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Autore: TheSwordmaster    10/09/2014    3 recensioni
salve a tutti!! eh già... sono tornata di nuovo... a rompervi con la mia fissa per Lon'zu ^^" sebbene stavolta, eccezionalmente, vi proponga qualcosa di introspettivo e... probabilmente sentimentale. è la prima volta che scrivo una ff in un genere simile... quindi spero che vi piaccia!
"Il pensiero ancora gli sembrava così surreale e lontano… quasi come il giorno in cui sua moglie gli diede la grande notizia; ricordava ancora quanto fosse rimasto scioccato -per ben due giorni di fila- e che inizialmente aveva temuto di non essere all’altezza del compito di “padre”. Ma lei lo aveva subito rassicurato, con quel suo modo di fare solare che aveva sempre dissipato ogni sua preoccupazione
Vedrai, sarai un papà eccezionale!
Spostò lo sguardo dalla compagna al fagottino che stringeva tra le braccia e lei, con uno sguardo di incoraggiamento glielo porse. Lon’zu deglutì un attimo, poi goffamente lo prese; quella creatura così piccola sembrava così in contrasto tra le sue forti braccia e nelle sue grandi mani, abituate solo a impugnare lame affilate e taglienti. Scostò titubante un po’ la copertina e intravide un faccino tondo tondo come una mela e un ciuffetto di capelli scuri."
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lon'zu, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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CELESTE
 



Un ennesimo urlo perforò il silenzio carico d’ansia che opprimeva le sue orecchie, squarciando l’aria di quell’atmosfera tesa e pesante, così pesante che il mirmidone temeva che da un momento all’altro lo avrebbe potuto schiacciare come una misera formica. Ma questo non gli interessava.
Un altro urlo, poi un altro ancora, più forte.
Poi ancora silenzio.
Lon’zu non avrebbe saputo dire da quanto tempo la situazione tirava avanti in quel modo, ma sapeva per certo che ormai dovevano trattarsi di diverse ore, lunghissime ed estenuanti ore in cui con bruciante frustrazione si era costantemente sentito del tutto inutile, mentre in quella tenda, poco più avanti, la sua compagna stava lottando con tutte le sue forze per dare alla luce il loro amato figlio.
Sin da quando era poco più di un ragazzino, Lon’zu aveva sempre avuto timore della vicinanza con le donne, o di avere a che fare con loro in qualsiasi modo, e questo a causa degli incubi che, puntualmente, ogni notte lo avevano tormentato per lungo tempo, costringendolo a  rivivere quel maledetto giorno.

La sua cara amica d’infanzia, Ke’ri, che moriva per mano di quei dannati banditi, che in un dì come un altro, li avevano colti di sorpresa mentre giocavano insieme, lungo le tranquille rive di un fiume del Chon’sin.

Altrettanto puntualmente, ad ogni risveglio i sensi di colpa lo avevano sempre riassalito in modo soffocante; l’amica aveva sacrificato la sua stessa vita per proteggerlo, mentre lui non era stato in grado di difenderla.
Mentre lui era stato troppo debole per difenderla.
In quel momento, Lon’zu si sentiva debole di nuovo, come allora. Non poteva fare assolutamente niente per soccorrere la donna che amava
e aveva paura.
Lei era stata l’unica capace di abbattere quel muro di diffidenza e timore che in tutti quegli anni si era costruito attorno, tenendo a distanza tutto e tutti e, in particolare, proprio le femmine. Lei era stata la prima dopo tanto tempo che lo aveva di nuovo reso felice e che lo aveva fatto sentire forte.
La prima che gli aveva insegnato ad amare di nuovo.
E non poteva fare assolutamente nulla per aiutarla.

 
Altre grida, alternate a mortali silenzi attraverso i quali talvolta si percepivano giusto alcuni bassi mormorii incomprensibili dei guaritori, ancora giungevano dall’interno della tenda dell’infermeria, ma Lon’zu, seduto poco più in là, gli occhi fissi per terra, ormai quasi non ci faceva più caso. E quasi non fece caso al rumore di passi che lentamente si avvicinavano dietro di lui.
Un ennesimo lamento si levò e Lon’zu non resistette più; stava proprio per alzarsi, deciso ad entrare nella tenda, sebbene non avesse la minima idea di cosa fare per cambiare le cose una volta dentro, quando una mano si poggiò gentilmente sulla sua spalla, facendolo riscuotere dal vortice dei suoi pensieri con un lieve sussulto.
Voltò appena la testa e dietro di sé intravide dei capelli blu un po’ spettinati e uno sguardo amichevole e comprensivo.

“non preoccuparti, sono entrambi in ottime mani, andrà tutto bene” disse piano Chrom. Lon’zu, dal canto suo, non volle nemmeno mugugnare una risposta: non aveva né forza né voglia di atteggiarsi in modo schivo e scostante come faceva sempre, in quel momento.

“perché non vieni a riposarti un po’ invece? Attendere qui fuori ti farà solo preoccupare ancora di più. Quattro passi fanno sempre bene in questo caso” continuò Chrom.
Il mirmidone indugiò qualche secondo, normalmente rifiutava sempre la compassione o la preoccupazione degli altri nei suoi confronti, ma in quel momento sentì e ammise a sé stesso di averne bisogno, una volta tanto, anche perché Chrom era uno dei pochi che aveva già affrontato la stessa situazione e che poteva comprenderlo.
Nonostante la sua profonda riluttanza nel lasciare la sua postazione e l’istinto che contrariamente gli urlava di correre dalla sua compagna, lentamente Lon’zu si alzò e affiancò Chrom, che in silenzio, siccome sapeva che di parole non c’era bisogno, si incamminò, senza una meta precisa da raggiungere.


 
Dopo qualche minuto, il mirmidone, nonostante il senso di frustrazione che ancora lo pervadeva, iniziò già a sentirsi più tranquillo, senza quei continui e dolorosi suoni che gli avevano tormentato l’udito fino a poco prima; ora ciò che sentiva attorno a sé era solo il delicato spirare della brezza e il cinguettio degli uccelli. Era una giornata serena e tiepida: perfetta. Mai si sarebbe aspettato un simile stravolgimento e ancora faticava a capacitarsi di tutti quegli eventi che uno dopo l’altro, in quelle settimane, si erano susseguiti con la stessa foga e rapidità di un fiume in piena.
Prima che la gravidanza di Tenebris avanzasse troppo, entrambi avevano deciso di lasciare i Regna Ferox, almeno per un certo periodo di tempo, a causa del clima rigido, che sarebbe stato più duro da sopportare sia per la neomamma che per il piccolo in arrivo. Venendo a conoscenza della notizia, i reali d’Ylisse, con particolare insistenza di Lissa, avevano offerto loro, con calorosa ospitalità, un alloggio tra le case che albergano dentro le mura del palazzo, senza far mancare loro nulla. Lon’zu, essendo sempre stato poco abituato alla comodità e il lusso, ancora ricordava quanto allora si fosse sentito in imbarazzo per un’offerta tanto generosa e quanto invece sua moglie ne fosse stata felice. Tutti i giorni Lissa veniva a far loro visita e quando gli impegni davano tregua, accompagnava Tenebris ovunque, in giro per la cittadina o addirittura nel castello; e così era stato per nove mesi.
E proprio così quella mattina era iniziata, apparentemente in modo normale come tutte le altre. Lissa, che tutta eccitata aveva programmato di fare una passeggiata per i giardini del palazzo, era venuta a bussare alla loro porta, invitandoli entrambi. Lon’zu aveva declinato, avendo, come sempre, da fare con la spada (e preferendo comunque evitare la vicinanza con un’altra ragazza che non fosse Tenebris), mentre la sua compagna invece aveva subito accettato con gioia e prima di uscire, Lon’zu ricordava che gli aveva sorriso come solo lei sa fare, lui si era chinato per dare una lieve carezza al pancione e lei infine lo aveva salutato con uno dei suoi dolci e teneri baci. Poi era andata.
Ancora riusciva a percepire la delicatezza di quel bacio, tanto le cose erano accadute velocemente.
Non ricordava nemmeno chi fosse stato il messaggero; mentre si stava allenando quel qualcuno lo aveva improvvisamente chiamato da lontano, con lo sguardo trafelato e il fiatone; gli si era avvicinato correndo e aveva parlato, farfugliando in modo agitato e incomprensibile. Ma una sola era stata la frase, in mezzo a quel guazzabuglio, che il mirmidone era riuscito a comprendere e che gli era rimasta impressa a fuoco nella mente, cavandogli il fiato dai polmoni come un pugno nello stomaco:

“Sta nascendo!”

Di tutto ciò che era venuto dopo poi, Lon’zu aveva memoria solo di scene confuse e sfocate. Sapeva di aver corso, corso come mai aveva fatto in vita sua, era arrivato davanti a quella tenda, era entrato, aveva visto Tenebris e probabilmente si erano anche parlati, ma non ricordava nemmeno quanto tempo doveva esserci stato là dentro; ricordava poi solo le mani di qualcuno che alla fino lo aveva gentilmente accompagnato fuori e Tenebris che sempre con il suo sorriso, gli bisbigliava un silenzioso

Andrà tutto bene

Infine, l’attesa interminabile fuori, mentre ansia, timore e frustrazione piano piano gli avevano offuscato la mente.
Improvvisamente un lampo celeste nella periferia del campo visivo del mirmidone attirò la sua attenzione. Una farfalla, volteggiava tranquilla nell’aria, danzando gioiosa intorno a lui. Restò un attimo ad osservarla, mentre un lieve sorriso, dopo tante ore, gli risolcava il viso. Da piccolo aveva sempre amato gli insetti, e tutt’ora le trovava delle creature piccole e affascinanti, in particolar modo le farfalle; gli ricordavano gli stessi fiori colorati dove quelle andavano a posarsi per riposare, quasi a voler ricordare che ogni forma di vita è libera, anche se apparentemente ha profonde radici che la soggiogano a qualcosa.
La osservò volare ancora un po’, finché quella non si posò sulla sua spalla sinistra, muovendo piano le ali; inaspettatamente, un altro esemplare della stessa razza si avvicinò e atterrò con grazia vicino all’altra, poi entrambe spiccarono nuovamente il volo per sparire alle sue spalle, confondendosi con il cielo azzurro.
Lon’zu rimase a guardare ancora un po’ dietro di sé, mentre un nuovo senso di calma e ottimismo gli si insinuava dentro, poi si voltò per osservare fugacemente il suo accompagnatore: l’Eletto camminava senza fretta rimirando il paesaggio che li circondava. Sembrava in pace con tutto e con tutti, e questo contribuì a migliorare ancora un po’ l’umore del moro. Poi parlò:

“sai, capisco che tu sia preoccupato, anche io sono in pensiero per lei… penso che tutti un po’ lo siano.”
Lon’zu non rispose, mentre un’ombra gli passava di nuovo sul volto.

“ma non per questo devi sentirti in colpa per qualcosa” continuò Chrom, stavolta voltandosi a guardarlo.
Lon’zu strinse i pugni e dopo aver deglutito finalmente parlò:

“ho giurato a me stesso… sin dal primo momento in cui mi sono reso conto di… amarla… che l’avrei protetta sempre e che sempre le sarei stato vicino.” Fece una pausa, poi continuò “e che sarei stato forte, in ogni occasione… senza fallire un’altra volta.”
Chrom rimase in silenzio, rimuginando per un po’ su quello che l’altro gli aveva appena detto, poi rispose:

“certo… chiunque, ogni uomo desidererebbe più di ogni altra cosa poter essere sempre in grado di proteggere le persone a lui care, di avere sempre la forza per farlo” lo guardò di nuovo, sorridendo amichevolmente “ma, come ho appena detto, siamo solo uomini, e non siamo infallibili.”
Lon’zu, lo osservò a sua volta, non sapendo come prendere quella risposta.

“tuttavia, questo non significa che il nostro destino sia già scritto, una volta compiuto uno sbaglio, o un’altra ancora in cui la nostra forza viene meno… o semplicemente quando le circostanze ci impediscono di poter fare qualcosa” continuò lui, guardando il cielo “per questo… esiste una forza ancora più grande” l’eletto fece una pausa “Quella della fiducia”
Lon’zu continuò a fissarlo, come a chiedergli silenziosamente di andare avanti.

“Tenebris è una donna forte, la conosco… e non per nulla è una degli strateghi più in gamba che io abbia mai conosciuto. E tu devi fidarti della forza che possiede…” disse lui fissando l’altro “…perché a sua volta lei ha piena fiducia in te e nella tua forza e sa che non l’abbandoneresti mai”
Lon’zu rimase per un attimo come folgorato e sì bloccò. Non sapeva cosa rispondere, ma quello che il principe gli aveva detto era vero.
Vedendo la sua reazione, Chrom continuò:

c’è qualcosa che ci tiene uniti, come fili invisibili, che ci connettono gli uni agli altri…”
Lon’zu sorrise, nel sentire citare quella frase così tanto familiare.

“…e che come abbiamo già dimostrato una volta, sono potenti più di qualsiasi altra forza, anche del destino stesso.” Concluse Chrom sorridendogli.
Il mirmidone improvvisamente si sentì rinvigorire, come pervaso da un’ondata di energia positiva, che gli fece dimenticare ogni cruccio e con gratitudine rispose:

“…hai ragione… e non avrei dovuto dimenticarmene, a maggior ragione perché lei stessa lo ha detto.” Sorrise, rivolto al cielo, ripensando anche alle due farfalle: ora se lo sentiva

Andrà tutto bene


 
Il sole stava ormai volgendo a ponente, accarezzando le cime delle sagge e assonnate querce e i due uomini, nel rossore del tramonto, si stavano incamminando nuovamente verso l’infermeria. Le parole di Chrom avevano agito quasi magicamente su Lon’zu, che dentro di sé capì il motivo per cui quell’uomo era tanto apprezzato dagli Ylissiani: un vero sovrano sa sempre cosa dire ai suoi sudditi e sa con quali parole farlo.
Ora le emozioni che provava il mirmidone erano positive e stava finalmente vivendo quell’evento con pensieri gioiosi: stava per diventare padre e sentiva le farfalle nello stomaco per l’eccitazione e l’agitazione.

“eccoci qua” esordì improvvisamente Chrom, riportando il moro alla realtà; erano tornati davanti alla tenda e dall’interno non vi proveniva più alcun suono, non un grido. Ma non era come quei brevi silenzi carichi di tensione che si alternavano prima, quell’immobilità presagiva sorpresa.
Lon’zu si portò una mano ai folti e ribelli capelli castani, sentendosi combattuto, ma non ebbe il tempo di fare altro che un lembo della tenda di scostò e due codini biondi fecero capolino vivacemente.
Lon’zu in quel momento si dimenticò completamente della sua fobia, di cui nulla gli poteva importare in un momento tanto cruciale e cercò gli occhi di Lissa, ponendo la muta domanda che tanto attendeva. La principessa, nonostante la stanchezza che le segnava il volto, ricambiò il suo sguardo e sorrise ampiamente, facendo un lieve cenno affermativo con il capo. Poi spostò un po’ di più la tela, invitandolo ad entrare. Lon’zu rimase immobile un attimo come se tutti i muscoli del suo corpo gli si fossero paralizzati contemporaneamente in quell’istante, poi di nuovo, quel tocco amichevole sulla spalla lo fece riscuotere, mentre anche Chrom gli faceva cenno di andare. Così, senza pensare, fece il primo passo ed entrò.
L’ambiente era piuttosto vasto e immerso nella penombra, ma Lon’zu la vide subito. Innanzi a lui, sdraiata su un lettino, con un fagottino di coperte tra le braccia, lo guardava con quei suoi profondi e dolci occhi scuri, ora velati di stanchezza, gioia e commozione. Lo spadaccino sorrise a sua volta e con il cuore che correva si avvicinò ulteriormente, sedendosi delicatamente accanto alla donna che amava. La corde vocali non gli rispondevano e non riuscì assolutamente a spiccicare una parola. Non era mai stato un gran oratore, e in quel momento più che mai, ma la gioia che provava era infinita: Tenebris stava bene e gli sorrideva a sua volta, con quei suoi capelli violetti spettinati, la fronte ancora madida di sudore e gli occhi segnati da scure occhiaie, ma in quel momento a lui così sembrava ancora più bella. E lui era diventato papà.
Il pensiero ancora gli sembrava così surreale e lontano… quasi come il giorno in cui sua moglie gli diede la grande notizia; ricordava ancora quanto fosse rimasto scioccato -per ben due giorni di fila- e che inizialmente aveva temuto di non essere all’altezza del compito di “padre”. Ma lei lo aveva subito rassicurato, con quel suo modo di fare solare che aveva sempre dissipato ogni sua preoccupazione

Vedrai, sarai un papà eccezionale!

Spostò lo sguardo dalla compagna al fagottino che stringeva tra le braccia e lei, con uno sguardo di incoraggiamento glielo porse. Lon’zu deglutì un attimo, poi goffamente lo prese; quella creatura così piccola sembrava così in contrasto tra le sue forti braccia e nelle sue grandi mani, abituate solo a impugnare lame affilate e taglienti. Scostò titubante un po’ la copertina e intravide un faccino tondo tondo come una mela e un ciuffetto di capelli scuri.

Linfan.” Mormorò appena, studiando meglio il bimbo, poi sorrise rivolto a Tenebris “è identico a sua madre”  

“però è bello come il papà!” ridacchiò lei.
Papà… ma sì, quella parola iniziava a piacergli.
 
“Ehi! Non penserai che sia tutto qui, vero?”
Una voce improvvisamente interruppe i due e Lon’zu si voltò con espressione interrogativa. Dall’altra parte della tenda, Maribelle li guardava con un sorriso e da dietro di lei, un uomo, che doveva essere un altro guaritore, si avvicinò verso la coppia.
Con un altro fagotto in mano.

“temo che tu abbia visto solo metà dell’opera” gli comunicò il guaritore, porgendo poi a Tenebris l’altro involto di coperte.
A Lon’zu pareva che il tempo si fosse fermato in quell’esatto momento. Incantato spostava lo sguardo prima da uno poi all’altro neonato.

“beh… so che può suonare inaspettato ma… a quanto pare… erano due gemellini” mormorò Tenebris, un po’ imbarazzata a sua volta, nel vedere l’espressione persa nel nulla del marito.

“rispettivamente un maschietto e una femminuccia! Non sono adorabili?” cinguettò Lissa alle loro spalle, facendo riscuotere il mirmidone.

“ehm… d-devo ammettere che questo è... un colpo di scena” balbettò, ancora sorpreso. Ora si sentiva ancora più scioccato di quando Tenebris gli aveva annunciato della gravidanza. Guardò la sua compagna negli occhi, che quasi come se avesse intuito i suoi pensieri gli si avvicinò e lo baciò piano, sorridendogli poi rassicurante.

Sarai un ottimo padre per entrambi

Lui ricambiò, riconoscente, sentendosi già più sollevato, poi le riconsegnò il piccolo Linfan, prendendo invece la bambina.
Rispetto al fratellino era sveglia e lo scrutava con un paio di curiosi e teneri occhietti neri; prometteva senza dubbio di essere già molto vivace e sembrava felice di vederlo.
Lon’zu, sorrise sorpreso a quel visino e l’osservò meglio: i sottili e corti capelli neri erano come quelli del fratellino, così come i lineamenti del viso, sebbene il taglio degli occhi sembrasse leggermente più affusolato; tipico gene della gente del Chon’sin.

“lei ti assomiglia un po’ di più” osservò Tenebris “non trovi?”
Lon’zu rise appena, ora guardando entrambi i bambini

“Linfan… Linfan e… e? dovremmo pensare a un nome per la piccolina…” disse, ora volgendosi di nuovo verso la sua amata, che lo guardava negli occhi, con un’indecifrabile sorriso furbetto.

“magari per lei potremmo vertere su un nome tipico della tua terra natia… non pensi caro?” Gli disse, una luce comprensiva che le passava fugacemente negli occhi “ma penso che non ci sia bisogno di pensare molto per questo…”
Lon’zu agganciò i suoi occhi a quelli della moglie, poi lentamente li posò ancora sul visino roseo della neonata, che lo osservava curiosa, agitando le manine.

“Ke’ri”

Lo disse in un sussurro, mentre la bimba ora stirava appena la boccuccia in quello che poteva essere… un sorriso? In risposta, il mirmidone se possibile sorrise ancora più gioiosamente, e per un istante, ma solo un istante, sentì  qualcosa di caldo che gli inumidiva gli occhi, qualcosa che già conosceva con amarezza, ma che quella volta invece era buono, cosa che mai si sarebbe aspettato.

“A-allora… ti piace il tuo nome?” mormorò lui, trattenendo a fatica il tremolio nella propria voce.
La bimba agitò di più le braccine e con una manina afferrò un dito della mano del papà, mentre Linfan, dalle braccia della madre, emetteva un mugolio acuto.

“mi sa che piace a tutti e due!” esclamò Tenebris; poi, sollevando il busto con uno sbuffo affaticato, si avvicinò a Lon’zu e lo baciò sulla fronte “e anche io trovo che sia un nome meraviglioso” concluse portando dolcemente una mano sulla guancia del compagno, che in quel momento non poteva sentirsi più felice e che, stupendo perfino sé stesso, era stato addirittura quasi sul punto di commuoversi.
Da quando si erano sposati, grazie a Tenebris, Lon’zu non aveva avuto più incubi su Ke’ri e le sue notti erano tornate tranquille. Tuttavia, quando ritornava, talvolta il ricordo di lei gli era ancora doloroso.
Ma adesso sapeva che non sarebbe stato più così.
L’uomo, stando molto attento, prese in braccio anche Linfan e guardando prima entrambi i figli negli occhi e poi la sua amata dichiarò:

“vi prometto che sarò un padre degno, di cui andare fieri, e che non vi abbandonerò mai. Per nulla al mondo!”

“non abbiamo dubbi a riguardo!” sussurrò Tenebris abbracciandolo forte. Ma dovette staccarsi subito, poiché sia Linfan che Ke’ri iniziarono a lamentarsi.

“ehi, vacci piano!” disse Lon’zu ridendo.

“oh! Per tutti gli Dei, scusate piccolini! …M-mamma molto sciocca!” esclamò impacciata “...anche se… mi sa che stanno piangendo per un altro motivo!” continuò, ridacchiando appena. Con delicatezza prese entrambi i neonati, accomodandoli rispettivamente alla sua destra e alla sua sinistra, mentre Lon’zu la guardava con aria interrogativa.

“eh eh. Penso proprio che sia l’ora della pappa per loro due!” spiegò infine, portandosi una mano alla nuca.

“già, e subito dopo dovremo anche pensare a dei vestitini adatti!” aggiunse Maribelle mentre dal canto suo Lissa, tutta eccitata esclamò:

“certo!! Sai Tenebris… Io e Maribelle ci siamo prese la libertà di sceglierne già qualcuno apposta, negli ultimi tempi. Vedrai, ti piaceranno un sacco!! E non preoccuparti… ce ne sono anche per Ke’ri!”

“e se ce ne dovesse essere bisogno… per la piccolina noi abbiamo alcuni vestitini di Lucina che ormai non le vanno più bene… s-sempre che non vi offendiate! Naturalmente!” aggiunse timidamente una voce familiare. Dall’entrata della tenda, Olivia e Chrom osservavano la scena a loro volta.

“o se dovesse servirvi una qualsiasi altra cosa, saremo felici di aiutarvi come possiamo! Quindi non esitate a chiedere.” Aggiunse a sua volta il principe.

Tenebris, con sguardo riconoscente, sorrise agli amici “Grazie infinite ragazzi… davvero! per tutto quanto! Accettiamo molto volentieri il vostro sostegno e aiuto…” la stratega lasciò la frase in sospeso, interrotta dal rinnovato piagnucolio dei due gemelli.

“tranquilla Tenebris… questo ed altro per te! Non c’è bisogno di ringraziare” esclamò Lissa “…e poi ora… è meglio che pensi ai piccoli! Devono avere proooprio una fame da lupi! magari ai loro abiti penseremo più tardi!” terminò infine, prendendo Maribelle per il braccio e dirigendosi verso l’uscita “A dopo!!!” trillò uscendo insieme a tutti gli altri.
Ora nella tenda le uniche voci che regnavano erano quelle dei due piccoli, che a gran voce reclamavano il loro primo pasto.

“ok, piccoli… niente paura! Adesso la vostra mamma vi darà la pappa tranquilli!” sussurrò allegra Tenebris, muovendosi goffamente nel letto per cercare di trovare una posizione abbastanza confortevole.

“ehm… ok, allora… forse è meglio che io esca a questo punto…” borbottò il mirmidone, sentendosi leggermente in imbarazzo.

Lon’zu!” sua moglie lo interruppe, quasi divertita, indirizzandogli un sorriso obliquo.

“O-ok, allora… se non c’è problema…” Balbettò infine, suscitando una risata della stratega, che presto contagiò anche lui. Terminato l’attimo d’ilarità, Lon’zu guardò di nuovo i due bambini, mentre il cuore gli correva in petto per la gioia.

I suoi due figli

In quel momento, dal lembo socchiuso dell’entrata della tenda un lampo celeste baluginò nell’ardere arancione del tramonto. Due farfalle volteggiavano leggere tra i raggi del Sole…
 


 
Angolino dell’autrice
Ok… quella per Lon’zu ormai è diventata una vera ossessione per me °-°
Seriamente XD! Non sono mai stata così tanto fissata con un altro personaggio prima d’ora! Ma non posso farci niente… è lui che è troppo dannatamente carino >_>
 
Comunque comunque… spero che vi sia piaciuta (e che non sia stata troppo orribile o troppo sviolinata >.< sapete non sono esperta di questi generi sentimentaloni)... compreso il colpo di scena alla fine :3 che praticamente è stata la prima cosa che mi è venuta in mente quando ho avuto l’ispirazione per questa one-shot. La mia teoria è che entrambi i Linfan siano figli dell’Avatar (anche perché nel DLC “futuro anteriore” appaiono entrambi) solo che a seconda che questo sia maschio o femmina… solo uno dei due Linfan riesce a compiere il viaggio nel tempo e a perdere la memoria (che cosa triste O-O).
Poi dal momento che non potevo chiamarli entrambi con lo stesso nome… puff :3
 
Okay su, basta perdere tempo! Se vi va lasciatemi pure un vostro pensiero, anche piccolo piccolo, con una recensione; ve ne sarei grata :)!
La Maestra di Spada vi saluta! Alla prossima!
  
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