Anime & Manga > Yu-gi-oh serie > Yu-Gi-Oh! ZEXAL
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Autore: HinataMadd    08/09/2014    5 recensioni
-and nobody said it was easy-.
Yuma ha diciotto anni ed è un ragazzo come tanti.
Ama uscire con gli amici, correre ed esibirsi sul suo amato skateboard.
Tutto gli sembra perfetto, fino a quando un evento non sconvolge la sua vita.
Tori ha diciassette anni ed è una ragazza come tante.
Ama uscire con gli amici, fare shopping e osservare ragazzi carini.
Tutto le sembra perfetto, fino a quando un evento non sconvolge la sua vita.
Un College inglese, un gruppo di amici inseparabili e un amore incredibile.
-e nessuno ha mai detto che sarebbe stato facile-.
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kotori /Tori, Rio, Ryoga/Shark, Un po' tutti, Yuma/Yuma
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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-NOBODY SAID IT WAS EASY-

 

 

1. I love you, you know.

 

 

-Nome?-.

-Yuma Tsukumo-.

-Età?-.

-Diciotto anni-.

-Primo anno?-.

-Già-.

 

Yuma fece un respiro profondo. Dio, quanto odiava il mal di testa.

-Il modulo di iscrizione?-.

Yuma si riscosse.

-Come?-.

-Il modulo di iscrizione, ragazzo. Ho bisogno che tu me lo dia compilato e firmato, altrimenti non possiamo verificare la tua iscrizione all’ Exeter College-.

La segretaria era una donna sui cinquant’anni, dalla bocca rifatta e lo sguardo indagatore. Lo stava guardando con disapprovazione, ma Yuma non fece altro che darle il modulo, scrollando le spalle.

Era abituato a sguardi del genere. Di certo non doveva dare una bella impressione, vestito solo con una maglietta bianca a mezze maniche, un paio di jeans logori, delle Sneakers che non cadevano a pezzi grazie solamente al nastro adesivo, uno skateboard sotto il braccio e i capelli disordinati.

Yuma non si era mai curato del proprio aspetto, così come non gliene era mai importato nulla di quello che avrebbero potuto pensare gli altri di lui. Per sua fortuna, la maggior parte della gente si faceva gli affari loro e si limitava a lanciargli occhiatacce, proprio come la segretaria.

Quest’ultima, dopo aver timbrato il modulo, glielo riconsegnò e disse –Bene, le scale sono qui a destra, tieni la chiave della tua stanza-.

Senza salutare, Yuma prese la chiave e si avviò nella direzione indicata dalla donna.

Avrebbe potuto cambiare vita. In quel College, avrebbe potuto ricominciare.

“Dai Yuma” pensò, camminando. “Non fare le tue solite cazzate. Devi dare una buona impressione”.

Ancora immerso in quei pensieri, qualcosa gli andò addosso, facendogli cadere lo skateboard.

“Ma che cazz…?”.

Un attimo per riprendersi e si vide davanti agli occhi una ragazza davvero carina. Era bassa, di corporatura minuta. I lunghi capelli azzurri le scendevano fino al fondo schiena, contornati all’altezza degli zigomi da due frange dal colore più chiaro. Gli occhi erano fucsia e indossava una canottiera dello stesso colore e degli shorts bianchi.

Non appena lo vide, esclamò –Oddio, scusami tanto non ti avevo visto!-.

Yuma sorrise, mentre si chinava per raccogliere il suo skateboard da terra.

-Tranquilla, anche io non ti ho vista. Comunque, dove vai così di fretta?- chiese, notando solo in quel momento che la ragazza aveva un accenno di fiatone.

La ragazza sospirò.

-Io e mio fratello siamo delle matricole, è il nostro primo anno all’ Exeter College e non sappiamo bene come orientarci. Mi sono fermata un momento a chiedere dove fossero le camere delle ragazze e in quell’attimo ho perso mio fratello. Reginald non mi ascolta mai…-.

Si morse l’incavo della guancia destra, scocciata.

Soffocando le risate, Yuma disse –Anche io sono nuovo qui e stavo giusto andando a cercare la mia stanza. Forse tuo fratello è andato avanti-.

La ragazza annuì.

-Lo credo anche io. Comunque, io mi chiamo Rio Castle e… wow, sai andare sullo skateboard?-.

Yuma rise.

-Yuma Tsukumo e… beh, sì. Diciamo che me la cavo-.

Rio lo guardò, estasiata.

-Ho sempre desiderato imparare ad andare sullo skate…-.

Yuma prese l’occasione al volo.

-Se vuoi dopo ci vediamo a pranzo e te lo insegno-.

La ragazza batté le mani, sorridendo furba.

-Bene, allora! Ci vediamo in mensa, Yuma e… ah, se vedi un tizio ombroso vestito di viola potresti dirgli che la sua sorellina lo sta cercando disperatamente?- gli domandò, finendo il tutto con un occhiolino.

“Questa ragazza è davvero simpatica”.

Yuma scoppiò a ridere.

-Ok, lo farò! A dopo Rio!-.

Salutandolo con la mano, Rio si allontanò, raggiungendo altre due ragazze.

Di certo, pensò Yuma sorridendo, non ha problemi di socializzazione.

Sospirando divertito, Yuma si passò una mano tra i capelli e si diresse verso le scale. Dopo qualche rampa, seguì il cartello che indicava i numeri delle stanze e prese il corridoio di sinistra arrivando davanti alla porta numero 323.

Girò la chiave nella serratura e non appena aprì la porta, si ritrovò investito da delle risate. Nella stanza c’erano altri due ragazzi.

Il primo era molto alto e aveva un fisico asciutto. Indossava dei pantaloni beige, una camicia grigia di flanella e delle scarpe di camoscio. I capelli erano chiari, tra il grigio e il bianco e formavano un caschetto, mentre gli occhi erano di un colore blu scuro e rilucevano di una luce luminosa. L’espressione era indagatrice e calcolatrice e Yuma ebbe la brutta impressione che quel ragazzo lo stesse studiando dal primo momento in cui era entrato.

Il secondo era anche lui alto e magro. Al contrario di Yuma, sembrava ci tenesse molto al proprio vestiario. Indossava del pantaloni lunghi viola, una giaccia dello stesso colore e una maglietta dal colore scuro, a metà tra il marrone e il nero. I capelli erano dello stesso colore della giaccia, di un viola scuro e lo stesso valeva per gli occhi. Al collo portava un ciondolo d’acciaio, una punta di freccia acuminata.

Yuma lo riconobbe all’istante.

Prima che uno dei due ragazzi potesse aprire bocca, Yuma gli domandò –Per caso sei tu Reginald Castle?-. Quest’ultimo annuì, non smettendo di osservarlo.

–Beh- rispose Yuma con finta disinvoltura –Prima ho incontrato Rio. Ti sta cercando disperatamente-.

Ricordando il tono ironico con cui glielo aveva detto la ragazza, a Yuma venne da ridere, ma riuscì a trattenersi di fronte al fratello.

Il ragazzo di nome Reginald, dopo un attimo di sorpresa, aveva sbuffato per poi dire –Mia sorella è un’attrice nata. Scommetto che in realtà di stava divertendo con un paio di sue nuove amiche…-.

Yuma a questo punto non riuscì a trattenersi e scoppiò fragorosamente a ridere.

-Esatto! Comunque tua sorella è molto simpatica, sai?-.

Dopo un attimo di sconcerto, anche Reginald sorrise.

-Sì, diciamo che non ha problemi di socializzazione. Comunque, chi sei?-.

-Yuma Tsukumo- rispose il ragazzo, passandosi una mano tra i capelli.

-Io invece sono Durbe- disse a quel punto il ragazzo alla sinistra di Reginald, tendendogli la mano.

Yuma la strinse esclamando –Solo Durbe?-.

E lui rispose, serio –Già, solo Durbe-.

Sorridendo per smorzare la tensione, Yuma poggiò lo zaino che aveva sulle spalle sul secondo letto nella stanza. Si sdraiò sul materasso e per un attimo si abbandonò alla morbidezza del cuscino.

-Allora, Yuma… da dove vieni?- gli domandò Durbe, con tono indagatore.

Con un sospiro, Yuma si girò di lato.

-Vengo dalla città di Heartland, in Giappone-.

Reginald parve sorpreso.

-Dal Giappone vieni qui in Inghilterra?-.

Durbe lo anticipò.

-Problemi familiari?-.

Yuma rise piano.

“Chissà se anche lui ha esperienza in questo campo…” .

-Mio padre è un fottuto coglione e mia madre una stronza di prima categoria. Se non me ne fossi andato sarei impazzito, quindi questo College per me rappresenta una via di fuga-.

Yuma si era aspettato che i due ragazzi lo guardassero male e invece ottenne in risposta degli sguardi comprensivi.

-Io non sono messo così male con la mia famiglia e questo solo perché sono orfano- disse Reginald.

-Io e mia sorella siamo stati affidati ai servizi sociali di Londra fino ai nostri sedici anni e dopo, siamo riusciti a vincere una borsa di studio per questo College. Tutto pur di andarcene da quella cazzo di città…- aggiunse alla fine, con tono ironico.

Yuma gli sorrise. Poi si girò verso Durbe.

-E tu invece?- gli domandò.

Il ragazzo rispose, con un tono di voce profondo –Io sono un amico di infanzia di Reginald. Sono cresciuto nei dintorni di Londra, con sette tra fratelli e sorelle. Di famiglia non sono ricco e quindi per i miei genitori è stata una liberazione che io me ne sia andato all’età di diciotto anni. Anche io ho vinto una borsa di studio-.

Yuma rise.

-Quindi fino ad ora ho conosciuto tre persone qui grazie a delle borse di studio! Siete tutti geni allora!-.

-Anche tu sei qui grazie ad una borsa di studio- replicò Durbe, sorridendo ironico.

Yuma lo guardò sorpreso.

-E tu come fai a saperlo?- gli domandò, leggermente irritato.

Durbe non sembrava un cattivo ragazzo, eppure aveva quell’aria da saputello che cominciava a stargli un po’ sui coglioni.

Il ragazzo indicò il modulo di iscrizione di Yuma, quasi accartocciato sul letto, accanto al suo zaino e allo skate. Yuma lo osservò e un attimo dopo si sentì un po’ stupido.

Così, per mascherare l’imbarazzo, si mise a ridere.

-Mi hai beccato- disse, sorridendo colpevole.

-Comunque, non sono un genio come voi. Sono qui grazie ad una borsa di studio per lo sport. Io non studio, corro-.

Non appena sentì la parola “sport” il volto di Reginald si illuminò un poco.

-Anche tu sei qui per una borsa di studio per lo sport? Beh non sei l’unico, lo stesso vale per me. Io sono specializzato in pallanuoto, però-.

Yuma sorrise. Quel ragazzo così introverso cominciava a piacergli sul serio.

-Amico, potremmo dire che corri in acqua!- replicò ridendo.

Un attimo dopo anche Reginald sorrise.

Yuma batté le mani, rendendosi conto solo in quel momento che era quasi ora di pranzo.

-Sentite- disse, rivolgendosi anche a Durbe –perché non scendiamo? Ho promesso a Rio che mi sarei visto con lei a pranzo-.

Reginald si levò la giaccia viola, mettendo in mostra il fisico magro e asciutto.

-Ottima idea, Tsukumo- ribatté e Yuma si rese conto, con immenso piacere, che il ragazzo stava acquistando man mano sicurezza nei suoi confronti.

Reginald si voltò verso Durbe.

-Vieni?-.

Ma il ragazzo scosse la testa, dicendo –Devo ancora raggiungere la mia stanza Reginald. Ero passato qui solo per salutarti velocemente. Vi raggiungo in mensa più tardi-.

-A dopo!- lo salutò Yuma, per poi prendere il proprio skate e uscire, seguito da Reginald.

Durante il tragitto, Yuma scoprì quanto in realtà Reginald fosse simpatico e forte. Scoprì che aveva da sempre badato lui alla sorella, più piccola di lui di un anno, e che non appena compiuti diciannove anni aveva vinto quella borsa di studio e lo stesso valeva per Rio. Erano sempre stati soli, lui e Rio, da quando i suoi genitori erano morti in un incidente stradale quando loro avevano solo quattro anni. Erano passati di istituti in istituti, con l’aiuto dei servizi sociali, e proprio per questo non erano mai riusciti a stringere legami con qualcuno, tranne che con Durbe. Yuma si sentì subito legato a quel ragazzo. Era più grande di lui di un anno, anche lui era cresciuto senza i suoi genitori e aveva una minima esperienza del mondo.

“Come primo amico promette bene” pensò, mentre lui e Reginald passavano davanti ad un gruppo di ragazze che non avevano smesso un attimo di fissarli da quando erano arrivati alla fine delle scale.

Giusto qualche secondo ed entrarono nella mensa.

-Mazza quanta gente, eh?- disse, rivolto all’amico, che per tutta risposta annuì, mentre cercava con lo sguardo sua sorella.

Proprio quando anche Yuma stava per iniziare a cercarla, una voce femminile li fece sobbalzare.

-Reginald, ecco dov’eri finito! Ah, ciao Yuma!-.

Quest’ultimo si girò e si ritrovò davanti una Rio che, infuriata col fratello, iniziava a parlare a raffica.

-Stupido che non sei altro! Ti cerco dalle nove di questa mattina e sono le due, si può sapere a cosa ti serve quel tuo dannato cellulare se non lo usi? Non so più cosa fare con te, fratello. E poi… Yuma, hai portato lo skate!-.

Yuma rise, sorpreso del cambio improvviso di argomento, mentre Reginald guardava la sorella con esasperazione.

-Sì, ho promesso che ti avrei insegnato ad andarci no?- le rispose, facendole l’occhiolino.

Anche Rio si mise a ridere.

-E bravo Yuma, tu si che sei un bravo ragazzo! Comunque, voglio presentarvi una persona. La mia compagna di stanza, è davvero molto simpatica!-.

Si fece da parte e Yuma riuscì solo a sentire il rumore del proprio skate che cadeva a terra.

La ragazza che aveva di fronte sembrava essere uscita da una rivista di moda. Era alta e magra, aveva un fisico tonico, ma allo stesso tempo delicato e femminile. I capelli erano lunghi e di un verde scuro, che al sole rilucevano di una luce più chiara. Le scendevano fino alle spalle, incorniciandole il viso magro e roseo. Gli occhi erano castani e al loro interno Yuma credette di vedere dei riverberi dorati, accentuati dalla forma ondulata delle lunghe ciglia. Indossava una canottiera verde con le spalline sottili, che le metteva in risalto il piccolo seno, una gonna di jeans corta e stappata ai bordi e delle Superga bianchissime.

Quando la ragazza parlò, gli sembrò di sentire la voce di un angelo.

-Piacere, ragazzi. Io mi chiamo Tori-.

 


Okay eccomi qui! Sono tornata con un’altra deprimente e terrificante long! Allora, ho pensato che questa ff potesse essere interessante: Yuma e co. al College, tutti diciottenni e via dicendo, Tori con problemi seri al cervello ecc.

Per questo primo capitolo lascio la parola a voi, è la mia prima rating arancione, spero vi piaccia!

Benny (che si sta facendo in quattro che scrivere la sua ALTRA long -.-“).

ps. sotto vi metto le immagini di Yuma, Tori e Durbe ^^ (come sono nella mia ff ovviamente).



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