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Autore: earlgreytea68    11/09/2014    2 recensioni
Sherlock Holmes continua a scegliere dei coinquilini che si credono blogger.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John, Watson, Sherlock, Holmes
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 4

 

Capitolo quattro.

 

11 Marzo 2015

 

Operazione UOMO in Pausa Permanente

 

Sapete cosa c'è che non va con l'amore? Vi prepara ad essere feriti. Puoi amare e amare e amare e dare e dare e dare, e alla fine non ci sarà un per sempre felici e contenti, avrai solo il cuore spezzato e un paio di bottiglie di vino vuote e la testa che ti fa così tanto male da non sopportarlo. E tutto per l’orribile colpa di decidere di amare qualcun altro più di te stesso. Come può essere giusto? Non lo è.

 

***

 

La mattina Janine tardò a lasciare la camera di Sherlock. Non era sicura di cosa le avrebbe detto, e ne era intimorita. Sarebbe stato un suo perfetto diritto essere furioso con lei per ciò che aveva fatto, ma allo stesso tempo pensava onestamente che mettere in chiaro le cose fosse la cosa giusta da fare. Di certo l'aveva fatta pensare molto più chiaramente al guaio in cui Sherlock si era cacciato e al coinvolgimento di John.

 

Sherlock era in cucina quando lei raccolse abbastanza coraggio da raggiungerlo. Aveva una provetta fumante in una mano e prendeva appunti con l’altra, e non alzò gli occhi per guardarla.

 

Esitò, poi arrischiò un “Buongiorno?” Odiò l'averlo fatto suonare come una domanda.

 

Sherlock continuò a non alzare lo sguardo. “La testa mi sta uccidendo.” disse “Se volessi farmi ubriacare di nuovo, potresti almeno usare del vino migliore di quello.”

 

Janine si sedette di fronte a lui al tavolo della cucina e lo guardò attraverso il mare di apparecchiature scientifiche. Non sapeva nemmeno come si chiamasse la maggior parte di esse. Disse, “Sei arrabbiato?”

 

Dopo un momento, Sherlock sospirò e posò la penna. Tenne la provetta fumante in una mano e guardò Janine. “No. Avevi bisogno di un sotterfugio, credo.” esitò. “Non posso criticare le persone che decidono di manipolarmi.” lo disse velocemente, come se fosse una nuova scoperta che aveva fatto.

 

“Volevo soltanto sapere.” disse Janine “Perché pensavo mi avrebbe aiutato ad aiutare.”

 

“Sciocco da parte tua. Ora ho reso tutto molto più pericoloso per te perché sai qualcosa che si suppone non dovresti sapere, e non mi fido granché di Mary.”

 

“Pensi che Mary sparerebbe anche a me? A quale scopo?”

 

“Dovrebbe esserti ormai abbastanza evidente che non posso prevedere Mary.” disse Sherlock.

 

“Eppure hai detto a John che poteva fidarsi di lei.” sottolineò Janine.

 

“Beh…” disse Sherlock dopo un momento “Non mi piace pensare che John possa innamorarsi di qualcuno incorreggibile. Ma io non sono innamorato di lei, e quindi non mi fido di lei, e mi dispiace di averti messa in pericolo a questo modo.”

 

“Mary ti ha sparato nell’ufficio di Magnusson.” disse Janine, che aveva fatto il collegamento la notte prima mentre rimaneva sdraiata a letto, sveglia. “Questo significa che anche lei era nell’ufficio di Magnusson quella sera. Perché?”

 

“La ricattava, naturalmente.”

 

“È per questo che era mia amica? Solo perché ho lavorato per Magnusson?”

 

Sherlock riprese la penna e tornò a scrivere. “Non lo so. Ma è per quello che ho finto di uscire con te, e questo non sembrava darti fastidio.”

 

Janine considerò la cosa. Perché era vero. “Aspetta, è lei che mi ha colpito alla testa?”

 

“Beh, non ero io.” disse Sherlock.

 

Janine aggrottò la fronte, elaborando.

 

“Andiamo avanti.” Sherlock rimise giù la penna, così come la provetta, e si appoggiò allo schienale, incrociando le braccia, come se fosse la conclusione definitiva sull’argomento. “Il tuo appuntamento con Kevin era meno che soddisfacente. Avrei potuto prevederlo. Quello che doveva allarmarti era la sua professione.” [1]

 

“Un poeta?”

Sherlock alzò gli occhi. “Poeta. Ti prego. Era un poeta quanto lo posso essere io. Scrivere finti profili per siti di appuntamenti. Sapeva perfettamente come attirare la tua attenzione. È il trucco più vecchio del mondo.”

 

“Scrivere finti profili per siti di appuntamenti è il trucco più vecchio del mondo?” disse Janine.

 

“È un modo di dire.” brontolò Sherlock.

 

“Mycroft ha detto che era un assassino.”

 

“Oh, e ora Mycroft è brillante nell’individuare assassini in mezzo a noi.”

 

“Posso dire qualcosa su John Watson?” provò a chiedere Janine.

 

“No.” disse Sherlock, bruscamente. “Non puoi. Ti perdonerò per avermi fatto ubriacare e avermi manipolato ma in cambio tu non menzionerai nulla di tutto ciò mai più.”

 

“Pensi che sia un segreto, Sherlock? Che sei innamorato di lui? Il novanta percento delle persone al matrimonio sapeva che eri innamorato di lui appena hai finito il tuo discorso da testimone. Non vedi il modo in cui lo guardi. Lo dai a vedere come niente.”

 

Sherlock aggrottò la fronte. “Beh, non hai mai trovato indispensabile parlarne prima di ieri sera, quindi –”

 

“Non sono sicura vada bene per te.” sbottò Janine. “Intendo, le cose andavano bene. Non pensi che le cose andavano bene? E poi è tornato nella tua vita e adesso sei triste e–”

 

“Sto bene.” ribatté Sherlock. “Non sono di certo triste.”

 

“Bene.” disse Janine dopo un secondo. “Ma magari solo… lascialo fuori dai prossimi casi.” Janine voleva dire, non penso ti faccia alcun bene ricordare ciò che hai perso, portandolo con te e tormentandoti perché tornerà a casa da qualcun altro. Non lo fece.

 

Sherlock disse “Non sapevo nulla del tuo fidanzato. Sapevo fossi rimasta ferita, ma non mi sono preoccupato di entrare nei dettagli. Non sapevo fosse così… intendo, sei ancora così piena di speranza di trovare l’amore. Sei davvero… indulgente. E ottimista.”

 

Sherlock parlò con cautela, come se certe caratteristiche gli fossero così estranee da non essere sicuro di nominarle correttamente. Ma Janine pensò alle cose che non aveva detto: che aveva amato il suo fidanzato ma che era sicura, dopo che si era rivelato un bugiardo traditore, che lui non fosse Quello Giusto per lei; che Quello Giusto era ancora lì fuori; che Sherlock aveva già stabilito che John fosse Quello Giusto per lui e non sembrava poter essere dissuaso da nulla se non da John che aveva scelto una donna che gli aveva sparato. Voleva dire a Sherlock che doveva andare avanti, come aveva fatto John quando Sherlock era morto, ma non pensava che Sherlock avrebbe capito il concetto. Per Sherlock la conversazione iniziava e finiva con John Watson: lui era perfetto.

 

Janine disse “Avresti agito diversamente? Se avessi saputo?”

 

Sherlock ci pensò per un momento. “Mi piacerebbe dire di sì.” decise, finalmente.

 

Janine gli sorrise. “Ma non lo avresti fatto.”

 

“No.” ammise Sherlock. “Probabilmente no.”

 

Janine si alzò, con l’intenzione di andarsi a fare una doccia, e disse con leggerezza. “Sei un sociopatico senza cuore. Come ho fatto a finire con te come mio miglior amico?”

Voleva essere uno scherzo, ma Sherlock sbatté le palpebre verso di lei, stupito. “Sono il tuo migliore amico?”

“Certo che lo sei.” disse Janine con aria interrogativa. “Non ho nessun altro, no? Una si è scopata il mio fidanzato e l’altra è un’assassina. In confronto assomigli a Madre Teresa.”

 

Sherlock era così solenne nel guardarla che per un momento lei non si poté muoversi. Attese quello che stava per dire.

 

Quello che disse fu “Ho letto il post sul tuo blog. Alcune persone raggiungono il Per-sempre-felici-e-contenti. Lo troverò per te.”

 

Janine gli sorrise. “Vedi, questo è quello che fa di te un buon migliore amico.”

 

“Ma se racconterai a qualcuno il resto delle cose che ho detto ieri sera –lo sai, tutte le cose- non sarò contento.” disse Sherlock, severamente. “Doveva essere un segreto, e dovrà rimanere un segreto. È l’unico modo per tenere tutti quanti al sicuro.”

 

“Non ho intenzione di dirlo a nessuno. Ma anche se tradissi la tua fiducia, conosco il tuo segreto.” agitò il dito contro di lui.

 

Sherlock esaminò il dito con dubbiosa avversione. “Quale sarebbe?”

“Tu non mi spareresti mai.” disse e lo baciò sulla guancia.

 

***

 

12 Marzo, 2015

 

Shezza, tra tutte le persone, dice che non devo rinunciare all’Operazione UOMO. Però gli ho detto che ho bisogno di una pausa. Forse, invece, ho solo bisogno di un piccolo momento tra donne.

 

Commenti

 

Sei stata poco chiara sulle tue preferenze. Se volevi delle ragazze avresti dovuto dirmelo prima. –Shezza

 

Non in quel senso. Ma grazie per la tua preoccupazione. –J

 

***

 

Janine era stranamente nervosa, considerando che tutto quello che stava per fare era incontrare per pranzo una donna al cui matrimonio aveva partecipato. Ma, quando si fermò a pensarci, lei e Mary non si erano più parlate dalla sera in cui Janine era stata colpita alla testa. Presumibilmente da Mary stessa. E ora, sapendo tutto quello che sapeva su Mary, Janine pensò che il suo nervosismo fosse giustificato.

 

Ma Mary entrò e l'abbracciò, proprio come sempre. Era enormemente incinta, e Janine cercò di fare i calcoli nella sua testa. Quanto tempo ancora prima che arrivasse il bambino? John avrebbe chiamato Sherlock? Questo avrebbe fatto sbarellare Sherlock di nuovo?

 

Mary si sedette e disse, “Allora, non mi hai detto riguardo te e Sherlock.” la guardò maliziosamente, alzando un sopracciglio, come se Janine fosse in qualche modo obbligata a doverlo dire a Mary.

 

E improvvisamente Janine prese nel modo sbagliato l’intera faccenda. “Tu non mi hai detto che sei un’assassina che ha fatto amicizia con me solo per arrivare a Magnusson.” ribatté e poi si morse la lingua. Oh, maledizione. Sherlock l’avrebbe uccisa non appena avrebbe scoperto che Mary sapeva che lei sapeva. Beh, non l’avrebbe uccisa letteralmente. Janine avrebbe lasciato la parte dell’omicidio a Mary.

 

L’espressione sul volto di Mary si congelò scioccata, e poi, dopo un momento, si fece fredda. “È quello che ti ha detto?”

 

“Gli credo.” disse Janine, perché non si sentiva in vena di ascoltare le bugie che Mary avrebbe tentato di raccontarle, e perché lei credeva a Sherlock. Inventare una storia simile era troppo oltraggioso perfino per lui.

 

“Lui ha fatto la stessa cosa, lo sai: si è avvicinato a te per arrivare a Magnusson.” Mary sorseggiò un po’ della sua acqua.

 

“Lo so.” disse Janine, in modo piatto. “Siete entrambi dei cretini.”

 

“Così è per questo che mi hai chiamata a pranzo? Così che tu possa lamentarti di qualcosa che ero in passato, prima di conoscerti?” Mary sembrava annoiata.

 

“No.” disse Janine. “Onestamente, non avevo intenzione di dire nulla su tutto ciò. In realtà ho promesso a Sherlock che non l’avrei fatto. Quindi mi prenderò una lavata di capo per questo. Ma no, in realtà volevo parlarti di qualcosa di completamente diverso.”

 

“Va bene.” disse Mary, con cautela, chiaramente cercando di capire di che cosa poteva trattarsi.

 

Janine deglutì, guardò Mary e disse. “Voglio che tieni John lontano da Sherlock.”

 

Mary sbatté le palpebre. “Cosa?”

 

“Lo so che non sono propriamente affari miei, ma, beh, la verità è che Sherlock è un affare mio ora.”

 

Mary sollevò le sopracciglia. “E tu sei gelosa di John?”

 

“No.” disse Janine, onestamente, perché non lo era.

 

“Mettersi in mezzo a quei due non è il modo per vincere Sherlock.”

 

Non voglio vincere Sherlock, pensò Janine. Voglio solo smettere di vederlo morire giorno dopo giorno davanti a me. Janine disse “Non sono io quella che si è messa in mezzo.”

 

“Oh.” disse Mary sulla difensiva. “Suppongo pensi che sia stata io. Non sono stata nient'altro che totalmente favorevole alla loro amicizia. Ho lasciato che John andasse a indagare e non ho mai detto una parola. Gli ho detto di andare a indagare.”

 

“Lo so.” disse Janine. “E io ti sto chiedendo se puoi smetterla. Per me.”

 

Mary strinse gli occhi, guardandola in un apparente stato di stupore. “Ti piace veramente Sherlock? Dopo tutto quello che ha fatto?”

 

A Janine non piaceva. Ma pensò che era meglio proteggere Sherlock. Meglio che dire No, ma Sherlock è così innamorato di tuo marito che lo stai distruggendo, che tu lo voglia o meno. Janine pensò che Mary doveva sapere come si sentiva Sherlock, o almeno che lo sospettasse, ma Janine era determinata a non aumentare le vulnerabilità di Sherlock con Mary dicendolo ad alta voce. Era già abbastanza brutto che Sherlock dovesse vivere ogni giorno con la convinzione che Mary lo avesse battuto.

 

Così Janine disse, “Tu, tra tutte le persone, non dovresti criticare il perdono.” quando Mary sembrò abbastanza contrita, disse, “Ascolta. Eravamo amiche, giusto? Mi manca essere amiche. Così ti sto chiedendo, da amica ad amica, se potessi darmi un po' di spazio di manovra per lavorare con Sherlock, un piccolo spazio nella sua testa libero da John.

 

Mary le fece un sorriso brillante e disse, “Oh Janine, ma certo, assolutamente.”

 

In seguito, Janine rifletté che stava migliorando come sociopatica.

 

***
 

John disse, “Stavo pensando che potrei scrivere a Sherlock.” e Mary disse “Pensi sia una buona idea?”

 

Erano abbracciati, guardando la tv, e fu alla televisione che John sbatté le palpebre sorpreso, perché pensò che sarebbe stato troppo drammatico spintonare Mary solo per poterla guardare in faccia. “Sì.” disse, e odiò l’averlo detto in tono un po’ bellicoso. “E lo pensavi anche tu, solitamente.” non resistette a sottolineare.

 

“Mmm.” disse Mary, dolcemente. “È solo che, non lo so, forse tutti quanti avremmo solo bisogno di un po’ più di… spazio?”

 

John guardò la televisione in silenzio, pensando alla cosa. “È per il ridicolo blog di Janine?”

 

“Il suo cosa?”

“Il suo blog.”

 

Mary si spostò così da poter guardare John, ma John continuava a guardare la televisione. “Il blog di Janine?”

 

“Ha un blog, lo sai.” disse John “Te l’ho fatto vedere.”

 

“Lo stai leggendo?”

 

Lo leggeva devotamente. Ed era ridicolo. “No,” disse, ma sapeva che Mary avrebbe saputo che stava mentendo, perché Mary sapeva sempre quando mentiva. Lui non aveva la stessa peculiarità. Aveva piuttosto la caratteristica opposta. La caratteristica del Non Sapere Cosa Diavolo Stesse Succedendo Finché Le Persone Non Ritenevano Finalmente Opportuno Dirglielo.

 

“Non sei geloso del suo blog, vero?” disse Mary “Ti ho detto di riprendere nuovamente il tuo blog. Pensavo ti saresti sentito meglio.”

 

“Non voglio che questo—“ gesticolò vago attorno alla stanza “—faccia parte di questo.” gesticolò oltre la sua spalla, col quale intendeva indicare l’intero mondo là fuori.

 

“Lo so. Ed è un pensiero dolce. Ma ti piace scrivere, e dovresti farlo di più.” Mary appoggiò la testa sulla sua spalla, rannicchiandosi.

 

In realtà non gli piaceva scrivere. Pensava fosse facile commettere l’errore di pensarla così. Aveva commesso lo stesso errore. Ma aveva aperto il blog per scriverci centinaia di volte e non aveva mai ottenuto più di uno schermo bianco. Non gli piaceva scrivere; gli piaceva scrivere di Sherlock.

 

E una parte di lui si odiava veramente, perché aveva Mary, e la bambina in arrivo, e forse le cose erano state un po’ faticose tra di loro ma Mary si rivelò essere ancora Mary, la donna di cui si era innamorato e aveva sposato. C’erano molti giorni in cui poteva immaginare che l’intero episodio dell’assassinio fosse stato una sorta di delirio febbrile. La maggior parte delle volte, pensava che lui e Mary potessero risolverla, lo pensava davvero.

 

Ma non aveva importanza. Anche nei giorni belli, nei giorni migliori con Mary, gli mancava Sherlock. Ed era successo anche quando Sherlock era morto ma John l'aveva giustificato come dolore, come una relazione finita nel bel mezzo della storia, con la mancanza di una conclusione che l’avrebbe ossessionato per sempre. Ma ora non aveva più quella scusa. Poteva chiudere la relazione; l’aveva chiusa la relazione. Ci aveva provato, veramente tanto, a far funzionare le due vite separate, e aveva funzionato, quasi, per un po’, prima di tutto quello che era accaduto. E questo era ciò che era accaduto: la vita cambiava, andava avanti, ti allontanavi da certe persone e ti avvicinavi ad altre. Succedeva e basta.

 

Ma a John mancava Sherlock con dolore acuto e implacabile. A John mancava Sherlock anche quando era con Sherlock. Perché nulla sarebbe stato nuovamente come prima, e il rammarico pulsava acido nelle vene. Sarebbe dovuto essere un uomo felice, attendendo la nascita del suo primo figlio, una nuova avventura, e invece era annoiato e triste e stranamente solo, nonostante non lo fosse quasi mai.

 

La persona che voleva era Sherlock. E ogni tanto la cosa lo preoccupava. Perché quando era con Sherlock non sembrava che Mary gli mancasse a quel modo. Quando era con Sherlock, perfino adesso, com’erano, non c’era spazio per nessun altro a parte loro due. Poteva dire che anche Sherlock pensasse lo stesso; Sherlock non aveva chiesto alla sua nuova migliore amica Janine di aggregarsi a loro costantemente.

 

E John era preoccupato a riguardo. Non avrebbe dovuto essere il contrario? Non avrebbe dovuto sentire la mancanza di Mary in ogni momento? Com’era riuscito a creare una tale confusione? Com’era riuscito a fare tutto questo casino della propria vita?

 

 

 

 

 

 

 

 

NOTE:

[1] Questa frase è stata un incubo. UN INCUBO. Ringrazio infatti Yoko, Lia e Vale per avermi dato una mano ad uscirne. XD

 

Mi scuso immensamente per il ritardo, ma come ho detto Marco era a Gardaland e non è riuscito a betarmi il capitolo, poi ha avuto il culo pensate e ha rimandato fino ad oggi, speriamo bene col prossimo XD

Il prossimo che è... tipo... bellissimo.

   
 
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