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Autore: evelyn80    12/09/2014    0 recensioni
[Affari a quattro ruote]
[Liberamente ispirata alla puntata n° 7 della settima stagione]
In vacanza in Gran Bretagna, Evelyn rimane con l'auto in panne nel bel mezzo della campagna inglese. Mike ed Edd la aiuteranno a ripartire. Prima che ciò accada, però, tra lei ed il meccanico scoccherà una scintilla.
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Spazio autrice: Salve di nuovo a tutti! Pubblico il quinto e penultimo capitolo di questa fic. Bacioni a tutti!
Evelyn

DISCLAIMER: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di queste persone, ne offenderle in alcun modo.



Capitolo 5

 

Fu svegliata da un clacson che suonava insistente proprio sotto le sue finestre. Evelyn lasciò passare qualche minuto, ancora in dormiveglia, nella speranza che il disturbatore molesto la finisse di strombazzare; ma poiché quello non demordeva, si alzò di malavoglia e si affacciò per vedere chi era lo "stronzo" che rompeva così tanto di domenica mattina.

Fu costretta a strofinarsi gli occhi più volte, per essere sicura di non avere le traveggole, e quando fu certa che i suoi occhi non la stavano tradendo non riuscì a trattenersi e scoppiò a ridere, prima di spalancare la finestra.

Edd era seduto in sella al "Bog Standard" e non appena la vide affacciarsi cominciò ad agitare allegramente lo "spazzolone grattaschiena" che aveva in mano. Sopra ai vestiti indossava una vestaglia azzurra, ed ai piedi aveva un paio di ciabatte di plastica al posto degli scarponi. Aveva gli occhi protetti da un paio di occhialoni da aviatore, ed al posto del casco indossava una cuffia da bagno a fiori dai colori sgargianti.

"Ma come ti sei conciato?!" gli gridò Evelyn, tra una risata e l’altra.

"Mi sono vestito a tema! Sei pronta?"

"Solo un minuto!"

La ragazza richiuse la finestra, si tolse il pigiama e si vestì in fretta e furia: l’immagine comica del meccanico le aveva completamente fatto dimenticare la scusa che aveva avuto intenzione di accampare e, cosa ancor più importante, non aveva visto traccia di Imogen. Chissà: forse dopotutto non sarebbe stata una brutta idea, quella di andare in gita con Edward; avrebbe anche potuto divertirsi!

Come tocco finale, indossò sopra agli abiti l’accappatoio bianco in dotazione alla sua camera e scese allegramente le scale, raggiungendo il meccanico fuori nel parcheggio.

"Bene, vedo che anche tu hai seguito il mio esempio!" rise il giovane uomo, porgendole una cuffia identica alla sua ed un altro paio di occhialoni: "Tieni, ecco il tuo "casco" ed i tuoi occhiali!"

Senza riuscire a smettere di ridire, Evelyn si infilò nella vasca da bagno e si mise occhiali e cuffia. Edward le passò lo spazzolone e mise in moto la motocarrozzetta, per poi dirigersi subito verso la campagna più selvaggia dei dintorni.

Fu il viaggio più esilarante che la ragazza avesse mai affrontato: era costretta a tenersi aggrappata saldamente con entrambe le mani al bordo della vasca, se non voleva rischiare di correre il rischio di saltarne fuori, e doveva gridare se voleva farsi sentire dal suo accompagnatore, visto che erano entrambi frastornati dal rumore del vento che fischiava nelle loro orecchie; ma fu talmente divertente – con Edd che ogni tanto faceva lo slalom nelle strette stradine deserte – che quando arrivarono a destinazione ad Evelyn faceva male la pancia per il gran ridere.

Il meccanico posteggiò il "Bog Standard" in uno slargo ai margini della strada e si tolse occhialoni e cuffia, passandosi una mano tra i capelli per ravvivarli; la ragazza lo imitò e poi gli fece la domanda che aveva sulla punta della lingua da quando erano partiti, ma che non aveva ancora avuto il coraggio di porgli:

"Come mai Imogen non è venuta? Pensavo che avresti portato anche lei…"

Lo vide irrigidirsi lievemente prima di risponderle:

"In realtà Imogen non sa niente di questa gita… Voleva andare a fare un po’ di shopping ed io le ho detto che avevo da fare e che non avrei potuto accompagnarla…"

"Mi vuoi dire che la tua fidanzata non sa che sei qui da solo con me?"

Il giovane uomo arrossì, prima di scuotere leggermente la testa in segno negativo.

Evelyn non poté fare a meno di sorridere: sembrava proprio che tutto stesse andando per il verso giusto. Edd rispose al suo sorriso, per poi alzarsi ed aprire il cesto della biancheria sporca che stava davanti al manubrio.

Il contenitore nascondeva al suo interno un vano porta oggetti, da cui il meccanico estrasse un grosso cestino da picnic ed un plaid in tela scozzese verde e blu:

"Ho pensato che potremmo fermarci qui a mangiare, se non ti dispiace…"

"Oh no, affatto!" scosse la testa lei, prendendolo sotto braccio e seguendolo lungo un sentiero che si inoltrava in un boschetto di querce.

Dopo poche centinaia di metri la macchia di alberi si apriva in una radura assolata, completamente ricoperta di piantine di fragole selvatiche, il cui profumo era talmente intenso da stordire. Edd stese la coperta, vi si inginocchiò sopra, aprì il cestino e cominciò a tirare fuori le vettovaglie.

C’era veramente di tutto: tramezzini al tonno ed al formaggio, pasticcini, un’insalata di pollo ed un termos pieno di tè caldo. Mentre il meccanico apparecchiava Evelyn non riuscì a trattenere un lungo fischio di ammirazione:

"Però… Hai pensato proprio a tutto eh? Imogen è proprio una donna fortunata, sai? Sei veramente un uomo da sposare!" commentò. Il giovane uomo arrossì suo malgrado, e per togliersi dall’imbarazzo si mise seduto e scartò uno dei tramezzini, che offrì alla ragazza.

Dopo aver mangiato e bevuto di gusto i due si sdraiarono al sole: erano letteralmente circondati dalle fragoline – il cui aroma pungente era dappertutto – e bastava loro solo allungare una mano per raccoglierle e mangiarle. Ad un tratto, Evelyn ne raccolse una più grande delle altre:

"Ehi, guarda questa com’è grossa! Tieni, mangiala tu…" disse, offrendola a Edd.

"Perché? L’hai trovata tu, è tua…"

"E’ proporzionata alla tua stazza…"

Il meccanico sorrise, ma invece di porgere la mano si protese con il viso verso di lei, socchiudendo la bocca. Evelyn non si lasciò pregare, e mise il piccolo frutto direttamente tra le sue labbra. Forse indugiò troppo a lungo – non avrebbe saputo dirlo neanche lei – ma fatto sta che Edward, invece di ritirarsi, chiuse le labbra sulle dita della ragazza, cominciando a succhiarle lentamente, con metodo, fissandola negli occhi.

Ad Evelyn parve che la sua essenza stessa fluisse dal suo corpo al ritmo della suzione dell’uomo: dischiuse le labbra ed esalò il nome del meccanico in un sospiro:

"Oh… Edward…"

Il meccanico si ritirò lentamente, lasciandosi sfuggire le dita dalle labbra; si allungò per raccogliere un’altra fragolina e, dopo essersela messa tra le labbra, si protese di nuovo verso la ragazza, invitandola a raccogliere il frutto con la bocca.

Evelyn era confusa, stordita dal profumo dei piccoli frutti selvatici ed inebriata dal comportamento dell’uomo accanto a lei. Si allungò a sua volta per prendere la bacca, che Edward le spinse delicatamente in bocca con la lingua. Incapace di pensare razionalmente, la ragazza rispose schiacciando le sue labbra su quelle di lui ed insinuando la sua lingua nella bocca dell’uomo, che l’accolse ingaggiando una sinuosa danza. Trasportata dalla corrente di quel momento unico, Evelyn passò una mano tra i suoi capelli, massaggiandogli la nuca, mentre Edward, ugualmente in balìa degli eventi, la attirò a se, fino a farla sdraiare sopra di lui, continuando a baciarla con trasporto, intrecciando le dita nei suoi lunghi capelli castani.

In un attimo di lucidità, Evelyn riuscì a riprendere il controllo di se, ed a spezzare il bacio, ansimando.

"Edd… Cosa stiamo facendo…?"

"Non lo so…" le rispose lui, ugualmente affannato: "E non voglio nemmeno pensarci… Voglio farlo e basta…"

Quelle quattro parole mandarono tutta la buona volontà della ragazza a farsi benedire: in fondo, anche lei non aveva desiderato altro, fin dal primo momento in cui l’aveva visto. In pochi attimi si ritrovarono nudi, stesi sul morbido plaid, avvolti dalla fragranza inebriante delle fragole selvatiche, a fare l’amore in mezzo a quel mare rosso fuoco che ondeggiava sotto le carezze della brezza.

Una volta saziati i loro istinti, i due si rivestirono e si rimisero sdraiati l’uno accanto all’altra, Evelyn con la testa poggiata nell’incavo della spalla destra di Edward. La ragazza avrebbe voluto dire qualcosa, ma non sapeva da che parte cominciare: temeva di spezzare l’idillio che si era venuto a creare tra di loro, e di precipitare di nuovo bruscamente alla realtà. Una realtà in cui lei non era nient’altro che una "puttana", una rovina famiglie che aveva irretito un futuro sposo. Aprì la bocca due o tre volte senza dire niente, come un pesce fuor d’acqua, e quando stava finalmente per scusarsi con lui per il suo comportamento Edward la prevenne:

"Qualsiasi cosa tu stia pensando in questo momento, voglio che tu sappia che non è stata colpa tua…"

"Si, invece… E’ stata solo colpa mia: non sarei mai dovuta venire con te…"

"No… Se non fosse successo oggi, magari sarebbe stato domani, in officina… Non potevo farti andar via così, senza nemmeno un bacio…"

"Noi siamo andati ben oltre un semplice bacio…"

"Già… ma non me ne pentirò mai…"

"Se è per questo, nemmeno io… Ma non sono io quella che ha da perdere, sei tu…"

Lui sospirò senza dire niente.

"Ed ora? Cosa succederà? Tra te ed Imogen, intendo…"

"Non lo so…" rispose dopo un lungo minuto di silenzio: "Non lo so…"

Evelyn rimase zitta per un po’, riflettendo intensamente, prima di continuare:

"Non devi buttare via la tua vita solo per una stupida scappatella… Io sono solo una breve parentesi, che tra poco si chiuderà… Non stravolgere tutto…" disse, alzandosi a sedere, subito imitata dall’uomo.

"Tu non capisci, Evelyn… Conosco Imogen da una vita, e con lei non ho mai provato quello che ho provato oggi con te… Mi hai fatto sentire vivo! Voglio continuare a sentirmi così, per sempre! Al diavolo Imogen, al diavolo Mike, al diavolo tutto! Voglio te, solo te…" concluse, prendendola per le spalle e baciandola di nuovo appassionatamente.

Evelyn non avrebbe saputo dire se e quanto i sentimenti del meccanico fossero stati veritieri, ma nonostante tutto quello che lei aveva provato all’inizio, specialmente quando aveva scoperto che Edward era fidanzato, ora si sentiva come divisa in due metà: da una parte, pazza di gioia per l’evolversi della situazione; dall’altra, piena di sensi di colpa e di vergogna. Stava facendo ad Imogen esattamente quello che la sua migliore amica – o almeno così l’aveva creduta – aveva fatto a lei quando era andata a letto con il suo fidanzato. Era la storia che si ripeteva esattamente uguale, esattamente allo stesso modo. Lei aveva sofferto moltissimo, e non poteva permettersi di fare la stessa cosa ad un’altra donna, proprio perché sapeva esattamente cosa voleva dire trovarsi in quella situazione.

Si allontanò da Edward lentamente, ma con fermezza, guardandolo negli occhi con serietà:

"Non prendere decisioni affrettate, Edd! Ora sei troppo confuso da tutto quello che è successo! Dormici sopra: domani è un altro giorno, e ne riparleremo con più calma…"

Il meccanico annuì, anche se non troppo convinto.

Sulla strada del ritorno, Evelyn si perse nei suoi pensieri:

"Che strano destino… Due giorni fa avrei venduto anche l’anima al diavolo pur di farlo innamorare di me; e ora che è successo veramente, vorrei che non fosse mai accaduto… Perché la mia vita è sempre così sbagliata?"



 
  
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