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Autore: Nanek    11/09/2014    5 recensioni
«Scusami?» risponde sconvolto, mentre lei si lascia andare a un sorriso divertito.
«Ti rode il fatto che io possa essere felice con qualcuno diverso da te?» e lei dice quelle parole quasi con cattiveria, con stupore, perché è palese la risposta a quella domanda, perché Calum non reagisce mai in questo strano modo, perché lei può scommettere la cosa più cara che ha senza timori di perdere.
«Forse.» ammette lui, cogliendola di sorpresa: si aspettava un minimo di resistenza da parte sua, si aspettava qualcos'altro da uno come lui e non questo, non questo suo essere così dannatamente sincero.
«Forse?» il cuore le balza in gola e non le permette di parlare, deglutisce a vuoto, sente crescere dentro uno strano mix di rabbia e agitazione, come se quella piccola e misera confessione fosse sufficiente a mandarla in crisi, perché Calum sta confessando di essere geloso di lei con un altro, perché quel momento, questo dannato momento, lo ha aspettato per così tanto tempo che ormai se l'era dimenticato, perché ha trovato Seth.
*
Attenzione: Per capire il senso di questa OS suggerisco di leggere la OS di Yeli_ “Razionale” che trovate nel suo profilo =)
Genere: Malinconico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Calum Hood, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Too Late

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Nothing lasts forever
Nothing stays the same.

 
Il corpo di Mackenzie si stringe forte al suo, caldo, protettivo, il suo profumo ad inebriarla, le sue mani sulla schiena di lei, dove i lunghi capelli castani scivolano leggeri, mossi appena da quel vento freddo che caratterizza quell’inverno senza pietà; i loro visi sono freddi, le punte dei loro nasi rossi come le guance, mentre le loro labbra si uniscono e si sfiorano da minuti, labbra che si rincorrono, si cercano, come a non voler mai lasciarsi andare per davvero.
Lui sorride spesso in questi baci sussurrati, sorride e lei se ne accorge, tanto che lo fa avvicinare ancora di più a lei, le sue dita che si intrecciano nei suoi capelli ricci e castani, così morbidi, così perfetti che sembrano essere fatti per essere sfiorati da quelle dita lunghe e magre e, oggi, arrossate perché si è scordata i guanti dentro al ristorante.
Un bacio semplice, senza troppa passione a bruciare, un bacio sotto la neve, che cade leggera e silenziosa, quasi temesse di disturbarli, di distrarli, privandoli di quel momento così magico e unico.
Mackenzie si allontana per prima dal viso del giovane che ha davanti ai suoi occhi, si allontana appena e scorge ancora quel sorriso a caratterizzarlo, il sorriso che Seth non le fa mai mancare, un sorriso solare che coinvolge le sue guance morbide, il suo nasino all’insù che si arriccia appena, quegli occhi piccoli e color del cielo, del ghiaccio, ma che non sembrano mai freddi quando la guardano.
Lui le accarezza una guancia con fare delicato, l’accarezza piano e sposta una ciocca di capelli dietro al suo orecchio e «Sei bellissima, Mackenzie» dice piano, chiamandola Mackenzie, senza mai accorciare quel nome, senza mai ridurlo a tre misere lettere, come se per lui il suo nome fosse tutto, come se lei fosse in ogni singola lettera, come se in quelle nove lettere ci fosse scritta l’intera figura di quella ragazza che ha davanti ai suoi occhi, come se si sentisse in colpa a dimezzare una parte di lei.
Mackenzie sorride a quel ragazzo che ha di fronte, sorride impacciata e non sa cosa rispondergli, sente solo il sangue salirle alle guance e il cuore battere leggermente più forte al suono della sua voce, la mano di lui le sta ancora sfiorando la pelle e, lei, decide di prenderla, affondando le due dita nelle sue, limitandosi a quel piccolo gesto che vale più di mille parole, limitandosi ad avvicinarsi ancora un po’ per lasciargli un ultimo bacio sulle labbra fredde, rendendosi conto di non essere in qualche sogno strano, rendendosi conto di non essersi mai sentita così viva.

*

«Calum? Che ci fai qui?» chiede sorpresa la mora, non appena varca la porta del suo appartamento che condivide con Cara da appena sei mesi.
Il ragazzo è seduto su una sedia, sul tavolo una birra aperta e delle noccioline sbucciate, i viso corrucciato, Mackenzie può giurare di non averlo mai visto in queste condizioni: Calum che si arrabbia? Calum che ha il muso? Si parla della stessa persona per la quale ha perso troppe notti insonni?
Lui si limita a fare spallucce, si alza sgarbatamente dalla sedia e va a distendersi sul divano, le braccia intrecciate al petto, l’aria di chi ha bisogno di sfogarsi al più presto possibile.
Mackenzie non sa davvero cosa dire, sa solo che quell’atmosfera non porterà a niente di buono, si avvicina a lui piano, come se temesse che lui possa esplodere troppo in fretta, si siede al suo fianco ma lascia qualche centimetro tra la sua gamba e quella di lui, ha paura a toccarlo, ha paura a dire qualcosa di sbagliato.
«Che è successo? A me puoi dirlo, Cal» lo rassicura, la mano a mezz’aria pronta a finire sul ginocchio di lui, mano che non sfiora nemmeno il tessuto dei suoi jeans perché, la voce di lui, quasi la spaventa a morte.
«Quindi hai limonato con Hooper» e lei non capisce se quella è una domanda o un’affermazione troppo dura.
«La cosa ti… sconvolge? Mi dispiace» si affretta a scusarsi anche quando non è necessario, poi continua, perché odia che lo chiami per cognome, sembra che lo odi, sembra che lo detesti a tal punto da non meritare di avere un nome «Si chiama Seth, comunque» e lo sente sospirare a fondo, per poi lasciarsi scappare quel «Può chiamarsi anche coglione, non mi cambia molto» e Mackenzie finge di non capire il motivo di tanta ostilità.
«Che ti prende, Cal? Perché mi tratti così?» ma la risposta è chiara come il sole, la risposta lei la sa, a lei non sfugge nulla, ma per una volta vuole sentirselo dire.
«Pensi di poter limonare così, a caso? Eravamo tutti dentro, in quel ristorante, sei sparita per un coglione, ci hai lasciati lì per un coglione, siamo i tuoi amici, Mac.» e lei sorride acidamente a quella stupida scusa.
«Ti rode?» chiede diretta, facendolo finalmente voltare verso di lei, gli occhi di Calum che finalmente puntano sicuri quelli di lei.
«Scusami?» risponde sconvolto, mentre lei si lascia andare a un sorriso divertito.
«Ti rode il fatto che io possa essere felice con qualcuno diverso da te?» e lei dice quelle parole quasi con cattiveria, con stupore, perché è palese la risposta a quella domanda, perché Calum non reagisce mai in questo strano modo, perché lei può scommettere la cosa più cara che ha senza timori di perdere.
«Forse.» ammette lui, cogliendola di sorpresa: si aspettava un minimo di resistenza da parte sua, si aspettava qualcos'altro da uno come lui e non questo, non questo suo essere così dannatamente sincero.
«Forse?» il cuore le balza in gola e non le permette di parlare, deglutisce a vuoto, sente crescere dentro uno strano mix di rabbia e agitazione, come se quella piccola e misera confessione fosse sufficiente a mandarla in crisi, perché Calum sta confessando di essere geloso di lei con un altro, perché quel momento, questo dannato momento, lo ha aspettato per così tanto tempo che ormai se l'era dimenticato, perché ha trovato Seth, perché ha trovato i suoi occhi azzurri e gentili ad aspettarla, ha trovato le sue braccia ad avvolgerla e a tenerla al caldo dal gelo di quello strano sentimento che la lega a Calum; Mackenzie si sente scossa, si sente arrabbiata, perché lei ci ha provato davvero ad andare avanti senza di lui, ci ha provato mettendoci tutte le forze possibili, ci ha provato e Seth le ha solo dato una mano a risalire in superficie, a risalire da quel buio della sua vita, cominciando ad essere razionale per davvero, rendendosi conto di quando sbagliata fosse la sua situazione, dove lei stava sempre dietro a Calum, lei ci ha provato davvero e lui, ora, sta mandando a quel paese ogni singolo sforzo.
«Sì, Mac. Mi rode il fatto che tu preferisca lui a me. Okay?» e lui continua, distruggendo ogni singola convinzione, distruggendo ogni singola mattonella di quel muro che si è costruita tra di loro, un muro che la stava aiutando ad andare avanti per davvero, un muro che, è bastato un leggero soffio, è già crollato in mille pezzi, crolla ad ogni singola parola che scivola leggera dalle labbra di Calum.
«Mi piaci, Mac. Pensavo fosse palese e, quel coglione lì, ti porta lontana da me.» usa quel tono che la fa irrigidire, quel tono duro e freddo, come se lei fosse di sua proprietà, come se fosse ancora colpa sua, perché lei lo ha in qualche modo tradito, lo ha ferito e lei deve sentirlo quel peso sullo stomaco, quel senso di colpa.
Calum si volta verso di lei, non esita ad azzerare la distanza tra i loro corpi, non esita a portare il viso a pochi centimetri da quello di Mackenzie, non esita ad accarezzarle la guancia con fare delicato, mentre accenna un sorriso nelle labbra carnose, mentre fa scontrare le sue iridi marroni con quelle di lei, non esita in nessun gesto, come se fosse stato tutto scritto su un copione, come se, inoltre, ci fosse una certa fretta in ogni cosa: è frettoloso Calum, è frettoloso in quella carezza, è frettoloso nell'avvicinare le sue labbra a quelle di Mac e, lei, la nota questa fretta.
La nota perché quella carezza non è sincera, non è data con affetto, non è data con delicatezza come ha fatto Seth, quella carezza è necessità, è paura di perdere chi doveva esserci sempre, è paura di perdere l'unica persona per la quale non si sarebbe mai dovuto lottare, è perdere l'unica certezza, è perdere l'unica persona che doveva restare per lui, in ogni momento, in ogni situazione, Calum teme di perdere Mackenzie ed è per questo che sta per baciarla, ma non c'è altro in questo suo gesto così intimo.
Pensare che Mackenzie si è immaginata in mille modi il suo primo bacio con Calum, pensare che ci perdeva ore e ore, prima di addormentarsi, ad immaginarsi ogni singolo gesto, ogni singola carezza, ogni brivido, ogni battito accelerato, si era immaginata il sapore delle sue labbra, si era immaginata come le loro labbra si sarebbero unite, lentamente, in modo unico e speciale, si era immaginata i denti di Calum che le mordicchiavano il labbro inferiore, facendola sorridere, facendola arrossire, si era immaginata davvero tutto Mackenzie di quel bacio tanto atteso ma... in questo preciso istante, nella sua mente, rimbombano solo quelle parole sussurrate da una voce diversa.
«Sei bellissima, Mackenzie.»
Una voce familiare.
Un sorriso dolce davanti ai suoi occhi.
Occhi color del ghiaccio che infondono sicurezza e calore e una gioia infinita.
Capelli ricci e morbidi che sente sotto i polpastrelli.
Labbra fredde che toccano le sue.
Dita delicate che sfiorano la sua pelle e scostano i suoi capelli dal viso.
La figura di Seth le annebbia la mente, la figura di quel ragazzo che le si avvicina piano, timido, per poterla baciare di nuovo, dopo averle confessato quelle dolci parole, dopo essere arrossito davanti al suo sguardo, alla sua figura, l'immagine di Seth la porta a mettere le mani sul petto di Calum, l'immagine di Seth le dà il coraggio necessario a fa indietreggiare Calum, proprio a pochi millimetri tra le loro labbra, interrompendo quel bacio che stava per iniziare, interrompendo quel momento.
«N-no» balbetta Mackenzie, spostandosi ancora da quel ragazzo dagli occhi sgranati e l'espressione di chi ha capito che non c'è più niente da fare.
«Mac... ti prego...» la supplica esasperato, perché troppo tardi si è reso conto di averla persa davvero.
«I-io...» e le guance di lei diventano rosse, sente la voglia di piangere e di urlare; vuole piangere perché si sente confusa e disordinata dentro, vuole piangere perché quel bacio lo ha sempre desiderato e l'ha appena rifiutato, vuole piangere perché lui è qui, per lei, e le ha appena confessato di provare qualcosa, ma vuole piangere perché lui è qui per non perdere colei che deve sempre restare ad aspettarlo.
Ed è qui che sale la rabbia.
«Se io non avessi baciato Seth, saresti qui a baciarmi? In questo momento?» domande che spiazzano, domande che fanno pensare il moro davanti ai suoi occhi, domande che Calum incassa ma alle quali non vuole rispondere, perché non sa quale sarebbe la risposta più giusta, non sa davvero che avrebbe fatto, non lo può sapere, non può darle una risposta certa.
Ed è qui che Mac esplode, ed è qui che la rabbia si fa sentire nelle vene.
«Vaffanculo, Calum» dice con rabbia.
«Mac... ti prego, io... non lo so, forse sì, ma chi può dirlo?» e quell'incertezza la manda in bestia, perché a lui piace lei, ma lui non sa neanche rispondere ad ovvie domande, perché lui è lì solo perché tenta di salvare il salvabile, cercando di non perderla per davvero.
«Vai via, Calum!» alza la voce Mackenzie, alzandosi dal divano ed indicandogli con l'indice la porta d'ingresso, lo sguardo che punta per terra, i denti che stringono forte il labbro inferiore.
La figura di Calum che si alza piano, il suo ennesimo tentativo di abbracciarla, di toccarla, di sfiorarla, ma lei gli nega ogni singolo contatto, si scansa un po', gli lascia lo spazio per raggiungere l'uscita.
«Pensavo tu ci saresti sempre stata per me, Mac.» sospira lui, mentre lei trova il coraggio di guardarlo negli occhi: se potesse griderebbe la sua ira, gli urlerebbe dietro che lei si è stancata di aspettare qualcuno che non arriva, che si è stancata di immaginarsi ogni singolo momento di loro due insieme, mentre lui si diverte a passare da una ragazza all'altra, che si è stancata di essere la sua seconda scelta, che si è stancata di essere così irrazionale da dare sempre retta al cuore e non al cervello, sprofondando ogni giorno sempre di più in un pozzo nero di tristezza, di domande, di attese che sembravano eterne e insopportabili.
Vorrebbe urlargli che lei ha un muro che la divide da lui, che Seth è colui che l'aiuterà ad eliminarlo dalla sua mente e dai suoi pensieri, che è l'unico meritevole dei suoi pensieri, che è l'unico che ha cercato di salvarla da quel triste cammino.
Vorrebbe davvero dirgli tutte queste cose, solo per distruggerlo, solo per farlo sentire un autentico idiota, solo per far sentire a lui quel peso sul petto, il peso del senso di colpa, perché tra i due non è lei la colpevole.
Vorrebbe davvero farlo, solo per togliersi quella soddisfazione ma, ancora una volta, è il cuore di Mackenzie a parlare per lei, è quella briciola di sentimento nei suoi confronti che la porta ad esitare, a non urlare, a lasciar scivolare quelle parole come ultimo saluto a quel sentimento speciale per Calum, un addio a quelle sensazioni, un addio che però non fa male, ma che lascia una piccola ferita che brucia, poco, di nostalgia.
«Lo pensavo anche io, Cal. Ma ora... è troppo tardi.»


 
 
 
 
Note di Nanek
Hey =)
Lo so, credo di essere sparita per un po’, non ho aggiornato End Up Here e Satellites ha nuovamente saltato sabato…. Capitemi, ho iniziato l’Università T.T sono qui per miracolo lo giuro!!! Non credevo di farcela.
Ed eccomi qui con una OS su Calum… un’ennesima OS su Calum lol
Come scrivo in trama, consiglio vivamente la lettura di questa OS “Razionale” prima di leggere la mia perché questa è l’inizio di quello che ho scritto io =) se volete capirci qualcosa, quindi, quella OS vi dà una mano ;)
Io ringrazio Yeli_ per avermi permesso di scrivere una specie di continuo per la nostra Mac <3 ma glielo dovevo, questo Calum è uno scemetto e non si rende conto che distrugge l’animo della nostra piccina =( quindi vai MAC!!! Seth ti aiuterà <3
Io… beh me ne vado XD spero che questa OS vi piaccia, spero di trovare qualche vostra recensione <3 e… dai, ci vediamo sabato con Satellites <3
Come già scritto, se avete voglia di farmi qualche domanda sulle storie, su questa OS o su qualsiasi cosa vi venga in mente, mi sono fatta Ask proprio per voi lettrici <3 mi trovate qui: Nanek 
Grazie sin d’ora per aver letto <3
Nanek
  
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