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Autore: CallMeSana    11/09/2014    5 recensioni
continuava a ripetermi che aveva vissuto oltre 900 anni viaggiando nel tempo e nello spazio, e ogni volta mi dicevo che avrei voluto viverli tutti con lui, perché quel poco che avevamo avuto non poteva assolutamente bastarmi
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Doctor - 10, Rose Tyler
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quel maledetto giorno in cui il mondo mi crollò addosso, aveva segnato la fine della vita di una giovane ed ingenua Rose Tyler.
Rose Tyler non esisteva più, dal momento in cui aveva perso per sempre l'uomo che amava, l'unico che non avrebbe mai potuto dimenticare.
Certe volte, risentendo, nel sonno, il rumore del Tardis disturbarmi i ricordi e il riposo, mi veniva da sorridere, perché per me il concetto di 'per sempre' era diventato relativo e non più così chiaro da quando lo avevo incontrato.
Continuava a ripetermi che aveva vissuto oltre 900 anni viaggiando nel tempo e nello spazio, e ogni volta mi dicevo che avrei voluto viverli tutti con lui, perché quel poco che avevamo avuto non poteva assolutamente bastarmi.
Lui sì che poteva parlare di 'per sempre', lui sì che sapeva che cosa voleva dire, e quando io gli dissi che non lo avrei mai lasciato, nemmeno quando avrebbe cambiato di nuovo faccia, avrei dovuto capire che non avrei mai potuto mantenere quella promessa.

Dovevo trovare un modo per riuscire ad eliminare quelle voci dalla mia testa, avevo già dimenticato il calore che provavo quando mi prendeva per mano, non ricordavo nemmeno più cosa avevo provato quando lo baciai senza pensarci un secondo.
Dovevo eliminare tutto questo, perché non potevo vivere con la consapevolezza di avergli confessato il mio amore e di non aver avuto la reazione nè la risposta che cercavo da lui.
Dovevo riuscirci, altrimenti sarei impazzita, e i miei genitori non glielo avrebbero mai perdonato.

La vita in Norvegia andava bene, col nuovo lavoro, e il mio fratellino. Avevamo tutti insieme deciso di chiamarlo Jack, e anche Mickey si riscoprì presto affezionato a quel bambino, come se fosse anche fratello suo.
A proposito di Mickey... ci riprovammo, almeno fino a quando io ero stata capace di fingere che andasse tutto bene, che il calore della mia famiglia sarebbe potuto essere sufficiente per permettermi di dimenticare il Dottore.
Ma Mickey conosceva bene il Dottore, ricordava perfettamente che, per viaggiare con lui, lo avevo lasciato indietro centinaia di volte.
Ogni tanto mi chiedevo come potesse ancora amarmi, e mi sentii stronza quando mi chiesi anche perché non ci fosse il Dottore al suo posto.
Ero una donna finita, e non ne potevo più!

Una notte in cui finalmente riuscii a prendere sonno, feci un sogno strano. Sicuramente era dovuto alla rottura con Mickey di quel pomeriggio, e alle sue parole che mi fecero male come lame: "non mi hai mai guardato come guardavi lui, nemmeno prima di conoscerlo."
Ecco, secondo me, perché sognai una donna che non avevo mai visto, ma che nel sogno conoscevo perfettamente.
Mi disse di chiamarsi Donna Noble e che il Dottore aveva bisogno di Rose, ma lei non sapeva come fare a trovarla.
Chi era Donna? Perché conosceva il Dottore mentre io non conoscevo lei? Dunque non era rimasto solo. Questo mi rese immensamente felice.
Mi svegliai di soprassalto notando una presenza metallica ai piedi del letto: era un enorme fucile, o almeno quello sembrava ai miei occhi, perché non avevo mai visto nulla di simile. Da dove arrivava? Non feci in tempo a chiedermelo che, esattamente come accadde quando dissi addio al mio Dottore, apparve una figura che riconobbi immediatamente: era quella Donna Noble, che teneva tra le mani una coppa piena d'acqua con all'interno... no, non poteva essere!
Avrei riconosciuto quella mano tra milioni, perché quella era la mano che mi stringeva, che teneva stretta la mia e il cui proprietario mi urlava di correre perché i Dalek, o i Cybermen, o qualche altro assurdo mostro del suo mondo, ci stavano inseguendo.
"Rose..." disse Donna "grazie al cielo ti ho trovata! Devi aiutarmi, solo tu puoi aiutarmi!"
"A fare cosa?" chiedo, quasi terrorizzata.
"A salvare il Dottore! Prendi il fucile e vieni con me, la sua mano ti aiuterà a passare di qui."
"Ma non è possibile!" 
Se fossi passata di là ci sarebbe stato un paradosso, perché in quella dimensione ero morta.
"Lo è... ti fidi del Dottore?"
"Come non mai!"
"E allora vieni!"
Confesso che tremavo dalla paura. Non mi importava di me stessa, temevo solo per lui: se fossi riapparsa cosa sarebbe successo? Come avrebbe reagito?
So che non poteva essere possibile che mi avesse abbandonata di proposito, quindi ero certa che sarebbe stato contento di vedermi almeno la metà di quanto lo sarei stata io.

Donna mi portò all'interno del Tardis... oh, quanto mi era mancato! Piansi toccandone ogni circuito, ogni parete, ogni molla, tasto, o schermo, perché quella era la casa dell'uomo che amavo, e nella quale avrei voluto vivere, con lui, se solo avessi potuto.
"Dov'è il Dottore?" le chiedo impaziente.
"Arriverà, stai tranquilla" mi dice.
E infatti eccolo: sono girata di spalle quando sento la sua voce, e il mio cuore perde un battito.
Quanto tempo era passato dall'ultima volta? Non ero certa di volerlo sapere.
Ruiscii solo a voltarmi verso di lui e, con le lacrime che mi appannavano la vista, gli corsi incontro.
Lo abbracciai come mai avrei potuto sperare di fare, e continuai a piangere anche quando lui mi guardò in viso, mi asciugò le guance, e mi diede un leggero bacio sulle labbra.
"Come hai fatto a venire qui?" mi chiede con quel sorriso che illumina sempre tutto, e che amo da morire.
"Donna..." provo a dirgli, ma lui capisce subito e, cambiando espressione, si allontana da me, si dirige dalla sua nuova compagna di viaggio, e le sussurra qualcosa all'orecchio, prima di darle un bacio sulla fronte e tornare da me.
"Non avresti dovuto farlo, Donna, lo sai... perché sei sempre così testarda?"
"Dottore, non ne potevo più di vederti triste e disperato, e sicuramente il mondo ha più bisogno di una persona come te che di una come me."
Mi accorsi che stava piangendo anche lei: certo, usare la mano del Dottore voleva solo dire prendere una parte di lui, e rischiare la vita.
Quante persone continuavano a sacrificarsi per lui!

"Dottore, che cosa sta succedendo?"
Lui non risponde, perché mentre lo chiedo sento qualcosa bussare e il suo volto impallidire.
"L'hai sentito?" mi chiede. Annuisco e mi dà un altro bacio.
"Sta per morire, Rose" si intromette Donna.
Vado in panico, e riesco solo a pensare che mi aveva voluta lì per la sua fine.
"Se era un modo subdolo per permettermi di adempiere alla mia promessa, sappi che non è divertente" gli dico.
"Ah sì, per quanto resterai con me?" mi chiede lui, facendo il finto tonto
"Per sempre e lo sai, perché ti amo, non ho mai smesso di farlo."
E intanto quel qualcosa bussa ancora e io ho l'istinto di stringerlo forte, mentre gli ripeto che lo amo.
Lui ricambia l'abbraccio, mi dà un forte bacio sulla guancia e, quando finalmente mi sussurra "anche io ti amo, Rose, pensavo non ci fosse bisogno di dirlo, che fosse ovvio, ma tu dovevi sentirtelo dire", mi accorgo che sta diventando incorporeo, che Donna lancia un urlo prima di sparire, e che il Tardis esplode lasciandomi illesa, e sola, ancora una volta, nella mia stanza, col mio dolore.


***
salve!! :D
Questa è la mia prima os sulla mia otp per eccellenza, anzi, devo essere precisa e dire che è la mia prima storia su Doctor Who in assoluto. Mi farebbe, quindi, piacere sapere che ne pensate, siate clementi, l'ho buttata giù di getto e probabilmente sarà piena di orrori!
Buona serata a tutti!
  
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