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Autore: Twins99    08/09/2014    3 recensioni
[Creepypasta]
[Creepypasta]Un padre che vuole ritrovare suo figlio è dunque una creatura da condannare? Se è così, bene, condannatemi pure, ma non sperate che io ponga fine a ciò che ho iniziato.
(...)
Le fiamme ardevano, si levavano come lingue biforcute intrise del più aspro veleno. Correvo incurante del dolore che mi si attanagliava addosso, ignorando la brutalità del fuoco che si accaniva contro le mie carni godendo dello screpitio della pelle che si lacerava e rodeva.
(...)
Adoro i bambini. Li amo perchè mi ricordano lui, tuttavia l'amore porta al sacrificio ed è per il loro bene che io li porto via. Per non farli soffrire e rimanere soli senza qualcuno che si occupi di loro in modo adeguato.
Genere: Horror, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Devo trovarlo...
In un modo o nell'altro ci riuscirò sicuramente.
So che lui mi cerca.
Questa è l'unica certezza che mi anima giorno dopo giorno spingendomi a continuare nella mia opera.
Sento ancora le sue risate, nonostante sia passato così tanto di quel tempo dall'ultima volta in cui l'ho visto.
Era un esserino così fragile, bisognoso di protezione...e io dovevo difenderlo.
Questo era il mio compito, oltre che immenso piacere.
La gioia che mi si riversava nel petto ad ogni suo singolo sorriso non poteva descriversi a parole.
È da quando l'ho perso che continuo a vagare nel disperato tentativo di ricongiungere i nostri sguardi,
di sentire quel piccolo respiro che si infrangeva contro il tessuto dei miei abiti in ogni abbraccio.
Lo amavo.
Lo amavo nel profondo; era un sentimento viscerale che coinvolgeva ogni singola fibra del mio corpo.
Nessuno può comprendere a pieno la forza di un tale legame che perdura nel tempo, andando oltre quel misero concetto illusorio che voi vi ostinate a riconoscere come realtà.
Mi definite un mostro.
Un padre che vuole ritrovare suo figlio è dunque una creatura da condannare?
Se è così, bene, condannatemi pure, ma non sperate che io ponga fine a ciò che ho iniziato.
........
Le fiamme ardevano, si levavano come lingue biforcute intrise del più aspro veleno. Correvo incurante del dolore che mi si attanagliava addosso, ignorando la brutalità del fuoco che si accaniva contro le mie carni godendo dello screpitio della pelle che si lacerava e rodeva. <<....! >>
Urlavo a squarciagola il suo nome, cercando di sovrastare il frastuono dei mobili che cadevano in pezzi alimentando quel demone insaziabile che non dava cenni di volersi placare.
Il calore penetrava nelle mie narici attizzandomi i polmoni e io gridavo senza sosta fino a farmi esplodere la carotide.
Dovevo trovarlo, salvarlo!
Non avrei mai immaginato di avere tutta quella forza, ma quando c'è di mezzo un figlio, nulla è più insuperabile.
Spalancavo le porte, le calciavo e le abbattevo lanciandomici contro con irruenza.
E nel frattempo il fumo s 'impregnava del l'intenso odore della carne bruciata di cui quasi mi parve di assaporarne il gusto.
La vista si offuscava, sentivo gli occhi sgretolarsi come cenere mentre il mio volto veniva divorato dalle fiamme.
Dentro di me le lacrime rigavano la mia anima, fuori i condotti lacrimali erano ormai divenuti inesistenti.
Cercavo di non cadere , perchè sapevo che non mi sarei più rialzato in quel caso.
La foga era tanta insieme alla paura, la sofferenza incontenibile.
Tutto era tinto di rosso.
In lontananza le sirene e il vociare della folla in preda al terrore si facevano sempre più forti.
Ero allo stremo ormai.
Lui non era lì.
Non poteva essere lì.
Impossibile che non riuscissi a trovarlo.
I tendini si dilaniavano e mi accingevo a divenire niente meno che uno scheletro bruciacchiato.
Intravedevo le falangi delle mie mani rivestite solo di qualche lembo annerito di quella che un tempo era pelle.
Il buio mi avvolse ancor prima che me ne accorgessi.

......
Guardo quei ricciolo biondi arruffarsi graziosamente attorno a quel visetto diafano.
Vedo un leggero timore instaurarsi in quei profondi occhi azzurri, simili a limpidi zaffiri.
~ Non avere paura ~
La frase risuona nella sua mente colmandola di confusione e ingenua curiosità.
~ Vieni da me ~
La sollecito ad avvicinarsi, ad abbandonarsi la sua vita alle spalle.
Alimento un desiderio già intrinseco nel suo animo fin dalla prima volta in cui mi ha visto.
La paura non è un ostacolo abbastanza alto da non poter essere superato, sopratutto per i bambini.
Scorgo la madre e il padre intenti a preparare il tutto per quello che doveva essere un pic-nik.
Non si accorgono che Sabrina non sta più dondolando sull'altalena.
Quei piccoli passi incerti avanzano verso di me.
~ Vieni, vieni ~
So che lo vuole, tutti lo vogliono.
Tendo la mano verso di lei in un gesto ricolmo di fine dolcezza che lei trova rassicurante.
Avvolge la sua mano rosea in cui la vita fluisce con tale naturalezza intorno alla mia lasciando che le nostre dita
s'intreccino tra loro.
Solo una volta si guarda indietro e la sua stretta diviene più salda rendendosi conto che alle sue spalle non s'intravede più il parco dove stava giocando appena qualche minuto prima.
Trema leggermente, ma poi si calma.
Dischiude le labbra, permettendo ad una vocina quasi impercettibile di chiedermi dove sono i suoi genitori.
~ Non ha importanza ora ~
E le lacrime calde piovono da quegli occhi celestiali e profondi, proprio come i "suoi".
Sollevo da terra quel peso leggero, sento le sue manine far presa sulla mia giacca stringendola come se ne valesse della sua vita.
È dolce Sabrina...ma lei non è lui...
I suoi genitori non la meritano. Mi hanno permesso di portarla via con me, non sono stati attenti e ora non la riavranno mai più.
~ Andiamo ~
Quel corpicino effimero si abbandona tra le mie braccia.
L'oscurità ci avvolge e un ultimo singulto si perde nel silenzio del bosco.
..........
La coscienza prende lentamente possesso della mia mente e i pensieri tornano lentamente a fluire.
Sono inerme disteso al suolo, o almeno credo.
Mi sento leggero, ho quasi del tutto perso la percezione del mio corpo.
Provo ad aprire gli occhi, ma non ci riesco.
Il dolore riprende sommessamente possesso del mio essere mentre avverto dei mormorii poco distanti dal luogo dove ora mi trovo.
<< Un incendio scoppiato per via di una fuga di gas (...) L'unica vittima identificata è il signor XXXX . In casa doveva trovarsi anche il figlio ma i suoi resti non sono stati rinvenuti. Probabilmente... (...) >>
Capto solo qualche frammento del discorso che si sta portando avanti, ma quella frase scatena qualcosa dentro di me, qualcosa che non saprei spiegare.
Indubbiamente divento preda della felicità più incontrollata, eppure non mi sento pienamente sollevato.
Lui è solo chissà dove e io devo trovarlo.
DEVO!
DEVO TROVARLO!
Urlo al limite dei miei pensieri.
Vedo quelle pareti oscure che circondano il mio io cadere in pezzi.
La mia mente si apre totalmente a quel l'unico vero scopo.
Il desiderio e la brama di ritornare in possesso di quella piccola gemma, che ancora necessita di cure per sbocciare , mi pervade con un impeto irrazionale e violento.
La frustrazione corrode quel che resta del mio inconscio.
Voglio muovermi.
VOGLIO MUOVERMI!
DEVO TROVARLO!
È in quel momento che lo avverto chiaramente : una nuova fonte da cui attingere potere.
Le mie possibilità si moltiplicano divenendo infinite.
La mia mente si apre lasciando che nuovi orizzonti inondino il mio sguardo.
È sconvolgente.
Un fiume di energia mi attraversa con un'illare facilità, tale da farmi scoppiare a ridere.
L'euforia e l'entusiasmo si attorcigliano nel mio stomaco ottenendo lo stesso effetto di una quadrupla dose di extasi!
Percepisco il raggiungimento di un nuovo livello di comprensione, un nuovo stadio del genere umano.
Perchè io non mi fermerò come gli altri!
Non permetterò che mi venga portato via mio figlio! Non starò qui a piangere inutilmente!
E le voci lontane ancora mormorano.
<< Probabilmente il corpo del piccolo è stato completamente incenerito. >>
La rabbia esplode del mio petto.
L'impulso di alzarmi è più forte che mai.
~ NON È MORTO! NON LO È! ~

.........
Marco è davvero un bambino obbediente.
Fa tutto quello che gli dice la mamma senza obiettare.
<< Marco resta a giocare in giardino.>>
<< Marco non ti allontanare.>>
E lui ascolta.
Lo guardo mentre piange e trema di paura invocando aiuto.
Ricordo brevemente la prima volta in cui mi ha notato.
Aveva subito urlato chiamando sua madre, ma quando lei era arrivata io già ero sparito.
<< Marco non dire bugie! >>
<< Mamma è la verità! >>
Cercava un minimo di fiducia in quello sguardo severo che gli veniva rivolto, ma non la ottenne.
<< Chiamami ancora per sciocchezze del genere e sarai in castigo.>>
Le madri...esseri futili che si vantano tanto di aver messo al mondo la loro prole quando poi non se ne sanno neanche prendere cura.
~ Non urlare ~
Ma lui non mi dà retta e continua a piangere.
Alla fine un gemito strozzato è l'unico verso che riesce ad emettere mentre con un viticcio lo trapasso da parte a parte.
Creo un foro nel suo stomaco ed osservo lo scorrere dei flotti di sangue che si riversano sul nero del mio prolungamento e sui suoi vestiti fino a macchiare il terreno di sanguigno
~ Non sei stato obbediente. Ora sei in punizione ~
Mi guarda mentre gli spasmi smuovono quel suo minuto corpicino dal quale la vita sta lentamente scivolando.
Adoro i bambini.
Li amo perchè mi ricordano lui, tuttavia l'amore porta al sacrificio ed è per il loro bene che io li porto via.
Per non farli soffrire e rimanere soli senza qualcuno che si occupi di loro in modo adeguato.
Marco era nella sua cameretta quando si è svegliato e mi ha trovato in piedi davanti la porta della sua stanza.
Non gli ho dato neanche il tempo di urlare.
L'ultima cosa che vedono i suoi occhi castani sono solo alberi... e rami neri che lo avvolgono nella loro oscurità.
............
Contemplo quei corpi smembrati ai miei piedi : tre pompieri e un paio di poliziotti.
L'intenso cremesi del sangue s'immerge nella cenere, squarciando quello sfondo grigiastro costituito dai resti di quella che un giorno era casa mia.
Mio figlio morto? No! MAI!
Devo solo trovarlo, non importa quanto impegnativa si rivelerà la ricerca.
Oltrepasso quei cadaveri scarni e mi avvio verso l'esterno di quel luogo in rovina, che ormai non serba altro che ricordi remoti e dolorosi. Mi soffermo solo per un attimo dinanzi i frammenti semidistrutti di quello che doveva essere uno specchio.
Fisso il mio riflesso con incredulità, ma poi comprendo : il mio è un nuovo livello, una seconda possibilità concessami da un essere superiore per trovarlo.
Mi creo un varco in quella scheggia di tessuto spazio temporale ; un solo pensiero basta a trasportarmi là dove voglio arrivare.
Mi confondo tra quelle sagome nere e smilze.
" Trovato. ..Trovalo "
Un sussurro sbiadito si ripete nella mia mente.
Un completo in nero è il simbolo del mio lutto; una cravatta rossa rappresenta il sangue che verserò per adempiere al mio scopo; il mio volto e le mie mani portano ancora i segni di quell'incendio.

..........
Corrono Samanta e Rebecca, corrono con tutte le loro forze, ma è inutile.
La prima ha 8 anni, la seconda appena 6.
La loro fuga viene interrotta dalla rovinosa caduta della più piccola.
<< Corri! Alzati! >>
La più grande piange cercando di aiutarla ad alzarsi, ma delle braccia l'afferrano saldamente impedendole di muoversi.
Rebecca solleva appena il busto da terra , avendo il tempo di incrociare un ultima volta lo sguardo della sorella, poi la lama dell'ascia si abbassa sul suo collo.
<< REBECCA! >>
Samanta scoppia in lacrime, poi la lama di un coltello le recide la gola.
~ Ottimo ~
I miei proxy sono in gamba.
Li ho scelti accuratamente, prendendoli sotto la mia guida.
Grazie a loro trovarlo sarà più facile.
........
Ogni bambino che muore mi facilità la ricerca ed è una vita che salvo.
Cattivo? Io?
Molti mi definiscono tale, ma dagli umani non puoi aspettarti nulla in fin dei conti.
Adesso però tocca alla mia prossima vittima.
Già la osservo mentre tira la mano della madre singhiozzando.
<< Mamma! Mamma! Lo Slenderman! >>

 



DISCLAIMER : Il personaggio dello Slenderman non è una mia creazione, ma appartiene a chi detiene il titolo della sua opera.


Immagine per rappresentare lo Slenderman insieme a Sabrina.
   
 
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