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Autore: Seulmate    08/09/2014    1 recensioni
Irving Berlin, “When I Lost You” (1912)
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Lu Han, Lu Han
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Innamorata di un angelo.

 

Avete mai pianto per cose come il non sentirsi importanti per qualcuno? Quella sera, ero davvero a pezzi, non mi sentivo amata o considerata da nessuno. Pensavo che niente sarebbe andato per il verso giusto. Insomma, ero davvero tanto depressa. Non era da tanto che tutti in casa erano andati a dormire. Era buio pesto e io, sdraiata in mezzo alle coperte, scoppiai a piangere.

“Come mai piangi?” disse una voce vicino a me. Pian piano aprii gli occhi e un ragazzino con occhi a mandorla mi fece sobbalzare.

“Ehi tranquilla, non voglio farti del male. Sono venuto per aiutarti.” disse sedendosi vicino a me. Mi sistemai meglio e mi asciugai le ultime lacrime che ancora cadevano dai miei occhi rossi.

“Chi sei?” chiesi con un filo di voce. Il ragazzo mi sorrise un po'.

“ Io mi chiamo LuHan e sono un angelo.”

Inizialmente avevo davvero paura di quel ragazzo così misterioso, poi mi calmai.

Com'era possibile che io riuscivo a vedere un angelo? Non poteva essere vero. Sapeva tutto di me, il mio nome ecc... ma la cosa più importante era che sapeva come farmi stare bene.

 

Non passò un solo giorno in cui non vedessi l'ora che arrivasse la sera per vederlo e passare il tempo con lui. Il guardarlo negli occhi, sentire la sua voce e parlarci, mi rendevano davvero felice. Piccole cose che mi fecero innamorare di lui.

“Eccomi!” disse LuHan apparendo e sdraiandosi sul letto.

“Finalmente!” gli dissi con un sorriso a 32 denti.

“Ti sono mancata per caso?

“Un po'..”

LuHan non disse nulla. Appoggiò solamente una mano sulla mia guancia e me l'accarezzò con il pollice. In quel momento provai una sensazione strana. Non sembrava affatto un tocco come quelli dei fantasmi che nemmeno senti, sembrava un tocco di un umano, vero. La sua mano calda mi fece sorridere ed arrossire allo stesso tempo.

“Perchè sei venuto da me?”

“Te l'ho detto, ti sono venuta ad aiutare ma..”

“Ma?!”

“Ho paura di averti rubato il cuore..” disse abbassando il capo e allontanandosi un po' da me.

“Già... però, passerà. Perchè tu verrai per sempre a trovarmi. Non è vero?”

“Sarebbe bello, davvero. Ma non è possibile.”

I miei occhi si colmarono di lacrime.

“Non volevo. Il mio intento non era quello di farti innamorare di me. Dovevo renderti felice”

“Ma tu l'hai fatto!” gli dissi cercando di abbracciarlo.

“Voglio renderti felice, ma riesco a fare solo danni..”

“Se vuoi davvero rendermi felice, rimani con me, per sempre.” gli dissi continuando a piangere.

“Ci proverò” disse sapendo che era una cosa che non poteva accadere.

 

Passarono le notti e cercavamo di passare i migliori momenti possibili. Ridendo, scherzando e alle volte, facendoci le coccole. Cose severamente proibite per gli angeli. Le sue labbra erano come calamita per me e ogni tanto ci facevamo scappare baci appassionati per poi passare il tempo ad abbracciarci.

 

“Devo andarmene” disse con le lacrime agli occhi.

“Non farlo ti prego!”

“Il mio compito era quello di renderti felice e io l'ho fatto. Ora devo andare” mi diede un dolce bacio a stampo e scomparve, lasciandomi sola e indifesa.

 

Era l'1 novembre, precisamente la giornata dei morti. Come ogni anno andavo al cimitero per salutare i miei cari. Ad un tratto la foto di un ragazzo prese la mia attenzione. Mi avvicinai alla sua postazione e lo riconobbi. Era proprio lui, LuHan. I suoi fiori erano così secchi che d'istinto, presi il vaso e ci misi dentro un po' d'acqua. Presi un foglietto e ci scrissi:”Non ti dimenticherò mai. Vienimi a trovare quando vuoi.” Lo misi vicino ai fiori. Osservai nuovamente la foto. Pareva stesse ridendo. Le parole di una signora mi fecero tornare alla realtà.

“Nevica!”disse guardando al cielo felice. Alzai la testa verso l'alto e guardai meglio il cielo. Per una volta, dopo tanto tempo mi sentivo davvero felice.

 

 

<

Ho smarrito la gioia dentro la tristezza quando ho perduto te.>>

Irving Berlin, “When I Lost You” (1912)

  
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