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Autore: Valentina66    10/09/2014    1 recensioni
Che Mickey Milkovich non fosse tipo da biberon e pannolini nessuno lo metteva in dubbio.
E’ un Milkovich e i Milkovich iniziano a fare i padri solo da quando il figli riescono ad afferrare una pistola senza farla cadere.
Perciò Mickey non deve fingere, per una volta la parte del Milkovich gli cala a pennello.
Solo Ian sa realmente per quale ragione non riesce nemmeno a guardare suo figlio.
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Ian Gallagher, Mickey Milkovich
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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His presence helps me to recover

 
Salve shipper! Ho scritto questa sciocchezzuola di getto dopo la 4x12 in preda ai feelings, e questo non è mai un bene perché si tende a fluffeggiare troppo e ad uscire dai personaggi. Quindi vi avverto in anticipo.
 
 
Mickey quella mattina venne svegliato dall’odore del caffè e da un misterioso gorgoglio. Spaesato, aprì gli occhi di scatto e quello che vide non gli piacque per niente: il neonato se ne stava lì sul suo petto, tutto fossette e sorrisini, mentre un rivolo di bava gli colava da un angolo della bocca.
─Ian..─ mormorò fissando suo figlio come se fosse un mostro uscito fuori dal più terribile dei suoi incubi. Non l’avrebbe mai confessato a nessuno, ma talvolta si svegliava nel cuore della notte completamente sudato e ansimante ripetendosi non è colpa sua, lui è innocente, è tuo figlio, lui non c’entra con quello che è successo..poi passava agli insulti: prima suo padre, poi Svetlana, poi quella dannata testa rossa e infine se stesso.. si esatto, era tutta colpa sua, era un idiota, un debole, un.. ahh ‘fanculo. Non riusciva a spiegarsi come facesse, ma Ian in quei momenti si svegliava sempre e lo abbracciava da dietro.. a volte cominciava pure a baciarlo piano sul collo. Mickey ovviamente richiudeva subito gli occhi, troppo imbarazzato per parlarne, ma grato per quei gesti che riuscivano magicamente e tranquillizzarlo e a farlo riaddormentare. Solo che adesso il fottuto moccioso era reale e incombeva su di lui, mentre invece l’altra metà del suo letto era fredda e dannatamente vuota.
─ Ian! ─ gridò. ─ Iaaaaan!! ─ Spaventato dalle urla, il bambino si mise a frignare e fu allora che Mickey Milkovich si fece prendere dal panico: Gallagher non si era mai allontanato un secondo da lui in quelle settimane, lo accompagnava persino a pisciare per evitare l’ansia paralizzante che lo assaliva tutte le volte che non lo aveva sott’occhio. Certo adesso, da quando i farmaci cominciavano a fare effetto, la malattia stava regredendo e Ian lo sfotteva in continuazione insinuando che lo seguiva in bagno solo per vedere il suo uccello e chiamandolo mamma, babysitter apprensiva  e fidanzatino iperprotettivo. Lui gli mollava qualche ceffone e ridendo mascherava il ricordo di Fiona che lo aveva messo in guardia giorni prima: “Non si guarisce mai completamente, Mickey. L’ultima volta che mi sono permessa di pensarlo ho trovato Monica in un lago si sangue” gli aveva detto.
Mickey rabbrividì e incurante di suo figlio che continuava a strillare scese dal letto  completamente nudo e iniziò a cercarlo per tutta la casa, spalancando le porte e chiamandolo a squarciagola.
Quando la porta di casa sbatté il tonfo coprì per un secondo le urla del bambino e quelle di suo padre. Poi i pianti ricominciarono, mentre Ian e Mickey si guardavano dai lati opposti del salotto, ansimanti e scossi. Come al solito fu ian il primo a parlare ─ Cristo Mickey, ho pensato che fosse tornato Terry o che fosse entrato un psicokiller a sventrarvi nel sonno o che.. ─ balbettò avvicinandosi al compagno che ancora non si era mosso di un millimetro.
─ Dove cazzo eri? ─ lo interruppe quest’ultimo scansando il suo abbraccio, la voce glaciale e turbata.
─ A fumarmi una sigaretta, Mick. ─ i due si guardarono in cagnesco per  attimi che parvero interminabili, poi come al solito fu Ian il primo a cedere, e bloccando Mickey per la nuca, lo baciò e gli catturò velocemente una lacrima con il pollice facendolo apparire come un gesto casuale, ben consapevole di quanto lui odiasse apparire debole.  ─ Sai di sangue. Devi smetterla di morderti sempre la stessa guancia. ─
─ Vai a fare in culo. ─ gli rispose Mickey, afferrando un paio di pantaloni e dandogli le spalle per nascondergli il tremolio delle mani. Cristo, non avrebbe mai immaginato di ridursi così.. era una fottuta fighetta del cazzo, aveva ragione Mandy.
─ Mi piacerebbe.─ ribatté Ian ridendo e abbracciandolo da dietro nella speranza di stemperare un po’ la tensione. Capì però che non era il caso quando Mickey si girò e afferrandolo per il bavero gli intimò di andare a soffocare quella palla di moccico perché non ne poteva più di sentirlo frignare.
Dopo aver fatto addormentare il figlio di Mickey sulla sua spalla, Ian Gallagher decise di arrischiarsi a tornare in salotto. Milkovich era sul divano, la caffettiera vuota davanti a sé e la sigaretta in bocca incurante del divieto di Svetlana di fumare in casa. Osservò la pelle pallida del suo collo messa a contrasto con le sue labbra carnose che facevano uscire nuvole di fumo. Appena gli fu davanti gli posò suo figlio in grembo. Avrebbe potuto giurare di aver visto la bocca del bimbo tendersi consapevole in un sorriso, mentre invece Mickey si irrigidì e sussurrò a denti stretti “toglilo”
Sospirando, Ian se lo riprese. ─ non avete socializzato molto stamattina, eh? ─ chiese guardando con affetto il fagottino innocente.
─ Perché non è con la puttana? ─ ribatté bruscamente il moro, ignorando la domanda. Non riusciva a capire come facesse testa rossa ad amarlo. O a guardarlo. O anche solo a tollerare la sua presenza, visto come era stato concepito. Era stato un momento innaturale, pieno d’odio e rancore, un momento che non sarebbe dovuto esistere. Eppure nonostante tutto Ian era riuscito a superarlo, perché lui non lo aveva fatto?
─ Le ho chiesto io di lasciarlo qui. La sua presenza mi aiuta a guarire. ─ rispose il rosso appoggiando la testa sulle gambe di Mickey e stringendosi il bambino al petto.
Lo disse in maniera così naturale  che Mickey Milkovich non capì bene cos’era quell’ondata di dolcezza che lo investì in pieno, costringendolo ad abbassare gli occhi verso quella scenetta pateticamente sdolcinata che si stava svolgendo sul suo divano. Dieci minuti dopo, mentre Ian dormiva, Mickey riuscì ad accarezzare la guancia di suo figlio e a guardarlo per la prima volta con occhi diversi.
 
 
 
Se non siete già in bagno a vomitare melassa, fatemi sapere cosa ne pensate anche solo un “ fuck you, grazie per avermi fatto venire il diabete”
In Gallavich we trust.
  
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