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Autore: criceto killer    10/09/2014    0 recensioni
Questa è una storia che realizza il sogno di ogni ragazzo/a.. Ambientato in un contesto dove i bambini-adolescenti si sono ribellati agli adulti riducendoli ad uno stato di schiavitù, tutto sembra andare per il meglio, finalmente liberi, almeno fino a quando il nuovo governatore, un ragazzo di 17 anni fa spargere degli strani e sospetti dischetti bianchi... 5 ragazzi capiscono che c'è qualcosa che non va e stanchi della situazione partono per fare ciò per cui sono nati, ribellarsi..ribellarsi a chi li vuole controllare.. il governatore..
Genere: Avventura, Guerra, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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 Eravamo a letto ormai da ore ma nessuno riusciva a prendere sonno, più stavamo svegli più ci rimproveravamo di dover dormire, provai a smettere di pensare, ma ero troppo concentrata a smettere e questo peggiorava le cose. 
-Ley, sei sveglia?-
-Non vedo come possa essere diversamente- dissi in una specie di trance apatica
-Sono troppo nervoso-
-Lo so, andrà tutto bene, Baka, ci siamo preparati no? Siamo pronti.-
 -Tu dici che andrà tutto bene?-
-Non vedo come possa essere diversamente..- ripetei, lui sorrise, mi strinse più forte e mi diede un leggere bacio all'angolo della bocca.
-Ti amo- fui presa alla sprovvista, quella era la prima volta che Baka.. no, che qualcuno mi diceva quelle due semplici parole.. parole... Avevo imparato a non fidarmi di loro, contavo di più sui fatti, alla fine cosa sono le parole se non suoni a cui noi abbiamo allegato un presunto significato? Chiunque mi avrebbe potuto dire quelle parole ma Baka, anche se magari lui stesso non lo sapeva, mi aveva detto "ti amo" più di mille volte, con le sue carezze, i suoi baci, le sue attenzioni, i suoi magici sorrisi. 
-Ti amo- risposi guardandolo dormire, finalmente, in pace. 
La mattina seguente fummo svegliati da Vladimir che ci tirò via le coperte, io mi svegliai di soprassalto e senza nemmeno rendermene conto gli puntai contro la pistola.
-Leyla?- mi chiamò piano, con le mani in avanti, aperte. 
-M-mi hai spaventata- mentii, di certo non gli avrei confessato che quello, ormai, era un istinto naturale. 
Baka si strofinò un occhio mettendosi seduto, era così carino appena sveglio, con i capelli che sparavano da tutte le parti e un'aria innocente.
Ci diedero delle nuove divise e gli stessi gadget dell'ultima missione, quella per salvare Zakir. Andai in bagno a cambiarmi e mi guardai per un'ultima volta allo specchio. Il cuore batteva forte, le mani sudavano e le gambe tremavano, non vedevo l'ora che arrivasse il momento dell'azione e di buttarmici a capofitto. Vedevo il pericolo come qualcosa di emozionante. Sul mio viso si allargò un sorriso, non era il mio solito sorriso era diverso, aveva un che d'inquietante, non sembrava nemmeno fossi io. Mi legai i capelli ed uscii, forse non dovevo avere una bella cera perchè Baka fece un'utile tentativo di rassicurarmi. 
-Tranquilla se tenti di nuovo di volare dal 14° piano, ti prendo- gli feci una smorfia buffa quando mi accorsi che con lui c'erano Zakir, Blake, Vladimir, Lattina e pure il vecchio. Stavano facendo.. colazione insieme? Da quando il vecchio re si abbassa a fare colazione con noi poveri plebei? Non feci domande e mi sedetti tra Baka e Blake, che altrimenti avrebbero sicuramente finito per fare a botte. Il primo mi diede un bacio sulla guancia, rituale che si ripeteva ogni mattina, ma il fatto che tutti fossero lì e ci stessero fissando mi fece arrossire almeno quanto la mela che stavo mangiando. Blake mi mise un braccio attorno le spalle.
-Heyla capitano Leyla, tra poco si parte, scommetto che non vede l'ora- 
-Finitela di fare i bambini e concentratevi!- sbottai io levandomi il braccio, di norma gli sarebbe arrivata una gomitata ma avevamo una missione e non potevo permettermi di infortunare qualcuno. 
I minuti passarono così lenti e veloci allo stesso tempo, che tutto ciò non mi sembrava reale era come se giocassi ad un videogioco. Mi ritrovai, dunque, sull'elicottero che ci avrebbe portati alla famosa fabbrica di dischetti. C'era un silenzio massacrante, tutti avevano lo sguardo perso nel vuoto mentre Vladimir ed Ezio ci spiegavano per milionesima volta il piano che avevamo studiato per 10 settimane.
Sta volta non saremmo piombati sul tetto per un effetto a sorpresa ma fummo scaricati a qualche chilometro di distanza. Prima di scendere Vladmir mi fermò, gli altri erano già scesi. 
-Torna.. Ti prego..- 
-Siamo nati per questo- risposi, saltando giù dall'elicottero, quando si fu allontanato tutti si voltarono a guardarmi.
-Per cosa siamo nati esattamente?- mi chiese Zakir
Non risposi.
Iniziammo a camminare, non dovevamo perdere tempo.
Nel tragitto parlammo, scherzammo e ci spintonammo come una vecchia compagnia di amici che decide di fare una gita al lago. 
Dopo una buona mezz'ora di cammino arrivammo nella prossimità della fabbrica, mi chiesi che accidenti ci facesse una fabbrica in mezzo al nulla, ma dopotutto non è che me ne importasse davvero qualcosa quindi mi concentrai sulla missione.
-Conoscete il piano, che nessuno si azzardi a fare il fifone o verrà distrutto dalle mie stesse mani, chiaro?- mi sembrava un bel discorso incoraggiante, loro sorrisero trattenndo le risate.
-Sissignorina Pulce- dissero in coro come facevano da qualche giorno quando volevano sfottermi. 
Feci un bel sospiro e corsi nella direzione della fabbrica, sapevamo che c'erano telecamere ovunque ma avevamo studiato tutti i loro punti ciechi e le tempistiche in modo da passare inosservati, invisibili. Puntammo sul lato destro dove sapevamo di trovare due guardie, mi fermai prima di voltare l'angolo per controllare la situazione, avevo imparato a farlo durante le simulazioni, esitare ti aiuta a non farti beccare, avevo imparato la lezione. Avevo già estratto la pistola quando Baka mi fermò 
-Possiamo metterli a cuccia senza ucciderli..- non mi piacque per niente l'occhiata che mi lanciò dopo, non parlavamo quasi mai degli allenamenti quindi lui non sapeva che nelle ultime settimane avevo ucciso una miriade di allucinazioni, che Vladimir mi aveva sottoposto appositamente a quell'addestramento, che tutte le notti facevo incubi spaventosi, cadaveri che crollavano inermi come sacchi di patate con espressioni di puro terrore stampate su quella maschera di morte. Blake e Baka si fecero avanti e  mentre io e Zakir coprivamo loro le spalle facendo da palo loro li sistemarono facendogli perdere i sensi. Entrammo, riconoscemmo il posto come se facesse parte di un ricordo lontano. Era una grande sala con due porte, delle scale di cemento lucido e un ascensore. Sei. Quattro ragazzi e due ragazze si fermarono di colpo. Avevamo 10 secondi esatti per sistemarli. Non perdemmo affatto tempo, ci fiondammo a capofitto nell'operazione come se un ordine silenzioso ci avesse dato il via per muoverci in contemporanea come soldatini. Cinque di loro si arresero facilmente, così che non dovemmo sprecare ulteriori energie, mentre al sesto ci pensò Zakir, dopo aver schivato un accoltellata lo colpì dietro al collo, mi ricordò la tecnica usata da Blake per levarmi di dosso il ragazzo dagli occhi di ghiaccio quello che ci aveva preso in ostaggio col fucile dopo che noi gli avevamo fatto esplodere il furgoncino. Anche questa volta il ragazzo in questione cadde come un sacco di patate, a peso morto. 
-Di là!- ordinai indicando la telecamera che si sarebbe voltata nella nostra direzione, noi ci spostammo sotto di essa con i nostri ostaggi, le ragazze che tenevo malamente per i polsi piagnucolavano insopportabilmente, ero più bassa di loro e la cosa era alquanto comica. Avevamo altri 10 secondi per stordire gli altri e sinceramente fu davvero un piacere. Perdemmo altri 20 secondi ad aspettare che la telecamera fosse voltata dalla parte corretta e volammo verso le scale, i passi silenziosi, i respiri regolari come se non avessimo fatto alcuno sforzo, al secondo piano ci saremmo dovuti separare ma la cosa non mi preoccupava, la fortuna volle che io e Baka fossimo in coppia e questo mi bastava per sentirmi assolutamente tranquilla, Zakir e Blake lavoravano molto meglio insieme e io non sarei durata un secondo se avessi avuto per tutta la missione, il pressante pensiero che potesse succedere qualcosa a Baka. Arrivammo sul pianerottolo del fatidico piano e Zakir mi fermò appena in tempo, prima che voltassi l'angolo e che la telecamera mi inquadrasse in pieno. 
-..8..- bisbigliò Baka per ridare a tutti il ritmo giusto. Dopo gli 8 secondi scattammo, io e Baka a sinistra, Blake e Zakir a destra. Seguimmo il corridoio, era parecchio illuminato e le pareti bianche, spezzate di tanto in tanto con dei quadretti con delle minuscole scritte che non mi fermai a leggere, davano l'impressione che la luce rimbalzasse da una parte all'altra facendo risultare il tutto ancora più accecante. Proseguimmo il corridoio che aveva poche porte, ne contai 6 dovevamo entrare alla 7. Incappammo però in un ragazzino, lui si bloccò e tremante si tirò su gli occhiali che scivolavano sul naso, quella fabbrica era una sorte di tacito patto tra bulli e secchioni: i secchioni facevano lavorare la fabbrica e i bulli la difendevano. Noi, quindi, avevamo bisogno che nessuno avesse la possibilità di chiamare la così detta ''sicurezza''. Controllai la telecamera, un bip, trattenni il fiato e in pochi secondi il ragazzino crollò a terra, io e Baka ci applicammo le maschere antigas ed entrammo nella stanza che ci avrebbe dato la possibilità di porre fine a quel disastro. 
                                 Intanto.. 
                                 (Zakir)
Io e Blake corremmo a perdi fiato per gli intricati corridoi, dovevamo fare in fretta, ricreai nella mia mente la cartina che tanto avevo studiato, destra, destra, sinistra, dritto, sinistra, destra, seconda porta, sinistra.. Eccolo li, il condotto dell'aria principale, l'aria che passava di li veniva sparsa per tutto l'edificio. Presi la chiave universale che mi avevano procurato, almeno mi avevano facilitato un poco il lavoro, Blake faceva da palo, e questo mi rassicurava, se c'era lui a coprirmi le spalle sarebbe andato tutto bene. Mi concentrai sul mio lavoro, non dovevo sbagliare o avrei rovinato il piano mettendo in pericolo i miei amici, no, erano qualcosa di più, la mia famiglia. Non doveva succedere niente a loro, a qualunque costo. Feci rotolare le tre sfere che racchiudevano la speciale miscela gassosa che avrebbe fatto addormentare tutti in pochi secondi, misi la maschera antigas e Blake fece lo stesso, poi mandai un messaggio sul cerca persone di Leyla che avrebbe emesso un suono di avviso, ero perfettamente in tempo e non ebbi paura che il suono potesse causare loro un qualsiasi tipo di problema. Un altro giocattolino a sostituire i miei walkie talkie considerati obsoleti dinanzi a tanta tecnologia. 
-Forza, Zakir!- mi richiamò con tono lamentoso Blake, il tono di un bambino che strattona la madre perché non vede l'ora che gli comperi quel giocattolo tanto promesso e ambito. 
Lo seguii, percorremmo il percorso a ritroso, prima di andare dai piccioncini avevamo ancora una cosa da fare. Quella in cui ci trovavamo era la fabbrica principale, e lo sanno tutti che le cose principali trasmettono degli ordini alle cose subordinate, di qualsiasi cosa si tratti. E noi avevamo il compito di compromettere quelle informazioni e per farlo dovevamo salire all'ultimo piano, in sala computer, il vecchio ci aveva consegnato una chiavetta, che avrebbe fatto tutto il lavoro al posto nostro. Avevamo un tempo limitato, le sfere non sarebbero certamente durate per sempre, anzi sembrava che l'effetto stesse già svanendo..
  
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