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Autore: Fiamma Erin Gaunt    08/09/2014    0 recensioni
“Chi è affamato di gloria divora anche l’uomo che è in lui.”
“Questo è quello che dicono le persone destinate a finire nell’oblio.”
[Tributo ad Achille; lievissimi accenni Achille x Pentesilea]
[La storia partecipa al contest: "Oggi gli Inferi saranno chiamati salvatori dell'Olimpo" indetto da Fantasiiana sul forum]
Genere: Introspettivo, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nome autore (sia su EFP sia sul Forum): Fiamma Erin Gaunt (EFP)/Kyra Nott (Forum)
Titolo della storia:
This war will never be forgotten nor the heroes who fight it
Genere:
Introspettivo; Romantico; Triste
Rating:
Verde
Citazione:
“Se un uomo non ha ancora scoperto qualcosa per cui morire, non ha ancora iniziato a vivere”
Breve introduzione: “
Chi è affamato di gloria divora anche l’uomo che è in lui.”
“Questo è quello che dicono le persone destinate a finire nell’oblio.”
Note dell'autore: La parte iniziale dell’OS racconta il primo incontro di Achille e Pentesilea, figlia di Ares e Otrera nonché regina delle Amazzoni innamorata di Ettore e giunta a Troia in suo aiuto. È quindi ambientata durante la guerra di Troia. La seconda parte è una riflessione dell’anima di Achille, negli Inferi, ambientata in un momento imprecisato. Il titolo dell’OS è una citazione di Troy, quando Ulisse si rivolge ad Achille per convincerlo a partire con loro e dice: “Questa guerra non verrà mai dimenticata né gli eroi che la combatteranno.” Diciamo che l’intera storia è impostata su questa disperata ricerca della gloria da parte del figlio di Peleo indipendentemente da tutto ciò che possa comportare. Infine, ho leggermente modificato il mito di Pentesilea; in quello originario si dice che Artemide l’abbia maledetta (anche se non è chiaro il motivo) affinchè chiunque veda il suo bel volto venga spinto dal desiderio incontrollabile di violentarla. Io l’ho un po’ alleggerito limitandolo a un innamoramento, ecco perché si mostra il meno possibile.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

This war will never be forgotten nor the heroes who fight it

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Era sdraiato su quel pagliericcio improvvisato che fungeva da letto, intento a rivedere le scene della battaglia di quella mattina, quando Eudoro varcò la soglia. Gli succedeva sempre dopo uno scontro. Rivedeva migliaia di volte lui che volteggiava tra i nemici, menando fendenti e schivando colpi con la destrezza di un gatto.

- Mio signore … -

Voltò appena il capo verso di lui, dandogli segno che aveva la sua attenzione.

- Gli uomini hanno catturato un soldato dell’esercito troiano … Sembrerebbe essere un pezzo grosso a giudicare dall’oro che impreziosisce la sua armatura. –

Sospirò, alzando gli occhi al cielo e ravviandosi i lunghi capelli color cenere con un gesto stizzito della mano. Perché mai un comandante dell’esercito troiano avrebbe dovuto avvicinarsi così tanto al campo nemico, per di più a quell’ora della notte?

Si alzò in piedi, recuperando la spada e assicurando il fodero alla cintura, poi seguì il vecchio amico e compagno d’armi fino al piazzale centrale dell’accampamento. I suoi uomini erano tutti lì, radunati in cerchio attorno a una figura che giaceva carponi sulla sabbia candida della costa troiana.

Eudoro aveva ragione. L’armatura era suntuosa, adornata di decine di iscrizioni e fregi, completamente rivestita d’oro. L’elmo era fatto dello stesso materiale e celava interamente il volto. Sotto tutto quel metallo era impossibile riconoscere lo stolto che avevano catturato.

- Toglietegli l’elmo, voglio guardarlo in faccia – ordinò.

- Non c’è bisogno di toglierlo, Pelide, se vuoi conoscere la mia identità. Sono Pentesilea, figlia di Otrera, e regina delle Amazzoni. –

Una donna. Tra tutti i troiani che combattevano per difendere quelle mura, proprio una dannatissima donna doveva venire al campo a disturbare la sua serata? Non c’era onore nell’ucciderla, tantomeno ora che era legata e in netta inferiorità numerica, ma poteva tornare utile per fiaccare lo spirito dell’esercito locale.

- Slegala e conducila nella mia tenda – ordinò a Eudoro.

Seguì il Mirmidone dopo una manciata di secondi, non prima di aver ammonito i suoi uomini circa l’usarle violenza in qualsiasi modo.

Riempì due boccali di peltro attingendo alla sua personale scorta d’acqua fresca.

- Lasciaci, Eudoro, e va a dormire un po’. –

Il Mirmidone chinò il capo. – Come desideri, mio signore. –

- Perché le Amazzoni combattono una guerra che non le riguarda? –

Pentesilea, ancora celata dall’elmo, emise uno sbuffo sdegnato. – Non sono tenuta a rispondere alle domande di un porco Acheo. –

Strinse i denti, imponendosi di mantenere la calma.

- Ho ucciso per molto meno – si limitò a ribattere.

- Eppure sono ancora viva, o almeno così sembra. –

Dei, quella donna era di un’arroganza degna del Divino Ares. Non si sarebbe affatto stupito se le voci sul suo presunto padre fossero state vere.

- Non uccido le donne. –

- Dillo alle sacerdotesse che i tuoi uomini hanno stuprato e ucciso nel tempio di Febo Apollo – ribattè aspramente.

- Non rispondo di ciò che fanno con la loro parte del bottino di guerra. –

L’ennesimo sbuffo sprezzante. – Un vero capo si riconosce dagli uomini di cui si circonda. –

Quella conversazione cominciava a farsi inaspettatamente sgradevole e per giunta non riusciva a fare a meno di pensare a quanto desiderasse toglierle quell’elmo e guardarla.

Le si avvicinò, circospetto come avrebbe fatto un cacciatore per non far spaventare la sua preda, e sciolse il legaccio sotto al mento.

- Che stai … Pelide, non lo fare – esclamò.

Una reazione a suo avviso esagerata, ma del resto che ne sapeva lui delle fisime delle donne sul loro aspetto?

Tolse l’elmo comunque, ignorando le sue proteste. E rimase così … abbagliato.

La carnagione olivastra tipiche delle sciite, gli zigomi alti e il volto dai tratti perfetti e cesellati. Le iridi scure sembravano due tizzoni ardenti ed erano incorniciate da lunghe onde corvine che le ricadevano scompostamente sulle spalle e lungo la schiena.

Bella. No, celestiale. Era un’apparizione degna della Divina Afrodite, di questo era assolutamente certo, e non riusciva neanche a pensare di poter distogliere lo sguardo da una simile perfezione.

Pentesilea sospirò, apparentemente fin troppo consapevole di ciò che gli passava per la testa: - Ti avevo detto di non farlo. –

Per la prima volta in tutta la sua vita non sapeva cosa ribattere e non protestò minimamente quando la vide afferrare di nuovo l’elmo e calcarselo in testa.

- Va meglio così? –

- Perché non vuoi che ti guardi? –

La domanda gli era uscita così, ancora prima che si rendesse conto di ciò che stava dicendo.

- Perché quando mi hai vista avevi un’espressione ancora  più stupida di quella che hai solitamente. –

Ignorò il commento per tornare alla domanda che gli premeva di più.

- Perché combatti per i troiani? –

Potè giurare che stesse sorridendo al di sotto dell’elmo, lo si capiva dalla lieve scintilla che  aveva acceso il suo sguardo.

- E tu perché combatti contro i troiani? –

- Perché questa guerra verrà ricordata nei secoli e voglio che lo stesso sia per me – ribattè.

Sembrava delusa. – Quindi è per la gloria che corri incontro alla morte? È tutto qui? –

- Già. Se un uomo non ha ancora scoperto qualcosa per cui morire, non ha ancora iniziato a vivere. –

- Chi è affamato di gloria divora anche l’uomo che è in lui. –

Questa volta fu il suo turno di sorridere, ironico. – Questo è quello che dicono le persone destinate a finire nell’oblio. –

Pentesilea si avvicinò per guardarlo dritto negli occhi.

- Faresti qualsiasi cosa, rinunceresti a tutto pur di essere ricordato? –

Annuì. – Sì, lo farei. –

Scosse la testa, ma non si capiva se fosse per la delusione o l’incredulità nel sentire le sue parole.

- E tu perché sei qui? – tornò a chiederle.

- Sei un tipo insistente, vero? –

- Preferisco definirmi determinato. Rispondimi, Pentesilea. –

Aveva un suono dolce il suo nome mentre usciva dalle sue labbra. Non ricordava di aver mai pronunciato qualcosa di altrettanto melodioso in tutta la sua vita.

- Io sono qui per un motivo più grande … per amore. –

Amore. Era gelosia quella che sentiva rodergli l’anima? Un troiano accampava diritti su qualcosa che lui desiderava.

- E chi sarebbe il fortunato? –

Gli occhi di Pentesilea si rabbuiarono. – Lo hai ucciso tu, il motivo del mio ingresso in guerra, proprio ieri. Ero venuta al campo per riprendere la sua salma. –

Ettore. Il principe Ettore di Troia, l’unico guerriero in quella marasma di troiani e achei che era stato in grado di tenergli testa.  

- Prendilo, regina Amazzone, e torna dietro quelle alte mura baciate dal Sole. –

L’aveva sorpresa, ne era consapevole, ma la devozione che aveva letto nei suoi occhi aveva toccato una corda profonda nel suo cuore. Pietà, ciò che da anni non provava più.

Pentesilea non se lo fece ripetere due volte. Assicurò la salma all’auriga e recuperò la sua spada, ma prima di andarsene tornò a incrociare gli occhi azzurri del Pelide.

- Questo tuo desiderio di gloria ti porterà alla rovina – profetizzò.

- Forse, ma non oggi. –

Fu l’ultimo sguardo che si scambiarono prima che l’auriga partisse velocemente sulle dune sabbiose in direzione della roccaforte troiana.

 

 

 

 

 

 

 

L’ultimo prima di rivederla sul campo di battaglia … prima di trapassare il suo cuore con la lama della spada.

Era pronto a sacrificare qualsiasi cosa per la gloria, anche la vita dell’unica donna che avrebbe potuto amare.

Ed ora eccolo lì, condannato a errare negli Inferi con il solo ricordo delle sue gesta a fargli compagnia.

 

 

 



 



 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Come detto nell’introduzione, l’OS partecipa al contest “Oggi gli Inferi saranno chiamati i salvatori dell’Olimpo” indetto sul forum da Fantasiiana. Ho pensato di utilizzare Achille, un personaggio appena citato da Rick, perché è sempre stato uno dei miei preferiti (insieme a Ettore e Ulisse) perciò spero di essere riuscita a rendere un tributo quantomeno accettabile a questa grande figura. Fatemi sapere che ne pensate. Alla prossima.

Baci baci,

Fiamma Erin Gaunt

  
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