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Autore: CassandraBlackZone    09/09/2014    3 recensioni
La piccola Watson alle prese con lo zio Sherlock. Cosa mai potrebbe andare storto, eh?
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Nuovo personaggio, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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ANGOLO DELL’AUTRICE:
Ok… premetto subito che non sarà questo granché… sarà una one-shot molto confusionaria ( questo magari la penso io perché l’ho scritta abbastanza di getto). L’idea di scrivere qualcosa su SHERLOCK ce l’avevo da tempo, ma pensavo di non esserne in grado, finché poi non ho pensato…  al diavolo!! Tentar non nuoce!! Ed eccola qui. Spero possa piacere, o se no, beh… mi dispiace. Credo che un po’ tutti pensino che non è così facile scrivere qualcosa su un telefilm come questo.
Detto questo… buona lettura!!
 
Cassandra
 
 
Non sai quanto mi dispiace Billy, ma purtroppo le opzioni sono solo due, ovvero, io o te. Non c’è molta scelta e, seconda una mia accurata riflessione, in una possibile votazione vincerei ineguagliabilmente io, sicché il mio voto varrebbe dieci volte il tuo. Sinceramente parlando, piuttosto che tenere quel terremoto dalle dita appiccicose impregnate di cioccolato, preferisco lasciarla a te, che sembri aver più autocontrollo.
Io avrei già preso il mio frustino, invece di cercare di mantenere la calma catalogando i miei mignoli congelati.
Non che ti odi, non sia mai, ma sai come sono fatto. Con i bambini non ci so fare.
Confesso che ero quasi convinto che sarebbe stato facile, sai? Essendo la figlia di John ero nell’idea che sarebbe stato come… avere lui vicino: tranquilla, composta, seduta sulla poltrona a leggere insulsi libri di favolette al posto del giornale.
Spero tanto che tu stia leggendo i miei pensieri, Billy, altrimenti tutto questa conversazione risulterebbe inutile e da folle, come se non lo fossi già. Sai, temo che abbia preso un po’ dalla mamma Mary.
«Zio Sher.»
Odio quando mi chiama così. Respira, Sherlock. Respira. «Dimmi pure.»
«Perché stai fissando dei ghiaccioli a forma di mignoli?»
Oh, dimenticavo. Ricordami che non devo mostrare queste cose a una bimbetta di sette anni, o forse me lo aveva già chiesto John di farlo. Ora non mi ricordo. Quanto odio anche dimenticare.< «Cosa vuol dire catagare?»
«Catalogare. Piccola peste. Si dice catalogare, e vuol dire ordinare. In parole povere.»
«Oh, ho capito.»
Hai capito davvero? Ciò mi stupisce, ma è anche ammirevole.
«Allora li stai mettendo in ordine alfabetico?»
«No, li ordino in ordine di putrefazione.»
«Putrefazione… quando si ammuffiscono?»
«No. Quando tanti bei vermi mangiano la carne dall’interno.» Magari così la smette di infastidirmi. Tu che dici, Billy?
«Oh, io adoro i vermi!»
Altro appunto: ai bambini curiosi piacciono vermi, formiche, api e altre schifezze morte. Dovrei scrivere un blog sull’argomento, sto ricavando un bel po’ di materiale in un solo pomeriggio.
«Zio Sher?»
Ed ecco l’ennesima provetta sul pavimento. Controllo, Sherlock. Controllo. Frena il desiderio di compiere un omicidio. «Piccolina… vedi di fare attenzione. Le tue piccole manine potrebbero rischiare di venir liquefate dall’acido.» Tranquillo, Billy. È semplice acqua quella in questo becher. È giusto per spaventarla.
«Balle.»
La serietà nei suoi piccoli occhi color nocciola mi preoccupa, amico mio. Che cosa ha appena detto? «Come dici, scusa?»
L’indice incredibilmente minuscolo della piccola peste indica il becher. Lo sta indicando, Billy!
«Quello lì dentro non è acido.»
Pensa, Sherlock. Pensa. Un intero palazzo mentale e non lo usi come si deve. Sostanza incolore… incolore. Ah! Trovato!! «Be’, certo che non è acido. Ma è un potente alcol! E se te lo facessi bere un po’ per farti dormire? Ti andrebbe?»
«Altra balla.»
«Tua madre ti ha proprio allevata bene.»
«La mia mamma lo usa sempre per lavare, e non sento la puzza.»
L’odore. Accidenti a me. Grazie tante archivio al settimo piano. «Ok, va bene. Non è alcol. Allora cos’è?» Sono arrivato all’esasperazione. Mi è passata pure la voglia di tagliare le falangi ai mignoli. A questo punto accetto qualsiasi tipo di risposta.
«È acqua.»
Mi vedi da lì, Billy? In questo momento la mia faccia è completamente contorta da un’espressione di puro stupore. Uno di quelli sinceri. Tanto quanto quello che ho provato quando John mi chiese di fargli da testimone. «Come fai a sapere che è acqua?»
«Ti ho visto prendere questo becher e riempirlo d’acqua.»
«Come puoi vedere ho moltissimi altri becher, e hanno tutti una sostanza incolore simile all’acqua. Come fai a dire che questo non contiene del vero acido o qualcos’altr-…»
In punta di piedi, la piccola prende il becher allungando per bene il braccio destro e lo appoggia vicino alla mia mano sinistra «Quando era vuoto l’ho sporcato di cioccolato qui» indica una strisciolina marrone sul bordo.
Non è per vantarmi, Billy… ma io sapevo perfettamente che la piccola peste avesse sporcato i miei becher. Non crederci pure, me ne infischio di ciò che pensi. A volte.
«Sveglia. Molto sveglia. Lo devo ammettere, piccola Watson, per aver un cervello così piccolo sei preparata. Ammirevole.»
«È un complimento?»
Ma certo che è un complimento. Cos’altro poteva essere se non un complimento? Billy, aiutami.
«Certo…. Sì, era un complimento.»
«Allora grazie, Zio Sher.»
«Potrei di grazia sapere chi ti ha insegnato ad essere così sveglia?»
«Hm…»
Io non riesco proprio a capirla, Billy. Riesci a vederla? Si sta guardando attorno come… come… un cane che rincorre la sua coda! Dovrebbe essere una scena divertente, ma perché io non la trovo per niente divertente? Io la trovo frustrante!
«Billy.»
Sì. Proprio te. Sto fissando proprio te. Piccolo traditore che non sei altro, che te ne stai su quel caminetto dal giorno in cui ti ho raccolto – non esattamente, visto che ti ho dovuto riprendere da un cassonetto tempo fa-; mentre se ne stava beatamente seduta sul divano tu le infondevi di nascosto tutta la saggezza di cui disponi. Oh, giuro che non la passi liscia, giuro che ti uso per…
«Toc toc. Posso entrare, signor Holmes?»
«Zio Billy!»
Oh. Questo… non l’avevo calcolato «Buon pomeriggio. Billy
«Perché quel tono di disappunto, signor Holmes?»
«Perdonami, ragazzo mio. Sono solo adirato per un altro Billy, e oggi il nome Billy mi irrita.»
«Oh. Mi spiace.»
«Non preoccuparti. Ti porti via la moc-… volevo dire… la piccola Watson?» sorridi, Sherlock. Sorridi.
«Sì. Il signor Watson era sicuro che non saresti resistito nemmeno una mezz’ora. Perciò ha chiamato me, e visto che ero nei paraggi…»
«Cielo, no! Ma cosa frullerà mai nella testa di John? Io adoro stare con lei! Ne abbiamo passate tante in quest’ora!»
«Si sbaglia.»
«Come dici?»
«Lei l’ha tenuta per quindici minuti.»
Promemoria: ricordarmi di bruciare tutti i volumi sul concetto di tempo dal mio palazzo mentale.
«Be’, che dire. Se è il dottor Watson ad averlo deciso. Non posso che salutare la piccola.»
Sii composto. Tieni le mani sulla schiena. Mento in alto e petto in fuori. Non abbassarti alla sua altezza, rischieresti un abbraccio improv-… Le… gambe… non ci avevo minimamente pensato. Di nuovo.
«Ciao ciao, zio Sher. Ho passato i quindici minuti migliori della mia vita.»
Della tua vita? Addirittura? In sette anni hai frequentato elementari, medie, liceo e università così da riuscire a trovare un lavoro, fare carriera, trovare la tua dolce metà, fare tanti bambini, vederli crescere, guidarli, invecchiare e morire? Che dire, ragazza mia, complimenti.
«Mi lusinghi. Di solito odiano stare con me. Dovresti seguire il mio consiglio; non venire più.»
«Balle, zio Sher.»
Cielo, Billy… perché deve sempre sorridermi così…  così… non trovo la parola adatta…
«Lei non vedeva l’ora di venire qui, lo sa?»
«Come?»
«Diceva che le sarebbero bastati due minuti di tempo con lei per ritenersi soddisfatta.»
«Soddisfatta? Di cosa?»
«Di conoscerla, signor Holmes.»
Billy. Ho davvero una strana sensazione. Mi sono girato un attimo verso l’ormai-non-più-tossico Billy, e la piccola ha iniziato a guardare dai piedi alla testa, finendo col sorridermi per l’ennesima volta. Che mi stia…
«Alla prossima, zio Sher!»
«Alla… prossima.»
«Bene, signor Holmes. La saluto.»
«Un attimo, Billy.»
«Sì?»
Be’, altro Billy, è il caso di chiederglielo. No? «La stai allenando come si deve?»
«Come lei mi ha chiesto di fare, signor Holmes.»
«Già. I risultati si vedono. Ma vacci piano. Non voglio rovinarle l’infanzia.»
«D’accordo, signor Holmes. Ti va un gelato, piccola?»
«Sì!»
Gelato. Il classico amo per i bimbetti come lei. Anche se sono quasi sicuro che non è e non sarà una bimbetta qualsiasi. Sentirla cantare mentre scende le scale conferma ancor di più la mia tesi: è davvero brava a fingere di essere una finta tonta. Caro Billy, devo sperare che venga preparata nei migliori dei modi. Qui sarebbe in pericolo, lo so bene, ed è per questo che l’affido nelle cure di Billy, che è altrettanto bravo.
Le dita mi hanno stancato. Credo che mi berrò una bella tazza di tè, mentre penso a ciò che la piccola dovrà affrontare.
Sì, Billy. Hai capito perfettamente bene. The game is on.
   
 
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