IL POZZO E LA RINASCITA DI UN AMORE
Il tempo lenisce tutte le ferite. O, almeno, così si
dice.
In realtà, il tempo passa inesorabile. Scivola via, lento e veloce,
come la sabbia che scivola dalle dita.
Anche Kagome Higurashi é della stessa
opinione e, a suo parere, con gli anni le ferite si accentuano e fanno sempre
più male.
Ormai, lei ha 31 anni; ma non passa giorno che lei non pensi al suo
Inuyasha.
Quel giorno, aveva chiesto delle ferie per riuscire ad organizzare
un piccola festa per suo figlio Iroshi. Il ragazzo avrebbe compiuto 15 anni,
proprio come quando lei era caduta nel pozzo per la prima volta.
Aveva sempre
proibito al ragazzo di avvicinarsi, né aveva mai spiegato al ragazzo cosa quel
in realtà quel pozzo fosse. Quello perché temeva che se fosse venuto a
conoscenza dell'era Sengoku, sarebbe voluto andarci. E lei, proprio non se la
sentiva di tornarci.
“Bene, qui é tutto pronto Manca solo Iroshi, che
dovrebbe arrivare...”
DLIN DLON!
“... adesso. Che frana, come al solito ha
scordato la chiave. Eh, se non ci fossi io...”
Arrivo!
Kagome aprì la
porta, ma chi vide non fu suo figlio.
Davanti a lei si trovava un uomo magro,
coperto da una tunica nera. Ai piedi portava degli stranissimi sandali.
-
Salve, posso esserle utile?
Quello alzò di poco la testa.
- Kagome
Higurashi, oggi 15 gennaio, si compirà la profezia della venerabile Kaede.
-
C-come, prego?
La donna era sconcertata. Che era quello strano tipo?
- Chi
sei?
- Non é importante chi sono io. Alla prima luna nuova dell'anno nuovo,
si compirà la profezia e tuo figlio sarà colui che la farà avverare.
- Ti
sbagli, mio figlio non farà nulla di ciò che...
Il suono del telefono la
distrasse, facendola girare. Quando voltò nuovamente la testa, quell'uomo era
sparito.
Ci mise un po' a rendersi conto che il telefono stava ancora
suonando e a correre verso di esso.
- Pronto, qui casa Higurashi. Parla
Kagome.
- Tesoro, sono io.
- Mamma! Come sono felice di sentirti! Scusa se
non sono più venuta a trovarti, ma ho lavorato molto in questo periodo...
La
signora Aruka aveva insistito per andare in una casa di riposo, sebbene Kagome
avesse insistito perché lei e il nonno restassero a casa.
- Oh, non fa
nulla, cara.
- E il nonno, come sta?
- Lui é sempre in forma. Tu,
piuttosto, come stai?
- Io bene, e anche Iroshi.
- Ho chiamato proprio per
fargli gli auguri. É già tornato?
- No, non ancora. In effetti, é un po' in
ritardo.
- Non fa niente. Glieli farò un'altra volta, adesso devo
andare.
- Ciao mamma.
La donna posò il telefono e guardò apprensiva la
porta. Perché Iroshi non arrivava? E se fosse andato al pozzo?
Mosse appena
un passo per andare a controllare, quando il ragazzo varcò la soglia di
casa.
- Mamma, sono a casa!
Kagome uscì dalla cucina, cercando di
sorridere per non far trasparire tutta la sua preoccupazione.
- Iroshi, sei
in ritardo.
- Si, scusa. Mi sono fermato a parlare con alcuni amici. Mi hanno
fatto gli auguri per il mio compleanno e mi hanno fatto un regalo.
Guarda...
Il ragazzo tirò fuori dallo zaino dei piccoli portachiavi con dei
simboli tribali.
- Va bene, va bene. Adesso andiamo in cucina, che c'é una
bella torta che ti aspetta.
“Cerchiamo di non pensarci. Io mi sono immaginata
tutto; nessun uomo é mai stato qui, e non c'é assolutamente nessuna profezia su
mio figlio.”
- Mamma, ti vedo pensierosa. Cos'hai?
I due stavano mangiando
una fetta di torta, dopo che Kagome ebbe cantato “tanti auguri a te” e che
Iroshi ebbe spento le candeline.
- Niente, figliolo.
La donna
sospirò.
- Iroshi, sai che ti voglio bene, vero?
- Si, certo. Ma cosa vuoi
dire?
- Che non devi avvicinarti al pozzo, per nessun motivo. É l'unica cosa
che io ti abbia mai proibito, fin da piccolo. Ora, ti prego di continuare a non
avvicinartici, specialmente stasera.
- Perché?
Kagome scosse la
testa.
-Non chiedermi spiegazioni, per favore. É così e basta.
-Va
bene.
Madre e figlio si alzarono dal tavolo.
-Lascia, faccio io,
mamma.
-Ma no, Iroshi. Vai di là, dai...
-Ho detto che faccio io. Tu sei
stanca, vai a sederti..
Kagome sorrise.
-Allora vado di là a prendere il
tuo regalo.
Kagome uscì, mentre Iroshi si diresse al lavandino per lavare i
due piatti che avevano usato.
Era curioso di vedere cosa gli avesse regalato
sua madre.
Asciugò i piatti e mise tutto in ordine. Iroshi era solito aiutare
la mamma, visto che erano soli.
Il ragazzo pensava spesso a suo padre, ma
ogni volta che chiedeva sue notizie, riceveva sempre la solita laconica
risposta.
-Iroshi, vieni fuori!
-Arrivo!
Il brutto episodio di poche
ore prima era già stato dimenticato.
-Mamma, ma é bellissima!
Kagome aveva
regalato a suo figlio una bellissima bicicletta rosso fiammante.
-Sono felice
che ti piaccia, caro.
Iroshi abbracciò sua madre.
-Grazie, é il più bel
regalo che tu potessi farmi.
Kagome si fece seria.
-A dire il vero, c'é un
motivo preciso per cui ho deciso di regalarti questa. Dopodomani, devo partire
per lavoro e starò via tutta la settimana.
Andrai a scuola con questa, visto
che é troppo lontano per andarci a piedi.
Kagome faceva la segretaria e a
volte capitava che dovesse partire, ma mai per una settimana.
-Oh, va bene.
Me la caverò, tranquilla.
-Guarda che non parto adesso, parto lunedì. Ormai é
tardi, ma domani che ne dici se andiamo a farci un pic-nic a “Falt
Lake”?
-Ottima idea. Portiamo anche l'Oden?
-Golosone.. no, l'Oden é
troppo lungo da preparare.
-E dai!
Iroshi adorava l'Oden, ma odiava la
frittata. Proprio come Inuyasha...
I due andarono a dormire.
La giornata
era trascorsa velocemente, e tutti e due erano molto stanchi.
Iroshi si
trovava a letto, ma un fastidioso mal di denti non lo lasciava dormire.
Si
alzò per dirigersi in bagno a fare degli sciacqui.
Accese la luce e andò a
prendere il liquido verde simile al collutorio ma, quando si vide allo specchio,
cacciò un urlo che fece sobbalzare Kagome.
La donna si precipitò in bagno, e
ciò che vide la fece raggelare. Ad Iroshi erano spuntate delle “simpatiche”
orecchie da cane e gli si erano allungati i canini. Inoltre, i suoi capelli (dal
nero corvino abituale) erano diventati di un bel colore argenteo.
-Mamma, che
mi succede?Aiutami, ti prego...
-Oh, Iroshi...
Gli si avvicinò e lo
abbracciò. Adesso doveva dirglielo per forza, non poteva aspettare oltre.
Lo
portò in cucina e gli preparò un té.
-Iroshi, é arrivato il momento che tu
sappia di tuo padre e delle tue origini. Non hai idea di quanto sia difficile
parlarne, per me, ma... non posso più aspettare.
Tuo papà, Inuyasha, ecco...
non era di qui. Lui... Dio, com'é complicato!
-Non preoccuparti. Dopo quello
che ho visto, posso credere a tutto.
-Si, hai ragione. Allora, dicevo, tuo
padre era di un'altra epoca. Io non ti ho mai permesso di avvicinarti al pozzo
perché quello é un passaggio temporale per l'epoca Sengoku.
Io avevo 15 anni
quando lo scoprì. Ricordo che zio Sota ed io stavamo cercando Bujo, il nostro
gatto. Sono inciampata e sono caduta nel pozzo. Quando ne sono uscita, ho
scoperto che non ero più a casa mia, bensì nell'epoca Sengoku. Riconobbi il
Goshinboku e mi ci avvicinai. Inuyasha era sigillato all'albero da una freccia e
io lo liberai. All'inizio non ci sopportavamo, ma piano piano ci innamorammo.
Purtroppo, fu ucciso molto prima che tu nascessi. Lui era un mezzo demone, e
nelle notti di luna nuova diventava uno splendido umano coi capelli neri e senza
zanne; tu, invece, sei nato umano e a quanto pare nelle notti di luna nuova
diventi un mezzo demone con zanne e orecchie da cane.
Kagome raccontò quasi
tutto, omettendo il piccolo particolare della Sfera dei Quattro
Spiriti.
Iroshi ascoltò tutto il discorso a bocca aperta. Se non fosse stato
per il suo attuale aspetto fisico, non avrebbe creduto ad una sola parola di
quello che la madre gli stava dicendo.
-Perciò, Iroshi, adesso più di ogni
altro momento devi stare lontano dal pozzo. Capito?
-Si, ma perché?
-Come
sarebbe a dire “perché”? L'epoca Sengoku é piena di pericoli e non voglio che tu
ci vada. Devo forse disdire la partenza?
-No, non preoccuparti. Farò come
dici, mamma. Dopotutto, non ti ho mai dato motivo di dubitare di me.
Giusto?
-Ma certo, é naturale. Forza, andiamo a dormire.
Stavolta, si
coricarono per davvero.
Il mattino dopo, Kagome si alzò di buon ora per
preparare delle polpette di riso.
Per colazione, bevve del caffé.
Poco
dopo, si alzò anche Iroshi, che ormai era tornato umano.
-'Giorno
mamma.
-Ciao Iroshi. Ti sei svegliato?
-Si.
Il ragazzo
sbadigliò.
-Forza, fai colazione e vestiti, che poi partiamo.
Lui mangiò
dei cereali col latte e, dopo aver lavato la tazza che aveva usato, andò di
sopra a vestirsi. Scelse dei pantaloni verdi e un maglioncino con lo scollo a V,
dello stesso colore.
Partirono per la loro destinazione, Kagome al volante e
Iroshi seduto a fianco a lei.
Il tempo era soleggiato e si preannunciava un
bel pic-nic.
“Falt Lake” era una piccola area verde con un piccolo laghetto
e, poco distante da questo, una stalla con dei cavalli su cui era possibile fare
un giro. Insomma, un piccolo paradiso terrestre.
Si sedettero in riva al lago
per mangiare.
-Mamma, dove devi andare domani?
-Devo andare a
Kyoto.
-Oh...
Iroshi avrebbe tanto voluto parlare della sera prima, ma
aveva paura. Avrebbe voluto sapere altro su suo padre, ma non osava.
“Beh,
tentar non nuoce.”
-Mamma, che tipo era papà?
Kagome sorrise. Era un
sorriso carico di malinconia, che ancora la assaliva se solo osava portare i
suoi pensieri su di lui.
-Era un brontolone. Non gli andava bene nulla, ma
era anche tanto dolce. Quando mi chiese di sposarlo ero la ragazza più felice
dell'universo, ma poi...
Kagome non riusciva più a continuare e una lacrima
furtiva le rigava il volto.
-Scusami, mamma, scusami.
Dopo aver mangiato,
andarono a fare un giro sui cavalli.
Iroshi se la cavò abbastanza bene, ma
Kagome, quando tentò di salire, cadde dando una micidiale sederata per
terra.
Il figlio prese a ridere e, per un attimo, fu tentata di mandarlo “a
cuccia”.
Si riprese subito, ricordandosi che per quanto gli potesse
somigliare lui non era Inuyasha.
Così, prese a ridere amabilmente anche
lei.
La giornata trascorse così fino alle sei di sera, finché non fu ora di
tornare a casa.
-Mamma, scusa. Non volevo farti piangere.
-Non é niente. É
giusto che tu voglia sapere di tuo papà.
La donna mise in moto l'auto e
partirono.
-Iroshi, metti tu in ordine?- chiese Kagome una volta arrivati a
casa- Io devo cercare una cosa...
Salì le scale e andò in camera sua. Aveva
sempre la stessa cameretta e il ragazzo dormiva nella camera di Sota.
Aprì il
primo cassetto della sua cassettiera e sollevò le magliette. Ne estrasse una
foto che ritraeva lei e Inuyasha.
-Iroshi, hai finito?
-Si,
mamma.
-Allora vieni in salotto. Ho una cosa da mostrarti.
Il ragazzo si
avvicinò e le si sedette accanto.
-Figliolo, questo col kimono rosso é tuo
padre. Lui é Inuyasha e questa accanto a lui sono io a 15 anni.
-E questo in
fondo chi é?
-Oh, lui é Sesshomaru, ed é il fratello di Inuyasha. Qui si
erano appena riappacificati...
-Quindi ho un altro zio!
-Si, ma ricordi
cosa ti ho detto oggi?
-Riguardo al pozzo?
-Si.
-Hai detto che non mi
ci devo avvicinare per nessun motivo.
-Bravo, e ora fila a letto.
Kagome
andò a prepararsi la valigia e Iroshi si infilò sotto le coperte e si
addormentò.
Allora, ecco pronto il sequel a capitoli di “una
parte di te”.
Lo so che il capitolo é un po' cortino, ma a me sembra (spero!)
ben fatto. Detto questo, vi lascio ai commenti.
Kiss
kiss,
Kikyo90
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