Nome
autore (sia su EFP sia sul Forum): Fiamma
Erin Gaunt (EFP)/Kyra Nott (Forum)
Titolo della storia: This war will never be forgotten nor
the heroes who
fight it
Genere: Introspettivo; Romantico; Triste
Rating: Verde
Citazione: “Se un uomo non ha ancora scoperto
qualcosa per cui morire, non
ha ancora iniziato a vivere”
Breve introduzione: “Chi è affamato di
gloria divora anche l’uomo che è in
lui.”
“Questo è quello che dicono le
persone destinate a finire nell’oblio.”
Note dell'autore: La parte iniziale
dell’OS racconta il primo incontro
di Achille e Pentesilea, figlia di Ares e Otrera nonché
regina delle Amazzoni
innamorata di Ettore e giunta a Troia in suo aiuto. È quindi
ambientata durante
la guerra di Troia. La seconda parte è una riflessione
dell’anima di Achille,
negli Inferi, ambientata in un momento imprecisato. Il titolo
dell’OS è una
citazione di Troy, quando Ulisse si rivolge ad Achille per convincerlo
a
partire con loro e dice: “Questa guerra non verrà
mai dimenticata né gli eroi
che la combatteranno.” Diciamo che l’intera storia
è impostata su questa
disperata ricerca della gloria da parte del figlio di Peleo
indipendentemente
da tutto ciò che possa comportare. Infine, ho leggermente
modificato il mito di
Pentesilea; in quello originario si dice che Artemide l’abbia
maledetta (anche
se non è chiaro il motivo) affinchè chiunque veda
il suo bel volto venga spinto
dal desiderio incontrollabile di violentarla. Io l’ho un
po’ alleggerito
limitandolo a un innamoramento, ecco perché si mostra il
meno possibile.
This war will never be forgotten
nor the heroes who fight it
Era
sdraiato su quel pagliericcio
improvvisato che fungeva da letto, intento a rivedere le scene della
battaglia
di quella mattina, quando Eudoro varcò la soglia. Gli
succedeva sempre dopo uno
scontro. Rivedeva migliaia di volte lui che volteggiava tra i nemici,
menando
fendenti e schivando colpi con la destrezza di un gatto.
-
Mio signore … -
Voltò
appena il capo verso di lui,
dandogli segno che aveva la sua attenzione.
-
Gli uomini hanno catturato un
soldato dell’esercito troiano … Sembrerebbe essere
un pezzo grosso a giudicare
dall’oro che impreziosisce la sua armatura. –
Sospirò,
alzando gli occhi al
cielo e ravviandosi i lunghi capelli color cenere con un gesto stizzito
della
mano. Perché mai un comandante dell’esercito
troiano avrebbe dovuto avvicinarsi
così tanto al campo nemico, per di più a
quell’ora della notte?
Si
alzò in piedi, recuperando la
spada e assicurando il fodero alla cintura, poi seguì il
vecchio amico e
compagno d’armi fino al piazzale centrale
dell’accampamento. I suoi uomini
erano tutti lì, radunati in cerchio attorno a una figura che
giaceva carponi
sulla sabbia candida della costa troiana.
Eudoro
aveva ragione. L’armatura
era suntuosa, adornata di decine di iscrizioni e fregi, completamente
rivestita
d’oro. L’elmo era fatto dello stesso materiale e
celava interamente il volto.
Sotto tutto quel metallo era impossibile riconoscere lo stolto che
avevano
catturato.
-
Toglietegli l’elmo, voglio
guardarlo in faccia – ordinò.
-
Non c’è bisogno di toglierlo,
Pelide, se vuoi conoscere la mia identità. Sono Pentesilea,
figlia di Otrera, e
regina delle Amazzoni. –
Una
donna. Tra tutti i troiani che
combattevano per difendere quelle mura, proprio una dannatissima donna
doveva
venire al campo a disturbare la sua serata? Non c’era onore
nell’ucciderla,
tantomeno ora che era legata e in netta inferiorità
numerica, ma poteva tornare
utile per fiaccare lo spirito dell’esercito locale.
-
Slegala e conducila nella mia
tenda – ordinò a Eudoro.
Seguì
il Mirmidone dopo una
manciata di secondi, non prima di aver ammonito i suoi uomini circa
l’usarle
violenza in qualsiasi modo.
Riempì
due boccali di peltro
attingendo alla sua personale scorta d’acqua fresca.
-
Lasciaci, Eudoro, e va a dormire
un po’. –
Il
Mirmidone chinò il capo. – Come
desideri, mio signore. –
-
Perché le Amazzoni combattono
una guerra che non le riguarda? –
Pentesilea,
ancora celata dall’elmo,
emise uno sbuffo sdegnato. – Non sono tenuta a rispondere
alle domande di un
porco Acheo. –
Strinse
i denti, imponendosi di
mantenere la calma.
-
Ho ucciso per molto meno – si limitò
a ribattere.
-
Eppure sono ancora viva, o
almeno così sembra. –
Dei,
quella donna era di un’arroganza
degna del Divino Ares. Non si sarebbe affatto stupito se le voci sul
suo
presunto padre fossero state vere.
-
Non uccido le donne. –
-
Dillo alle sacerdotesse che i
tuoi uomini hanno stuprato e ucciso nel tempio di Febo Apollo
– ribattè aspramente.
-
Non rispondo di ciò che fanno
con la loro parte del bottino di guerra. –
L’ennesimo
sbuffo sprezzante. – Un
vero capo si riconosce dagli uomini di cui si circonda. –
Quella
conversazione cominciava a
farsi inaspettatamente sgradevole e per giunta non riusciva a fare a
meno di
pensare a quanto desiderasse toglierle quell’elmo e
guardarla.
Le
si avvicinò, circospetto come
avrebbe fatto un cacciatore per non far spaventare la sua preda, e
sciolse il
legaccio sotto al mento.
-
Che stai … Pelide, non lo fare –
esclamò.
Una
reazione a suo avviso
esagerata, ma del resto che ne sapeva lui delle fisime delle donne sul
loro
aspetto?
Tolse
l’elmo comunque, ignorando
le sue proteste. E rimase così … abbagliato.
La
carnagione olivastra tipiche
delle sciite, gli zigomi alti e il volto dai tratti perfetti e
cesellati. Le iridi
scure sembravano due tizzoni ardenti ed erano incorniciate da lunghe
onde
corvine che le ricadevano scompostamente sulle spalle e lungo la
schiena.
Bella.
No, celestiale. Era un’apparizione
degna della Divina Afrodite, di questo era assolutamente certo, e non
riusciva
neanche a pensare di poter
distogliere lo sguardo da una simile perfezione.
Pentesilea
sospirò, apparentemente
fin troppo consapevole di ciò che gli passava per la testa:
- Ti avevo detto di
non farlo. –
Per
la prima volta in tutta la sua
vita non sapeva cosa ribattere e non protestò minimamente
quando la vide
afferrare di nuovo l’elmo e calcarselo in testa.
-
Va meglio così? –
-
Perché non vuoi che ti guardi? –
La
domanda gli era uscita così,
ancora prima che si rendesse conto di ciò che stava dicendo.
-
Perché quando mi hai vista avevi
un’espressione ancora più
stupida di
quella che hai solitamente. –
Ignorò
il commento per tornare
alla domanda che gli premeva di più.
-
Perché combatti per i troiani? –
Potè
giurare che stesse sorridendo
al di sotto dell’elmo, lo si capiva dalla lieve scintilla che aveva acceso il suo
sguardo.
-
E tu perché combatti contro i
troiani? –
-
Perché questa guerra verrà
ricordata nei secoli e voglio che lo stesso sia per me –
ribattè.
Sembrava
delusa. – Quindi è per la
gloria che corri incontro alla morte? È tutto qui?
–
-
Già. Se un uomo non ha ancora
scoperto qualcosa per cui morire, non ha ancora iniziato a vivere.
–
-
Chi
è
affamato di gloria divora anche l’uomo che è in
lui. –
Questa
volta fu il suo turno di
sorridere, ironico. – Questo è quello che dicono
le persone destinate a finire
nell’oblio. –
Pentesilea
si avvicinò per
guardarlo dritto negli occhi.
-
Faresti qualsiasi cosa,
rinunceresti a tutto pur di essere ricordato? –
Annuì.
– Sì, lo farei. –
Scosse
la testa, ma non si capiva
se fosse per la delusione o l’incredulità nel
sentire le sue parole.
-
E tu perché sei qui? – tornò a
chiederle.
-
Sei un tipo insistente, vero? –
-
Preferisco definirmi determinato.
Rispondimi, Pentesilea. –
Aveva
un suono dolce il suo nome
mentre usciva dalle sue labbra. Non ricordava di aver mai pronunciato
qualcosa
di altrettanto melodioso in tutta la sua vita.
-
Io sono qui per un motivo più
grande … per amore. –
Amore.
Era gelosia quella che
sentiva rodergli l’anima? Un troiano accampava diritti su
qualcosa che lui
desiderava.
-
E chi sarebbe il fortunato? –
Gli
occhi di Pentesilea si
rabbuiarono. – Lo hai ucciso tu, il motivo del mio ingresso
in guerra, proprio
ieri. Ero venuta al campo per riprendere la sua salma. –
Ettore.
Il principe Ettore di
Troia, l’unico guerriero in quella marasma di troiani e achei
che era stato in
grado di tenergli testa.
-
Prendilo, regina Amazzone, e
torna dietro quelle alte mura baciate dal Sole. –
L’aveva
sorpresa, ne era
consapevole, ma la devozione che aveva letto nei suoi occhi aveva
toccato una
corda profonda nel suo cuore. Pietà, ciò che da
anni non provava più.
Pentesilea
non se lo fece ripetere
due volte. Assicurò la salma all’auriga e
recuperò la sua spada, ma prima di
andarsene tornò a incrociare gli occhi azzurri del Pelide.
-
Questo tuo desiderio di gloria
ti porterà alla rovina – profetizzò.
-
Forse, ma non oggi. –
Fu
l’ultimo sguardo che si
scambiarono prima che l’auriga partisse velocemente sulle
dune sabbiose in
direzione della roccaforte troiana.
L’ultimo
prima di rivederla sul
campo di battaglia … prima di trapassare il suo cuore con la
lama della spada.
Era
pronto a sacrificare qualsiasi
cosa per la gloria, anche la vita dell’unica donna che
avrebbe potuto amare.
Ed
ora eccolo lì, condannato a
errare negli Inferi con il solo ricordo delle sue gesta a fargli
compagnia.
Spazio
autrice:
Come
detto nell’introduzione, l’OS partecipa al
contest “Oggi gli Inferi saranno chiamati i salvatori
dell’Olimpo” indetto sul
forum da Fantasiiana. Ho pensato di utilizzare Achille, un personaggio
appena
citato da Rick, perché è sempre stato uno dei
miei preferiti (insieme a Ettore
e Ulisse) perciò spero di essere riuscita a rendere un
tributo quantomeno
accettabile a questa grande figura. Fatemi sapere che ne pensate. Alla
prossima.
Baci
baci,
Fiamma
Erin Gaunt