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Autore: Sery400    09/09/2014    2 recensioni
Michael ed Ian in una serata come tante. A fare loro compagnia solo del vino, le chitarre e il soggiorno di casa Somerhalder.
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Ian Somerhalder, Michael Malarkey
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note: se non avete letto l'intervista di Michael, rilasciata ieri, ve la posto qui, perché è proprio dalle sue parole che è nata l'ispirazione per questa fanfiction.

"CB: I know the fans love the friendship with Damon and Enzo, are you close with Ian Somerhalder in real life?
MM: Oh yeah, Ian’s great. We get along like a house on fire. Sometimes after wrap, if we’ve been working together we’ll drop back into his house and play guitar or have a glass of wine and just shoot the sh*t, excuse the expression. Yeah, we get along great, he’s a really caring and lovely fella."

Cioè, capite? Dopo aver girato vanno a casa di Ian e suonano le chitarre e bevono vino. E' TUTTO REALE. Oh, la mia OTP *sospira*.

Quindi, ecco come potrebbe andare una delle loro serate insieme.
Recensite e fatemi sapere che ne pensate.

Un bacio :*










«Andiamo amico?»

La voce di Michael fece voltare Ian, che stava finendo di sistemare il camerino. Si era appena cambiato, aveva messo in ordine i documenti della ISF e ora stava recuperando il cellulare e le chiavi. Guardò il suo collega e gli sorrise.

«Certo, ho fatto.»

Michael si soffermò sul sorriso di Ian. Era stanco, anche un po’ tirato. Avevano girato tutto il pomeriggio e i due uomini erano stremati. Però, nonostante quello, si sorrisero. Perché il sorriso di uno dava all’altro tutta la forza necessaria per andare avanti.

«Hai la chitarra?» chiese Ian, avvicinandosi a lui, che era sull’uscio ad aspettarlo.

«È in camerino, devo passare a prenderla.»

Ian annuì e insieme si incamminarono verso il camerino del più giovane. Non dissero una sola parola per tutto il tragitto. Ogni tanto Michael si girava verso Ian e si perdeva nei suoi occhi chiari, bastava quello. Nessuno dei due aveva bisogno di parlare per comunicare con l’altro. Era il bello della loro amicizia. Sul set, in giro, a casa, mentre suonavano o mentre bevevano, gli bastava uno sguardo, un cenno, un sorriso, per capirsi alla perfezione.

A Michael bastò affacciarsi nel suo camerino per prendere la chitarra, appoggiata alla parete, affianco alla porta. Richiuse e si girò verso Ian. Ian guardò dritto nei suoi occhi e pensò che lui amava guardarlo. Perché quello non era né marrone, né verde. I suoi occhi avevano un colore particolare, che cambiava a seconda della luce e delle emozioni ed Ian ne era affascinato. In più, quegli occhi, lo capivano come prima ad ora non aveva fatto nessuno. Lo leggevano dentro. Quando era triste, annoiato, frustato, felice, ansioso. A Michael bastava guardarlo per capirlo. Era questo il motivo per cui Ian non gli mentiva mai: avrebbe saputo che quella era una menzogna. In realtà, Ian non aveva mai sentito la necessità di mentirgli per il semplice motivo che Michael non l’aveva mai giudicato, nemmeno una volta. Così riusciva a sentirsi assolutamente libero di dirgli qualsiasi cosa.

Quel pomeriggio avevano deciso –in realtà non ne avevano nemmeno parlato. Era così che andava, ogni volta che giravano insieme- di andare a casa di Ian per rilassarsi con un bicchiere di buon vino e le loro amate chitarre. Era così che si sfogavano. Era il loro modo per far passare tutta la frustrazione, la stanchezza. Dopo aver girato tutto il giorno, ma anche quando uno dei due voleva solo distrarsi, si vedevano –solitamente a casa di Ian, così che la moglie di Michael poteva riposare senza esser disturbata, soprattutto la sera. Essere incinta la stremava e dormiva parecchio, soprattutto negli ultimi mesi- e si mettevano a suonare. Di solito Ian chiedeva a Michael di cantare una delle sue canzoni e lui accettava sempre con piacere, poiché amava vedere come gli occhi di Ian lo guardavano sentendo la sua voce. Ed Ian… beh, Ian amava la voce di Michael. Era poesia, per lui. Era ciò che dopo una giornata stressante gli scioglieva le tensioni e lo rilassava. Ian sarebbe rimasto a sentirlo cantare per tutta la vita.

Infilarono la chitarra di Michael nei sedili posteriori della macchina di Ian e si sedettero davanti, il proprietario alla guida. Ormai quella macchina era così familiare per Michael che quasi la considerava sua. Erano fin troppi i giorni in cui Ian lo passava a prendere a casa per andare a lavoro e poi finivano a casa del più grande a suonare o stare semplicemente stesi sul divano uno accanto all’altro a riposarsi. Michael infilava sempre una mano tra i capelli di Ian e lo accarezzava piano. Ian adorava quel gesto. Nel frattempo si parlavano, di qualunque cosa. Dei loro problemi, dei loro pensieri, delle persone che avevano conosciuto. Ian gli spiegava gli affari con la sua fondazione e Michael gli raccontava della sua adolescenza. Ian riusciva ad immaginarlo con i rasta e una canna tra le dita solo perché aveva visto delle sue foto su instragram, perché la persona che ora era al suo fianco in macchina, non assomigliava quasi per niente a quella di cui Michael parlava.

Il telefono di Ian iniziò a vibrare nella sua tasca, così rallentò e si allungò un po’ sui sedili, senza distogliere l’attenzione dalla strada, e lo tirò fuori. Lesse sullo schermo il nome di una delle persone che, con lui, si occupava della fondazione e sbuffò rumorosamente. Era stanco, non ce la faceva ora a stare a sentire anche altri problemi che alla fine toccava a lui risolvere.

Michael notò il gesto dell’amico e gli prese il cellulare dalle mani. «Basta pensieri stasera, okay?»

Ian si voltò a guardarlo e gli sorrise sincero. Come faceva a capirlo ogni dannata volta?

Michael ricambiò il sorriso e spense il cellulare, poi se lo infilò in tasca.

Non riusciva a spiegare ciò che provava per Ian, né riusciva a definire il loro rapporto. Erano capaci di fare i coglioni tutto il giorno, menarsi pesantemente, prendersi per il culo e finire nello scoppiare a ridere, per poi arrivare a fine giornata sul divano di Ian, stesi uno sull’altro a farsi le coccole come una coppietta in luna di miele. Non stavano insieme, né erano innamorati. Ma dichiararsi ‘amici’ era così superficiale e rappresentava così poco ciò che erano realmente. Sul set c’era persino gente che invidiava ciò che avevano, poiché la scintilla era scattata immediatamente tra loro ed erano diventati, in poco tempo, ciò che qualcuno non diventa nemmeno con il passare degli anni. Nessuno riusciva a spiegarselo. Quando la gente li vedeva insieme, semplicemente taceva e si limitava a sorridere, poiché quei due emanavano luce anche stando semplicemente accanto e vederli ridere riusciva a far ridere qualsiasi altra persona intorno a loro. A loro piaceva così tanto questo rapporto indefinito che non aveva regole, né limiti.

Li rendeva liberi.


Ian spense la macchina e uscì, seguito da Michael, che prese la chitarra sul retro. Se la mise in spalla e si avviarono verso casa di Ian. Ecco un’altra cosa che Michael, oltre alla macchina, poteva praticamente definire anche sua. Aveva passato così tanto tempo lì, tra pomeriggi, sere e risvegli. Si, risvegli, poiché le sere in cui decidevano di sbronzarsi nel soggiorno di Ian, poi Michael rimaneva a dormire la lui, non essendo in grado di guidare. Dividevano il letto di Ian a due piazze. La prima volta era stato abbastanza imbarazzante il fatto di svegliarsi abbracciati, ma man mano che succedeva, ci avevano fatto l’abitudine. Il fatto era che Michael era abituato ad abbracciare la moglie la sera e quando era con Ian succedeva lo stesso. Anche inconsapevolmente, il suo corpo si avvicinava a quello dell’altro e lo stringeva a sé. Ian si era reso conto che la cosa non gli dispiaceva per niente, così Michael ormai nemmeno si preoccupava più.

«Vino rosso, vino bianco, Bourbon…? A te la scelta» dichiarò Ian una volta arrivato in cucina.

Michael aveva posato la chitarra accanto al divano del soggiorno e ora era accanto all’amico. «Bianco» rispose, dopo averci pensato su qualche secondo.

«Andiamo sul leggero stasera?» chiese Ian sorridendo, stappando la bottiglia di vino, appena presa dal frigo.

Michael scrollò le spalle. «Non ho voglia di ubriacarmi, voglio solo rilassarmi e suonare, cantare e coccolare il mio migliore amico.»

Ian sorrise teneramente, prese due bicchieri e si avviò verso il divano che condividevano una sera si e due no. Versò da bere ad entrambi mentre Michael si abbandonò sui cuscini, socchiudendo gli occhi.

«A lei, signore.»

Ian stava porgendo il bicchiere pieno per metà a Michael, che lo guardò stranito per il tono, simile a quello di un cameriere. Poi scoppiò a ridere. «Grazie, signore.»

Ian fece una corsa in camera sua, prese la chitarra e si accomodò accanto a Michael, il suo bicchiere di vino tra le mani. Bevve un sorso, poi lo posò sul tavolino di fronte a loro. Michael fece lo stesso. Sfilarono le chitarre dalla loro custodia, poi le accordarono. Qualche minuto dopo stavano strimpellando una melodia familiare ad entrambi. Suonarono per almeno un’oretta. Quando Ian parlò, non sapeva esattamente quanto tempo era passato dal momento in cui avevano tirato fuori le chitarre. Avevano bevuto due bicchieri di vino e suonato una quantità immensa di canzoni. Il peso sulle loro spalle non c’era più e non riuscivano ad abbandonare quel rilassato sorriso sulle labbra che tenevano entrambi da qualche minuto.

«Mi canti a cappella ‘The bells still ring’ mentre mi accarezzi i capelli?» chiese Ian una volta finita la canzone che stavano suonando, le parole mormorate, spesso sbagliate, giusto per tenere il ritmo.

Michael annuì e posò la sua chitarra. Ian sistemò la sua, attento a non sbatterla da nessuna parte e a non graffiarla. Poi si stese sul divano, poggiando le testa sulle gambe di Michael, che immerse una mano in quello scombinato ammasso di capelli e iniziò a grattare piano. Avvicinò le labbra all’orecchio di Ian, che fissava il soffitto sorridendo, e iniziò a cantare.

 

It's a long and lonesome road if you ain't got nobody to hold
So I fell in love with a girl and then I told her so

 

Ian chiuse gli occhi, beandosi della sua dolce voce e delle carezze dell’amico, rilassandosi completamente. Come poteva la sua voce fargli quell’effetto? Quello di far vibrare ogni nervo nel suo corpo, fargli venire i brividi e il sorriso sulle labbra. Ian avrebbe voluto solamente che quella canzone non finisse mai.

 

Trouble comes and trouble goes but love is like the open road
Roll down the window, breathe the air in
And when the darkness starts to choke, love's the light inside your throat
To heal the hurt, to keep the warmth in

 

Ad Ian quelle parole fecero rizzare i peli sulle braccia, poiché quello era esattamente l’effetto che gli faceva Michael. Michael era l’aria in un momento di panico, la luce in una stanza buia. Guariva le sue ferite e non gli risparmiava mai un abbraccio.

Aprì gli occhi e si ritrovò quelli del collega vicino. Michael era piegato su di lui, i loro volti erano vicinissimi e sorrideva, senza smettere di cantare. Il fiato caldo accarezzava la guancia di Ian, che provò a sorridere, ma si rese conto di avere già un tenero sorriso sulle labbra.

Michael smise di cantare e nemmeno due secondi dopo, Ian già sentiva la mancanza della sua voce. I due si guardavano negli occhi senza dire una parola. Le loro labbra erano così vicine che il fiato di uno si infrangeva su quelle dell’altro. Michael si abbassò il poco che bastava per sfiorare quelle di Ian con le proprie. Quest’ultimo chiuse gli occhi, ma non andò incontro all’altro, né Michael fece niente. Rimasero solo qualche secondo in quella posizione, con le labbra di uno che sfregavano quelle dell’altro. Era una sensazione così piacevole che sarebbero anche rimasti così tutta la sera.


O la vita.


«Rimani qui stanotte? Non me la sento di guidare» disse Ian, ancora con gli occhi chiusi, scuotendo la testa per fare in modo che Michael riprendesse con le carezze.

«Hai bevuto due bicchieri di vino, non puoi essere ubriaco» rispose Michael sulle sue labbra, ricominciando a muovere la mano. Ian fece una mossa carinissima, che fece ridacchiare Michael. Sembrava un gattino voglioso di coccole.

«Forse sono ubriaco di te.»

A Michael non prese un infarto solo perché conosceva Ian e sapeva che quella era una delle tante frasi che gli uscivano fuori di getto quando era troppo nervoso o rilassato o felice, per pensare.

«Questa è la cosa più sdolcinata che tu abbia mai detto.»

Ian ridacchio ed aprì gli occhi. «Dai ti presto qualcosa per dormire.»

Allora Michael accettò e fece alzare Ian, che con una smorfia ed un grugnito si scostò dalle gambe di Michael. Si tirò su e posò i due bicchieri nel lavandino, poi ripose la bottiglia in frigo. Intanto Michael scrisse un messaggio alla moglie, informandola che avrebbe dormito da lui.

Poi si diressero in camera di Ian. Questo diede a Michael una maglietta ed un pantaloncino e si cambiarono. Erano così abituati a vedersi in mutande, per ogni notte in cui avevano dormito insieme, che ormai spogliarsi in presenza dell’altro era un qualcosa di naturale. Quella sera, però, quando Ian vide Michael levarsi la maglietta e rimanere a petto nudo davanti a lui, forse restò qualche secondo di troppo con lo sguardo sul suo corpo. Michael però non si accorse di nulla, così anche Ian si svestì ed infilò una maglia.

«Cos’è? Ti fanno schifo i pantaloni?» chiese Michael, osservando le gambe nude di Ian.

«Ho caldo» rispose l’altro facendo spallucce.

Si infilarono allora sotto le coperte, restando su un fianco per guardarsi negli occhi.

«Sei bello oggi» disse Michael senza pensare.

«Sono sempre bello, dolcezza.»

Quanta sfacciataggine, pensò Michael, ma sorrise.

«Oggi hai qualcosa, sembri… sereno.»

Ian annuì e si avvicinò ancora di più a Michael, poggiando la testa sul suo petto. Lui lo abbracciò e lo strinse forte. Ian sorrise, odorando il suo profumo e sentendolo così familiare. «Lo sono» sussurrò.

Michael allora sorrise e gli lasciò un bacio sulla testa. «Buonanotte, Ian.»

«Buonanotte, Michael.»

I due si addormentarono in quella posizione, non pensando che qualsiasi persona, vedendoli, avrebbe pensato che due persone che dormivano così non potevano che essere innamorate.
  
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