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Autore: bluecoffee    10/09/2014    1 recensioni
Sospiro, mi stringo addosso il cardigan panna che mi ha regalato la ragazza di mio fratello perché ne aveva voglia e perché appena lo ha visto ha pensato a me ed alla mia cascata di infiniti ricci biondi.
Lui ha i capelli corti e talmente scuri che li ho sempre definiti neri per comodità.
"Dici che si può evitare una febbre?"
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Egoismi.


 
Tutti dicevano che non saremo durati neanche un giorno, eppure siamo qui, la tenda accampata nel giardino della casa al mare che è appartenuta ai miei nonni e che, poi, è passata a mio papà. Ed è quella casa che ha impregnate nelle pareti tutte le estati da quando è nato mio fratello e poi sono nata io.
La tenda è per quattro persone, perché è la stessa che ospitava me, mio fratello ed un suo amico, sempre il solito, durante la settimana di campeggio in Liguria che ci occupava sempre una delle settimane di agosto, quella dove papà era in ferie tutto il mese.
Sospiro, mi stringo addosso il cardigan panna che mi ha regalato la ragazza di mio fratello perché ne aveva voglia e perché appena lo ha visto ha pensato a me ed alla mia cascata di infiniti ricci biondi. Mi avvicino a Jack un po' di più.
Lui ha i capelli corti e talmente scuri che li ho sempre definiti neri per comodità. La barba che tiene sempre un po' visibile, perché ha ventun anni e li vuole dimostrare a tutti i costi. Però il soprannome Jack di quando aveva sette anni lo tiene ancora.
Mi avvolge le spalle con un braccio e mi avvicina a sé, sorrido e gli stringo il petto, facendo attenzione a non graffiarlo. E sono una grandissima egoista, mamma lo ha sempre detto, perché lui sarebbe dovuto essere con mio fratello ad una grigliata con i suoi amici, ma lo volevo con me ed ho pensato solamente a me stessa, costringendolo a passare la nottata in una tenda che gli va anche stretta.
Alzo gli occhi e lo guardo, mi sorride e mi stampa un bacio sulla punta del naso. Viziata, esattamente come ha sempre voluto viziare sua figlia. E tutti i discorsi su quella bambina, lui che "con le tue lentiggini e le tue smorfie" ed io, invece, "oppure tutta sua madre".
Non la volevo una famiglia, volevo solamente un piccolo monolocale per entrambi e le sue tshirt con i nostri profumi mischiati, ma no, a lui non bastava, perché lui il suo monolocale lo aveva già, la mia presenza costante c'era già, e c'erano anche le magliette con il profumo di entrambi intrecciati nella trama.
"Dici che si può evitare una febbre?"
"Mi ospiti da te, mamma mi uccide se sa che sto male prima dell'Austria."
"Devo lavorare, Fede."
"Tre giorni a casa con me?"
"Non hai sonno?"
Cambia continuamente discorso, non riesce a portarne a fine uno, e ho sempre pensato che sarei bastata io a non finire i discorsi. E gli vorrei dire tante cose, ma si volta di lato e mi accuccio contro il suo petto senza una parola in più.
Sa di vita e di tutto ciò che perderò partendo per Firenze e per l'università.
"Sorridi?"
Gli accenno un sorriso, ma non gli basta, perché i mezzi sorrisi non gli bastano mai, e delle volte neanche quelli completi, quelli sinceri in cui metto tutta me stessa. Per lui che ha sempre quel solito sorriso sulle labbra vedere me che sorrido poco più di niente è sempre un piccolo spreco, perché lo ripete ogni volta che siamo mezzi addormentati sotto le coperte che ho un sorriso troppo bello ed è addirittura sprecato per una come me.
"Che hai?"
"Io non ci voglio andare all'università." E torno la bambina capricciosa delle elementari, quella che non voleva andare mai a scuola.
"Noi restiamo anche se vai a Firenze."
"Ma non ci sei sempre."
"Ma io ti amo, lo sai."
Non rispondo, perché stavolta non tocca a me, perché stavolta sono io quella che deve essere rassicurata.
Mi stringo ancora un po' e gli bacio il collo. Mi trasferisco per un po', però non lo scordo, lo giuro. Se dovesse mai venire a trovarmi, ha detto che proverà a farmi cambiare idea. Anche se, senza che lui lo sappia, io una bambina ogni tanto me la immagino ed è sempre stretta a lui, ha le mie lentiggini esattamente come spera, però è bella. Ed è bella come il Giacomo che ho conosciuto a solamente dodici anni, ad una partita di basket della squadra di mio fratello.
  
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