te stesso.
“Non va bene, Jim, hai perso ancora peso e i tuoi valori sono fuori scala” spiega, leggendo i dati dal bioscanner medico mentre una ruga solca la sua fronte: è preoccupato e tu ti senti in colpa. Stai creando problemi anche al tuo migliore amico oltre che a te stesso.
“Che cosa ti angustia tanto da farti perdere il sonno o l’appetito?” Ti metti seduto lentamente incassando la testa nelle spalle; come McCoy sia giunto alla conclusione che non dormi la notte, non sai dirlo. Sospiri guardandoti intorno, l’area medica è deserta, anche le infermiere di turno sono lontane da lì, deve averle congedate Leonard per poter parlare senza essere disturbati.
“Passerà” mormori, scuotendo la testa, anche se sono ormai tre mesi che continui a ripetertelo e non è ancora successo niente, tutt’altro, il tuo malessere aumenta sempre di più.
 
Bones sbuffa un’imprecazione, afferrandoti per le spalle e scuotendoti appena: “Tu stai male, Jim! È evidente e non solo per i parametri fuori scala; chi credi di ingannare?”
Non rispondi, non sai cosa dire e ti senti così sciocco e vulnerabile, che vorresti solo raggomitolarti e dormire per non pensare più a niente. Però hai delle responsabilità, un ruolo e delle missioni che per fortuna occupano il tuo tempo o avresti già perso il senno. Il tuo amico sa leggerti perfettamente e l’ha fatto fin dal primo momento in cui vi siete incontrati, tu glielo hai permesso e non ti sei mai pentito di questo.
“So quale male ti affligge, ma non c’è cura purtroppo.” Sollevi gli occhi e li punti nei suoi, mentre un tremulo sospiro abbandona le tue labbra secche.
“Sei innamorato” prosegue Bones. “Purtroppo però il tuo amore non è corrisposto.”
Ti mordi le labbra a sangue, hai voglia di piangere e urlare, ma non è un comportamento degno di un uomo, di un capitano di Flotta. Ti trattieni, anche se le parole dette da Bones feriscono profondamente e corrodono la tua anima come acido.
Ti passi una mano tra i capelli scuotendo la testa: “Non so che cosa fare” ammetti, con voce tremante e Bones fa l’unica cosa che può davvero aiutarti, ti abbraccia e ti fa posare la testa sulla spalla, poi ti passa una mano tra i capelli e sulla schiena in un gesto paterno e tanto, tanto agognato. Serri gli occhi con forza ricacciando indietro le lacrime, aggrappandoti a lui che ti tiene stretto e non dice nulla. Gli vuoi bene, un bene dell’anima, saresti alla deriva da molto tempo senza di lui e sai di non averlo mai ringraziato abbastanza.
 
Il sibilo della porta e la voce del vulcaniano che pronuncia il tuo titolo, spezzano quel momento. Ti sollevi e sposti lo sguardo in quegli abissi neri che sono gli occhi di Spock e vi scorgi qualcosa che fino a quel momento non hai mai visto e anche se non riesci a comprendere che cosa sia, ti senti a disagio come se ti avessero colto con le dita nella marmellata, tu però non hai fatto niente. Solo dopo qualche istante ti rendi conto che quell’abbraccio potrebbe venir frainteso, ma prima che tu apra la bocca per parlare, il tuo vice ti porge il pad.
“Il rapporto che aveva chiesto” dice, con tono secco, poi lascia l’area medica.
 
Passa un altro mese e tu, Jim, ti butti a capofitto in tutte le missioni. Sei sempre in prima linea, senza paura, non ti dai tregua e ti butti a capofitto nel lavoro con una dedizione che rasenta l’incoscienza. In un paio di occasioni rischi addirittura la vita, se non fosse stato per Spock che ti ha salvato in extremis, saresti morto. E tutte le volte che succede, appena ti risvegli in infermeria, la prima cosa che noti, dopo i rimbrotti arrabbiati e preoccupati di Bones, è che Spock è lì. Sempre. Ti guarda ed aspetta che tu gli faccia un cenno, prima di tornare ai suoi doveri. Per te è sufficiente, o meglio, te lo fai bastare perché sai che non avrai altro.
 
***
 
È una sera come tante e nella sala ricreativa riservata agli ufficiali, siete rimasti in pochi. Siete solo tu, Spock, McCoy, Sulu e Scotty. State giocando a scacchi, tu e Spock, su di un tavolo discostato da quello degli altri. Nonostante tutto, quelli trascorsi a giocare, sono gli unici momenti che ti permetti di rubare a Nyota. Ti sei aggrappato a quelle scacchiere con disperazione e tutte le volte in cui il tuo primo ufficiale ti propone una partita, tu non rifiuti mai. Non puoi. Perché sono solo pochi sorsi d’acqua fresca per un uomo che sta mordendo di sete nel deserto, e li bevi avidamente.  Anche quella sera, il tenente delle comunicazioni entra nella sala e con uno sguardo abbraccia tutti i presenti. Solo dopo aver regalato qualche cenno di saluto agli altri, si avvicina al vostro tavolo con passo sicuro.
“Sto andando nel mio alloggio, Spock, hai intenzione di raggiungermi o vuoi giocare a scacchi tutta la notte con il capitano?” domanda e a voce un po’ troppo alta, perché gli altri non la sentano spostando di conseguenza lo sguardo su di te. Lei è arrabbiata e gelosa. Ed è in quel momento che allunghi una mano e fai cadere il tuo Re, arrendendoti. Non hai la forza di combattere: Spock ama Nyota e Nyota ama Spock. Tu non c’entri niente. Poi però accade l’imprevisto e il tuo primo ufficiale raddrizza la pedina caduta, non accettando la tua resa, e dopo compie la sua mossa.
 
Il silenzio cala nella sala ricreativa, tu stesso trattieni il fiato mentre Uhura ti guarda con occhi terribili, ma tu, tu sostieni il suo sguardo perché l’ultima cosa che desideri è fartela nemica. Vedi la sua mano muoversi e sai per certo che stia per schiaffeggiarti e allora serri le palpebre con forza, attendendo un colpo che però non arriva. Il rumore della scacchiera e dei pezzi che cadono a terra ti fa riaprire gli occhi. Nyota sta guardando Spock e lo fissa con malcelata ira. Tiene i pugni stretti e le sue guance sono ora rigate di lacrime e tu ti ritrovi a provare pena per lei, anche quando, senza dire una parola, lascia la sala. Il tuo primo ufficiale la guarda andare via, poi osserva la scacchiera gettata a terra e infine te. Un groppo ti serra la gola, ti senti soffocare, ma mormori l’unica cosa sensata che puoi dire.
“La raggiunga! Vada da lei… si sistemerà tutto.”
 
Lui esita per un momento e tu speri egoisticamente che rimanga lì con te, ma ciò non accade, anzi, si alza e la segue. Il tempo ricomincia a scorrere normalmente, il tuo cuore sanguinante batte all’impazzata e fa male. Raccogli la scacchiera e ricominci a sistemare i pezzi, le tue mani tremano, la tua vista si appanna.
“Jim.” Deglutisci e ti ricomponi mentre la mano di Bones si posa sulla tua spalla. Ti volti e scopri che siete rimasti soli. Scuoti solo la testa, non hai la forza di dire niente. Non ci sono parole per esprimere il tuo dolore. La stretta sulla tua spalla di fa più insistente per ricordarti che lui c’è.
 
Rientrato nel tuo alloggio, cadi preda di un sonno agitato. Non dormi che poche ore, ma sogni. Sogni di fare l’amore con Spock, di possedere quel corpo snello e forte, di essere amato da lui. Scalci le lenzuola, ogni cosa sulla tua pelle è divenuta insopportabile. Respiri lentamente cercando di calmarti, ma l’erezione che hai nei boxer non accenna a voler scemare. Con un ringhio colmo di collera ti rifugi sotto il getto gelido della doccia, ma nulla serve per raffreddare il tuo corpo. Afferri il tuo sesso e ti masturbi con rabbia e frenesia, sei così eccitato che bastano poche mosse ben assestate e il tuo seme lascia il tuo corpo, il nome di Spock impresso sulle labbra, ma il piacere che provi è infelice e sterile. Ti accasci miseramente sotto il getto freddo mentre le lacrime si mischiano all’acqua. Il rumore della doccia sovrasta quello dei tuoi singhiozzi secchi e disperati che ti fanno dolere il petto. Chiudi l’acqua e ti alzi in piedi. Non puoi lasciarti andare così, non puoi. Dannazione! Sei un capitano della Flotta Stellare, non un ragazzino alla prima cotta. Ti asciughi alla bell’è meglio ed indossi un paio di pantaloni ed una maglia. Scalzo, esci nel corridoio e non puoi fare a meno di voltare lo sguardo sulla porta della cabina del suo alloggio. Ti avvicini e posi una mano sul metallo freddo. Cosa starà facendo Spock? Starà dormendo, meditando oppure facendo l’amore con la sua ragazza? Quel pensiero ti fa salire la nausea, posi la forte sulla porta e respiri a fondo un paio di volte.
 
Devi trovare una soluzione, non puoi andare avanti così. Il solo pensiero di allontanare Spock, e Nyota con lui, ti uccide. Quella tortura è meglio che saperlo lontano e non poterlo più vedere ed è sciocco, e lo sai. Fai violenza su te stesso e ti allontani, quella che ti attende è una settimana di viaggio. La routine di bordo però non ti distrae abbastanza quindi raggiungi la mensa, hai bisogno di qualcosa di forte che ti permetta di smettere di far andare il cervello. Perdi subito il conto dei bicchieri che trangugi, l’alcool fa rapidamente effetto e con un sorriso triste scivoli nell’oblio.
 
Ti risvegli in infermeria, un rimbrotto poco carino è quello che ricevi da Bones, che sai essere sempre più preoccupato per te. Fai scorrere lo sguardo nella stanza: negli altri bioletti non c’è nessuno. Un groppo ti serra dolorosamente la gola. Ti lasci cadere indietro, ti gira la testa e non è per l’alcool che hai ingerito. Leonard ti sta rimproverando aspramente, ma lo senti appena. Ad ogni tuo risveglio, nell’area medica, il tuo primo ufficiale era presente, ora anche quella piccola certezza si è dissipata. Questo può essere solo un segnale che non c’è speranza per te. Non c’è mai stata, però ti sei illuso fino alla fine.
“Non dire altro, Bones” lo interrompi, avvilito. Sai di aver fatto una sciocchezza, ne sei ben conscio, ma comincia a non importarti più di niente. Non senti altro che cupo sconforto.
 
***
 
Se prima stavi scivolando verso un barato, ora ci precipiti dentro sempre più velocemente. Lotti con tutto te stesso per mantenere la lucidità di cui hai bisogno e ci riesci almeno fino a quando sei in plancia, per fortuna il lavoro ti assorbe ancora e il tuo stato psicofisico non ha compromesso le tue capacità di comando, ma quando questo avverrà (e sai che accadrà) sarai un uomo finito. Ti volti verso la postazione scientifica osservi la schiena del tuo primo ufficiale chino sugli strumenti vorresti gridargli: ‒ Salvami da questo abisso nero che mi sta inghiottendo. ‒ Però non puoi e allora torni a fissare le stelle e a scandire ordini.
 
Dalla sera in cui Nyota ha interrotto la vostra partita a scacchi, tu e Spock non avete più giocato, anzi, non vi siete neanche visti se non durante i turni di lavoro. Il rapporto tra loro due è teso fino all’inverosimile e potrebbe spezzarsi da un momento all’altro. Uhura sta lottando per tenere in piedi la sua relazione con Spock, anche se è evidente che il vulcaniano si sta allontanando ogni giorno di più. Se il tuo primo ufficiale non fosse stato fidanzato ci avresti provato con lui, lo avresti corteggiato spietatamente e tentato di sedurlo in tutti i modi che conosci. Avresti lottato, combattuto. E forse avresti vinto o magari perso, non lo sai; di sicuro non saresti in queste patetiche condizioni. Il fatto è che tu sei leale verso i tuoi amici, metti dinnanzi la loro di felicità e anche se questo ti distrugge lentamente.
 
***
 
Una nave stellare è una sorta di micro cosmo che naviga nell’universo sconfinato, qualunque cosa accada, nel bene e nel male, è divulgata di bocca in bocca ad una velocità impressionante. La relazione tra Spock e Uhura è finita. Ti ripeti che non è colpa tua, ma gli occhi di lei ti accusano apertamente e tu ti senti un mostro nell’aver gioito per quella rottura.
 
I giorni passano, le missioni si susseguono e nelle ultime settimane sul ponte di comando l’atmosfera è pesante, è solo la professionalità dei tuoi ufficiali a non far crollare tutto quanto come un castello di carte distrutto dal vento. Stai venendo meno al tuo giuramento, in questo momento sei tutto fuorché un buon capitano. Sei un uomo in balia dei tuoi sentimenti e delle tue emozioni, sei vulnerabile, scoperto, instabile. L’amore può far fare grandi cose ad un uomo, fargli compiere atti scellerati oppure può distruggerlo, nel tuo caso ti sta annientando.
La stima e la lealtà dei tuoi uomini sono l’unica cosa che non gli permette di ammutinarsi. Per esempio, hai litigato con Scotty qualche giorno fa. È successo di nuovo ed anche se ammiri il capo ingegnere perché ti dice chiaro e schietto le cose come stanno e non ha paura di te, del tuo ruolo o di rassegnare le dimissioni se necessario, nei fatti quel litigio ti ha turbato.
“Jim, non permetta ai suoi problemi personali di interferire con la sua professionalità. Noi abbiamo bisogno di lei.” Quelle parole infliggono un’altra ferita alla tua mente instabile, sai che sono vere. Anche se lo vorresti con tutto te stesso, non riesci più ad arginare il malessere che ti attanaglia, tutti si stanno accorgendo che qualcosa non va in te. Lo percepisci dai loro sguardi preoccupati, dall’interrompere un discorso quando entri. Tu stesso ti rendi conto che dovresti lasciare la nave a qualcun altro per rispetto nei loro confronti, ma se abbandoni l’Enterprise, la tua vita si conclude.
 
Lo sguardo che il dottor McCoy ti lancia è più che eloquente, sai che nel pomeriggio ti chiamerà nel suo ufficio o ti raggiungerà nel tuo alloggio e ti farà una ramanzina a cui tu sottostarai senza fiatare. Infatti, questo accade con una puntualità che ha quasi dell’incredibile. Capisci dalla sua espressione che non porta buone notizie e tu lo precedi perché non sei pronto.
“Non togliermi la nave, Bones” lo preghi, disperato, se ti rimuovesse dal comando, non ti resterebbe più nulla. Nulla. Sei arrivato al limite e lo sai. Addirittura, McCoy ti somministra giornalmente degli integratori per sopperire alla mancanza di cibo e dei sonniferi la notte per farti riposare. Sei ridotto ad uno straccio, hai perso ancora peso e le occhiaie scure cerchiano i tuoi occhi chiari resi ancor più chiari dal pallore del tuo volto. Non sai cosa ti spinge ad alzarti dal letto tutte le mattine e ad affrontare una giornata, ma presto, molto presto non avrai la forza di fare nemmeno quello.
“Solo se delegherai qualcun altro di scendere su Phineas. Non sei nelle condizioni psicofisiche di affrontare un’altra missione.” Deglutisci, McCoy ti sta ricattando, non ha più carte da giocare con te; per farti ragionare usa la seconda cosa che ami di più: l’Enterprise. Ti ha assecondato anche troppo, non puoi approfittare così della sua amicizia, non puoi mettere a repentaglio anche la sua carriera.
“Va bene” sussurri, sconfitto.
 
La squadra di sbarco scende sul pianeta Phineas senza di te, il tuo posto lo prende il tenente Sulu. Già nei primi istanti laggiù ci sono degli intoppi, poi il segnale radio viene meno e tu precipiti nell’ansia e nello sconforto. Le comunicazioni si interrompono per nove ore e durante quel periodo non sai nulla dei tuoi uomini scesi sul pianeta. Cammini avanti ed indietro come una tigre in gabbia. Abbai ordini su ordini, ma l’unica cosa che potete fare è aspettare. Ad un certo punto, Uhura riesce ad agganciare un debole segnale, ma non è Spock a parlare bensì Sulu. La comunicazione è disturbata e a stento capisci, sai solo che ci sono dei feriti e un morto e poi tutto tace ancora. Ti alzi e lasci la plancia; appena in tempo raggiungi uno dei bagni, ti pieghi in avanti assalito da violenti conati, non hai niente da espellere solo dolore e frustrazione.
 
Per quanto resti lì seduto a fissare la paratia bianca con in bocca il sapore della bile, non lo sai. È Leonard che viene a raccoglierti come sempre. A rimetterti in piedi e a spronarti fino a ricondurti in plancia. Non hai il coraggio di guardarlo negli occhi.
 
Il tuo sollievo è enorme quando le comunicazioni sono ristabilite e scopri che Spock è vivo.
Imponi a te stesso di rimanere in plancia quando vengono recuperati, ti aggrappi ai braccioli della poltrona. Ti concentri sul lavoro escludi tutto il resto, ma quando il vulcaniano avanza sul ponte di comando, tutte le tue difese cadono. Vi guardate e i vostri occhi dicono più delle parole e più delle azioni. Distogli lo sguardo per primo perché, non sai come spiegarlo, hai la netta sensazione che Spock possa leggerti dentro e tu non vuoi perché ti senti marcio fino al midollo.
 
Passano altre due settimane e tu non riesci a vedere nulla davanti a te, se non il vuoto.
Non sai come uscire da quella situazione, credevi che finita la relazione con Nyota, tu e Spock avreste almeno ripreso a giocare a scacchi, quel quieto passatempo ti manca da impazzire. Era diventato parte integrante della tua vita, ma ora persino quello è andato perduto. Il tuo primo ufficiale è sempre più distante e lontano, parlate lo stretto necessario in plancia e nulla più. Sei più che convinto che anche lui, a modo suo, sia in collera con te. Non hai la forza di lottare.
Sei stremato, logorato, sconfitto. A breve dovrai cedergli il comando, il tuo fisico sta collassando, le cure di McCoy non bastano più. È l’inevitabile conseguenza delle tue azioni, l’amore che provi per lui ti ha ucciso. Non avresti mai creduto possibile una cosa del genere e invece…

Anche oggi, come tutti gli altri giorni, il turno finisce. Spock ti raggiunge nel turbo ascensore e fin dal primo istante noti che c’è qualcosa di diverso in lui. Come te sembra consumato da un pensiero, la sua espressione composta si incrina troppo spesso e lascia trapelare emozioni che non sai decifrare. Sai che è un periodo pesante anche per lui, la sua relazione con Nyota è finita e non nel migliore dei modi. Lo conosci abbastanza per sapere che era sinceramente affezionato a quella ragazza e che, a modo suo, sta soffrendo. Come se non bastasse poi, Spock colma le tue lacune senza fartelo pesare in nessun modo. Ma oltre a questo, c’è dell’altro in fondo ai suoi occhi, un sentimento che non vuoi conoscere perché temi di vedere cose che non ci sono, speranze che non esistono. La cabina del turbo ascensore oscilla appena e le vostre mani si sfiorano. Spalanchi la bocca in cerca d’aria, quel semplice toccarsi ha provocato in te qualcosa di spaventoso e un brivido gelido ti attraversa la schiena, senti turbamento, confusione, sentimenti violenti e incontrollati che ti devastano ancor più di quanto non sei già, ti fanno paura, ti terrorizzano.
 
Volti la testa e incontri il volto sconvolto di Spock. Quando ti aveva afferrato la mano, cinque mesi prima, era accaduto qualcosa di analogo, ma non così dirompente e violento, forse perché non eri privo di difese e debilitato come ora. Il tuo primo istinto è quello di fuggire da lì, lontano da lui e la provvidenza sembra essere dalla tua perché le porte dell’elevatore si spalancano e tu ti precipiti fuori. Ciò che non riesci a spiegarti è quella sensazione indefinibile che non ti abbandona ed è ancora presente, costante.
 
Crolli sul pavimento del tuo alloggio stringendo la maglia all’altezza del petto, boccheggiando in cerca d’aria. Sei sopraffatto da una miriade di emozioni e sei confuso, addolorato; ti senti in colpa. Tante troppe emozioni tutte insieme, incontrollate e potenti. Ti rannicchi in posizione fetale, stringendoti le ginocchia al petto. Vuoi che tutto quello finisca. È troppo per te che sei solo un essere umano, troppo per il tuo corpo debilitato, troppo per la tua mente sconvolta.
 
Aprì gli occhi di scatto, possono essere passati secondi oppure ore.
‒ Quando mi sono innamorato di te? ‒ pensi, stancamente, anche se non ha più importanza. Nel momento stesso in cui è accaduto, per te è stato l’inizio del declino, ma devi fare un’ultima cosa prima di precipitare definitivamente nella follia. Ti alzi a fatica sedendoti sul letto. Rigiri tra le mani l’ipospray per aiutarti a dormire che ti ha lasciato McCoy, ben sapendo che non lo prenderai quella notte. Esci dal tuo alloggio e cammini per i corridoi di quella che è ancora la tua astronave, sfiori le paratie con la punta delle dita in un lieve carezza. Cammini a lungo imprimendoti ogni luogo, ogni volto nella mente. Domani rassegnerai le dimissioni. È l’unica cosa giusta che puoi fare, prima di perdere te stesso definitivamente. Raggiungi il ponte di osservazione numero dieci e lì ti sdrai a guardare le stelle, rivolgere lo sguardo al firmamento ti ha sempre rasserenato, prima da bambino e poi da ragazzo, ma ora, ora nemmeno loro ti sono di aiuto.
 
Forse ti assopisci o magari non è passato molto tempo quando senti dei passi avvicinarsi a te, nella penombra creata dalle stelle, vedi una figura avvolta da una tunica sedersi al tuo fianco.
La luce argentata accarezza quel volto bello e fiero rendendolo quasi evanescente. È solo uno scherzo della tua mente. La sua mano è vicina alla tua e non resisti allarghi le dita e il tuo mignolo sfiora il suo. Lo vedi chiudere gli occhi mentre incatena il dito al tuo. Ancora qualcosa scorre tra voi, ma meno prepotente di come ricordavi, adesso è meno spaventoso, più quieto e intimo.
“Quando mi sono innamorato di te?” Le parole lasciano le tue labbra con una facilità disarmante, come le stelle che scorrono oltre il vetro. La sua mano affusolata, forte e dai toni verdastri, copre la tua ed è reale e tiepida. Sai cosa significa quel gesto per un vulcaniano, lo hai letto e ti sei documentato, per te però è più che un bacio, è una dichiarazione d’amore. Osservi le vostre mani unite e non ti sembra di aver mai visto niente di più bello e perfetto. Spock si sporge vero di te, ti osserva per un momento e poi posa la bocca sulla tua in un bacio lento e umido.
 
Ci sarà tempo per le spiegazioni, per le parole, ma non ora quindi lasciate che siano i corpi ed i vostri respiri mescolati a parlare per voi. I suoi baci sono balsamo sulle tue ferite, sul tuo corpo vessato, sulla tua mente obnubilata. Solo baci e carezze sulla vostra pelle, nulla di più e a te basta. Spock è lì con te, conta solo questo.
 
Restate abbracciati, con le mani ancora unite, sul pavimento della sala di osservazione illuminati solo dal chiarore delle stelle. Hai le membra pesanti, sei prossimo ad addormentarti profondamente come non ti succedeva da mesi, sfinito e logorato da notti insonni. Avverti qualcosa di morbido e caldo avvolgere il tuo corpo, dal profumo speziato ed esotico, ha l’odore della pelle del tuo vulcaniano. Ti senti al sicuro, protetto ed amato un sensazione che non ricordavi più.
 
Quando riapri gli occhi sei nel tuo alloggio. Il terrore ti attanaglia il petto: è stato solo un sogno prodotto dalla tua mente malata e desiderosa di amore. Ti muovi nel letto mentre la nausea ti attanaglia le viscere, ti metti seduto e scorgi una figura seduta alla tua scrivania. L’ansia si appiana, lo stomaco si quieta dopo che il tuo primo ufficiale si volta verso di te. E allora lo raggiungi e lo abbracci ed è solido, è reale, vivo. Dice qualcosa riguardo del lavoro o a dei rapporti da compilare, ma a te non interessa. Si alza e ti pigi ancora di più contro di lui, non ti importa di niente in quel momento, ma solo della sua presenza al tuo fianco.
“Non lasciarmi mai” mormori sulle sue labbra e mentre ti bacia, ricominci a vivere.
 
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Note dell’Autrice: allora questa fic è un po’ strana o almeno a me pare così.
Comunque, per la cronaca, doveva essere una flash fic, non essere a lieto fine e Spock doveva stare con Uhura, ma poi mentre scrivevo si è sviluppata in modo completamente diverso.
Sono più che convinta che Kirk sia OOC, anche se a mia discolpa credo che qualcuno perdutamente innamorato e non corrisposto possa perdere la testa.
Grazie a chi mi segue.
Un kiss
Bombay
   
 
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