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Autore: Timshell    09/09/2014    4 recensioni
Vi ricordate Forks, dove Bella ed Edward hanno consumato il loro amore?
Dimenticatevela.
Siamo a Frocks, Inghilterra. John Watson ha diciassette anni e si è appena trasferito da sua sorella, che però non lo vuole tra i piedi. Lo manda a cercare casa. Più o meno quello che è successo a Sherlock Holmes, diciottenne e vampiro in cerca di un coinquilino, buttato fuori di casa da suo fratello Mycroft.
C'è un motivo se Sherlock sceglie John: non riesce a leggergli nella mente, come invece può per tutti gli altri esseri umani. Perché?
Buona lettura e siate clementi.
Genere: Fantasy, Parodia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jim Moriarty, John Watson, Lestrade, Mycroft Holmes, Sherlock Holmes
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Dedicato alle ragazze di Fandomville, perché sono semplicemente
la cura migliore contro il morale basso. In particolare: a quell'arancia
della Cella che ha ispirato tutto questo con un commento molto casual
e alla Cami Chamelie, regina delle fanart johnlock. Ave.



 

Prologo – Frocks



John Watson guardava fuori dal finestrino cercando di dissimulare il terrore che stava provando. In genere era un ragazzo tranquillo e moderato, ma c'erano tre cose nella sua vita che lo spaventavano a morte:

1) Il campo estivo da cui era appena tornato. Quelli non erano scout, era una guerra afgana. Zoppicava ancora per quella caduta fatta al gioco della pignatta, in cui tutti avevano i bastoni e lui era la pignatta. "Non è niente, soldato Watson!" aveva decretato il caporeparto Jolto. Niente un cazzo, continuava a pensare John, massaggiandosi la rotula centrifugata come un paio di calzini.

2) La guida da videogamer di sua sorella Harry. Fratello. Sorella. Fratello. Diciamo che Harriet aveva deciso che col cambio di sesso non poteva semplicemente dedicarsi al football e alle donne come aveva sempre voluto, no! Doveva anche approfittarne per appassionarsi di macchine e videogiochi, e in particolare combinava le due cose guidando come se fosse sempre l'ultimo giro di una finale di Mario Kart. Solo che in Mario Kart non c'erano i pedoni, come John aveva sempre voluto dirle... dirgli... dirle...

"FUORI DALLE BIGLIE, FIGLI DI UN CANGURO NELLA VALLE DEI TETTI BASSI!"

John piantò le unghie sul sedile e sprofondò la nuca nel poggiatesta mentre Harry faceva slalom in mezzo ad una tribù di scolaretti in uscita domenicale. Tirò giù un colpo di clacson che probabilmente avrebbe svegliato pure i pronipoti di quei bambini vent'anni dopo. Poi continuò a bofonchiare maledizioni verso santi e giocatori di football, o almeno così dedusse John dal numero di palle che venivano tirate in ballo. Cercò di rilassarsi sul sedile e gettò un rapido sguardo a dove aveva serrato le mani. Contò le file di unghiate. Ventuno. Ed erano usciti dall'aeroporto quindici minuti prima.

Si schiarì la voce, emettendo un grugnito disumano. Si maledisse mentalmente. Ma del resto aveva diciassette anni, la pubertà gli stava bullando persino le corde vocali. "Allora, Harry..." cominciò.

"No, non ci sono ancora andato a letto" ringhiò il fratello. Sorella.

John sbarrò gli occhi. "Che?"
Harry fece un cenno al suo cellulare, che faceva da TomTom sul cruscotto dell'auto. Come sfondo aveva la foto di quello che John aveva al primo sguardo scambiato per un brutto barboncino peloso. Con un attimo di attenzione in più, però, si accorse che aveva due occhi e un naso. "Anderson. Si chiama Philip Anderson. Bellino, anche se credo che..."

"Ma io volevo solo sapere come stavi" piagnucolò John. "E poi non ti piacevano le donne?"

"Il mondo è grande, Johnny. Comunque il punto è che io e Phil viviamo insieme."

John fissò Harry con aria interrogativa. Harry alzò un sopracciglio. "Insieme", ripeté. E per assicurarsi che il fratellino capisse fece il gesto di suonare il clacson. Senza suonare il clacson. John impietrì. "Così ho pensato che, ora che ti trasferisci qui da me, forse per te sarebbe meglio vivere... sai, in un appartamento indipendente. Non preoccuparti, pagherò tutto io. E poi Frocks è piena di studenti single in cerca di compagni d'avventure" ghignò. E ripeté il gesto del clacson.

"Cos-- Harry, io non sono gay!" esclamò John. Per la prima di innumerevoli volte.

"Il mondo è grande, Johnny."

John si accasciò contro lo sportello rigorosamente chiuso con la sicura per bambini (non voleva volare fuori dal finestrino alla prossima curva). Lasciò che il suo sguardo passasse sul paesaggio. Il suo cuore fece un salto quando vide un piccolo bambinetto con le cornette da diavolo e i denti a punta ricambiargli lo sguardo da una macchina vicina - "giusto, domani è Halloween", pensò immediatamente dopo, tranquillizzandosi.

Perché c'era una terza cosa di cui John Watson aveva paura, irrazionalmente e radicalmente, fin da quando era piccolo.

I vampiri.

Ma per fortuna i vampiri non esistevano.








//NDA
Fatemi sapere se la storia vi intriga (e magari perché) con una recensione, perché devo decidere se pubblicare gli altri capitoli o no c: Besos e grazie dell'attenzione!

 

   
 
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