Anime & Manga > Puella Magi Madoka Magica
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Autore: VioletTheInventor    10/09/2014    1 recensioni
Cosa succederà quando arriverai in fondo all'ultima stanza?
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Kyoko Sakura, Sayaka Miki | Coppie: Kyoko/Sayaka
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Siamo stese supine su un prato. Non sappiamo perché ci troviamo qui o il motivo per cui l'erba è così dannatamente verde. Non contiene nessuna delle numerose sfumature create dalle chiazze d'erba secca, dal trifoglio, gli spruzzi vitali di papaveri, margherite, lillà e nontiscordardime. E' solo verde; come se un bambino avesse deciso che il color menta gli piaceva tanto, così da colorarci l'intero foglio. Sopra di noi c'è il cielo, di un turchino regolare e piatto. Anche questo è privo di qualsiasi bellezza. Sono sicura che se fossimo sedute la linea dell'orizzonte sarebbe una retta nera. Asettico, ecco com'è.

Con uno scatto mi metto seduta. Batto una mano sul prato, furiosa. Questo nemmeno scricchiola, ma attutisce il mio colpo traballando pigramente, fino ad incassarlo completamente e fermarsi. Mi rizzo in piedi, desiderando un piattaforma che tronchi qualsiasi contatto con questa superficie innaturale. Nemmeno i miei piedi dovrebbero toccarla, penso. Per la prima volta penso, non pensiamo. Mi chiedo cosa abbia fatto di sbagliato e, posando lo sguardo sul punto in cui Sayaka è distesa, scopro qualcosa di orribile: la sua tridimensionalità deve essere stata manomessa, perché ha tutto l'aspetto di uno scarabocchio. Quella sensazione ai piedi... Non finisco di formulare che sono di nuovo a terra, con le ginocchia conficcate dentro a questo prato di plastilina. Tento di afferrare le spalle della figura, ma scopro che cercare di toccare un tratto a matita è inutile, per quanto un attimo prima fosse davvero lei.
Comincio a graffiare il pavimento, le unghie si spezzano, ma la cosa peggiore è che il il disegno si sta deformando, distorcendosi orribilmente. Ormai di Sayaka resta solo un azzurro impastato e sporco di marrone, giallo e rosso. Ma sento qualcosa di solido e freddo sotto, forse posso ancora farcela. Ormai nemmeno le fitte lancinanti che prima si irradiavano dalla punta delle dita a quelle delle orecchie mi toccano più, gli unici tremori sconnessi che mi percorrono sono quelli dell'eccitazione, sento la tachicardia esplodermi nel petto e le orecchie cominciano a fischiarmi. Rosso misto all'azzurro, finché una lastra di ghiaccio non si palesa sotto le mie mani frettolose, che non hanno più nulla in cui scavare.
Pulisco coi i palmi la superficie liscia, riuscendo solo a sbavarla di più. Mi lecco le mani ferite, sentendone il sapore metallico: mi dà la nausea. Le ripasso sulla lastra, ma non vedo ancora nulla, così avvicino il viso al ghiaccio, freddo sotto l'epidermide sfigurata: Sayaka è cristallizzata qua dentro, posso posare le mie mani sulle sue, a pochi centimetri sotto la superficie, e distinguerne il volto abbandonato a una corrente invisibile, i capelli sospesi intorno al suo viso diafano e tante piccole bolle d'aria immobili fuori dalla bocca sottile, ancora inesplose, che non hanno mai percorso la distanza necessaria per uscire dall'acqua e liberarsi. Inizio a picchiare ripetutamente il ghiaccio, senza risultati. Mi guardo intorno, in cerca di uno strumento, ma nulla. Osservo quella figura così vicina ma irraggiungibile continuando a graffiare e battere, gemendo per la frustrazione. Mi fermo per riprendere fiato e poi ricomincio.
Continuo per diversi minuti, ma potrebbero essere giorni, dato che non c'è nessun sole o luna che segni il tempo. Mi fermo di nuovo, stavolta guardo attentamente quello che resta di Sayaka, ripulendolo come meglio riesco dal sangue. Non ci sono nemmeno i solchi a documentare i miei sforzi, è stato tutto inutile. Poso una mano in prossimità della sua, desiderando essere cristallizzata al suo fianco. Il ghiaccio si rompe e crolla senza preavviso, e io con lui. Non c'è nulla, né luce né spazio, solo un precipizio senza fine. Cerco di muovermi in questo luogo privo di appigli, dove non esistono certezze e nemmeno una ragazza dai capelli blu. Urlo il suo nome, che risulta un rauco raspare, perché non articolo parole da tanto, troppo tempo. Mentre precipito mi chiedo quanto possa essere più in basso di me, d'altronde poco prima eravamo vicinissime. Ma arriva una fine.
Cado sulla schiena e i polmoni mi si svuotano completamente, lasciandomi boccheggiare impotente al suolo. Mi chiedo perché non sono morta. Non riesco a muovere le braccia, e non credo troverò mai la forza di alzarmi. Cerco di riprendere fiato, ma ogni tentativo mi porta a provare dei forti dolori all'addome. Giro la testa di lato, abbandonandola a se stessa. Vorrei sentirmi meno stanca. Un dettaglio azzurro mi costringe ad aguzzare la vista. Trattengo il respiro, sentendo una fitta poco sopra lo stomaco, ma non posso essermi sbagliata. Con uno sforzo immane mi giro su un fianco e mi lascio cadere sulla pancia, sentendo qualcosa spezzarsi. Ormai non mi importa più nulla; mi trascino sulle braccia percorse da un'energia nuova, una forza che non è né naturale né possibile.
Sono arrivata vicino a un mucchio di vestiti, e nonostante abbia percorso appena qualche metro mi sento svuotata; non posso nemmeno più ignorare il dolore che provo all'addome. Sto per svenire, ma riesco a riconoscere gli abiti: sono di Sayaka. Per la prima volta, sento una riga umida graffiarmi il viso.  

Questa Fan Fiction vorrebbe rifarsi a una Matrioska. Il fatto che alla fine Kyoko trovi soltanto i vestiti di Sayaka simboleggia il suo inutile sforzo, che la portano al rinvenimento di un guscio vuoto, l'ombra spenta di ciò che un tempo è stata Sayaka. D'altro canto, la Puella in blu ha perso qualsiasi contatto con Kyoko, annegando nella sua stessa disperazione. Ho tentato di descrivere quello che è l'inevitabile destino di una maga, e di come l'incertezza voluta da Kyoko la porti a scontrarsi con una verità fin troppo pesante, fin troppo dura.

  

   
 
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